La prima volta
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Esiste la convinzione che la donna “perda il suo fiore” la prima volta che viene penetrata. Ma non si perde l’imene come si perderebbe una chiave. Si tratta del residuo di una membrana, programmato per autodistruggersi, che cristallizza molte angosce e soprattutto pregiudizi. Piccola rassegna di idee sbagliate, giusto per mettersi l’anima in pace.
Quasi tutte le ragazze vivono nella paura della “prima volta”: qualcuno ha detto loro che avrebbero sentito dolore e sanguinato. Le ragazze crescono in previsione di un evento necessariamente spaventoso: il giorno in cui il pene, come un coltello, le perforerà… Inoltre, che sorpresa. Il giorno arriva … e molto spesso “niente di particolare”. Niente sangue e niente dolore (se il pene è stato correttamente lubrificato).
La parola imene, di origine greca, significa “membrana” e fa riferimento ad un dio coronato di fiori che tiene una torcia in una mano e un velo da sposa nell’altro. A parte il suo significato, la parola viene usata – per abuso linguistico – per descrivere qualcosa che non è assolutamente un velo… Ma piuttosto un’apertura con delle piccole escrescenze in eccesso (1).
Sono i residui di una membrana che si distrugge naturalmente. Il processo di distruzione ha inizio poco prima della nascita.Gérard Zwang, pioniere della ginecologia moderna:
In altre parole, l’imene non ha nulla a che fare con una membrana impermeabile che potrebbe scoppiare, forarsi, bucarsi o “esplodere.
L’imene non ottura la vagina. Inutile andarci con la piccozza.
L’ imene “imperforato” è un mito?
Nelle immagini di Google, è comune imbattersi in immagini spaventose dell’imene simili a porte ermeticamente chiuse … Le porte bunker sono definite “imene imperforato “. Esse sono spesso affiancate a quelle che rappresentano un imene perforato. Come se ci fosse un prima e un dopo …
Gérard Zwang:
“ Che l’imene sia il tappo della vagina fa parte delle fobie infondate, come la vagina dentata. L’imperforazione è una malformazione rara. Non l’ho mai vista, né mai ne ho sentito parlare in 40 anni di pratica. Il classico sintomo rivelatore è l’ematocolpo, vale a dire l’accumulo di sangue delle prime mestruazioni nella vagina. Si deve intervenire, si dice, per fare una deflorazione artificiale. Atto chirurgico eroico che non ho mai visto citato nei miei atti professionali … Inutile dire che nessuna donna mantiene questa imperforazione nell’età adulta . “
Per riassumere: l’imene imperforato è raro come l’asino che vola. Se l’avete, andatevi a registrare al Guinness dei primati.
E l’imene cribiforme?
Quando si digita “imene” su internet, viene un brivido lungo la schiena. Con la scusa di informare le donne, le immagini mediche contribuiscono a diffondere il terrore. Esse comprendono cinque categorie generali di imene.
L’anulare (una membrana di colore rosa con un piccolo foro di 11 mm di diametro), il cribiforme (una membrana rosa con piccoli fori), il separato (una membrana rosa aperta con una linguetta al centro), l’imperforato (una membrana intatta) e il forato (una membrana aperta con pezzettini appesi).
Questo tipo di modelli inducono naturalmente le ragazze vergini a pensare di avere una probabilità su quattro di avere l’imene imperforato … O il cribiforme, un po’ meno rassicurante. Per quanto riguarda l’imene perforato, sembra che non sia quello di una vergine … O no ??
Gérard Zwang:
” La membrana persistente è di solito semilunare. È una struttura molto leggera, friabile. La raggiungono dei rami vascolari e nervosi molto sottili. La prima penetrazione (pene, dita, dildo) la fa rompere facilmente. Lascia solo i resti della membrana, tre, quattro, cinque caruncole mirtiformi. Queste sono piccole formazioni triangolari. Dopo dieci o quindici giorni esse sono completamente cicatrizzate, senza dolore. “
Per riassumere: se siete donne normali, vale a dire che avete fatto sport e utilizzato le dita o il manico di un pettine (le ragazze raramente si comprano un dildo per i loro esperimenti), potete star sicure che “la prima volta” è in realtà lontana dall’essere la prima: l’imene ne ha già viste di tutti i colori.
E quando pensate di “offrire” la vostra cosiddetta verginità intatta, ciò che offrite è molto spesso solo il residuo di una membrana che si è rotta in pezzi già molto tempo fa… Normale. Essa ha avuto, fin dall’inizio, non proprio l’aspetto di un bel paio di tende rosa.
La prima penetrazione fa male?
E’ comune attribuire il dolore del primo rapporto alla presenza dell’imene che ostruisce la vagina e che deve essere “lacerato” … Il dolore è in realtà causato dall’assenza di lubrificazione. Il pene (dildo, dita, il manico del pettine…) raschiano le pareti. Fa male, normale. Soprattutto se stringi i denti e dici “Mi farà male.”
