La relazione fra Sabina Spielrein e Carl Gustav Jung
La Sabina Spielrein che quasi tutti conoscono è quella interpretata dall’attrice Keira Knightley, nel film di Cronenberg A dangerous method. Nel film Sabina è l’isterica che si presenta a Jung e viene da lui deflorata e sculacciata: non è la giovane dottoressa che presentò “La distruzione come causa della nascita” alla Società Psicoanalitica di Vienna nel 1911, né la matura ricercatrice che pubblicò “Le origini delle parole papà e mamma” nella rivista Imago nel 1923, né l’autrice di altre 35 pubblicazioni in tre lingue, che coprono una vasta gamma di argomenti, né è la psichiatra, la psicoanalista, la storica dell’arte, la chirurga, la moglie, la madre, la pianista, la compositrice, la scrittrice, la linguista, l’insegnante, la femminista che fu nella sua vita reale.
Allo stesso modo, pochi sanno che Sabina, ritiratasi nel 1941 a Rostov in Russia fu, insieme alle sue figlie, tra le 27.000 vittime del massacro di ebrei e prigionieri di guerra sovietici perpetrato dai nazisti nell’agosto del 1942.
La vera Sabina Spielrein
Sabina Spielrein nacque nel 1885 in una ricca famiglia ebrea russa. Il matrimonio fra i suoi genitori fu piuttosto turbolento e Sabina subì aggressioni fisiche da parte loro, oltre che probabili abusi sessuali.
Sabina da bambina era già intellettualmente molto dotata, ma aveva sintomi psicosomatici, fantasie sessuali inquietanti e altri problemi psicologici. Nell’agosto del 1904, fu portata all’ospedale Burghölzli, un dipartimento dell’Università di Zurigo, per essere curata da un disturbo isterico che le produceva dei tic e altri movimenti incontrollati del corpo.
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All’epoca il direttore dell’ospedale era Eugen Bleuler, uno psichiatra illuminato che aveva aperto la strada all’idea che un manicomio dovesse essere una comunità terapeutica. Jung era al tempo un assistente medico, anche se poco tempo dopo fu promosso a vicedirettore.
Jung lavorava come psichiatra generico, con un interesse speciale per la schizofrenia, e aveva sviluppato la propria tecnica diagnostica di associazione di parole, che aveva iniziato ad applicare a livello terapeutico. Aveva anche cominciato a leggere Freud ed era interessato al suo approccio, anche se con delle riserve (Jung, 1901).
Tuttavia, quando conobbe Sabina, Jung non aveva ancora preso contatto con Freud e non lo aveva ancora conosciuto personalmente. Il primo resoconto che Jung fece del suo uso delle tecniche psicoanalitiche fu nel ‘Diagnostic Association Studies’, un lavoro da lui pubblicato nel 1906, due anni dopo l’ammissione della Spielrein all’ospedale psichiatrico.
In quella raccolta di saggi, Jung descrisse come aveva iniziato a integrare la sua tecnica di associazione delle parole con l’approccio freudiano sulla libera associazione (Jung, 1906). Non ci sono casi clinici simili a quelli della Spielrein nel libro, e Jung non parla affatto della Spielrein come sua prima paziente psicoanalitica, mentre afferma che la sua prima paziente psicoanalitica fosse stata una governante, le cui idee ossessive erano scomparse dopo tre sessioni di tale trattamento, nell’arco di tre settimane (Jung, 1906).
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Più tardi, nello stesso anno, in una conferenza ad Amsterdam, Jung fornì un ulteriore resoconto del suo approccio con la tecnica delle associazioni mentali. In quell’occasione descrisse i sintomi della Spielrein, che aveva trattato un paio di anni prima, ma lo fece nel contesto dell’illustrazione dell’idea freudiana dell’Edipo complesso. Non incluse i dettagli del suo trattamento. Ci sono altri due resoconti negli scritti pubblicati di Jung relativi alla Spielrein, ma anche qui non viene fornito alcun dettaglio sul trattamento (Jung, 1905).
