I Miti e la Scoperta dell’Inconscio
Una lezione divulgativa su Freud e il suo libro "Totem e Tabù"
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Il concetto di “inconscio” ha trasformato radicalmente il modo in cui consideriamo la psiche umana e la sua relazione con il mondo esterno. Tuttavia, ben prima che Sigmund Freud o Carl Gustav Jung formulassero le loro teorie sull’inconscio, le società umane avevano già elaborato racconti, simboli e miti che incarnavano le forze nascoste che operano sotto la superficie della coscienza. I miti, attraverso la loro natura simbolica e archetipica, rappresentano uno strumento potentissimo per esplorare e comprendere l’inconscio umano.
Esaminiamo allora l’intreccio tra mito e inconscio, scoprendo come e perché la psicoanalisi ha influenzato la nostra comprensione dei miti e di come, reciprocamente, i miti abbiano preparato il terreno per la scoperta stessa delle dinamiche inconsce.
Cosa sono i miti nella prospettiva junghiana?
I miti sono stati tradizionalmente considerati racconti fondativi, utilizzati per spiegare fenomeni naturali, sociali e cosmologici. Tuttavia, essi vanno ben oltre il mero tentativo di spiegare la realtà empirica: secondo la prospettiva junghiana, i miti sono espressioni di archetipi inconsci e dunque immagini e modelli universali che risiedono nella psiche collettiva dell’umanità. Questi archetipi non sono appresi individualmente, ma sono ereditati come parte del nostro patrimonio psicologico comune.
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Cosa si intende per “inconscio collettivo” in Jung?
L’ “inconscio collettivo” di Jung è un concetto chiave per comprendere il modo in cui i miti possono essere visti come un veicolo per l’esplorazione dell’inconscio. Gli archetipi che emergono nei miti, come l’eroe, la madre, l’ombra, ecc., rappresentano forze fondamentali della vita psichica, che esprimono dinamiche profonde e spesso irrazionali del comportamento umano. I miti, dunque, non sono semplici racconti di fantasia, ma piuttosto finestre sull’inconscio collettivo, attraverso cui si possono osservare le tensioni, i conflitti e le aspirazioni che animano l’essere umano.
Anche Freud si dedicò all’esplorazione dei miti?
Si, anzi, nella psicoanalisi fu il primo. In particolare, Freud esplorò il mito di Edipo e in esso vide una dinamica psichica universale: il conflitto tra i desideri inconsci legati alle figure genitoriali e le strutture sociali e morali che regolano il comportamento umano. Freud vedeva in questo mito un’espressione simbolica del desiderio inconscio di ogni bambino di uccidere il genitore dello stesso sesso e di prenderne il posto accanto al genitore dell’altro sesso.
Cosa è l’inconscio per Freud?
Secondo Freud, gran parte delle azioni, pensieri e sentimenti umani sono influenzati da processi psichici di cui le persone non sono consapevoli. Il suo concetto di inconscio si basa sull’idea che molti dei desideri e delle pulsioni provate dagli esseri umani vengono represse perché inaccettabili o incongruenti con le norme sociali e morali. Queste pulsioni represse, tuttavia, secondo Freud non scompaiono, ma continuano a influenzare la vita delle persone in modo nascosto, emergendo nei sogni, nei lapsus linguae e nelle nevrosi.
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Cosa pensava Freud dei miti?
Freud ha identificato nei miti un’espressione simbolica di queste dinamiche inconsce. Egli sosteneva che i miti riflettessero i conflitti psichici che gli esseri umani sperimentano a livello individuale. Ad esempio, nella sua analisi del mito di Edipo, Freud ha visto una proiezione collettiva del complesso edipico, che ogni individuo sperimenta nel corso del proprio sviluppo psicologico. In altre parole, i miti rappresentano per lo psicoanalista una forma di espressione collettiva dei conflitti e delle pulsioni che gli individui vivono a livello inconscio.
Quale è la differenza fra Freud e Jung rispetto ai miti?
L’approccio freudiano si concentra principalmente sulla dimensione individuale dell’inconscio, sostenendo che i miti sono il prodotto delle pulsioni e dei desideri individuali proiettati su un palcoscenico collettivo. Questa visione è stata ampliata da Carl Gustav Jung, che ha posto una maggiore enfasi sulla dimensione collettiva e universale dell’inconscio.
In che senso Jung ha ampliato la visione di Freud?
Jung ha sviluppato l’idea che, oltre all’inconscio personale di cui parlava Freud, esistesse anche un inconscio collettivo che contiene gli archetipi universali, ossia strutture psichiche ereditarie comuni a tutta l’umanità. Gli archetipi non sono idee innate nel senso tradizionale, ma piuttosto predisposizioni psichiche che si manifestano in immagini simboliche e modelli di comportamento.
I miti, secondo Jung, sono manifestazioni di questi archetipi. L’eroe che deve compiere un viaggio, affrontare prove e infine trionfare su forze oscure rappresenta l’archetipo del viaggio dell’eroe, un modello che si trova in quasi tutte le culture del mondo. Questo viaggio non è solo una narrazione epica, ma riflette un processo psicologico profondo: il viaggio verso l’integrazione e l’individuazione, in cui l’eroe rappresenta la coscienza che deve confrontarsi con gli aspetti più oscuri dell’inconscio (l’ombra) per poter raggiungere la piena realizzazione.
Come possiamo immaginare l’inconscio collettivo di Jung?
Lo possiamo immaginare come una sorta di deposito di saggezza ancestrale, in cui i miti sono i mezzi principali attraverso i quali questa saggezza si trasmette di generazione in generazione. Essi fungono da ponte tra l’inconscio collettivo e la coscienza individuale, offrendo agli individui un mezzo per confrontarsi con le dinamiche psicologiche fondamentali della vita.
Un esempio emblematico dell’approccio junghiano?
Il mito di Ercole. Le dodici fatiche di Ercole possono essere viste come un simbolo delle sfide psichiche che l’individuo deve affrontare per integrare le forze inconsce e raggiungere uno stato di armonia interiore. Ogni fatica rappresenta un aspetto dell’inconscio che deve essere affrontato e integrato: il leone di Nemea simboleggia l’istinto primordiale, l’Idra di Lerna rappresenta i desideri inconsci che, una volta repressi, tendono a moltiplicarsi, e così via.
Con l’evoluzione della società e l’emergere di nuovi media, i miti sono scomparsi?
No, ma hanno assunto forme diverse. Il cinema, la letteratura e i fumetti, ad esempio, sono diventati veicoli moderni per la rappresentazione di archetipi e simboli inconsci. La psicologia del profondo ha ispirato molte opere della cultura contemporanea, che attingono a temi mitologici e simbolici per esplorare l’inconscio.
Dr. Giuliana Proietti
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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