Psicologia del Souvenir
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Viaggiare è molto più di un semplice spostarsi da un luogo all’altro. È un’esperienza che arricchisce la vita, apre la mente e permette di scoprire nuove culture, persone e luoghi. Durante questi viaggi, una pratica comune è quella di acquistare souvenir: piccoli oggetti che ricordano i luoghi visitati e le esperienze vissute. Ma qual è il vero significato di portare con sé questi souvenir? Ecco un approfondimento.
Cosa significa la parola “souvenir”?
E’ una parola francese, e significa “ricordo”. Ormai è un termine internazionale, conosciuto in tutto il mondo.
A cosa servono i souvenir?
I souvenir sono dei ricordi tangibili di un tempo speciale, vissuto in viaggio o in vacanza. Essi rappresentano dunque una sorta di promemoria dei luoghi visitati, ma sono anche un simbolo dell’esperienza di viaggio, oggetti materiali che collegano le persone con determinati luoghi e ricordi.
Da quanto tempo si usano i souvenir?
Ci sono indicazioni e documenti (vedi ad esempio Lasusa, 2007, Swanson e Timothy, 2012) che dimostrano l’esistenza di souvenir anche nel mondo antico.
Nel XVII secolo i sovrani degli stati germanici iniziarono ad allestire la “Wunderkammer” (stanza delle meraviglie), una stanza in cui collocavano le loro collezioni private di curiosità, che comprendevano oggetti e manufatti di materiale esotico.
Fu però nel XVIII secolo, epoca in cui i viaggi per il mondo allora conosciuto ebbero un notevole incremento, che si cominciò a sfruttare commercialmente la propensione dei viaggiatori ad acquistare questi piccoli oggetti, da portarsi a casa per ricordo del viaggio.
Nel diciassettesimo e diciottesimo secolo, i viaggiatori che affrontavano il Grand Tour usavano portarsi a casa repliche in miniatura dei siti europei che avevano visitato, ad esempio chiese, santuari e altri luoghi famosi.
Da quanto tempo i souvenir sono divenuti oggetti di massa?
La rivoluzione industriale ha segnato l’inizio della produzione in serie di oggetti materiali, che ha influenzato, ovviamente, anche la produzione di souvenir.
Tuttavia, la produzione di massa dei souvenir è divenuto un fenomeno globale solo dopo la seconda guerra mondiale, quando gli spostamenti turistici hanno iniziato a diventare un privilegio della classe media nelle società occidentali.
In questo modo i manufatti autentici e artigianali dell’era preindustriale si sono trasformati in souvenir prodotti in serie.
Quale è la differenza principale fra souvenir autentico e souvenir prodotto in serie?
La principale differenza tra oggetto autentico reperito sul posto e il souvenir prodotto in serie è che il primo funziona come autentica rappresentazione di un determinato luogo o di un’opera artistica, mentre il secondo manca di autenticità ed è un prodotto commerciale.
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La globalizzazione ha inciso sul commercio dei souvenir?
Si. La produzione e il consumo di souvenir sono stati molto influenzati dalla globalizzazione. In molti luoghi del mondo i souvenir in vendita non sono prodotti locali, ma oggetti importati, di solito prodotti in paesi con manodopera a basso costo come Cina, Indonesia e Vietnam.
Dove si comprano i souvenir?
Oggi in tutti i luoghi visitati da turisti si possono trovare bancarelle, piccoli o addirittura grandi negozi dove sono esposti souvenirs d’ogni genere, che possono essere oggetti in ceramica su cui sono dipinte immagini del luogo visitato, il cui nome è impresso sotto il paesaggio riprodotto, cartoline postali, fazzoletti di seta dipinti, scatoline in legno dipinto o inciso.
Quali souvenir si acquistano con maggiore frequenza?
La maggior parte dei turisti preferisce acquistare souvenir prodotti in serie, cioè comuni, ordinari e banali, a basso prezzo.
Il valore del souvenir è quello relativo al costo d’acquisto?
No, il valore di un souvenir varia in base al modo in cui viene interpretato dal turista in relazione alla sua utilità, ai suoi significati e ai ricordi che rappresenta.
Ciò rivela che i souvenir (sia quando sono articoli banali, sia quando sono manufatti unici), vengono valutati in base ai bisogni che soddisfano, consciamente o inconsciamente, il turista.
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A cosa serve un souvenir?
Il souvenir serve per riportare la persona che lo ha acquistato nel luogo visitato: esso è capace di rievocare suoni, odori, colori e sensazioni che appartengono a luoghi lontani; in questo modo, i souvenir diventano delle porte che permettono di tornare indietro nel tempo e rivivere dei momenti speciali.
Inoltre, il souvenir è anche un modo per condividere una esperienza piacevole con qualcuno che non ha partecipato al viaggio.
Il souvenir può essere un aiuto per l’economia locale dei luoghi visitati?
Si: non tutti i souvenir sono prodotti in serie. Ce ne sono ancora molti che sono realizzati da artigiani locali, e il loro acquisto contribuisce a mantenere vive le tradizioni culturali e a sostenere le comunità locali. In questo modo, ogni souvenir acquistato diventa anche un piccolo gesto di solidarietà verso la popolazione locale.
I souvenir sono sempre collegati all’esperienza turistica?
No, non sono sempre collegati all’esperienza turistica, perché i souvenir sono in vendita anche tramite Internet e nei negozi di antiquariato. Di conseguenza, qualcuno può acquistare un souvenir raffigurante un punto di riferimento di un determinato luogo che in realtà non ha mai visitato. In questo caso sono oggetti che soddisfano il bisogno del collezionista. Ad esempio, nel caso di antichità o di oggetti fatti a mano, essi possono essere acquistati con l’aspettativa che possano aumentare il loro valore di scambio nel tempo e e dunque essere acquisiti per investimento.
Il souvenir può essere collegato a questioni di prestigio o di identità?
Certamente. Le materie prime a basso prezzo che si possono reperire in loco ad esempio, non sono caratterizzate semplicemente dal valore d’uso o dal valore di scambio, ma dal valore che esse rappresentano nello stile, nel prestigio, nel lusso, nel potere e così via. Il fascino di molti oggetti deriva più dal loro valore simbolico che dal valore d’uso.
Un souvenir può essere anche un feticcio?
Si. Al souvenir possono essere attribuiti poteri soprannaturali e questa pratica è antica quanto l’umanità e può essere trovata in tutte le società. Ad esempio, alcuni souvenir religiosi acquistati durante i pellegrinaggi sono considerati oggetti magici o miracolosi. Questi doni benedetti rappresentano dunque un’esperienza spirituale o una sorta di portafortuna per le persone care che li ricevono.
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Dr. Giuliana Proietti
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Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
Per appuntamenti:
347 0375949 (anche whatsapp)
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www.giulianaproietti.it