Quasi cinquanta anni dopo, in Memorie, Sogni, Riflessioni (1963), Jung parlò della storia di una donna ebrea molto intelligente e ricca, che era la nipote di un rabbino visionario. L’unico trattamento che descrisse in questo contesto, consistito in due soli incontri, fu quando l’aveva aiutata a riscoprire la sua fede religiosa. Nello stesso libro, Jung parla di nuovo del suo “primo caso analitico”, anche se questa volta non fa riferimento né della Spielrein, né alla governante che aveva precedentemente descritto, ma a una donna che soffriva di paralisi da 17 anni.
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Durante l’agosto e il settembre 1904 Sabina migliorò rapidamente, tanto che a Ottobre decise di iscriversi alla facoltà di medicina di Zurigo, con il pieno supporto di Bleuler. Aveva anche iniziato ad assistere Jung con i suoi test nell’associazione di parole, nel laboratorio dell’ospedale. Da ottobre in poi, Sabina continuò ad avere periodi intermittenti di agitazione e alcuni sintomi isterici, inclusi dolori ai piedi; tutto si risolse però entro la fine di gennaio. Da allora, fino alla sua dimissione, all’inizio di giugno, Sabina fu residente in ospedale, per sua scelta, per lavorare come assistente di ricerca di Jung e come stagista presso Bleuler.
Lo scarno dattiloscritto dell’ospedale sulla paziente Spielrein vede note di Jung, Bleuler e di un altro dottore senza firma. Sette note sono inerenti alla prima settimana, e sono tutte di Jung. Da queste apprendiamo che il giorno dopo il suo ricovero, Spielrein spiegò che i suoi tic e le sue smorfie erano collegati a pensieri sessuali. Jung registrò che Sabina non poteva osservare qualcuno che veniva umiliato senza eccitarsi e ricorrere alla masturbazione (Minder, 2006). Inoltre, Sabina aveva rivelato a Jung che suo padre l’aveva “colpita più volte sulle sue natiche nude … di tanto in tanto”.
Il giorno seguente, Spielrein spiegò che il suo senso di vergogna, presente fin dall’infanzia, era sorto dall’eccitazione sessuale provocata dalle percosse del padre. Quattro giorni dopo, Spielrein ricordò che una volta aveva avuto un “grande spavento” quando aveva sentito che qualcosa (o qualcuno) stava strisciando nel suo letto. Jung, tuttavia, sembra non aver voluto approfondire questo dettaglio ma, da quanto si legge, preferì concentrarsi sulla morte della sorella di Sabina, solo un anno prima, che aveva lasciato “un segno terribile su di lei”. Scrisse poi qualcosa sulle sue credenze religiose.
Due cose sono evidenti; la prima è che Jung seguì con Sabina uno stile convenzionale di anamnesi psichiatrica, evidentemente spostandosi da una domanda all’altra, piuttosto che invitarla ad approfondire gli argomenti che sembravano avere maggiore portata emotiva per lei (Aaslestad, 2009). L’altra è la disattenzione di Jung sulle suggestioni relative all’abuso sessuale. Nel suo commento a queste note, Bernard Minder ha osservato: “Mi sembra molto sorprendente che l’incesto non sia mai stato introdotto nella discussione» (Minder, 2001). Questa disattenzione è continuata per tutto il ricovero. Alla fine di gennaio, Jung aggiunse circa nove annotazioni in cartella clinica.
In seguito si allontanò dall’ospedale, per prestare servizio militare e per altri motivi, tra cui la nascita della sua prima figlia. Gran parte del trattamento della Spielrein presso l’ospedale psichiatrico consisteva in cure infermieristiche, coinvolgimento nelle attività sociali dell’ospedale e separazione dalla sua famiglia.
