Parlare di suicidio, evitando l’effetto Werther
Parlare di un suicidio è un compito delicato e richiede un approccio responsabile per rispettare l’etica e la deontologia giornalistica. La copertura mediatica inadeguata, infatti, potrebbe avere conseguenze negative, come la stigmatizzazione delle malattie mentali o l’incitamento a comportamenti imitativi, come avviene nell’effetto Werther.
Cosa è l’effetto Werther?
Il sociologo David Phillips enunciò l’effetto Werther con riferimento al romanzo I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang von Goethe (1774): nella trama, il protagonista si suicida perché innamorato di una ragazza che sposerà un altro uomo. Negli anni seguenti alla pubblicazione del romanzo furono registrati moltissimi casi di suicidio fra giovani, che le autorità rivelarono essere accomunati dalla lettura del romanzo. L’effetto si ripropose anche nei paesi nei quali vennero pubblicate traduzioni del libro.
In epoca contemporanea si è parlato di nuovo di questo fenomeno?
Si. Nella città di Los Angeles fu registrato un incremento del 40% dei suicidi nel mese successivo al suicidio dell’attrice Marilyn Monroe. Per questo motivo si tornò a parlare dell’effetto Werther, non solo per il modo in cui la notizia viene presentata al pubblico dai mezzi di informazione, ma anche per il pericolo dell’identificazione con il suicida.
Una intervista sull'ipnosi
ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE
Ecco alcune linee guida su come la stampa (e non solo) dovrebbe trattare il tema del suicidio:
Punti Importanti Riguardanti la Copertura Mediatica del Suicidio
– Oltre 50 studi in tutto il mondo hanno dimostrato che certi tipi di trattamento mediatico del suicidio aumentano il rischio di eventi suicidari tra le persone vulnerabili. L’importanza di questo aumento dipende dalla quantità, dalla durata e dalla salienza della copertura mediatica.
– Il rischio di un aumento dei suicidi cresce quando l’articolo descrive esplicitamente il metodo suicidario, utilizza titoli in prima pagina, titoli sensazionalistici o immagini spettacolari e quando la copertura mediatica – ripetuta e abbondante – sensazionalizza o romanticizza una morte per suicidio.
– Trattare il suicidio con prudenza, anche brevemente, può modificare le idee preconcette del pubblico, correggere i miti e così incoraggiare le persone più vulnerabili o a rischio a cercare aiuto.
Autori: Giuliana Proietti - Walter La Gatta
Evitare la disinformazione e offrire speranza
- Il suicidio è un fenomeno complesso. Evitare semplificazioni: le cause sono quasi sempre di varia origine. Spesso all’origine c’è una malattia psichiatrica non diagnosticata o non curata, ma che poteva essere curata.
- Fare riferimento agli studi che mostrano che quasi il 90% delle persone morte per suicidio soffrivano di disturbi mentali e/o problemi di consumo di droghe.
- Evitare di presentare il suicidio come la conseguenza di un unico evento causale, come una recente perdita di lavoro, un divorzio o brutti voti. Trattare il suicidio in questo modo sarebbe semplicistico e potrebbe portare a una facile identificazione nelle persone più vulnerabili.
- Quando si tratta di affrontare le cause e le possibili cure, ricorrere al parere di un esperto di psicologia e evitare di usare tale parere per scopi sensazionalistici.
- Approfittare dell’evento di cronaca per informare i lettori sul tema del suicidio: sulle sue cause, sui segnali premonitori, sull’evoluzione dei dati epidemiologici, sui recenti progressi terapeutici e sulle risorse disponibili sul territorio o online per affrontare la depressione e ricevere consigli.
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Suggerimenti per i media online e i social network
- I giornalisti web, i blogger e gli utenti dei social media possono aiutare a ridurre il rischio di contagio pubblicando link a centri di cura o a linee telefoniche di assistenza, o postando i segnali di allarme del suicidio.
- Pubblicare storie che diano speranza, testimonianze di sopravvissuti, informazioni su come superare i pensieri suicidari e affrontare le difficoltà.
- Gli articoli, le foto e i video hanno un forte potenziale di contagio online. È quindi essenziale che la copertura online del suicidio rispetti le regole esistenti di buone pratiche e di etica professionale.
- I social network diventano spesso luoghi in cui si parla di suicidio. Tutte le dichiarazioni suicidarie dovrebbero essere considerate con attenzione e si dovrebbero monitorare con altrettanta attenzione i commenti sui profili social di persone che si sono suicidate.
Rispettare queste linee guida è fondamentale per garantire una copertura responsabile del suicidio e per contribuire alla prevenzione, evitando di incidere sulla psiche delle persone più vulnerabili.
Dr. Walter La Gatta
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Dr. Walter La Gatta
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia
ONLINE E IN PRESENZA (Ancona, Terni, Fabriano, Civitanova Marche)
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