L’esercizio fisico aiuta la memoria?
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Negli ultimi dieci anni, vari studi condotti su persone e animali hanno dimostrato che l’esercizio fisico migliora la capacità di apprendere e ricordare, anche se non si è ben compreso il perché.
Un nuovo studio, pubblicato sull’edizione di maggio di PLoS One probabilmente colmerà questa lacuna. Il campione era composto di 81 donne giovani e sane, di madrelingua tedesca. Il campione è stato poi diviso in tre sottogruppi: ogni sottogruppo doveva indossare delle cuffie e ascoltare per 30 minuti delle liste di parole abbinate, di cui una era un comune sostantivo tedesco, l’altra il suo equivalente in polacco. Le donne sono state invitate a memorizzare la parola sconosciuta, ascoltando le parole in condizioni molto diverse.
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Un gruppo infatti ha ascoltato le parole dopo essersi seduto in silenzio per 30 minuti. Un secondo gruppo ha invece fatto movimento su una cyclette ad un ritmo rilassato, per 30 minuti, dopo di che si è seduto ed ha indossato le cuffie. Il terzo gruppo ha pedalato sulla cyclette ad un livello moderato, per 30 minuti, mentre indossava le cuffie per ascoltare le parole nuove.
Due giorni dopo, le donne hanno completato il test sulle parole nuove imparate. Tutte ricordavano in realtà alcune parole nuove, ma le donne che avevano pedalato sulla cyclette mentre ascoltavano le parole nuove hanno avuto risultati migliori. Al secondo posto si sono classificate le donne che avevano pedalato ad un ritmo rilassato.
Questo risultato contrasta significativamente con i risultati di un altro nuovo studio sulla formazione della memoria in relazione all’esercizio fisico, presentato a maggio in occasione della riunione annuale della American College of Sports Medicine di Indianapolis.
Questo altro studio riguardava 11 studentesse, che dovevano leggere un capitolo corposo, tratto da un libro di testo universitario in due occasioni: una volta sedute in silenzio e, un altro giorno, mentre si esercitavano su una macchina ellittica per 30 minuti. Subito dopo ogni sessione, le studentesse sono state testate sul materiale che avevano appena letto. Sono state poi testate nuovamente il giorno successivo.
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In questo altro studio, come si diceva, l’esercizio fisico non ha aiutato i ricordi delle donne, almeno nel breve termine. I loro punteggi ai test sono stati infatti peggiori in confronto al test di memoria condotto subito dopo l’esercizio fisico, rispetto ai punteggi ottenuti mentre erano in silenzio. Quando però le donne il giorno successivo sono state sottoposte nuovamente a test si è visto che a questo punto non vi erano più differenze nei punteggi: esse avevano cioè recuperato il gap.
Il messaggio di questi studi sembrerebbe che i tempi di esercizio e intensità interagiscono per influenzare la formazione della memoria, ha detto Maren Schmidt-Kassow, professoressa presso l’Istituto di Psicologia Medica della Goethe University di Francoforte, in Germania, che ha condotto lo studio su ciclismo dolce e memoria. L’esercizio durante l’apprendimento è, nel suo studio, significativamente più efficace sulla memoria dell’esercizio svolto in anticipo sui tempi di apprendimento, così come rispetto alla totale assenza di esercizio.
Probabilmente è l’eccitazione fisiologica che contribuisce ad attivare il cervello per l’assunzione di nuove informazioni e che codifica tali informazioni in ricordi. Se l’esercizio è più vigoroso, tuttavia, esso può stimolare eccessivamente il corpo e il cervello, monopolizzando le risorse attentive della mente e lasciando così meno spazio alla creazione di memorie solide.
Questa teoria aiuta anche a spiegare perché, in entrambi gli studi, il richiamo della memoria era migliore un giorno o due dopo l’esercizio fisico, quando l’eccitazione fisiologica era ormai scomparsa.
Naturalmente, i misteri della memoria umana restano, in linea di massima, misteri. Questi nuovi studi non spiegano come, per esempio, a livello molecolare, l’esercizio influenzi la creazione di memorie individuali. E’ probabile che, come parte del processo di eccitazione, l’esercizio fisico stimoli il rilascio di alcune sostanze chimiche nel cervello che influenzano la formazione della memoria, ma ancora la ricerca non si è espressa chiaramente su questo punto.
Dr. Walter La Gatta
Fonte:
New York Times
Immagine:
Unsplash
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Dr. Walter La Gatta
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
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