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Nella cartella clinica a volte ci sono intervalli di due o tre settimane tra le annotazioni. Diversi appunti di Jung registrano episodi di agitazione o notano il suo miglioramento crescente. Altre voci sembrano riassumere conversazioni più lunghe; ma queste non iniziarono fino a metà ottobre, quando la Spielrein era già molto migliorata, aveva deciso di frequentare la facoltà di medicina e stava assistendo Jung nel suo lavoro di laboratorio.
Poiché Jung era al tempo un medico senior, responsabile di 400 pazienti ricoverati, è improbabile che possa aver scritto molto di più di quello che è stato trovato su Sabina. Inoltre (con un’eccezione) non c’è traccia di quanto tempo Jung dedicasse a ogni incontro con Sabina (Minder, 2006). Un riferimento, a settembre, sul fatto che la presenza di Jung potesse calmare la Spielrein “per ore” è stato interpretato nel senso che lui si intrattenesse con lei per diverse ore. Tuttavia, il tedesco è ambiguo ed è anche probabile che una sola visita di lui potesse farla rimanere calma per ore.
In una nota dell’8 gennaio, Jung descrisse una “analisi di tre ore”, quando Spielrein aveva parlato ancora una volta delle sue percosse e di come l’avessero eccitata. È probabile che Jung avesse iniziato la sessione con i test di associazione delle parole, per poi continuare la seduta vera e propria. Esiste un rapporto indipendente sul trattamento della Spielrein, da parte di uno studente di medicina russo che lavorava nell’ospedale, Feiga Berg, che racconta come Jung eseguiva in effetti i test di associazione delle parole, prima di “persuadere” la Spielrein a parlare delle associazioni che queste rivelavano (Berg, 1909)
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Jung non registrò nella cartella clinica che Bleuler aveva scritto al padre di Sabina, insistendo sul fatto che non avrebbe dovuto avere contatti con la figlia, neanche per lettera. La lettera di Bleuler, insieme all’altra sua corrispondenza con la famiglia Spielrein, suggeriscono che lo psichiatra ben comprendesse la probabile natura degli abusi subiti dalla ragazza, e la sua determinazione a prevenirne il loro ripetersi. I suoi interventi, ad esempio, includevano la richiesta che le misure per un vestito nuovo dovessero essere prese da una sarta e non dal padre, e la richiesta che i suoi fratelli e suo padre stessero alla larga da Zurigo. Probabilmente queste misure furono alla base del miglioramento di Sabina.
Quando Sabina confidò alla madre di essersi invaghita di Jung, la signora Eva Spielrein chiese a Jung di indirizzarla a un altro medico, per curare anche questo “sintomo”. In sua presenza, Jung scrisse una lettera a Freud (che non aveva ancora conosciuto) e che poi diede alla madre di Sabina, da consegnare a mano a Freud. Sulla busta scrisse “Da usare se si presenta l’occasione”. Nella lettera Jung descrisse molti dettagli dei sintomi di Sabina, compresa la sua tecnica di masturbazione (strofinarsi le cosce), la sua eccitazione sessuale nel vedere le mani di suo padre e le sue fantasie di essere frustata pubblicamente. I motivi per cui Jung abbia voluto consegnare una lettera di questo tipo a Eva Spielrein sono inspiegabili. Non si capisce se volesse impressionare Freud o la signora Spielrein, o entrambi. Eva Spielrein, in ogni caso, non consegnò la lettera a Freud.
Dai diari della Spielrein, la sua infatuazione sembra essere diventata meno “delirante” durante i suoi primi tre anni alla facoltà di medicina. In questo periodo studiò e strinse molte amicizie. Frequentò anche le lezioni di Jung e probabilmente lo assistette ancora nel suo laboratorio. Jung e la Spielrein avevano sicuramente sviluppato un’amicizia, anche se non è chiaro quante volte si siano incontrati durante questo periodo.
Jung e la Spielrein avevano molti interessi in comune: parlavano ad esempio del loro comune amore per Wagner, e Sabina formulò un giorno la fantasia di concepire con Jung un figlio che avrebbero potuto chiamato Siegfried, e che sarebbe stato “il più grande genio”. Lei gli scriveva lunghe lettere, a volte adoranti, a volte molto intellettuali. Lui sembra che le rispondesse, anche se le sue risposte non esistono più.
