La selacofobia, la paura degli squali
Relazione sulle Coppie Non Monogamiche
Pochi animali sono terrificanti per gli esseri umani come gli squali. I denti aguzzi di questi predatori , il loro rapido modo di nuotare accendono delle fantasie che possono creare panico. Ma statisticamente, gli squali costituiscono davvero una minaccia per l’uomo? Sicuramente no, visto che ne vediamo così raramente nella nostra esistenza… Ma allora, perché la gente ha così paura di questi animali?
La galeofobia è l’estrema paura degli squali. Il termine è stato coniato sulla base della parola greca “Galeos” che sta per piccoli squali o gattucci e “Phobos” che significa profondo terrore o paura. La paura degli squali è anche detta selacofobia, dal greco Σελαχοειδή, squalo) ed in italiano questa è la terminologia più usata.
Chi soffre di questa fobia ha molta paura di avvicinarsi a oceani, laghi, fiumi, su navi e barche, o persino di visitare acquari o zoo nonostante il fatto che gli squali siano bloccati in sicurezza dietro robuste vetrate. In alcuni casi, la paura è così grave che l’individuo sviene alla semplice immagine di uno squalo.
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In genere gli squali vengono ritratti come creature feroci o pericolose. Film come Lo squalo (1975), Dark Tide (2011) e Deep Blue Sea (1999) ecc. hanno rappresentato queste creature in una luce negativa creando, di fatto, la fobia.
L’aspetto fisico degli squali è spesso considerato spaventoso, con denti affilati come rasoi e occhi freddi, privi di emozioni. Le loro pinne (che nei film si vedono sporgere dall’acqua) sono considerate “minacciose”. Per i bambini piccoli e gli adulti ansiosi, queste immagini spaventose di creature violente e assetate di sangue, alla costante ricerca di prede umane possono rappresentare una terribile minaccia.
Ciò che innesca la paura sono, in primis, le notizie date dai media riguardo agli avvistamenti di squali, oppure le storie e le immagini di surfisti o nuotatori uccisi a morsi, visti nei film.
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In realtà, gli squali non sono assassini a sangue freddo come viene raccontato; solo 30 specie di squali nel mondo sono effettivamente pericolose o sono note per attaccare gli esseri umani.
David Ropeik, che lavora presso la Harvard University ed è autore del libro “How Risky Is It, Really? Why Our Fears Don’ t Always Match the Facts” (Quanto è realmente rischioso? Perché le nostre paure non corrispondono spesso ai fatti -. Edizione inglese McGraw-Hill Education, 2010) sostiene che non abbiamo solo paura delle cose che potrebbero accaderci, ma anche di come queste cose potrebbero accadere: essere mangiati vivi da un pesce non è esattamente una bella esperienza!
Eppure, statisticamente, abbiamo circa un 1 probabilità su 3.748.067 di morire per l’attacco di uno squalo, secondo l’ International Shark Attack File della University of Florida’s Museum of Natural History. Per mettere le cose secondo la giusta prospettiva, corriamo un rischio molto più elevato di morire per malattie cardiache (1 probabilità su 5), di cancro (1 probabilità su 7 ) o in un incidente d’auto (1 su 84 possibilità) che di essere divorati da uno squalo.
Anche se si frequentano spiagge a rischio durante i mesi estivi, si corre un rischio maggiore per altri pericoli presenti sulla spiaggia che per gli squali. In generale, le persone hanno una possibilità su 1.134 di annegare, una su 13.729 di morire per esposizione al sole (sempre secondo l’International Shark Attack File).
Il nostro cervello, secondo Ropeik, è piuttosto pigro e reagisce sempre nello stesso modo di fronte ai pericoli: prima con le emozioni, poi con i pensieri, ma con le emozioni molto più che con i pensieri.
In altre parole, quando una persona “pensa” agli squali, non pensa a questi animali in modo oggettivo. Come prima cosa, infatti, prova la paura per questi animali e poi, in un secondo momento, prende in considerazione il rischio effettivo che gli squali rappresentano.
Il nostro cervello è fatto in modo da prendere informazioni parziali, giudicare rapidamente se ci può essere pericolo e poi trarre delle conclusioni rapide, di protezione o di prevenzione prima ancora di avere prove oggettive.
Chi vive in Florida, dove si verificano la maggior parte degli attacchi di squali negli Stati Uniti, teme di meno questi animali rispetto a chi ad esempio vive nel Maine, dove gli attacchi di squali sono estremamente rari. Questo potrebbe sembrare un paradosso. Dopo tutto, se si hanno maggiori probabilità di essere attaccati da uno squalo in Florida, perché se ne avrebbe meno paura? Christopher Bader, professore di sociologia presso la Chapman University di Orange, California, ha scoperto che più si ha familiarità con un certo tipo di crimine, meno lo si teme.
Come per la criminalità, se c’è un attacco di squali, i media si buttano subito sul caso e lo amplificano, dando l’impressione che il problema riguardi tutti.
Di seguito sono riportati i sintomi di chi ha il terrore per gli squali:
- Frequenza cardiaca elevata
- Mancanza di respiro, dolori al petto
- Sudorazione abbondante o tremori
- Sensazione di nausea
- Profonda angoscia, vertigini o svenimenti.
La fobia degli squali può essere superata in vari modi. Molti parchi a tema offrono programmi “nuota con gli squali” che possono aiutare i fobici ad affrontare la loro paura. Se questa prova fosse troppo estrema, si può iniziare in piccolo o gradualmente. Ciò implica guardare le immagini degli squali, o guardare film su di loro, fino a quando non si è in grado di progredire verso la visita a luoghi in cui è possibile vedere dal vivo questi animali.
Dr. Walter La Gatta
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Dr. Walter La Gatta
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia
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