Gérard Zwang:
” L’imene è innervato dai recettori sensoriali per fortuna molto sparsi. “ Traduzione: non senti niente, o quasi. Il dolore ha soprattutto origine dalla “distensione per la prima volta dell’apertura vaginale e il passaggio tra i fasci antero-posteriori del muscolo elevatore dell’ano, molto contratti se la novizia è preoccupata, tesa, e, infine, la mancanza di lubrificazione se l’officiante non è riuscito a far bagnare la sua cara, o non ci ha messo la saliva. La stragrande maggioranza delle donne lo sopporta bene, la novizia lo sopporterà tanto meglio quanto maggiore sarà la sua fiducia nel visitatore o se è lei ad aver deciso l’intervento “.
In altre parole, immaginate che il vostro imene abbia finora resistito alle sessioni di bicicletta, di equitazione e di masturbazione, immaginiamo che si presenti sotto forma di tessuto che pende da una parte o dall’altra dell’apertura, immaginiamo che il pene (o dildo, o manico del cacciavite, scherziamoci su) sia poco lubrificato …
Esso tira un pezzo di tessuto che si sta lacerando. Non sentirete granché. O meglio, la vostra mente sarà così occupata da altro (sarete sorprese, o eccitate, o distratte), per cui la disintegrazione dell’imene passerà inosservata.
La “prima volta” fa sanguinare?
Se le donne non hanno mai messo le mani tra le gambe e utilizzato un dildo, una carota, o il manico di un pennello, sì. Le donne perdono due o tre gocce di sangue. Ma non è sempre così. Le percentuali sono difficili da dare.
Nel suo libro, L’Angoisse du morpion avant le coït, (dove si affronta la questione della verginità), il giornalista Antonio Fischetti riporta la cifra del 34% delle donne che sanguinano al primo rapporto. Wikipedia parla di “poco più della metà” non si capisce bene da dove vengano queste stime.
Nei paesi in cui si usa esporre il lenzuolo macchiato, è comune che il marito e la moglie siano complici nel fabbricare la bufala visto che hanno entrambi interesse che gli altri pensino che “è tutto a posto. Un fegato di pollo fresco risolve il caso … E tutti sono felici.
Gérard Zwang:
” L’emorragia si riduce a poche gocce. Purtroppo, non c’è è una statistica (chiedete almeno a 100 delle vostre lettrici), ma un certo numero di donne non sanguina, essendo la membrana totalmente esangue: 10%, 20%? Non lo so … “.
Per concludere: l’emorragia dipende dallo sviluppo dell’irrigazione arteriosa. Di solito è molto scarsa. Inoltre, più si cresce, più l’imene si atrofizza. Le vergini di 40 e 50 anni, dice Gérard Zwang, hanno l’imene che ha l’aspetto di una bandiera alla fine della battaglia, sbiadita e distorta” la membrana è caduta a pezzi“.
In altre parole, quello che alcuni credono di ” prendere ” alle donne non è affatto un bel tesoro. “L’integrità anatomica” di una donna non è che una finzione. L’imene si disintegra naturalmente. È fatto per rompersi. Questi frammenti assomigliano ai tentacoli di un piccolo anemone di mare.
La forma che prende l’imene è quella di un animale marino. Stranamente, il fatto che l’imene sia programmato per mutare in corolla non viene spiegato da nessuna parte. Digitate “caruncole mirtiformi” su Google Image: resterete sorpresi.
Dr. Agnès Giard
Una intervista sulla violenza domestica
ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE
Fonte Immagini:
Atlas du sexe de la femme, di Gérard Zwang, éd. La Musardine.
L’angoisse du morpion avant le coït, di Antonio Fischetti, éd. Albin Michel.
(1) Le foto dell’imene sono disponibili – con le spiegazioni – nell’opera di Gérard Zwang Atlas du sexe de la femme. L’opera, edita nel 2001, è un documento indispensabile per “vedere” ciò che Gérard Zwang spiega nell’opera Le sexe de la femme (1967).
Gli schemi della vagina sono tratti da siti di ginecologia
Traduzione autorizzata, a cura di psicolinea.it
Articolo originale:
Première fois : va-t-il me trouer ou me perdre ? Les 400 culs
Immagine principale:
Imeneo Wikimedia
A8
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Agnès Giard autrice di libri, giornalista e dottore in antropologia, ha lavorato in passato su nuove tecnologie, artisti underground e cultura popolare giapponese, prima di dedicarsi alla sessualità. Nel 2000, è diventata corrispondente per la rivista giapponese SM Sniper con cui lavora da più di dieci anni. Nel 2003 ha pubblicato un libro d’arte in Giappone: Fetish Fashion poi ha iniziato una serie di ricerche che saranno pubblicate in collaborazione con artisti contemporanei giapponesi come Tadanori Yokoo, Makoto Aida, Toshio Saeki, etc. Il suo primo libro, L’Imaginaire érotique au Japon, tradotto in giapponese, è classificato 4 ° tra i libri stranieri più venduti. La sua biografia completa è disponibile qui:
http://sexes.blogs.liberation.fr