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Sigmund Freud e il viaggio in America (1909)
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Sopra, seduti: Sigmund Freud, G. Stanley Hall, Carl Gustav Jung. In piedi, da sinistra, Abraham Brill, Ernest Jones, Sandor Ferenczi
Nel settembre del 1909, Sigmund Freud intraprese uno dei viaggi più significativi della sua carriera: la traversata dell’Atlantico per raggiungere gli Stati Uniti d’America. Invitato dalla Clark University di Worcester, nel Massachusetts, Freud tenne una serie di conferenze che segnarono la prima grande esposizione della psicoanalisi al pubblico accademico americano. Cerchiamo di saperne di più.
L’invito
L’invito arrivò nel 1908 da Granville Stanley Hall, presidente della Clark University (Massachussets) e pioniere della psicologia americana, che volle celebrare il ventesimo anniversario dell’istituzione con un ciclo di lezioni tenute da alcune delle menti più brillanti dell’epoca.
Reazione di Freud
Freud in un primo tempo ebbe molte indecisioni, ma alla fine, dopo qualche rinvio, accettò l’invito con entusiasmo, accompagnato dai colleghi Carl Gustav Jung e Sandor Ferenczi, due figure chiave nella psicoanalisi nascente.
Compagni di viaggio
Ferenczi fece quel viaggio su invito di Freud Jung, invece, era stato invitato anche lui come conferenziere da Stanley Hall, perché lo psicologo americano era interessato al lavoro di Jung sulle libere associazioni. Sia Freud sia Jung furono ricompensati in denaro, oltre che col titolo onorifico di LL. DD. (dottori in utroque jure).
Prima del viaggio
Freud svenne dopo un’intensa discussione con Jung sui temi dell’inconscio e dell’autorità paterna, segnando l’inizio della loro rottura definitiva.
Il viaggio in nave
Il viaggio in nave, a bordo del piroscafo George Washington, fu lungo ma stimolante: Freud e Jung trascorsero molto tempo a discutere delle teorie psicoanalitiche, ma anche di sogni e miti.
La lite fra Freud e Jung
Freud ebbe un sogno, che Jung interpretò come meglio poteva, ma aggiunse che si sarebbe potuto dire molto di più se solo avesse potuto conoscere qualche particolare in più sulla vita privata del Maestro. A queste parole, Freud lo guardò sorpreso, con uno sguardo carico di sospetto, e poi disse: “Non posso mettere a repentaglio la mia autorità”. Come ricorda Jung: “in quello stesso momento l’aveva persa del tutto. Quella frase si impresse come un marchio indelebile nella mia memoria” (C.G. Jung Ricordi, sogni, riflessioni).
Una lezione divulgativa su Freud e il suo libro "Totem e Tabù"
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Timori di Freud
In primis Freud temeva l’ accoglienza: “questi puritani – diceva – ci rimanderanno indietro appena scopriranno che al centro delle nostre teorie c’ è il sesso”, ma soprattutto temeva che il lungo viaggio avrebbe significato per lui una dolorosa perdita economica, dovendo rinunciare alla cura dei suoi pazienti: «L’ America dovrebbe farci guadagnare, non perdere dei soldi»
L’accoglienza
Giunti in America, Freud e i suoi colleghi furono accolti con grande interesse.
Turismo
Prima di recarsi a Worcester per le conferenze. i tre psicoanalisti decisero di viaggiare un po’, per scoprire l’America. A New York i tre psicoanalisti alloggiarono presso l’Hotel Manhattan. Il primo giorno Freud lo riservò alla visita di sua sorella Anna, che aveva sposato il fratello di sua moglie Martha Eli Bernays e poi la coppia si era trasferita in America.
Dopo questa visita ai familiari, Freud fu pronto per iniziare a fare il turista con i suoi compagni di viaggio, guidati dal collega Brill. Abraham Brill aveva incontrato Freud in Europa, quando lavorava al Burghozli, l’ospedale psichiatrico nel quale prestava servizio anche Jung. Brill aveva aderito entusiasticamente alla psicoanalisi e aveva fatto del suo meglio per introdurre in America le teorie di Freud, ma non sempre con successo.
I tre viaggiatori vollero vedere come prima cosa il Ghetto ebraico, il Central Park, Chinatown. Nel pomeriggio si rilassarono a Coney Island, che Freud definì “un grande Prater” pensando ancora alla sua Vienna.
Il giorno dopo visitarono il Metropolitan Museum, dove Freud poté ammirare quello che più gli interessava: le esposizioni dedicate ai reperti di Cipro.
Il terzo giorno si unì al gruppo anche Ernest Jones, il discepolo britannico di Freud che ora viveva a Toronto, in Canada (e che poi divenne il principale biografo del fondatore della psicoanalisi).
Cenarono presso l’ Hammerstein’s Roof Garden e poi andarono al cinema. Quello fu il primo film della vita di Freud, ma neanche questo lo entusiasmò particolarmente: secondo le ricostruzioni di Jones poteva essere o il Conte di Monte Cristo, con Hobart Bosworth, o forse un Western “pieno di inseguimenti”, con Al Christie.
