Perché attribuiamo valore alle opere d’arte originali?
Perché tendiamo a ritenere le opere d’arte originali come opere di grande valore? Considerate i discepoli di Emmaus: si credeva che fosse un Vermeer originale, per cui lo si teneva in grande considerazione e lo si vendette, nel 1937, per 1,8 milioni di sterline. In seguito però il quadro fu attribuito al pittore falsario Van Meegeren, e il suo valore crollò in una notte.
Si potrebbe dire che si desiderano le opere d’arte originali a causa del valore che la società attribuisce loro. Ma questo solleva un’altra questione: perché le persone attribuiscono maggiore valore agli originali? E perché questo succede con l’arte molto più che con altri oggetti?
In un nuovo studio, George Newman e Paul Bloom hanno testato almeno due possibili spiegazioni: la prima è che valutiamo le opere d’arte originali per l’originalità della prestazione creativa che ci ha condotto a loro, l’altra è che le sentiamo pezzi originali nei quali è in qualche modo infusa l’essenza unica dell’artista, proprio come abbiamo a cuore oggetti banali che una volta appartenevano a una rock star o ad un’altra persona famosa.
In uno dei cinque esperimenti di Newman e Bloom, è stato chiesto a 180 partecipanti di stimare il valore di due dipinti che non avevano mai visto prima, raffiguranti la stessa scena (uno era Figlio di un ponte coperto, l’altro era Un ponte coperto, entrambi di Jim Rilko). Alla metà dei partecipanti fu detto che due artisti diversi avevano per caso dipinto la stessa scena. Agli altri partecipanti fu detto che un artista aveva prodotto uno dei dipinti, e che un altro artista lo aveva visto e aveva deciso di farne una copia. A tutti i partecipanti fu detto che di ogni quadro esisteva solo la copia originale dell’opera.
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I partecipanti che pensavano che i due dipinti della stessa scena fossero stati prodotti per caso giudicarono i due quadri di valore simile. Per contro, i partecipanti che avevano pensato che un dipinto fosse la copia dell’altro, giudicarono il valore del secondo dipinto particolarmente basso, e valutarono la prima versione del quadro con un valore particolarmente elevato. Questo dimostra quanto apprezziamo l’originalità della prestazione creativa dietro a un quadro.
Nell’esperimento finale, a 256 partecipanti fu dato da leggere di uno scultore e di un artigiano che avevano creato, rispettivamente, una scultura in bronzo e un soprammobile. Per i partecipanti che avevano letto dello scultore, quelli che avevano sentito che il processo creativo aveva richiesto molto lavoro manuale giudicarono la scultura di valore molto più elevato rispetto a coloro che avevano letto che il processo creativo non era manuale (ma eseguito da dei macchinari). Al contrario, questa differenza era meno evidente nelle valutazioni fatte dai partecipanti che avevano letto sul lavoro dell’artigiano.
In altre parole, i partecipanti tendevano a dare più valore alla scultura in bronzo, se pensavano che l’artista avesse creato l’opera con le sue mani, quasi come se vi avesse infuso la sua essenza. Questo effetto è stato ulteriormente amplificato nel caso dei partecipanti che avevano letto una versione in cui vi era scritto che lo scultore possedeva solo la versione originale della sua scultura.
Così, quando abbiamo a cuore un pezzo d’arte originale, è perché gli attribuiamo un valore importante, non per il prodotto finito in sé, ma per l’originalità della prestazione che lo ha creato. Inoltre, crediamo che il lavoro manuale abbia una qualità speciale, perché viene dalla mano stessa di un artista particolare. Copie e falsi, non importa quanto siano simili agli originali, crollano su questi due aspetti.
“Ci auguriamo che la ricerca genererà interesse sul problema complessivo dell’arte all’interno della psicologia”, hanno detto i ricercatori, “oltre a domande più specifiche riguardanti il ruolo dell’autenticità nei giudizi di valore”.
Christian Jarrett
Fonte:
Newman GE, & Bloom P (2012). Art and authenticity: The importance of originals in judgments of value. Journal of experimental psychology. General, 141 (3), 558-69 PMID: 22082113
Articolo originale in inglese,The psychology behind the appeal of original artwork, BPS, Riproduzione autorizzata.
Traduzione: psicolinea.it
Immagine:
Pxhere
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Il Dr. Christian Jarrett è psicologo ed autore di The Rough Guide To Psychology (2011) ed attualmente sta scrivendo Great Myths of the Brain (Wiley-Blackwell), che dovrebbe essere completato nel 2013. Ha scritto per The Times, The Guardian, New Scientist, BBC Focus, Psychologies, Wired UK, Outdoor Fitness, etc. Christian scrive anche per la British Psychological Society nel magazine The Psychologist, e Research Digest blog.