Nascita e tramonto dell’epilessia del Dark Warrior
Di tutti i nomi utilizzati per definire un disturbo neurologico nella storia della medicina, il più impressionante è la ‘epilessia del Dark Warrior’.
Questa definizione è stata inclusa in una edizione del 1982 del British Medical Journal ed aveva questo nome in quanto il paziente osservato soffriva di convulsioni, ma solo durante la riproduzione di un video gioco chiamato Dark Warrior (il Guerriero Tenebroso).
Il videogame era in realtà collocato in una macchina a gettoni per sala-giochi e, nonostante la grafica complicata, è noto per essere stato uno dei primi giochi “parlanti”.
La paziente era una ragazza diciassettenne, il cui padre era uno dei programmatori del videogioco. Il padre ha dunque fatto in modo che la ragazza potesse giocarvi gratuitamente.
Curiosamente, la relazione sul caso afferma che la ragazza aveva già imparato a giocare con Space Invaders, Asteroids e Lunar Rescue.
Gli appassionati dei primi videogiochi leggendo di questo caso ripenseranno tranquillamente alla loro esperienza e ne avranno rispetto, ma chi propende per un atteggiamento di tipo medico potrebbe invece grattarsi la testa, chiedendosi perché mai la storia di una paziente che giocava ai video-game possa essere diventato un caso clinico.
Voglio dire, anche io giocavo a Elite, ma questo non è mai stato citato nei mei scritti di medicina.
La ragione è che, solo l’anno prima, era stato segnalato il primo caso in assoluto di epilessia scatenata da un videogioco. Il caso fu definito “epilessia da Space Invader” perché era stato causato dal videogame da sala giochi Astro Fighter e il neurologo chiaramente non conosceva la differenza tra il classico videogame da sala giochi e la sua copia a buon mercato.
La diciassettenne di Bristol, tuttavia, non fu turbata da Space Invaders, né da altri videogiochi. Aveva giocato con tutti senza problemi. Fu solamente il Dark Warrior a creare problemi al suo cervello e, in particolare, fu una scena molto particolare del gioco che conteneva una sequenza luminosa lampeggiante e multicolore.
Una Videoconferenza su Salute e Benessere
I medici che trattarono la ragazza pensarono che valesse la pena di inviare il caso a una rivista medica, perché i videogiochi erano ancora una novità nel 1982.
Nonostante l’uso della definizione ‘Epilessia del Dark Warrior’, coniata per questo caso particolare, fu creato anche un altro nome – quasi altrettanto incredibile – per disturbi convulsivi simili: ‘Epilessia da video game di guerra spaziale elettronica’
E’ stato poi scritto quello che può solo essere definito come uno dei migliori paragrafi delle neuroscienze:
Il termine epilessia da Space Invader è, di fatti , un termine improprio, in quanto non è stato mai segnalato alcun caso riferito al video gioco Space Invader. Si suggerisce dunque che l’epilessia da Astro Fighter e l’epilessia da Dark Warrior vengano classificate sotto la voce “epilessia da video gioco di guerra spaziale elettronica ” come una categoria speciale di epilessia foto convulsiva. Video giochi diversi dai giochi di guerra spaziale – per esempio, Super Bug e Munch Man – sembrano essere meno epilettogeni. L’epilessia da video gioco di guerra spaziale elettronica è stata inoltre segnalata con Defender, Fury Space, Lunar Rescue, o gli war games Asteroids.
A quel tempo, c’era molto paura, da parte dei media, nei confronti dei ‘videogiochi che causano l’epilessia ‘, ma la vera storia è in realtà molto più interessante.
In neurologia oggi non si parla di titoli di giochi specifici, ma si ritiene ancora che i videogiochi possano effettivamente scatenare delle convulsioni.
In primo luogo, cerchiamo di mettere in chiaro che i videogiochi non causano l’epilessia, ma la ragione per cui una persona può soffrire di crisi epilettiche durante il gioco non è causata dal videogioco in sé, ma da un tipo di disturbo neurologico chiamato “epilessia riflessa”, che può essere innescato da caratteristiche peculiari dell’ambiente.
La più nota e la più comune è l‘epilessia fotosensibile, dove alcuni tipi di luci lampeggianti possono causare una crisi epilettica. Circa 5 persone ogni 100 che soffrono di epilessia, hanno questo tipo di disturbo.
In realtà, l’epilessia riflessa è molto varia. Alcune persone possono soffrire di crisi epilettiche provocate da particolari odori, forme, emozioni, melodie, o anche applicandosi ad un particolare tipo di problem-solving, come il calcolo mentale.
Alcuni dei primi casi di epilessia causata dal computer stati provocati da alcune sequenze di flash nei giochi, che ora è stato deciso, di comune accordo, di non inserire più nei video games.
Di tanto in tanto però si manifestano ancora crisi legate ai videogiochi, soprattutto quando il gioco presenta delle caratteristiche che coincidono con lo stimolo capace di attivare una preesistente epilessia riflessa. Può essere una specifica sequenza di note musicali, o un oggetto di una certa forma, o un particolare senso di frustrazione che esso causa.
Purtroppo, né l’ “epilessia del Dark Warrior”, né l’ ”epilessia da video gioco di guerra spaziale elettronica” hanno avuto successo e la letteratura medica parla ormai in gran parte di “convulsioni indotte da video-game “.
Link a 1.982 casi di epilessia Dark Warrior.
Vaughan Bell
Riproduzione autorizzata
Link all’articolo originale: The rise and fall of Dark Warrior epilepsy, Mind Hacks
Immagine:
Una intervista sulla violenza domestica
ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE
20+ anni di Psicolinea:
oltre 2000 articoli di Psicologia e Sessuologia
Informazioni, Ispirazioni e Supporto
Psicolinea ti consiglia anche...
L'Italia vista da lontano - Co...
Le adolescenti copiano gli att...
Doppia personalità e casi giud...
Psicologia degli scimpanzè e e...
La religione non ha successo f...
Matrimonio omosessuale: un pro...
Vaughan Bell è uno psicologo clinico e un ricercatore, interessato al trattamento delle lesioni cerebrali e del disagio mentale. Lavora al King’s College di Londra ed è membro internazionale della cattedra di psicopatologia presso il Departamento de psyquiatría, Ospedale Universitario San Vicente de Paúl e Universidad de Antioquia, Medellín, Colombia.