
Paul Gauguin: una biografia
Paul Gauguin fu uno dei principali artefici del superamento dell’Impressionismo e della nascita dell’arte moderna. Il suo rifiuto della prospettiva tradizionale, la ricerca di un’arte essenziale e spirituale, l’uso di colori puri e la stilizzazione delle forme anticiparono molte delle innovazioni del XX secolo. La sua opera ebbe una profonda influenza su artisti come Pablo Picasso, Henri Matisse e Paul Klee. Conosciamolo meglio.
Infanzia e formazione
Eugène Henri Paul Gauguin nacque il 7 giugno 1848 a Parigi, in una Francia scossa da tensioni politiche. I suoi genitori erano Clovis Gauguin, redattore de “Le National”, giornale di tendenza repubblicana, e Aline Marie Chazal, discendente della scrittrice e femminista Flora Tristan y Moscoso, scrittrice peruviana, socialista.
Gauguin visse un’infanzia segnata da forti influenze culturali e da precoci spostamenti. Infatti, l’anno successivo la nascita del primogenito, la famiglia Gauguin lasciò Parigi per raggiungere il Perù, dove vivevano i parenti di Aline; durante questo viaggio morì Clovis, il padre. Quando Paul aveva 7 anni, insieme alla sorella e alla madre, tornò in Francia, ad Orleans. A 17 anni, fallito l’esame di ammissione alla scuola navale, decise di imbarcarsi su un mercantile in rotta per il Sud America.
L’anno successivo un’altra tragedia familiare: morì infatti la madre, Aline, ed i figli vennero affidati ad un tutore, G. Arosa. Nel 1868, a 19 anni, Paul si arruolò in marina e partecipò alla guerra franco-prussiana: una guerra durata tre anni, dopo la quale Gauguin decise di trasferirsi a Parigi.
Nel 1871 ottenne un impiego come agente di cambio a Parigi, professione che gli garantì un certo benessere economico.
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Il primo contatto con l’arte e il matrimonio
Nonostante il lavoro finanziario, Gauguin sviluppò parallelamente un interesse crescente per la pittura. Autodidatta, cominciò a dipingere nel tempo libero, frequentando artisti impressionisti e partecipando a mostre indipendenti. Fu amico di Camille Pissarro, da cui ricevette i primi insegnamenti tecnici. Il suo stile iniziale risentiva fortemente dell’Impressionismo, come si può vedere nei suoi primi lavori degli anni ’70 e primi ’80 dell’Ottocento.
A 25 anni Gauguin incontrò – e sposò – Mette Sophie Gad, una ragazza danese, appartenente alla buona borghesia luterana. Dopo un anno nacque il loro primo figlio, che chiamarono Emile; dopo di lui arrivarono altri quattro bambini. Nel 1874 la famiglia Gauguin si trasferì in Danimarca, presso i parenti di lei, ma Paul non riuscì a trovare un lavoro stabile.
Nel frattempo ‘l’imbrattatore di tele’, come Gauguin ebbe ad autodefinirsi in uno dei suoi ultimi lavori, partecipava alla quarta esposizione impressionista su invito di Pissarro. I rapporti con la moglie si erano fatti difficili, per cui Paul riversò sulla pittura tutti i suoi interessi.
Nel 1880 espose i suoi quadri alla quinta mostra impressionista ed aprì uno ‘studio’ per dipingere. Nel 1881 ancora una mostra degli Impressionisti, la sesta, cui Gauguin partecipò con otto tele e due sculture. Nel 1882 Gauguin era ancora un pittore “dilettante” e un agente di cambio di professione; partecipò comunque alla settima mostra impressionista.
La crisi e la scelta radicale
La crisi economica del 1882 costrinse Gauguin ad abbandonare il lavoro in Borsa. Questa svolta rappresentò per lui l’occasione per dedicarsi completamente all’arte. Ma la scelta ebbe anche conseguenze drammatiche sulla sua vita privata: la sua moglie danese, Mette-Sophie Gad, lo lasciò e tornò in Danimarca con i figli. Gauguin la seguì per un breve periodo, mettendosi a fare il rappresentante. Nel 1885 Gauguin espose i suoi quadri a Copenaghen, senza ottenere successo da parte della critica.
