Le origini preistoriche della sessualità moderna (Sex at Dawn)
ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE
Sex at Dawn, in italiano In principio era il sesso, è un libro uscito in lingua originale nel 2010, tradotto in oltre 15 lingue fra cui la nostra, ed è ormai un classico, seppure controverso, sull’evoluzione dei sistemi di accoppiamento umani.
Gli autori del libro, Christopher Ryan e Cacilda Jethá, lui psicologo, lei psichiatra, attaccano in questa trattazione il matrimonio convenzionale e sostengono che la monogamia sia una invenzione umana, mentre avere più partner sessuali sarebbe la normalità nell’ambiente naturale.
Gli autori ritengono che gli psicologi evoluzionisti abbiano proiettato ipotesi e credenze moderne su società precedenti e che sia una falsa ipotesi quella per cui la nostra specie sia sempre stata principalmente monogama. (Gli psicologi evoluzionisti pensano infatti che la coppia monogama sia stata la migliore, dal punto di vista evolutivo, per permettere la sopravvivenza della specie).
Nonostante le significative critiche alla ricerca, al ragionamento e alle conclusioni di Sex at Dawn, il libro ha ricevuto elogi da molti recensori, non ultimo il famoso Dan Savage, che ha scritto: ” Sex At Dawn è il libro più importante sulla sessualità umana da quando Alfred Kinsey pubblicò Sexual Behavior in the Human Male nel 1948″.
Contrariamente alla ricezione dei media popolari, studiosi e accademici hanno recensito Sex at Dawn in modo ampiamente negativo.
Ryan stesso ha raccontato di aver inizialmente provato a pubblicare il libro con il prestigioso editore Oxford University Press, ma che l’opera sia stata respinta dal comitato scientifico di redazione.
Coloro che non hanno apprezzato il libro sono stati critici sia sulla metodologia utilizzata, sia nelle sue conclusioni; i loro commenti sono apparsi in recensioni di libri, riviste accademiche sottoposte a revisione paritaria, articoli nella stampa popolare, così come in blog autopubblicati.
Sostanzialmente la maggior parte degli studiosi ha ritenuto questo libro una frode pseudo-scientifica, intellettualmente miope e ideologicamente guidata.
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Vale dunque la pena leggere una intervista a Ryan del 2020 su cosa volevano sostenere gli autori, intervista rilasciata a Next Nature a dieci anni di distanza dall’uscita del libro. Segue una sintesi e un adattamento dei contenuti dell’intervista.
Terapeuti di Psicolinea:
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Dr. Walter La Gatta - Tel. 348 3314908
I cacciatori-raccoglitori, che sono stati i nostri antenati per oltre il 98% della nostra esistenza sul pianeta, avevano una comprensione molto diversa della proprietà e del possesso rispetto a noi. È molto importante capirlo.
Oggi la nostra società si basa sulla nozione di proprietà. Proprietà privata. Possiedi la tua casa o la affitti dalla persona che la possiede. Se il proprietario della casa ha un mutuo, ne è proprietario solo in parte, la banca possiede il resto. Possediamo debiti, possediamo credito, possediamo terra, possediamo i diritti sull’acqua.
I cacciatori-raccoglitori itineranti, invece, sopravvivevano semplicemente cooperando e condividendo. È un concetto che gli antropologi chiamano “feroce egualitarismo”. Ciò significa che al centro della struttura sociale c’era la convinzione, ferocemente difesa, che fossero tutti sulla stessa barca e che l’unico modo per sopravvivere era condividere e aiutarsi a vicenda.
Secondo Ryan questo è un dato supportato dai resoconti del primo contatto con le civiltà primitive, che si evince, ad esempio, dalle lettere che Cristoforo Colombo scrisse al re e alla regina di Spagna quando arrivò per la prima volta a Espanola o da studi sulla società africana contemporanea, in cui ci sono espressioni come “il posto migliore per conservare il cibo in più è nello stomaco dei tuoi amici”.
I cacciatori-raccoglitori non avevano giardini, non avevano case, non avevano animali domestici, non avevano risorse accumulate di alcun tipo.
Si muovevano nell’ambiente, trovando ciò di cui avevano bisogno dove andavano. Se c’era una pentola, questa veniva condivisa, e questo rendeva la vita più facile a tutti, facendo a turno per trasportarla.