Il quarto giorno Freud cominciò a stancarsi. I suoi problemi prostatici e intestinali cominciavano a dargli fastidio. Inoltre, era infastidito sia dall’eccessiva pesantezza del cibo americano, sia dalla mancanza di bagni pubblici. Si mise a dieta per 24 ore.
Il gruppetto di psicoanalisti si diresse a questo punto verso il Massachusets, dove raggiunsero Worcester. Il Professor Stanley Hall accolse i suoi ospiti con calore e li ospitò nella sua casa di Woodland Avenue.
Le conferenze
Secondo Ernest Jones, Freud non mostrava il minimo entusiasmo per l’America, e non si era voluto neanche preparare le conferenze. Non lo aveva fatto a Vienna, non era riuscito a farlo sul piroscafo e si era ridotto a discuterne con Ferenczi la mattina stessa di ciascuna conferenza, passeggiando nel parco.
Durante le conferenze, Freud espose i principi fondamentali della psicoanalisi, illustrando concetti come l’inconscio, la rimozione e il sogno come via privilegiata per l’accesso ai contenuti nascosti della psiche.
Le conferenze ebbero un impatto straordinario. Freud fu accolto con entusiasmo dal pubblico americano e dalla comunità scientifica, che riconobbe la portata rivoluzionaria delle sue teorie. In seguito, egli stesso affermò che gli americani sembravano capaci di comprendere la psicoanalisi meglio dei loro colleghi europei. Tuttavia, rimase scettico nei confronti della società americana, che giudicava eccessivamente pragmatica e incline al successo materiale.
Aneddoti relativi al viaggio
Curiosamente, Freud raccontò in seguito un aneddoto significativo: durante il suo soggiorno, Jung e Ferenczi gli fecero notare che in America erano trattati con straordinaria ospitalità. Freud rispose con un’osservazione ironica: «Non sanno che stiamo portando loro la peste». Con questa frase, Freud alludeva al potenziale rivoluzionario della psicoanalisi, destinata a sconvolgere profondamente le certezze della cultura occidentale.
Relazione fra sesso e cibo
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Freud e l’antipatia per l’America
Freud non tornò mai più in America, mantenendo sempre una certa distanza critica rispetto al Nuovo Mondo. Uno dei motivi di disagio era la sua difficoltà a comprendere l’inglese parlato dagli americani e un altro era il fastidio per quelli che Jones chiamò eufemisticamente “i modi semplici e liberi del Nuovo Mondo“. Freud aveva, inoltre antipatia per il puritanesimo americano, oltre che per il funzionalismo di una società votata al successo commerciale.
La psicoanalisi dopo questo viaggio
Il New England era molto puritano, retrogrado e conservatore, ma si mostrò ricettivo alla teoria freudiana. La scuola di pensiero trascendentalista e unitariana, caratteristica di quello stato, non vedeva con sfavore l’ipnotismo e i poteri della suggestione. I tabù sessuali erano inoltre qui sentiti più rigidi che altrove, per cui alcuni intellettuali avevano cominciato, già prima di Freud, ad esplorare la relazione fra tabù sessuali e malattia mentale (altrettanto frequente in quelle zone).
Il viaggio in America segnò un punto di svolta per la psicoanalisi. Dopo le conferenze alla Clark University, il movimento psicoanalitico acquisì un prestigio internazionale e si diffuse rapidamente negli Stati Uniti, influenzando la psicologia, la psichiatria e persino la cultura popolare. Come disse lo stesso Freud, questo viaggio rappresentò per lui “la fine dell’isolamento”. Potremmo anche dire l’inizio della diffusione planetaria della psicoanalisi.
Non tutti gli intellettuali americani, tuttavia, si mostrarono così ben disposti verso la psicoanalisi. Lo psicologo Richard Peterson scrisse, ad esempio:
“Le teorie di Freud e Jung sono per la psicologia ciò che il cubismo è per l’arte: un’interessante novità che fa scalpore. Se la loro applicazione non fosse tanto dannosa quanto lontana dalla verità io non avrei nulla da ridire”
Un altro psicologo, Adolf Meyer, di origini svizzere, così aveva scritto a Jung soltanto un anno prima:
“Da questa parte dell’oceano il rifiuto viscerale di sfiorare il problema sessuale è quasi insormontabile e ci vorrà una buona dose di tatto e pazienza per conferire a tutta la questione una forma accettabile”.
Lo psicologo più illustre del tempo, William James, dopo aver conosciuto Freud scrisse:
“Confesso che mi fece personalmente l’impressione di un uomo ossessionato da idee fisse. Nel mio caso, non riesco a ricavare nulla dalle sue teorie sui sogni, e ovviamente il simbolismo è un metodo estremamente pericoloso”.
Dr. Giuliana Proietti
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Leggi anche: Freud Jung e Ferenczi: ricordi e sogni di una traversata indimenticabile (1909)
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA
ONLINE
La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
Per appuntamenti:
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