Non riuscendo ad adattarsi alla vita borghese, tornò a Parigi, sempre più determinato a vivere come artista indipendente. Tagliò quindi i ponti con la famiglia e con la sua condizione borghese, per dedicarsi esclusivamente all’arte. A fargli prendere questa decisione contribuirono grandemente l’amicizia con Schuffenecker e la protezione del suo tutore Arosa, che gli aveva insegnato tecniche e segreti dell’arte contemporanea.
A Parigi portò con sé anche il figlio Clovis, malato. A causa delle ristrettezze che lo tormentavano ormai da tempo, Gauguin fu costretto ad attaccare manifesti per curare il figlio.
Il soggiorno in Bretagna e la scuola di Pont-Aven
Tra il 1886 e il 1890, Gauguin trascorse lunghi periodi in Bretagna, in particolare a Pont-Aven, dove si unì a un gruppo di artisti desiderosi di superare l’Impressionismo, e lì conobbe i fratelli Van Gogh. Qui sviluppò uno stile più sintetico e simbolico, segnando l’inizio del Cloisonnisme (ispirato alle vetrate medievali e all’arte giapponese), e gettando le basi per il Sintetismo, corrente artistica che esaltava le forme semplificate e i colori accesi, capaci di trasmettere emozioni interiori più che una rappresentazione realistica del mondo.
I Tropici
Nell’Aprile del 1887 Gauguin si recò una prima volta ai tropici, assieme all’amico Laval, scoprendo una grande passione per i paesaggi della Martinica, un mondo ancora vergine e autentico, dove visse quattro mesi.
I rapporti con la famiglia erano mantenuti solo dalla corrispondenza epistolare. Gauguin continuava a dichiarare affetto per i figli, anche se, di fatto, li aveva ormai abbandonati.
Poco prima della partenza per la Martinica, Gauguin così scriveva alla moglie:
“Quello che voglio anzitutto è fuggire da Parigi, un vero deserto per chi è povero. Vado a Panama per vivere da selvaggio. Conosco, a una lega da Panama, un’isoletta (Taboga) nel Pacifico, è quasi disabitata, libera e fertile. Porto colori e pennelli e mi ritemprerò lontano da tutti”.
Dal punto di vista artistico, le sue tele cominciarono a mostrare colori più puri e più intensi. I soldi però finirono subito e a Novembre fu costretto a tornare in Francia.
Qui visse un periodo di intensa attività artistica tra gli incontri con i simbolisti al Caffé Voltaire e le mostre al Caffé Volpini e all’Hôtel Druot. A questa fase risalgono “Il Cristo giallo”, “Il Cristo verde”, “La lotta di Giacobbe con l’angelo” e “La belle Angèle”.
L’amicizia (e il conflitto) con Van Gogh
Nel novembre 1888, Gauguin si recò ad Arles su invito di Vincent van Gogh, che sperava di fondare una comunità di artisti nel sud della Francia. La convivenza tra i due fu breve e tormentata. Van Gogh, sempre più instabile, ebbe una crisi durante la quale si mutilò l’orecchio, episodio che portò Gauguin ad abbandonare bruscamente la casa comune.
In quei mesi Gauguin dipinse alcuni capolavori di assoluta nitidezza, ricchi di evocazioni religiose e mistiche, di cui il più noto è la Visione dopo il sermone che, esposta l’anno dopo a Parigi e a Bruxelles, fu considerata immediatamente una sorta di manifesto pittorico del simbolismo, sia per il soggetto religioso e visionario, sia per l’uso antiaccademico del colore.
All’inizio del 1890 Gauguin era di nuovo a Parigi, dove si proponeva di racimolare il denaro necessario per partire per Tahiti. Lo stesso anno l’amico Van Gogh si suicidò.
La fuga verso il “paradiso perduto”
Nel Febbraio 1891 fu organizzata un’asta di sue opere, e nell’Aprile Gauguin partì per Papeete, dove giunse in giugno. L’ambiente non gli piacque molto e così si trasferì prima a Pacca e poi a Mataiea.
Appena arrivato dipinse numerose tele. Cominciò il libro Ancien Culte Mahorie.
