Perché uomini e donne mentono sul sesso
Quando si tratta di rivelare il numero dei partner sessuali o quanto spesso si hanno rapporti sessuali, uomini e donne mentono entrambi. Mentre gli uomini tendono ad esagerare, le donne hanno la tendenza a sottostimare. Anche se la storia non è così semplice e chiara, ho scoperto alcune ragioni interessanti per cui succede questo, e perché è importante fare ricerche sulla salute sessuale.
La menzogna è un aspetto inerente alla rivelazione dei comportamenti sessuali. Ad esempio, più donne riportano di essere vergini (cioè dicono di non aver mai avuto rapporti sessuali) nonostante abbiano avuto un contatto genitale con un partner, rispetto agli uomini.
Ho studiato l’evitamento sessuale e la frequenza dell’attività sessuale in alcune popolazioni di pazienti. A questo proposito sono sempre stato interessato alle differenze di genere, in quello che fanno e in ciò che riferiscono. Questo è in linea con la mia altra ricerca sul genere e sulle differenze sessuali.
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La scarsa validità e l’inutilità del self-report sui dati che riguardano la vita sessuale sono notizie molto negative per i funzionari della sanità pubblica. I dati relativi al comportamento sessuale dovrebbero essere precisi e affidabili, poiché sono fondamentali per interventi efficaci sulla salute riproduttiva e per prevenire l’HIV e le malattie a trasmissione sessuale (MTS). Quando gli uomini e le donne riportano male i propri comportamenti sessuali, questo mina la capacità dei sanitari di pianificare programmi di assistenza sanitaria in modo appropriato.
Vergini incinte e MTS fra gli astinenti
Un esempio molto chiaro è la percentuale di stato virginale dichiarato da donne incinte. Nello studio multietnico National Longitudinal Study of Adolescent Health, conosciuto anche come Add Health, uno studio rappresentativo a livello nazionale della gioventù americana, 45 donne su 7.870 hanno riportato almeno una gravidanza da vergini.
Un altro esempio è l’incidenza delle malattie sessualmente trasmissibili (MTS) non previste tra i giovani adulti che riferiscono di osservare l’astinenza sessuale. Inoltre, più del 10 per cento dei giovani adulti che avevano una MTS positiva confermata hanno riferito di essersi astenuti da qualsiasi rapporto sessuale nell’ultimo anno prima del test per le MTS.
Se chiediamo ai giovani che hanno avuto esperienza sessuale, solo il 22% di essi riferisce la stessa data del primo rapporto sessuale la seconda volta che viene loro chiesto. In media, le persone riesaminano la loro (dichiarata) età del primo rapporto sessuale cambiandola in una età più avanzata la seconda volta. I ragazzi hanno una maggiore incoerenza riportando il loro primo rapporto sessuale rispetto alle ragazze. I ragazzi hanno maggiori probabilità delle ragazze di fornire informazioni sessuali inconsistenti a livello globale.
Perché le persone non dicono la verità sul sesso?
Perché le persone mentono sul loro comportamento sessuale? Ci sono molte ragioni. Una è che le persone sottostimano le attività stigmatizzate, come ad esempio l’avere più partner sessuali tra le donne. Essi sovrastimano quelle che sono socialmente accettate, come la frequenza più elevata dei rapporti sessuali fra gli uomini. In entrambi i casi, le persone pensano che il loro comportamento reale sarebbe considerato socialmente inaccettabile. Questo viene chiamato anche desiderabilità sociale o social approval bias.
Il pregiudizio sulla desiderabilità sociale provoca problemi nella ricerca sanitaria. Riduce l’affidabilità e la validità dei dati comportamentali sessuali auto-segnalati. In altre parole, la desiderabilità sociale ci aiuta ad apparire migliori.
Poiché le norme di genere creano diverse aspettative sui comportamenti socialmente accettabili tra uomini e donne, i maschi e le femmine devono affrontare delle pressioni nel riportare determinati comportamenti (socialmente accettati).
In particolare, i self report sull’esperienza sessuale prematrimoniale sono di scarsa qualità. Anche le rivelazioni sulla propria infedeltà sono poco valide.
Sebbene la maggior parte degli studi suggerisca che queste differenze sono dovute alla tendenza sistematica degli uomini e delle donne a esagerare e a nascondere il loro numero di partner, ci sono studi che suggeriscono che gran parte di questa differenza è guidata da una manciata di uomini e donne che gonfiano e sminuiscono il numero dei loro incontri sessuali,
Anche le coppie sposate mentono
Gli uomini e le donne mentono anche quando chiediamo loro chi prende decisioni sessuali, chi ha maggiore potere quando si tratta di decisioni sessuali.
