L’esperimento del ponte dell’amore
Il ponte dell’amore
Alcuni uomini, mentre stavano attraversando un ponte, venivano avvicinati da una donna attraente che chiedeva loro di compilare un questionario. Gli uomini erano stati selezionati in base al loro alto livello di emotività, che nella condizione si aggravava in quanto il ponte era ondeggiante, aveva i corrimano molto bassi e vi erano 230 metri di dislivello sul fiume sottostante.
Dopo che gli uomini avevano finito di compilare il questionario, la donna dava loro il suo numero di telefono e gli diceva che potevano chiamarla, se volevano sapere qualcosa in più sullo studio.
Altri uomini dovevano invece attraversare un altro ponte, a metà del quale anche in questo caso venivano avvicinati da una ricercatrice. La differenza era che questo ponte era stabile, non ondeggiava ed era collocato pochi metri sopra un piccolo torrente.
La domanda è questa: quanti uomini hanno effettivamente richiamato la donna attraente?
Nella situazione del ponte stabile lo hanno fatto solamente 2 dei 16 partecipanti. Al contrario, degli uomini che erano passati per il ponte traballante, hanno chiamato 9 su 18. Quindi, qualcosa nel ponte traballante deve aver reso gli uomini più propensi a chiamare.
La paura si è trasformata in attrazione?
La spiegazione di Dutton ed Aron è stata questa: è il modo in cui classifichiamo le sensazioni che proviamo ad essere importante, non sono le sensazioni stesse. In questo esperimento, gli uomini sul ponte traballante erano più stressati e nervosi di quelli sul ponte stabile. Essi dunque hanno interpretato le loro sensazioni corporee come attrazione, il che li ha resi più propensi ad effettuare la chiamata.
Quindi: la paura si era trasformata in attrazione.
Questa spiegazione è controversa, perché gli studi successivi hanno dimostrato che è raro essere in grado di reinterpretare una emozione negativa come la paura in una positiva come l’attrazione. Infatti, alcuni studi hanno chiaramente dimostrato che questo non accade (Zanna et al., 1976).
Tuttavia, possiamo reinterpretare una emozione positiva in una diversa emozione positiva, e lo stesso avviene per le emozioni negative.
Certamente le sensazioni corporee neutre possono essere interpretate in entrambi i modi. Ecco perché possiamo bere una tazza di caffè forte e avvertire il suo effetto eccitante come uno stato di euforia o di irritazione, a seconda di come sta andando la nostra giornata.
Per un esempio più estremo, possiamo pensare alla sensazione fisica di salire sulle montagne russe. Non è dissimile dall’ essere aggrediti. Si suda, tremano le ginocchia, aumentano i battiti del cuore e le viscere si allentano. Ma per avere questa esperienza le persone sono disposte a pagare, mentre pagherebbero per evitare l’altra.
Naturalmente le conseguenze di ciascuna esperienza e la relativa interpretazione sono molto diverse.
Tornando alla domanda originale: la persona che sta parlando in pubblico cercando di spiegarsi la sua emotività come una forma di eccitazione positiva per l’attesa, è probabile che farà meglio di un’altra che invece interpreta questi segnali come il desiderio di scappare e di nascondersi.
Allo stesso modo, l’atleta che prova ansia da prestazione e che cerca di indirizzarla verso la gara, farà meglio dell’atleta che consente all’ansia di sopraffarlo.
Le nostre emozioni non sono solo cose che succedono dentro di noi, che sgorgano dal profondo, su cui abbiamo poco o nessun controllo. Come accade per i pensieri di cui siamo consapevoli, il loro effetto sul nostro comportamento dipende da come le interpretiamo.
Le emozioni non sono l’opposto della razionalità, sono parte integrante della razionalità e rispondono al nostro modo di pensare. Sebbene gli esperimenti Dutton ed Aron potrebbero non essere validi, è valida l’idea che li ha motivati: come etichettiamo e interpretiamo le nostre sensazioni può cambiare radicalmente il nostro modo di viverle.
Dr. Jeremy Dean
Link all’articolo originale: How To Encourage People To Change Their Own Minds, PsyBlog
Riproduzione autorizzata
Leggi l’originale:
What “The Love Bridge” Tells Us About How Thoughts and Emotions Interact
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Jeremy Dean
è un ricercatore presso lo University College London.
E’ laureato in legge e in psicologia. In precedenza ha lavorato anche nel mondo di Internet.
il campione mi sembra piuttosto basso per poter trarre conclusioni che abbiano una valenza minimamente scientifica. se l’esperimento fosse stato condotto sugli stessi soggetti in due momenti diversi avrei avuto meno dubbi sui risultati dell’esperimento