Louise Bourgeois, l’arte e la psicoanalisi
Nel 1958, all’età di 47 anni, la Bourgeois scrisse una lista dei suoi fallimenti:
“Ho fallito come moglie / come donna / come madre / come padrona di casa/ come artista / come donna d’affari”, e così via.
Compilò anche una lista di “sette semplici modi per farla finita” così come la lista delle sue paure: “Ho paura del silenzio / del buio / di cadere /dell’ insonnia / del vuoto …”
E parla anche dei suoi sentimenti circa l’analisi: “L’analisi è un lavoro / è una trappola / è un privilegio / è un lusso / è un dovere … è uno scherzo / mi rende impotente / mi fa sentire come un poliziotto / è un brutto sogno … ”
Molti dei suoi scritti sono dei proponimenti: “Non rischiare troppo / Non nascondere troppo / Non trascurare troppo …”
La Bourgeois si chiedeva: “Che cosa vuoi / sai che cosa è / sai se è possibile averlo? Se non lo sai, perché non lo sai/ stai cercando un oggetto sostitutivo? Perché? /quale?”
Su un altro foglio invece ha scritto: “Essere ferita. Paura di essere ferita, ferire prima di essere ferita, cosa ferisce?” (Le risposte: “essere abbandonata / criticata / attaccata / subire richieste eccessive / essere usata/ essere rifiutata …”)
Questi inventari emotivi, con tutta la loro logica ingarbugliata, erano per la Bourgeois un modo per riflettere su di sé, per elaborare i suoi pensieri.
Fu il critico d’arte Peter Frank ad incoraggiarla a scrivere queste libere associazioni e non il suo terapeuta Lowenfeld:
“Non è né la mia terapia, né mio dovere”, scrisse infatti in riferimento al suggerimento avuto da Frank:
“Scrivo perché ho sempre pensato che se la gente mi conoscesse davvero, mi amerebbe di più. Scrivo o faccio sculture, per essere amata (per quello che sono)”.
Una mera illusione, tanto che l’artista stessa, dopo aver fatto diventare parole i suoi pensieri, era la prima a dare loro scarso valore, come scrisse in anglo-francese, evidentemente per se stessa:
“Tout de mes notes seems remote + foreign except when in the process of being written, they communicate nothing not even to me.”
La Bourgeois considerava l’arte come la sua parallela “forma di psicoanalisi”, capace di offrirle un accesso privilegiato e unico all’inconscio, così come una forma di liberazione psicologica.
Una intervista sulla violenza domestica
ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE
Su un pezzo di carta rosa si legge:
“L’arte è una garanzia di salute mentale”.
La sua arte era riparativa, una forma di rammendo mentale. Sua madre era stata una restauratrice di arazzi e la Bourgeois fa infatti spesso riferimento al ragno che tesse una fragile tela.
In Maman (1999), la Bourgeois mette un massiccio ragno a guardia di un uovo. (L’opera è stata in mostra nel giardino del museo Freud).
Nelle sue opere, l’artista segue le orme di sua madre nella tessitura, un’arte che Freud, in una delle sue ipotesi, pensava fosse stata inventata dalle donne come prodotto inconsapevole della “invidia del pene” (perché i risultati imitano i peli che nascondono i genitali).
La Bourgeois si identificò nel soggetto isterico e compose sculture su misura, come Arch of Hysteria (1993), che fa riferimento al “vortice di isteria” (sic) in cui si trovò spesso coinvolta.
Autori:
Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
L’artista era molto al dentro dei concetti psicoanalitici, che devono essere presi in considerazione per capire a fondo il suo lavoro. Spesso, ad esempio, annotava alcuni pensieri, tratti dagli scritti psicoanalitici che leggeva, anche se alla fine l’artista si convinse che l’analisi aveva poco da offrire all’artista.
“La verità è che Freud non ha fatto nulla per gli artisti, o per il problema dell’artista, il tormento dell’artista”,
ha scritto la Bourgeois nel saggio”Freud’s toys”.
“Essere un’artista comporta qualche sofferenza – scrive – Ecco perché gli artisti si ripetono, perché non hanno accesso ad una cura “.
Lowenfeld morì lasciando incompiuta l’analisi della Bourgeois, ma evidentemente non il suo dolore, che continuò invece ad alimentare il suo lavoro.
Nel suo saggio “Dostoevesky e il parricidio” (1926), Freud stesso del resto aveva ammesso:
“Di fronte al problema dell’ artista creativo, la psicoanalisi deve deporre le sue armi.”
Giuliana Proietti
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Fonte:
Analysing Louise Bourgeois: art, therapy and Freud, The Guardian
Libri in italiano di Louise Bourgeois: Distruzione del Padre Ricostruzione del padre, Scritti e interviste 1923 – 2000, (traduzione di Marcella Majnoni e Giuseppe Lucchesini, pp. 442 Quodlibet
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
Per appuntamenti:
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