World Happiness 2013: la felicità nel mondo
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ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE
Quando si riuniscono dei capi di Stato di cosa parlano? Sicuramente di politiche economiche e finanziare, di questioni legate alla sicurezza dei Paesi membri, di nuovi armamenti, di nuove tecnologie; forse un po’ anche di salute pubblica…
E’ difficile tuttavia che i grandi del mondo parlino esplicitamente della felicità dei cittadini, quasi come se i vari temi che essi affrontano in modo analitico in riunioni come il G20 avessero un valore in sé e non servissero invece, come fine ultimo, a migliorare la qualità della vita delle persone che popolano questo pianeta.
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Concentrandosi sul mezzo e non sul fine, i politici, a qualsiasi livello, finiscono dunque molto spesso per perdere di vista quello che invece sarebbe il fine ultimo e supremo della politica: il bene comune.
Eppure, per capire cosa succede esattamente nelle teste e nelle tasche dei cittadini basterebbe leggersi i sempre più numerosi rapporti che vengono pubblicati sul benessere percepito nei vari luoghi della terra: con questi dati potrebbe essere più facile eliminare le situazioni critiche, o almeno prevenirle, e prendere spunto da chi ha saputo fare meglio e più in fretta per offrire condizioni di vita migliori alla propria comunità.
L’ultimo rapporto in senso cronologico sul benessere dei cittadini nel mondo è quello pubblicato l’8 Settembre 2013 dal Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite ( SDSN ), sotto l’egida del Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki -Moon.
Alcuni esperti mondiali in vari campi (economia, psicologia , analisi statistica, ecc.) in esso descrivono come la misurazione del benessere possa essere utile, anche per valutare il reale progresso di una nazione.
“Oggi c’è una domanda crescente in tutto il mondo: che la politica sia maggiormente allineata con ciò che realmente conta per le persone, riguardo a ciò che esse intendono per benessere “, ha affermato il professor Jeffery Sachs, Direttore dell’Earth Institute della Columbia University e Consigliere speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite, aggiungendo che “sempre più leader mondiali stanno parlando dell’importanza del benessere come linea-guida per le loro rispettive nazioni e per il mondo. Il report World Happiness del 2013 mostra come la misurazione e l’analisi sistematica della felicità ci possa insegnare molto su come migliorare il benessere e lo sviluppo sostenibile a livello mondiale”.
Il primo Rapporto sulla Felicità Mondiale fu pubblicato nel 2012 in vista della riunione ad alto livello delle Nazioni Unite sulla felicità e il benessere: questo studio è considerato un importante punto di riferimento sullo stato della felicità a livello planetario. Il nuovissimo report tuttavia sembra andare oltre: esso infatti analizza più in dettaglio i dati sulla felicità globale, prendendo in esame le tendenze nel corso del tempo e facendo classifiche riguardo il livello di soddisfazione dei cittadini di ciascuno Stato (in modo che i politici possano avere un’idea degli effetti che le loro scelte producono sulla popolazione).
Il metodo seguito per questo genere di indagini è quello di intervistare persone in vari Paesi, le quali nello stesso giorno devono esprimere valutazioni sulla loro vita (condizione economica, salute, relazioni sociali significative, libertà, sicurezza, emozioni positive e negative, aspetti di corruzione, generosità) su una scala che va da 0 a 10. Le interviste di questo rapporto sono state condotte dalla Gallup nel periodo 2010-12. Il risultato più evidente è che la media ponderata della felicità a livello globale si attesta sul deludente punteggio di 5,1 ( su 10). La relazione tuttavia identifica numerosi Paesi che godono di livelli di felicità inferiori o superiori alla media.
Per i 130 Paesi di cui si dispone di dati, la felicità (misurata in base alle valutazioni dei cittadini) sembrerebbe migliorata negli ultimi tempi in 60 Nazioni e peggiorata in 41. Migliorano complessivamente i livelli di felicità nell’Africa sub -sahariana e in America Latina, mentre peggiora nettamente la qualità della vita nei Paesi più industrializzati. Come del resto ci siamo già tutti accorti e come ora certifica anche il Prof. John Helliwell della University of British Columbia, riguardo alla felicità “il maggiore declino riguarda i Paesi in cui più dura è stata la crisi economica europea: Grecia, Italia, Spagna e Portogallo”. (Per la cronaca, la Spagna si colloca al 38° posto sulla scala della felicità percepita a livello mondiale, l’Italia è al 45° posto, la Grecia al 70° e il Portogallo all’85°).
Una sorte simile è toccata ai Paesi della Primavera Araba, i quali hanno visto peggiorare drammaticamente la loro condizione. (In una scala da 1 a 10 – dove 10 è il massimo della felicità – l’Egitto ha, ad esempio, ottenuto un punteggio di 4,3 nel 2012, contro il 5,4 nel 2007).
I Paesi primi classificati sono tutti Paesi europei. Nell’ordine: Danimarca, Norvegia, Svizzera, Paesi Bassi, Svezia. Nel continente americano il Paese più felice è il Canada, che si colloca al 6° posto nella classifica mondiale. Il Paese meno felice del mondo è il Togo, preceduto di poco da Rwanda, Burundi, Repubblica Centrale Africana e Benin.
Resta da capire cosa maggiormente influenzi la felicità. Secondo alcuni studi la salute mentale può essere determinante per comprendere se una persona può essere felice, oppure no. Eppure, come si legge anche nel rapporto, perfino nei paesi ricchi, nonostante si disponga ormai di mezzi e risorse per permettere trattamenti psicoterapeutici su larga scala, sono molto poche le persone che ne usufruiscono: meno di una su tre, fra coloro che ne avrebbero bisogno. In Italia, come appare dal report, siamo più o meno in linea con i Paesi più sviluppati per il trattamento di problemi “gravi” di salute mentale, mentre siamo nettamente indietro, rispetto a questi Paesi, per i trattamenti dei problemi “lievi”, il che significa che si varca la soglia di uno studio psicologico solo quando si è in condizioni pressoché disperate e non si pensa ancora che lo psicologo possa essere utile non solo per curare, ma anche per prevenire le malattie mentali e, soprattutto, per ottenere un migliore benessere personale.
Il rapporto mostra anche, se così si può dire, gli “effetti collaterali della felicità”: le persone vivono più a lungo, sono più produttive, guadagnano di più, e sono anche cittadini migliori. Ecco perché, si legge ancora nel rapporto, il benessere dovrebbe essere perseguito non solo per sé stesso, ma per gli effetti che produce sulla società.
In conclusione, questo rapporto, che analizza gli Stati del mondo partendo dal basso (e cioè dal livello di soddisfazione percepito dai singoli cittadini), mi sembra mostri chiaramente che laddove c’è progresso c’è anche felicità e dove c’è felicità c’è anche progresso.
Ragionando dunque sul nostro Paese, verrebbe da chiedersi: come possiamo, noi italiani, sperare in una ripresa sociale ed economica, se il livello di benessere percepito dai cittadini risulta essere al momento così scarso? Forse i nostri politici, prima di fare le loro scelte, dovrebbero imparare a leggere più attentamente gli illuminanti contenuti di questo report.
Pubblicato anche su Huffington Post
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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