Lutto e Melanconia – Freud 1917
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Nel 1917, Sigmund Freud pubblicò uno dei suoi saggi più influenti, Lutto e Melanconia, un libro che tratta della differenza tra due stati emotivi spesso confusi fra loro, ma radicalmente diversi: il lutto e la melanconia (oggi identificabile come una forma di depressione). Questo saggio ha avuto un impatto fondamentale sulla comprensione psicodinamica della sofferenza e del dolore psichico, aprendo la strada a riflessioni che ancora oggi permeano la psicoterapia.
Quando scrisse questo saggio Freud?
Il manoscritto “Lutto e melanconia”, risale al 1915, ma il libro fu pubblicato due anni dopo. Freud descrisse in questo testo, che echeggia gli orrori e le paure della prima guerra mondiale, l’essenza della malinconia confrontandola con l’effetto normale del lutto. Freud delineò due modalità distintive di affrontare la perdita: il lutto come processo naturale di elaborazione e la melanconia come stato patologico che implica un’autopunizione profonda.
Cosa è il lutto, per Freud?
La definizione freudiana del lutto è molto ampia e comprende, oltre alla reazione alla perdita di una persona cara, le reazioni a ogni perdita che la persona subisce, ivi compresa la perdita della libertà personale, o la perdita di un ideale che rappresentava qualcosa di significativo per l’individuo.
Autori:
Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
Per Freud il lutto è qualcosa di negativo?
No. Per Freud, il lutto è una risposta naturale e sana alla perdita di una persona amata o di qualcosa. Si tratta di un processo di elaborazione della perdita che, sebbene doloroso, permette all’individuo di accettare gradualmente la realtà e riorganizzare la propria vita senza l’oggetto perduto.
Il lutto è un processo temporaneo?
Si, secondo Freud, il lutto è un processo temporaneo, durante il quale l’energia psichica (libido) che era investita nell’oggetto perduto viene lentamente ritirata. L’individuo, alla fine, si stacca emotivamente da ciò che ha perso e può reinvestire la sua energia in nuove relazioni o interessi. In altre parole, il lutto è un processo di guarigione che, pur doloroso, porta con il tempo alla risoluzione.
Cosa è per Freud la melanconia?
La melanconia, secondo Freud, è qualcosa di molto diverso. Sebbene anche essa sia innescata dalla perdita, è caratterizzata da un’esperienza profondamente patologica e autolesionistica.
Scrive Freud:
” La melanconia è psichicamente caratterizzata da un profondo e doloroso sentimento, da un venir meno dell’interesse per il mondo esterno, dalla perdita della capacità di amare, dall’inibizione di fronte a qualsiasi attività e da un avvilimento di sé che si esprime in autorimproveri e autoinganni e culmina nell’attesa delirante di una punizione “
Quale è la differenza fondamentale fra lutto e melanconia?
La differenza fondamentale è che, mentre nel lutto l’individuo è consapevole di cosa ha perso, nella melanconia la perdita non è sempre chiaramente percepita. La persona melanconica può non essere consapevole di quale sia l’oggetto perduto o può vivere una perdita più astratta, come l’autostima o una parte fondamentale della propria identità.
Cosa si intende per “elaborazione del lutto” e perché questo non si trova nella melanconia?
Nel lutto, l’individuo lavora per disinvestire la libido dall’oggetto perduto, mentre nella melanconia l’oggetto perduto viene “introiettato” nell’Io. Questa introiezione causa una sorta di identificazione patologica: l’individuo si punisce e svaluta, come se fosse l’oggetto perduto. In questo processo, le critiche che potrebbero essere state dirette all’oggetto si riflettono su se stessi.
Freud spiega come la melanconia porti l’individuo a diventare “giudice” del proprio Io, portando a una condizione di svalutazione costante. Questo stato è pericoloso, poiché può evolvere in idee suicidarie, dato che il soggetto non riesce a separare il proprio Io dall’oggetto perduto.
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Cosa comporta l’elaborazione del lutto?
L’elaborazione del lutto è un’attività dell’Io, che agisce sui ricordi dolorosi, per attenuare, con il tempo, il dolore che essi provocano (comprende reazioni fisiologiche e psicologiche, fra le quali piangere, pensare, bramare la persona o la cosa amata, fino alla rassegnazione e al distacco).
Come descrive Freud la melanconia?
Freud descrive la melanconia come una condizione in cui l’individuo internalizza l’oggetto perduto e rivolge contro di sé il proprio risentimento e la propria rabbia. L’io viene svalutato, la persona sperimenta un senso profondo di inadeguatezza, colpa e disprezzo per se stessa. Questo stato di autoaccusa può diventare debilitante e può condurre a un ritiro dal mondo esterno, caratterizzato da apatia, perdita di interesse nelle attività quotidiane e isolamento sociale.
La melanconia può essere considerata un lutto senza fine, senza elaborazione?
Si. E’ come se nel malinconico si producesse una scissione dell’Io, per cui una parte di esso si rivolgesse contro l’altra parte, punendola, biasimandola, attaccandola violentemente, fino anche al suicidio del soggetto.
Quale è il vero oggetto d’amore perduto del melanconico, per Freud?
E’ il suo Io. Ciò succede perché l’Io si è identificato narcisisticamente con una persona verso la quale si è provato un sentimento ambivalente: sia amore, sia odio, mentre l’altra parte dell’Io regredisce fino allo stadio del sadismo.
L’odio rimosso per qualcun altro (sia questi l’oggetto perduto o no) determina dunque gli autorimproveri, l’auto-aggressività, ma anche l’irritabilità dei melanconici, che sono individui molesti, i quali si vittimizzano, quasi come se fossero sempre gli altri i responsabili di qualche ingiustizia nei loro confronti.
Questo saggio è ancora di attualità?
Si. L’intuizione freudiana che nella melanconia vi sia un’aggressione auto-rivolta ha anticipato teorie successive sulla depressione come rabbia non espressa o indirizzata contro il Sé.
Una mancata soluzione del lutto può portare alla melanconia, cioè alla depressione?
Si. Oggi, si riconosce che il lutto può diventare patologico. Una mancata risoluzione del lutto può avere implicazioni a lungo termine per la salute mentale, conducendo a stati depressivi gravi che riflettono molti degli aspetti descritti da Freud nella melanconia.
Dr. Giuliana Proietti,
Fonte principale: Concato, Manuale di psicologia dinamica, AlefBet
Immagine: Pixabay
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA
ONLINE
La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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