Visse a contatto con la popolazione indigena, cercando di rappresentarne la spiritualità e i miti attraverso una pittura visionaria, fortemente simbolica e cromaticamente audace. Tuttavia, la sua immagine del “paradiso tahitiano” si rivelò presto un’illusione: l’isola era già profondamente colonizzata, e la povertà lo colpì duramente.
L’anno successivo tornò in Francia per curarsi e perché nuovamente al verde. L’unica ricchezza che si portava dietro erano le sue tele.
A Parigi organizzò una mostra personale di tele tahitiane, con scarso successo. Lo stesso anno andò a trovare la famiglia per l’ultima volta.
Procuratosi altro denaro, nel 1895 ritornò a Tahiti.
“Parto per starmene tranquillo, libero dalla civiltà. Voglio fare dell’arte semplice, molto semplice; per questo ho bisogno di ritrovare le mie forze a contatto con la natura ancora vergine, di vedere solo selvaggi e vivere la loro vita, senz’altra preoccupazione che tradurre con la semplicità di un bambino le fantasie della mente con gli unici mezzi veri ed efficaci: quelli dell’arte primitiva”.
Anche a Tahiti il pittore era assillato da problemi economici e poi era un uomo ormai malato: l’ulcera alle gambe, la sifilide, la debolezza cardiaca, un’infezione agli occhi, l’abuso di alcool e di morfina lo costringevano a lunghe e ripetute degenze all’ospedale di Papeete.
Il suo stato fisico e mentale si degradava rapidamente. La notizia della morte della amatissima figlia Aline, nel 1896, lo raggiunge nel pieno di una crisi depressiva, che culminò nel 1898 con un tentativo di suicidio. Lo stesso anno trovò lavoro come disegnatore per i Lavori Pubblici a Papeete.
Tra le sue opere più celebri di questo periodo si ricordano:
- La Orana Maria (1891)
- Manao Tupapau (Lo spirito dei morti veglia) (1892)
- Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? (1897), considerata la sua opera manifesto.
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Relazione presentata al Congresso Nazionale Aige/Fiss del 7-8 Marzo 2025 a Firenze.
Gli ultimi anni a Hiva Oa e la morte
Nel 1899 gli nacque un altro figlio, che chiamò ancora Emile, come il suo primogenito, dalla sua compagna indigena Pahura. Nel 1900 morì il figlio Clovi. Cominciò a lavorare sporadicamente, a causa dello stato di salute.
Nel 1901 lasciò Tahiti per Hiva Oa, nelle Isole Marchesi, dove fece costruire una casa: la Maison du Jouir (Casa del Piacere).
I suoi ultimi anni furono segnati dalla malattia, dalla povertà e da frequenti conflitti con le autorità locali e religiose. Nonostante ciò, continuò a dipingere e a scrivere: i suoi scritti, tra cui il libro Noa Noa, costituiscono una testimonianza importante della sua visione artistica e del suo approccio alla vita “primitiva”.
”Credo che lì l’elemento completamente selvaggio, la totale solitudine, mi daranno prima di morire un ultimo fuoco d’entusiasmo che ringiovanirà la mia immaginazione e che rappresenterà la conclusione del mio talento”, scrisse.
E veramente, nei due anni che ancora ebbe da vivere, Gauguin dipinse a Hiva Oa i suoi ultimi capolavori, come “Il cavallo bianco” e “Fanciulle Tahitiane con fiori di mango”. Cominciò a scrivere anche numerosi saggi.
Morì a Hiva Oa l’8 maggio 1903 probabilmente di crisi cardiaca; il suo amico indigeno Tioko circondò il suo corpo di fiori e lo cosparse di olio profumato. Il vescovo locale Martin fece distruggere le opere, a suo giudizio colpevoli di oscenità.
Gauguin lasciò un’eredità artistica che influenzò profondamente le avanguardie del Novecento, in particolare il Fauvismo, l’Espressionismo e il Simbolismo.
Dr. Giuliana Proietti
Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
Dr. Giuliana Proietti
Paul Gauguin, Imm. Wikimedia
20+ anni di Psicolinea:
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA
ONLINE
La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
Per appuntamenti:
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