Non ci aspettiamo disaccordo quando poniamo la stessa domanda al marito e alla moglie nella stessa coppia. Invece, interessante, c’è un disaccordo sistematico. Più interessante,
nella maggior parte dei casi quando i coniugi non sono d’accordo, i mariti hanno maggiori probabilità di dire “sì” e le mogli “no”. I risultati vengono interpretati in termini di strategie di genere nel corso dell’intervista.
Non tutte le differenze di genere nei comportamenti sessuali segnalati sono dovuti alla particolarità di uomini e donne nel sotto e sovra-stimare gli atti sessuali. E, alcuni comportamenti sessuali variano per genere sessuale. Ad esempio, gli uomini fanno più sesso rispetto alle donne e gli uomini meno comunemente usano i preservativi. Gli uomini hanno più partner casuali, indipendentemente dalla validità delle loro dichiarazioni.
Femmine riservate, maschi spavaldi
Gli studi hanno scoperto che, in media, le donne riportano meno partner sessuali fuori del matrimonio rispetto agli uomini, così come relazioni più stabili e più lunghe. Questo è in linea con l’idea che in generale gli uomini sono “spavaldi” (cioè, esagerano la loro attività sessuale), mentre le donne sono “riservate” (cioè, sottostimano le loro attività sessuali).
Sono i fattori strutturali come le norme sociali che formano le percezioni degli uomini e delle donne sui comportamenti sessuali appropriati. La società prevede che gli uomini abbiano più partner sessuali e che le donne ne abbiano di meno.
Secondo il doppio standard sessuale, lo stesso comportamento sessuale è giudicato diverso a seconda del genere dell’attore (sessuale) (Milhausen e Herold 2001). È interessante notare che gli uomini hanno maggiori probabilità di utilizzare un doppio standard rispetto alle donne.
Alla presenza di doppi standard sessuali, i maschi vengono elogiati per i loro contatti sessuali, mentre le femmine sono screditate e stigmatizzate per gli stessi comportamenti: vedasi lo “He’s a Stud, She’s a Slut.” («Lui è un fusto, lei una puttana»)
La ricerca suggerisce che il numero dei partners avuti nella vita influenza in modo diverso i generi. Un maggior numero di partner sessuali è correlato positivamente all’accettazione dei pari nei ragazzi, e negativamente con l’accettazione sociale nelle ragazze.
Relazione La sessualità femminile fra sapere e potere
Convegno Diventare Donne
18 Marzo 2023, Castelferretti Ancona
ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE
Il self-serving bias (attribuzione al servizio del sé n.d.t.) è comune
Come esseri umani, il self-serving bias è parte di come pensiamo e come agiamo. Si tratta di un tipo comune di polarizzazione cognitiva, il self-serving bias può essere definito come la tendenza di un individuo a attribuire eventi e attributi positivi alle proprie azioni, mentre gli eventi e gli attributi negativi vengono attribuiti a fattori esterni. Facciamo dichiarazioni sui comportamenti sessuali che sono socialmente accettati per proteggere noi stessi ed evitare lo stress e il conflitto. Ciò riduce le differenze con il proprio ambiente e aiuta a sentirsi più al sicuro.
Di conseguenza, nella nostra società, gli uomini sono ricompensati per avere un numero elevato di partner sessuali, mentre le donne sono penalizzate per lo stesso comportamento.
L’unica soluzione a lungo termine è il declino continuo del “doppio standard” sulla moralità sessuale. Fino ad allora, i ricercatori dovrebbero continuare a mettere in discussione l’esattezza dei loro dati. Le interviste computerizzate possono essere solo una soluzione parziale. L’aumento della privacy e della riservatezza è un’altra soluzione parziale.
Dr. Shervin Assari
Traduzione a cura di psicolinea.it
Immagine:
Pexels
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Shervin Assari, MD, è membro della facoltà di ricerca presso il Dipartimento di Psichiatria, Università del Michigan, USA, nella città di Ann Arbor.
La sua ricerca è incentrata sulle disparità nello stato di salute mentale dovute alla razza, all’etnia, al sesso e area geografica.
Assari ha pubblicato 180 documenti di peer-review.
ed è Associate Editor di Frontiers in Public Health, Frontiers in Psichiatry e Frontiers in Sociology. E’ stato Editor per riviste di alto livello come JAMA Internal Medicine.
Ha ricoperto un ruolo nel consiglio di amministrazione dell’ American College of Epidemiology (ACE) e nell’American Academy of Health Behaviors (AAHB).
È Fellow dell’Accademia di Medicina di New York (NYAM) e della Society of Behavioral Medicine (SBM). Attualmente è il presidente del Scientific for Public Health in Iran (SAPHIR).