Adolfine, la sorella di Freud
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La storia di Sigmund Freud è ampiamente conosciuta, ma le vicende delle sue sorelle, e in particolare di Adolfine Freud, restano meno esplorate e racchiudono vicende drammatiche che riflettono le tensioni di un’epoca. Adolfine Freud, una delle quattro sorelle di Sigmund Freud, visse una vita di difficoltà e sacrifici, per poi trovare una tragica fine durante l’Olocausto. Conosciamola meglio.
Adolfine Freud nacque nel 1862 a Freiberg, oggi Pribor, in Repubblica Ceca. Figlia di Amalia e Jakob Freud, Adolfine fu una delle cinque sorelle di Sigmund Freud, che di lei parlava con affetto come di una sorella gentile, ma anche caratterialmente riservata e indipendente. La famiglia Freud si trasferì a Vienna quando Sigmund era ancora giovane, e lì i fratelli crebbero in un contesto di classe media borghese, sebbene economicamente limitato.
Come per molte donne dell’epoca, le sue opportunità furono limitate dalle convenzioni sociali che relegavano le donne a ruoli domestici e sottomessi. Adolfine visse gran parte della sua vita con i genitori e successivamente accanto al fratello, senza mai sposarsi o avere una vita indipendente.
Sigmund Freud mantenne un legame affettuoso con Adolfine e le altre sorelle, sebbene il suo interesse per la psicoanalisi e la sua crescente notorietà lo portarono ad allontanarsi progressivamente dalla vita familiare.
Sigmund Freud aveva 82 anni quando lasciò Vienna, occupata dai nazisti, per andare a Londra con la moglie e i figli, la cognata, il medico e la sua famiglia, oltre a due cameriere di fiducia. In patria lasciava le sue quattro anziane sorelle, che furono tutte deportate.
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Si tratta di un dettaglio poco conosciuto della vita del padre della psicoanalisi, che celebri biografi di Freud, come Ernest Jones e Peter Gay hanno trattato solo di sfuggita. Ed è probabilmente ciò che ha spinto un autore semisconosciuto, macedone, Goce Smilevski verso la celebrità letteraria.
Con il suo romanzo La sorella di Freud l’autore immagina la vita di una delle sorelle più giovani di Freud, Adolfine. Ed è proprio lei la voce narrante di questo straordinario romanzo. Dal campo di concentramento dove è stata rinchiusa Adolfina racconta la storia della sua famiglia, e della Vienna di fine Ottocento e inizio Novecento. Riviviamo così il racconto della sua giovinezza trascorsa in una famiglia che non la sa amare, e del suo grande affetto per il fratello, i sempre più lunghi periodi trascorsi presso la clinica dove lavora Sigmund e dove Adolfina viene in contatto con un’umanità sofferente come lei.
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Sapere se Freud sia in parte responsabile per la morte delle sue sorelle è il fulcro del romanzo, che si apre con una scena in cui vengono inviate le quattro sorelle anziane, tutte over 70, a Theresienstadt, per poi tornare all’infanzia di Adolfine e seguire questa sorella per tutta la sua vita, fino alla fine, quando entra in una camera a gas.
Sappiamo, dalle informazioni d’archivio sulla famiglia Freud, che Adolfine era una bimba malaticcia, che non si sposò mai e che morì a Theresienstadt, un campo di concentramento che non aveva camere a gas.
Martin Freud, figlio di Sigmund, la descrisse una volta come una persona “non molto intelligente.”
Il libro è un’indagine letteraria su ciò che deve essere stato vivere una vita da essere inutile (donna, non sposata, senza figli), ma all’ombra di un fratello-genio.
Il libro prende le difese di Adolfine e delle donne in generale. Freud è raffigurato come l’uomo che, con tutto il suo parlare di incesti, ani e peni, non riesce ad andare oltre i pregiudizi del suo tempo quando si tratta di donne.
“Freud era, in un certo senso, misogino” ha dichiarato Smilevski in un’intervista, aggiungendo che il fondatore della psicoanalisi non si sottopose mai ad un’analisi psicoanalitica e che non cerò mai di capire il proprio rapporto con sua madre.
Smilevski non parla, nel romanzo, del fatto che Freud abbia lasciato l’equivalente di 20.000 dollari alle sue sorelle, o che abbia chiesto a Marie Bonaparte, una influente discepola del Maestro, di ottenere anche per loro il permesso di lasciare l’Austria.
Naturalmente, tutti speriamo che l’abbia fatto davvero, e che non si sia limitato alla sola intenzione di farlo.
In Italia il libro è pubblicato da Guanda.
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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