Nelle società di cacciatori-raccoglitori a volte si aveva successo quando si andava a caccia, ma il più delle volte non ci si riusciva.
Se si tronava a casa dopo aver ucciso un’antilope, non essendoci refrigerazione, non c’era modo di conservare quella carne. Quindi la carne si condivideva. In questo modo il gruppo sociale rimaneva coeso, cooperativo, forte e di beneficio per tutti.
La sessualità funzionava allo stesso modo: se non c’era la proprietà privata, allora perché doveva essere importante sapere chi era il padre biologico di un bambino?
Prima dell’agricoltura, dunque, il sesso era relativamente promiscuo e la paternità non era una preoccupazione.
Al contrario, le interazioni sessuali fra i vari membri rafforzavano il legame di fiducia nei gruppi, piuttosto che causare gelosia: l’equilibrio sociale e l’obbligo reciproco erano rafforzati proprio da queste interazioni sessuali giocose.
Con il passaggio all’agricoltura, tutto cambiò. Per la prima volta nella nostra specie, le persone possedevano terreni, edifici e animali. E quando si parla di persone, si parla ovviamente di uomini, non di donne.
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Il cambiamento comportava un drammatico passaggio di potere a determinati uomini e questo creò, per la prima volta, gerarchie politiche, dove ricchezza e potere andavano a braccetto.
Il motivo per cui la paternità divenne importante fu perché c’era una proprietà da trasmettere ai figli. Senza quella proprietà, non c’era preoccupazione.
Non c’era schiavitù tra i cacciatori-raccoglitori, mentre con l’introduzione dell’agricoltura c’erano case e terreni di proprietà. E le donne, a quel punto, entrarono in questo concetto di proprietà e divennero proprietà degli uomini.
Il motivo per cui la paternità divenne importante fu perché c’era una proprietà da trasmettere ai figli.
La non monogamia naturale, secondo gli autori, dipende dal fatto che siamo una specie evoluta. Ogni specie intelligente è curiosa e attratta dalla novità. La curiosità fa parte dell’intelligenza, forse è una delle caratteristiche centrali dell’intelligenza. E molti primati, non solo gli umani, sono attratti dalla novità nei partner sessuali.
Inoltre, in quanto animali, fa parte della nostra natura cercare nuovi partner per stimolare una salute genetica più vigorosa nella nostra prole, non in modo consapevole, ma la selezione naturale ci spinge a cercare nuovi partner.
Ad esempio, se introduciamo una scimmia maschio in un gruppo di scimmie femmine, tutte ne sono attratte. Non importa quanto sia grande, non è importante il suo colore o il suo grado di dominanza sociale: le scimmie femmine sono attratte dalla semplice novità.
Del resto, non è vero che la passione sessuale svanisce quando svanisce la novità? L’amore, al contrario, si approfondisce grazie all’intimità, perché ci conosciamo meglio. Secondo i due autori non ha senso dire che amore e sesso debbano sempre coincidere.
Ci viene detto, dicono, che la passione sessuale e l’intimità corrano parallele, ma in realtà esse in un rapporto di lunga durata si allontanano sempre più l’una dall’altra: molte coppie oggi lo sperimentano, ne soffrono e se ne incolpano personalmente, o ne incolpano l’altro/a.
Dice ancora Ryan: “Siamo attratti dalla novità nella musica, nei film, nel cibo, nei viaggi; in praticamente ogni aspetto della nostra vita. Gli esseri umani sono sempre attratti da qualcosa di nuovo. Quindi perché la nostra sessualità dovrebbe essere diversa? Non ha senso”.
Questi, sostanzialmente, sono i concetti che Christopher Ryan e Cacilda Jetha, hanno scritto nel libro “Sex at Dawn”, attaccando a spada tratta la consuetudine alla monogamia, che gli autori considerano niente più che una sorta di saggezza convenzionale, che ha regolato fin qui il comportamento sessuale umano.
Questo non vuol dire che l’amore romantico e la coppia di lungo termine siano meno importanti del sesso, ma gli autori si rifiutano di guardare all’amore come al miglior legame umano possibile.
Autori: Giuliana Proietti - Walter La Gatta
Non che la fedeltà sia impossibile, dicono, ma si tratta di una scelta culturale, volontaria: sicuramente possibile, ma non per questo naturale.
Dr. Walter La Gatta
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Dr. Walter La Gatta
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
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