Studi sulla violenza domestica
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La violenza domestica avviene ovunque nel mondo (Archer, 2000, 2006), specialmente nei riguardi delle donne, anche se in misura diversa nei vari Paesi del mondo (Johnson, Ollus, & Nevala, 2008; Krahe, Bieneck, & Moller, 2005; World Health Organization [WHO], 2002). La violenza domestica può essere di tipo fisico, psicologico o economico (Centers for Disease Control and Prevention [CDC], 2012; WHO, 2002).
Naturalmente la violenza fisica è considerata la più grave, in quanto può comportare ferite, traumi o perfino la morte (WHO, 2002), con conseguenze che si riverberano anche sul gruppo familiare, sui costi sanitari, sugli effetti psicologici (es. depressione, disturbo post traumatico da stress) e sull’impatto che questi atti possono avere sui minori. (WHO, 2002).
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Va anche detto che l’aggressione fisica non viene mai da sola, ma è spesso accompagnata da aggressioni di tipo psicologico o sessale (WHO, 2002) e per questo è soprattutto questa ad essere stata studiata (Archer, 2000, 2006; Johnson, 2006;Strauss, 2004; Tjaden & Thoennes, 2000), anche in studi interculturali (CDC, 2012; WHO, 2002).
La violenza domestica avviene spesso nelle coppie sposate (Brownridge, 2008; Statistics Canada, 2005), specialmente in quelle culture in cui la moglie è quasi una proprietà privata del marito, il quale ha diritto di abusarne come meglio crede (Koenig et al., 2003; Koenig, Stephenson, Ahmed, Jejeebhoy, & Campbell, 2006). In queste culture, le donne sposate sono a maggiore rischio di violenza.
Nelle culture occidentali invece le separate o le divorziate possono vedere accresciuto il rischio di subire violenza (rispetto alle donne sposate) dati i problemi relativi alla separazione, che persistono anche molto dopo l’allontanamento dei due partners.
Alcuni studi canadesi hanno scoperto che le donne conviventi hanno un maggior rischio di subire violenza rispetto alle donne sposate (Brownridge, 2008;Brownridge & Halli, 2002; Statistics Canada, 2005), il che avviene anche in America Latina. (Flake & Forste, 2006). Uno studio americano-australiano ha cercato di scoprire se le donne uccise dal partner erano sposate o conviventi ed in entrambi i Paesi le conviventi sono risultate quelle maggiormente a rischio (Shackelford & Mouzos, 2005).
Un altro studio canadese ha però mostrato che più delle conviventi sono a rischio le separate, le quali avevano subito nell’anno precedente violenze nove volte superiori a quelle subite dalle donne sposate, mentre le divorziate avevano subito violenza quattro volte maggiori rispetto allo stesso campione di donne sposate. (Brownridge et al., 2008).
Questa maggiore vittimizzazione delle donne separate o divorziate è stata trovata anche in studi americani (Hazen & Soriano, 2007 e Vest, Catlin, Chen, & Brownson, 2002).
La spiegazione che ci si è dati è che l’uomo può percepire la richiesta di separazione da parte della moglie come una sfida pubblica in cui lei si rifiuta di essere controllata da lui (Brownridge, 2008, 2010; Johnson et al., 2008). Un’altra ragione è che le donne separate e divorziate sono a maggior rischio in quanto vivono delle condizioni socio-economiche peggiori (Walker, Logan, Jordan, & Campbell, 2004), aspetto che in parte può riguardare anche le conviventi rispetto alle sposate (Brownridge, 2008;Brownridge & Halli, 2000, 2002; Flake & Forste, 2006).
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Johnson et al. (2008)hanno condotto degli studi interculturali, trovando le conviventi a maggior rischio rispetto alle donne sposate in Australia, Costa Rica,e Filippine, mentre la situazione opposta si verifica in Mozambico. Questo studio ha analizzato anche i casi di donne che avevano avuto un partner in passato (convivente, marito o semplicemente fidanzato) e che al momento non ne avevano alcuno.
Le donne che hanno chiuso una relazione sono considerate a maggior rischio in Svizzera, Polonia, Australia, Costa Rica, Repubblica ceca e Filippine. In Mozambico si è trovata la situazione opposta (le donne con un partner corrono maggiori rischi rispetto a quelle che non lo hanno più). Questo è dovuto al fatto che le donne in questa cultura accettano la violenza domestica come un fatto “naturale”, cosa che peraltro avviene anche in India (Koenig et al., 2006) e in Uganda (Koenig et al., 2003).
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Una ricerca americana ha studiato il caso delle vedove (Vest et al., 2002) scoprendo che queste donne sono quelle meno a rischio di tutte le altre. Questo è spiegabile non solo con il fatto che il partner è morto, ma anche perché le aggressioni fisiche tendono a diminuire con l’avanzare dell’età e pertanto il partner di una vedova non è giovanissimo, almeno in senso statistico (Bookwala, Sobin, & Zdaniuk, 2005).
Vest et al. (2002) hanno scoperto che le singles sono più a rischio di violenza delle donne sposate, ma meno rispetto alle separate e divorziate.
Johnson e colleghi (2008) hanno scoperto che le donne fidanzate corrono meno rischi rispetto alle sposate. Shorey, Cornelius, and Bell (2008) fanno notare che le donne fidanzate corrono maggiori rischi di aggressione (lui è più giovane, può avere la propensione a correre dei rischi, è meno coinvolto nella relazione di coppia) ma in altro senso il rischio è ridotto (es. meno tempo da passare insieme, non ci sono figli).
Naturalmente la violenza domestica può essere perpetrata anche dalle donne. Un simile livello di violenza domestica fra i due generi sessuali è stato registrato in Germania, Nuova Zelanda, Regno Unito, mentre è maggiore il livello di violenza maschile in Australia, Hong Kong, India, e Corea (Krahe et al., 2005).
In ogni caso, gli uomini sposati corrono minori rischi rispetto ai non sposati. Uno studio canadese (Statistics Canada, 2005) ha scoperto che sono più a rischio i separati e i divorziati rispetto agli sposati (come avviene per le donne).
Le condizioni che comportano un maggiore rischio di violenza domestica sono l’abuso di alcol, la fine della relazione, il livello di istruzione e, per le donne, avere dei figli conviventi.
Le donne separate o divorziate corrono dunque maggiori rischi rispetto alle altre donne e, come prevedibile, anche rispetto agli uomini separati o divorziati (Statistics Canada, 2005).
Dr. Giuliana Proietti
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Fonte:
Bernards, S., & Graham, K. (2013). The Cross-Cultural Association Between Marital Status and Physical Aggression Between Intimate Partners. Journal of Family Violence, 28(4), 403–418. doi:10.1007/s10896-013-9505-1
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Autori: Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
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Dr. Giuliana Proietti
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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