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I diversi resoconti di Jung sul “caso” di Spielrein sono contraddittori. Nella lettera che consegnò a Eva Spielrein e nelle due pubblicazioni in cui descrisse i sintomi della Spielrein affermò che il trattamento era finito. Tuttavia, Sabina fu menzionata di nuovo nelle lettere a Freud nel 1906 e nel 1907, e in questi casi scrisse come se lei fosse una paziente con un trattamento in corso.
La Spielrein disse con chiarezza che frequentava Jung come amica e non come paziente, una volta dimessa dall’ospedale. (Carotenuto, 1986). Deidre Bair nella biografia di Jung afferma che Jung era solito offrire “discorsi confidenziali, più volte alla settimana” alla Spielrein (Bair, 2003).
All’inizio del 1906, Jung prese finalmente contatto con Freud, inviandogli il suo recente libro sulle associazioni. La loro amicizia e collaborazione professionale decollò rapidamente. Tra la sua prima lettera a Freud e la crisi con la Spielrein nel 1909, Jung scrisse 65 lettere a Freud: ci sono allusioni alla Spielrein solo in tre di queste, anche se lo scrivente cercò di confondere un po’ le acque.
Nell’ottobre 1906, descrisse i sintomi di una “studentessa russa” che stava “attualmente curando” e che era chiaramente la Spielrein (McGuire, 1974). Più tardi si corresse, insistendo con Freud e con la madre che era stata una sua amica e non una sua paziente. Nel luglio successivo, fornì un resoconto scherzoso di una “giovane donna russa isterica” che voleva avere un figlio con lui. Tre mesi dopo, Jung scrisse per chiedere consiglio a Freud su una signora che era stata “guarita da una nevrosi ossessiva”, ma che ora lo aveva reso oggetto delle sue fantasie sessuali. Jung voleva sapere se doveva continuare a curarla o no. La risposta di Freud non esiste più, ma si pensa che Freud gli abbia offerto qualche consiglio, perché Jung gli rispose per ringraziarlo. È probabile che la signora in questione fosse la Spielrein, ancora una volta mascherata da paziente.
Nei diari di Sabina si legge come Jung avesse iniziato a cercare di analizzare il suo desiderio di avere un figlio. La sua descrizione chiarisce che lui stava ora sperimentando sul serio le interpretazioni freudiane, anche se in ambito formativo, più che in un contesto terapeutico formale (Carotenuto, 1986).
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Nel giugno 1908 Jung e Spielrein iniziarono la loro relazione. La Spielrein racconta che per due volte di seguito Jung si era emozionato così tanto in sua presenza che le lacrime gli avevano rigato il viso. (Lothane, 1999). Confidò a sua madre che stavano avendo rapporti sessuali, sebbene questi rimanessero a un livello tale che non erano “pericolosi”. Forse non c’era penetrazione, per evitare una possibile gravidanza.
Poco dopo, riprendendosi dal parto, la moglie di Jung, Emma, scrisse a Eva Spielrein per denunciare la relazione clandestina della figlia con suo marito. La signora Spielrein scrisse allora a Jung, implorandolo di non rovinare sua figlia. In preda al panico, Jung si rifiutò di vedere Sabina, tranne che negli incontri prenotati al Burghölzli. Sabina frequentò queste sedute per tre volte, prima di perdere il controllo e aggredirlo con un tagliacarte. Jung inviò quindi una serie di lettere offensive a Eva Spielrein. All’inizio ammise di avere avuto una relazione con Sabina, sostenendo che ne aveva tutto il diritto, visto che non aveva mai chiesto un compenso agli Spielrein e che se volevano che il rapporto con Sabina diventasse solo professionale, gli Spielrein dovevano iniziare a pagare la sua parcella. In seguio negò del tutto la relazione. La Sig.ra Spielrein andò a Zurigo per affrontarlo, minacciando di parlarne con il suo capo, Bleuler. Jung si dimise dunque dal suo incarico in ospedale e iniziò la libera professione. In questo periodo scrisse molte lettere a Freud per difendersi contro la possibilità del disonore.
