Modelli di ruolo femminili: la discussione assente
Per lavoro ho studiato i figli di famiglie in cui l’unico genitore è la madre o famiglie in cui ci sono due madri ed in questo ambito ho riscontrato una profonda preoccupazione per la mancanza di modelli di ruolo maschile per questi ragazzi. Invece, per quanto riguarda il cambiamento di sesso e per i modelli di ruolo femminili, la discussione appare piuttosto rara.
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Parte di tutto ciò è dovuto al fatto che l’80 per cento delle famiglie monoparentali degli Stati Uniti sono guidate da donne. Messe insieme con le famiglie in cui ci sono due genitori, è statisticamente probabile che le ragazze abbiano un modello di ruolo femminile in casa.
Eppure, dobbiamo cercare di combattere le potenti correnti culturali rappresentate dai media. La grande ironia post-femminista è che, in un’epoca in cui le donne si sono conquistate con fatica delle opportunità, i media stanno canalizzando queste opportunità in un luogo di stupidità iper-sessualizzata. Non importa chi sei: ciò che importa è quanto sei sexy.
Chiedi ad una ragazza a quali donne fa riferimento e ci sono buone possibilità che – dopo le persone della famiglia – la sua lista sia affollata di celebrità.
Le giovani donne, nel momento emotivamente più delicato della loro vita, cercano di trovare nelle celebrità un suggerimento per tutto: dall’amore, a come vestire, alla sessualità. Non ci vuole molto, sguazzando nel fango dei media, per vedere come le giovani donne siano rappresentate, in una collezione di ragazze che va dal triste allo spaventoso, la cui aspirazione alla celebrità sta diventando un volgare spettacolo di ultima categoria.
Ma diamo alle ragazze qualche possibilità.
La maggior parte di loro non prendono come modello di comportamento le donne che escono dai negozi senza pagare o che escono in limousine senza biancheria intima. Si rendono conto che non c’è nessun desiderio di reality show nelle giovani donne che aspirano a costruirsi delle carriere lavorative senza fare filmetti erotici, senza fare sesso in comuni vasche idromassaggio, o passeggiando su un marciapiede di Hollywood alle 3 del mattino.
Ma, nello stesso tempo, non possiamo non considerare il potere conquistato dalle celebrità. Questi oggetti sessuali in ordine sparso sono diventati la deprimente normalità. Esistono anche schiere di donne forti, sicure di sé, preparate. Ma esse cercano di costruire la propria vita al di là della visione marginale della cultura popolare.
Soprattutto per quanto riguarda le ragazze giovani, va detto che sono i coetanei ad indicare loro ciò che è socialmente accettabile e desiderabile. Gli studi dimostrano molto chiaramente che i media popolari sono come dei super-coetanei, una forza che può letteralmente plasmare le loro identità, nel momento in cui queste identità si stanno formando.
Autori: Giuliana Proietti - Walter La Gatta
Tutto questo non è nuovo. Quello che c’è di nuovo è che la tecnologia ha reso queste celebrità di basso livello molto forti, incredibilmente vicine.
Mi ricordo quei giorni innocenti quando una madre poteva dire: “Non permetto che i miei figli guardino MTV.” Buona fortuna per quello che succede oggi. Le immagini delle celebrità vengono mostrate alle ragazze 24 ore al giorno, rimbalzando dagli schermi televisivi agli schermi dei computer, agli schermi degli smart phone.
Il web ha abbattuto la separazione che c’era tra l’immagine e la vita reale. Questi cattivi esempi professionali sono completamente interattivi. Basta guardare Bad Girls Club (n.d.t.: provare per credere!), per arrivare a ritenere che la risposta più accettabile – anche preferibile – sia un pugno in faccia.
Il problema è più chiaro, rispetto alle possibili soluzioni. La cultura dei media è una macchina formidabile.
Eppure, alcuni stanno cercando di tornare indietro. Le sorelle ed entrambe mamme Abi e Emma Moore, hanno creato un sito web chiamato Pinkstinks (pinkstinks.org.uk) per contrastare quel marketing e quei media che si concentrano prevalentemente su modelli di ragazze che devono essere carine, passive, e fissate con lo shopping. Hanno scelto il rosa come il colore predefinito per tutte le cose che riguardano qualcosa di passivo e di femminile.
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La loro mission è quella di utilizzare applicazioni multimediali e partnerships per contrastare i “messaggi dannosi con cui le ragazze vengono bombardate: dai giocattoli, ai vestiti ai media”.
Il sito è stato aperto quando Abi stava girando un documentario per la CNN sulla scienziata Naomi Halas, che in silenzio e anonimamente conduce un lavoro pionieristico con le nano-tecnologie per combattere il cancro. In quello stesso periodo, Paris Hilton usciva dal carcere con uno tsunami di copertura mediatica – tra cui la dichiarazione fatta a Barbara Walters, secondo la quale la Paris aveva trovato la spiritualità in carcere. Ed anche che aveva la pelle secca (n.d.t. in carcere non le veniva permesso di mettersi le creme per la pelle). Questo è stato troppo per le sorelle, e così è nato il loro sito web.
Un sito web – o anche 20 – non potranno arginare la marea. Ma con un impegno comune e diffuso nel presente – e nella possibilità di diventare, se abbiamo fortuna – dei veri modelli di ruolo, riusciremo a sollevare le ragazze da tutto questo.
Dr. Peggy Drexler
Traduzione: Giuliana Proietti
Immagine in alto:
Rafael Lucena, Flickr
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Peggy Drexler è Assistant Professor di Psicologia, presso lo Psychiatry Weill Medical College della Cornell University ed in precedenza è stata Gender Scholar presso la Stanford University. Autrice di Our Fathers Ourselves. Daughters, Fathers, And The Changing American Family.