Perché il dolore ci fa gridare?
ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE
Il grido di dolore è una risposta naturale e istintiva del corpo umano che ha radici profonde sia nella biologia che nell’evoluzione. Esso rappresenta una reazione immediata e involontaria a una lesione o a una situazione di pericolo, con l’obiettivo di segnalare lo stato di emergenza e richiamare attenzione o aiuto. Scopriamo meglio di cosa si tratta.
Perché il dolore fa gridare?
Quando una persona prova dolore, diversi meccanismi biologici e neurologici si attivano per gestire la situazione. I principali processi che contribuiscono al grido di dolore sono:
Attivazione del sistema nervoso – Il dolore è rilevato da alcuni recettori sensoriali specializzati che rispondono a stimoli potenzialmente dannosi (come lesioni, calore o pressione eccessiva). Quando questi recettori rilevano un pericolo, essi inviano segnali attraverso i nervi sensoriali al midollo spinale e, successivamente, al cervello, in particolare alla corteccia somatosensoriale e al talamo.
Il cervello interpreta questi segnali come dolore, e allo stesso tempo attiva la risposta di “lotta o fuga” attraverso il sistema nervoso simpatico. Questo porta a una serie di reazioni fisiologiche: aumento della frequenza cardiaca, rilascio di adrenalina, aumento della tensione muscolare e, spesso, il grido come forma di risposta immediata.
Una intervista sull'ipnosi
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Da cosa si origina il grido di dolore?
Il grido di dolore è un riflesso vocale innescato da forti sensazioni di sofferenza o paura. Quando il dolore viene percepito dall’ amigdala, parte del cervello coinvolta nella gestione delle emozioni, essa invia segnali ai centri di controllo vocale. Questa attivazione può portare a una reazione immediata come il grido o il gemito, che rappresentano una forma di scarico emotivo e fisico.
Il tronco encefalico, responsabile di molte delle funzioni involontarie del corpo, coordina questa risposta, modulando la respirazione e la vocalizzazione. Questo tipo di reazione rapida è automatico e si verifica senza un’elaborazione cosciente, proprio perché si tratta di un meccanismo di sopravvivenza.
A cosa è servito il grido di dolore dal punto di vista evolutivo?
Dal punto di vista evolutivo, il grido di dolore ha avuto una funzione di avvertimento e comunicazione. Grida e gemiti emessi in risposta a stimoli dolorosi servono infatti a chiedere aiuto, segnalare un pericolo, ecc.
Si tratta dunque di un comportamento adattativo che ha probabilmente aiutato i nostri antenati a sopravvivere.
Anche gli animali emettono gridi di dolore?
Si. Studi effettuati su diverse specie animali dimostrano che molti mammiferi, compresi i primati, emettono vocalizzazioni in risposta a stimoli dolorosi, indicando che si tratta di una caratteristica comune nel regno animale.
Il grido di dolore può ridurre la sensazione di dolore?
Si. Esprimere il dolore attraverso il grido può aiutare a scaricare la tensione e ridurre lo stress immediato. Questa forma di “catarsi” è ben documentata: la scarica emotiva associata al grido può avere un effetto calmante momentaneo e contribuire al rilascio di endorfine, i neurotrasmettitori che aiutano a modulare il dolore.
I bambini quando imparano a gridare per il dolore?
Tutti i bambini, prima ancora che imparino a parlare, sanno già gridare per avvertire gli adulti di un loro problema. Questa capacità non si perde con l’acquisizione del linguaggio verbale e con lo sviluppo psico-fisico, ma continua ad essere praticata anche da adulti.
Sul piano comunicativo cosa significa il grido di dolore?
Questa vocalizzazione fa capire che si sente il bisogno di essere accuditi o incoraggiati nella sopportazione del dolore.
Dott. Walter La Gatta
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Dr. Walter La Gatta
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia
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