La corrispondenza tra Freud e Jung sull’affare Spielrein nel 1909 è ben conosciuta. Jung inizialmente riferì a Freud che si trattava di una ex paziente che stava cercando di calunniarlo, ma negò che ci fosse stata una relazione. Ben presto si rese conto che questo inganno non era più possibile, dal momento che la Spielrein aveva cominciato a scrivere lei stessa a Freud. Jung spiegava che la Spielrein era stata il suo banco di prova con la psicoanalisi, che si era sentito obbligato a diventare suo amico, che non aveva capito sin dall’inizio che la Spielrein stava pianificando spietatamente di sedurlo. Jung disse inoltre a Freud, per giustificarsi, che era stato incoraggiato a provare la ‘poligamia’ dal suo collega anticonformista Otto Gross (e dunque non era una sua idea).
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Nelle settimane successive, Freud ricevette altre lettere dalla Spielrein, con allegate alcune lettere d’amore di Jung, il quale insisteva per fissare un incontro personale. Freud cercò dapprima di coprire l’amico e collega nascondendo alla Spielrein quanto sapeva da Jung sulla relazione, ma evitò anche di dire a Jung quanto aveva saputo dalla Spielrein. Fu solo anni dopo che Freud confessò alla Spielrein che le sue rivelazioni erano state per lui un punto di svolta nella sua valutazione di Jung: “Il suo comportamento era troppo cattivo. La mia opinione è cambiata molto da quando ho ricevuto quella prima lettera da lei» (Carotenuto, 1986).
Nello stesso anno, lei e Jung ripresero ancora una volta la relazione sessuale, anche se Jung si altalenava tra appassionate dichiarazioni d’amore e momenti di freddezza. Il loro ultimo incontro fu nel dicembre 1910; il mese dopo Sabina si laureò in medicina. Decise di lasciare immediatamente Zurigo e trascorse i mesi successivi a studiare storia dell’arte a Monaco e a scrivere il suo primo saggio. Sappiamo che incontrò ancora Jung una sola volta, ma non si sa in quale contesto.
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A Vienna, la Spielrein strinse una calda amicizia con Freud. In seguito si sposò e si trasferì a Berlino, dove ebbe la sua prima figlia. Prese le parti di Freud nella rottura con Jung, anche se cercò di convincere Freud a evitare quella rottura. Ammise nelle sue lettere a Freud di essere ancora innamorata di Jung, il che generò crescente impazienza in Freud, che tentò di persuaderla a “scoprire l’odio” che giaceva in realtà dietro i suoi desideri (Carotenuto, 1986).
Per convincerla ad allontanarsi da lui, fece anche fatto appello al suo senso di identità: “Ebrei siamo ed ebrei rimaniamo. Gli altri ci sfrutteranno solamente, e mai riusciranno a comprenderci o apprezzarci” (1986). Spielrein continuò la corrispondenza con Freud per molti anni. Decise di tornare in Russia nel 1923, per promuovere la psicoanalisi.
La Spielrein corrispondeva anche con Jung riguardo alle sue teorie. In uno scambio di lettere con lui dal 1917 al 1919, cercò di persuaderlo a riconoscere la grandezza di Freud e accettare che le idee di Freud, così come le sue e quelle di Adler, potessero essere viste come prospettive diverse sulla stessa cosa: la spinta evolutiva alla riproduzione.
L’affermazione che la Spielrein sia stata la fonte junghiana del concetto di “anima” è stata tramandata da Carotenuto, che lo suggerì per primo e da John Kerr, il quale successivamente affermò di aver trovato prove che lo confermavano. Le prove di Kerr sono in realtà estremamente scarse (Kerr, 1993).
