Pregiudizio nei confronti delle donne – Tratto dal libro : Voci di donne (2002) curato da Bianca Gelli, edito da Manni, Lecce
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Un altro tema strettamente legato alla differenza di genere è quello religioso: la teologia è un sistema di pensiero dovuto esclusivamente ai maschi, interessante quindi per capire la costruzione ideale maschile del rapporto uomo-donna.
Viene analizzato il culto mariano come la funzione della Donna angelicata. La donna, anche oggetto di culto o di idealizzazione resta oggetto, viene allontanata da se’, amata perché morta, lontana, irreale: il corpo della donna deve essere incontaminato, chiuso (L’Organizzazione mondiale della Sanità riferisce che 75 milioni di donne sono infibulate in Sudan, Somalia, Senegal e India islamizzata)
Maria Vergine e Madre. L’analisi di queste costruzioni religiose portano alla luce aspetti violenti e psicotici ritenuti ovvi e normali nella quotidianità. In definitiva le donne sono escluse, controllate e viste, da Eva in poi, con sospetto.
Nel 1993 questo tema viene ripreso dalla stessa Magli che analizza il documento dell’attuale Papa, “Mulieris dignitatem”, che si rivolge alle donne come simbolo passivo e vittima sacrificale necessaria alla dottrina che, per l’antropologa, rappresenta il fondamentale tradimento del discorso di Cristo.
Per l’odio verso le donne e la sessualità da parte della Chiesa e su quanto questi non trovino le loro radici nel Vangelo è molto interessante il pensiero di Uta Ranke-Heinemann (1990 e 1993).
L’Autrice, teologa, insegna Storia della Chiesa all’Università di Essen e nel 1953 è stata la prima donna abilitata dalla Chiesa cattolica ad insegnare teologia nelle università…ma anche la prima donna che la Chiesa ha allontanato dall’insegnamento per la sua interpretazione critica verso il concepimento virginale di Maria!
Un’ altra antropologa, Gioia Di Cristofaro Longo, nel suo libro Identità e cultura, tratta l’identità di genere alla luce della mutazione antropologica epocale a cui stiamo partecipando e che riguarda, appunto, le donne. Ripercorriamo insieme alcune delle tappe fondamentali relative alla giurisprudenza:
dal 1945 (art. 3 della Costituzione e ammissione delle donne al voto)in poi si può dire che il superamento del pregiudizio nei confronti delle donne trova le prime concrete affermazioni a cominciare dal piano legislativo.
Dal 1960 le donne hanno diritto all’accesso a tutte le professioni.
Dal 1968 la Corte Costituzionale dichiara illegittima la norma che punisce l’adulterio e nel 1969 stabilisce la completa uguaglianza sull’argomento.
Nel 1965 una nuova legge sancisce l’uguaglianza remunerativa tra manodopera maschile e femminile: Da questa legge proviene quella più recente sulle pari opportunità.
1970: divorzio
1971: tutela delle lavoratrici madri
1975 : riforma del diritto di famiglia. Tra l’altro non si parla più di patria potestà ma di potestà genitoriale. Questa riforma, ottenuta dopo dieci anni di discussioni, è frutto dell’impegno di tutto il movimento delle donne e recepisce la caduta di consenso sull’autorità maritale, patriarcale, a favore di una concezione culturale paritaria.
1975: legge 405 sui Consultori familiari sulla procrezione responsabile e l’assistenza alla maternità come scelta consapevole, tutela della salute della donna e della sessualità.
1977: pari trattamento sul lavoro. Estensione del diritto di assentarsi dal lavoro anche al padre lavoratore, in alternativa alla madre.
1978: si afferma il diritto di autodeterminazione della donna nell’interruzione volontaria di una gravidanza.
1981: abrogazione della rilevanza penale della causa d’onore e del matrimonio riparatore. (Art. 587 del C.P. riguardava l’omicidio come delitto di genere in quanto relativo alla moglie, alla figlia e alla sorella. La donna era dunque l’oggetto, il contenitore dell’onore, mentre l’onore apparteneva al soggetto maschile con cui la donna era in relazione. ) Ad esempio, in una sentenza del 28 marzo 1955 leggiamo testualmente: “Il sangue della vittima è il lavabo dell’offesa, la sua morte, la propria riabilitazione morale”.
1983: legge 123 chiamata Disposizioni in materia di cittadinanza.Con questa legge sia il padre che la madre trasmettono la cittadinanza al figlio e il coniuge straniero, non importa se moglie o marito, acquistano la cittadinanza italiana se risiedono da almeno 6 mesi in Italia o dopo 3 anni di matrimonio.
1991: legge 125 sulle azioni positive. Di grande rilievo culturale, ha come scopo attivo quello di rimuovere gli ostacoli alla realizzazione delle pari opportunità: nella formazione scolastica e professionale come nel lavoro stesso e nella ripartizione delle responsabilità familiari.
Questo breve excursus ha evidenziato il cambiamento di valori sociali tradotti nelle nuove scelte normative che hanno permesso alle donne di passare da una concezione ruolizzata e subalterna a quella di teoriche pari opportunità che, come salta agli occhi, è di recentissima acquisizione.
A questo proposito segnaliamo che solo nel 1996 è stata approvata la legge sulla violenza sessuale che finalmente colloca questo reato tra delitti contro la libertà personale e sessuale e non più tra quelli contro la morale e il buon costume.
La forzata sottrazione delle donne, attraverso la divisione dei ruoli (privato femminile, pubblico maschile), alla costruzione in prima persona della storia viene riconosciuta come la discriminazione che genera poi tutte le altre discriminazioni piccole e grandi, palesi e nascoste, che sostanziano la vita di tutte le donne in misura diversa, indipendentemente dalla loro collocazione di classe, dal grado di istruzione e dalle condizioni economiche. Il valore nuovo che viene affermato è quello della parità, delle pari opportunità tra uomo e donna.
Marilyn French (1993) affronta la storia della misoginia, più evidente nei paesi di cultura islamica, dove impera il dominio sul corpo e sulla mente delle donne e ci fornisce dati agghiaccianti anche dei paesi occidentali di religione cattolica e nella culla del grande sogno americano.
Ogni 12 secondi, negli Stati Uniti, c’è un uomo che picchia una donna e, ogni giorno, 4 donne muoiono per maltrattamenti. L’Autrice invita gli uomini a superare l’invidia del potere riproduttivo femminile per una politica del cambiamento che dia pari dignità a maschi e a femmine.
Fintanto che le donne in tutto il mondo saranno relegate al ruolo riproduttore che non viene riconosciuto ne’ rispettato dalla società maschile, il tempo e le energie delle donne per un apporto pubblico saranno decisamente conflittuali, scarse e sofferte.
Prof. Chiara Simonelli
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Chiara Simonelli è Professore associato presso la Facoltà di Psicologia 1 dell’Università “La Sapienza” di Roma, è docente di Psicologia dello sviluppo sessuale e affettivo nell’arco di vita e di Psicologia e psicopatologia dello sviluppo sessuale.