La psicologia del tuo Sé futuro
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Questo è precisamente quello che lo psicologo di Harvard Daniel Gilbert esplora in questa breve e intensa conferenza per TED sulla psicologia del proprio sé futuro e su come evitare gli errori che è probabile fare nel cercare di soddisfare quel sé futuro con le proprie scelte presenti.
Nel suo libro, ormai classico, del 2006, Stumbling on Happiness (public library **), Gilbert sostiene che noi siamo tormentati da un “malinteso fondamentale circa il potere del tempo” e da un equivoco pericoloso, conosciuto come “la fine dell’illusione della storia”: in qualsiasi punto lungo il nostro cammino personale, tendiamo a credere che chi siamo in un dato momento sia la destinazione finale del nostro divenire. Il che, ovviamente, è non solo sbagliato, ma anche la fonte di gran parte della nostra infelicità.
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Gli esseri umani sono dei lavori in corso che pensano erroneamente di essere terminati. La persona che sei al momento è transitoria, fugace e temporanea così come tutte le persone che sei stato. L’unica costante nella nostra vita è il cambiamento.
Gilbert esplora a fondo questo paradosso, piacevolmente scomodo, stranamente rassicurante, in Stumbling on Happiness, uno dei libri essenziali nell’arte-scienza della felicità. Egli scrive:
Cosa faresti adesso se sapessi che stai per morire fra dieci minuti? Vorresti correre al piano superiore e accenderti quella Marlboro che hai nascosto nel cassetto dei calzini dai tempi dell’amministrazione Ford? Vorresti precipitarti nell’ufficio del capo e sbattergli in faccia una descrizione dettagliata dei suoi difetti personali? Vorresti andare in quella Steakhouse vicino al nuovo centro commerciale e ordinare una bistecca al sangue con aggiunta supplementare di colesterolo davvero cattivo?
Le cose che facciamo quando ci aspettiamo che la nostra vita possa continuare sono naturalmente e correttamente differenti da quello che potremmo fare se ci aspettassimo di arrivare bruscamente alla fine. Ci limitiamo su grassi e tabacco, sorridiamo doverosamente a tutte le battute poco spiritose del nostro capo, leggiamo libri come questo, quando potremmo indossare cappelli di carta e mangiare amaretti al pistacchio in una vasca da bagno, e ognuna di queste cose al servizio caritatevole delle persone che presto diventeremo. Trattiamo il nostro sé futuro come se fosse nostro figlio, trascorriamo la maggior parte delle ore della maggior parte dei nostri giorni a costruire un domani che speriamo lo renderà felice. Piuttosto che indulgere in qualunque cosa colpisca la nostra fantasia momentanea, ci assumiamo la responsabilità per il benessere del nostro sé futuro, accantonando porzioni della nostra busta paga ogni mese, perché possa godersi il pensionamento su un campo da golf, facendo jogging e passandoci il filo interdentale con una certa regolarità, in modo da evitargli le coronarie e gli innesti, sopportando i pannolini sporchi e le noiose ripetizioni di The Cat in the Hat (***), così che un giorno avrà nipoti con belle guanciotte che gli salteranno sulle gambe. Anche spendere soldi nel negozietto sotto casa è un atto caritatevole, destinato ad assicurare che la persona che stiamo per diventare godrà del Twinkie (***) che le stiamo pagando adesso. In realtà, quasi ogni volta vogliamo qualcosa: una promozione, un matrimonio, un’automobile, un cheeseburger, aspettandoci che, se lo otteniamo, la persona che ha le nostre impronte digitali, un secondo, un minuto, un giorno dopo, o fra dieci anni, potrà godere il mondo ereditato da noi, onorando i nostri sacrifici e mietendo il raccolto delle nostre scelte, fatte di investimenti accorti e autocontrollo alimentare.
[Ma] la nostra progenie temporale è spesso ingrata. Noi fatichiamo e sudiamo per darle solo ciò che pensiamo che le piacerà, ed invece essa lascia il posto di lavoro, si fa crescere i capelli, si trasferisce o se ne va da San Francisco e si chiede come abbiamo potuto essere così stupidi da pensare che essa avrebbe voluto quello. Non riusciamo a ottenere riconoscimenti e ricompense che consideriamo fondamentali per il suo benessere, ed essa finisce per ringraziare Dio che le cose non hanno funzionato secondo il nostro piano, miope e sbagliato. Anche la persona che da un morso al Twinkie che abbiamo acquistato pochi minuti prima può fare una faccia arrabbiata ed accusarci di aver comprato la merendina sbagliata.
Questo rafforza il significato dell’affermazione di Albert Camus che “coloro che preferiscono i loro principi alla loro felicità, rifiutano di essere felici al di fuori delle condizioni che sembrano aver stabilito per la loro felicità.” I nostri valori e principi del momento, dopo tutto, possono non interessare affatto i nostri sé futuri nella loro ricerca della felicità.
Nella parte rimanente di Stumbling on Happiness, Gilbert sostiene che “gli errori che facciamo quando cerchiamo di immaginare il nostro personale futuro sono anche legittimi, regolari, e sistematici” ed esplora i cambiamenti a volte sottili, a volte radicali che possiamo fare nelle nostre strategie cognitive quotidiane, allo scopo di evitare di essere infelici e delusi disimparando a stabilire obiettivi per le persone che siamo quando li immaginiamo, anziché per le persone che saremo quando li avremo raggiunti.
Dr. Maria Popova
Articolo originale:
The Psychology of Your Future Self and How Your Present Illusions Hinder Your Future Happiness, Brain Pickings
Note del Traduttore (a cura di Psicolinea.it)
* Inciampare nella felicità – non ancora tradotto in italiano
** In italiano Il gatto nel cappello, libro per bambini tradotto da Anna Sarfatti
*** Merendina farcita con crema
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Maria Popova, di origini bulgare, vive a Brooklyn, New York. Si è laureata in Comunicazione presso l’Università della Pennsylvania. Scrive per numerose testate giornalistiche ma soprattutto per BrainPickings.org, il blog da lei fondato, che si interessa di arte, letteratura e costume. Brain Pickings ha iniziato inviando una email settimanale agli amici ed ora ha 1 milione di visitatori al mese e un numero a sei cifre di followers su Twitter (https://twitter.com/brainpicker)