Basò infatti la sua argomentazione sul racconto di Jung in Ricordi, sogni, riflessioni, sulla ricerca di una personalità femminile separata dentro di sé, che parlava con “la voce di una paziente”. Descrisse questa paziente come “una psicopatica di talento che aveva un forte transfert verso di me» (Jung, 1963). Questa voce continuava a criticare le sue teorie, dicendogli “È arte” (e dunque non scienza).
La Spielrein potrebbe aver dato a Jung l’idea al centro della sua filosofia: quella dell’individuazione. Durante la sua infanzia, adolescenza e fino ai 30 anni, Spielrein era stata infatti ossessionata dall’idea di avere una “vocazione più alta” e che la sua vita sarebbe stata soddisfacente solo se avesse scoperto di cosa si trattava. È un’idea che appare in tutti i suoi diari.
Durante i suoi anni alla facoltà di medicina, questo sogno era collegato alla speranza che lei e Jung avessero potuto concepire un figlio di nome Siegfried. Più tardi, attraverso una formidabile autoanalisi registrata nel suo diario, preferì applicarsi alla creazione di una teoria che avesse potuto cambiare il mondo, collegando il sesso con la morte, cosa che tentò nel suo articolo ‘Distruzione come causa della nascita’. Freud fu ispirato da questo scritto per formulare la sua teoria sulla pulsione di morte.
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In conclusione, ci sono poche o nessuna prova che Jung abbia intrapreso la psicoanalisi della Spielrein durante il suo ricovero in ospedale nel 1904-1905. È molto probabile che abbia invece usato i test di associazione di parole, cui seguiva la richiesta di parlare dei complessi scoperti.
Probabilmente il regista di Jung fu Eugen Bleuler, il cui intervento fu determinante nel rapido miglioramento durante il ricovero di Sabina in ospedale. Come Bleuler aveva capito, la Spielrein era stata vittima di abusi sessuali all’interno della sua famiglia, qualcosa che Jung invece non capì o volle ignorare. Jung non ebbe mai in terapia la Spielrein dopo che lei fu dimessa dall’ospedale, anche se divenne suo amico.
La loro relazione iniziò a causa dei tentativi di Jung di analizzare il desiderio di Sabina di avere un figlio da lui (Jung in realtà aveva già altre relazioni e continuò a farlo). L’intensa relazione di Jung con la Spielrein fu breve e durò circa cinque mesi. Su circa 40 lettere che le scrisse, solo in quattro lettere, durante l’estate del 1908, Jung le espresse sentimenti di amore.
L’intervento di Freud non aiutò Spielrein e Jung a porre fine alla loro relazione. Jung decise di interromperla a causa della sua paura del disonore e del biasimo pubblico che questa storia avrebbe potuto procurargli, ma dopo la crisi i due ebbero ancora incontri sessuali intermittenti per un po’ di tempo.
Tuttavia, Sabina si era stancata dei suoi sbalzi d’umore e della sua promiscuità. Quando si laureò in medicina, all’inizio del 1911, lasciò Jung e Zurigo di sua iniziativa. Incontrò Jung una sola volta dopo questo addio. Ci sono dubbi sul fatto che Jung si sia ispirato effettivamente a lei nel formulare il suo concetto di “anima” mentre è più sicuro che Freud prese il concetto della pulsione di morte da lei, anche se lo applicò a qualcosa di assolutamente
diverso. Tuttavia, Sabina probabilmente influenzò Jung sull’idea dell’individuazione.
La Spielrein andrebbe ricordata per l’amplissimo ventaglio di contributi innovativi che dette alla teoria psicoanalitica e per il suo lavoro nell’integrazione del pensiero psicoanalitico con studi di sviluppo infantile, linguistica e psicologia dell’educazione, e non solo per questa breve quanto intensa relazione con Jung.
Fonte principale:
John Launer (2015) Carl Jung’s relationship with Sabina Spielrein: a reassessment, International Journal of Jungian Studies, 7:3, 179-193, DOI:
10.1080/19409052.2015.1050597
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
Per appuntamenti:
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