Meditare camminando, o la meditazione camminata
Cosa è la meditazione camminata?
Il termine significa “andare attraverso” (come un filo in un ago). La meditazione camminata serve per mettere in sincronia il corpo e la mente, mentre si sta camminando. Nel buddhismo Zen, la meditazione camminata si chiama kinhin: questa sembra che sia la prima meditazione trasmessa dal Buddha riguardo alle diverse posizioni del corpo mentre si medita.
La pratica di Kinhin può variare da una tradizione Zen all’altra?
Si, solitamente dopo due rintocchi di campana, i praticanti si alzano, si girano verso il centro tenendo le mani in shashu: una mano è chiusa a pugno mentre l’altra copre il pugno. Entrambe sono poggiate sul plesso solare. In alcune scuole, però, la postura può variare: in questi casi, il pugno destro è di fronte alla mano sinistra, che lo copre fino al polso.
Come si svolge la meditazione camminata nella pratica Zen ?
Dopo un inchino ai compagni di pratica, con le mani giunte, i partecipanti girano in senso orario, e seguono il passo della persona di fronte, camminando intorno al perimetro della stanza. Nella tradizione Rinzai solitamente il kinhin viene compiuto con un passo molto veloce, scandito dai colpi di un piccolo tamburo di legno tenuto dalla persona che guida la fila, nella tradizione Soto, i passi vengono mossi molto lentamente, in corrispondenza con il proprio respiro e con il passo del praticante davanti.
Quale è lo scopo di queste pratiche?
L’intento è quello di rappresentare, nella meditazione, quell’unità e quella coordinazione che sono uno specchio dell’armonia cui il buddhismo può condurre nella realizzazione dell’unità, nell’interdipendenza tra tutti gli esseri.
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Questa meditazione si svolge sempre al chiuso?
No. Nella scuola Theravada, viene trasmessa una meditazione camminata chiamata Jongrom, simile al kinhin. A differenza di quest’ultimo, il Jongrom viene praticato individualmente ed all’aperto. Nel monasteri Theravada si può trovare un percorso lungo e stretto, di quasi due metri di lunghezza, su cui i monaci muovono un passo dopo l’altro, alternandoli alla meditazione, esercitando nel contempo la consapevolezza del corpo e dell’ambiente.
Quando è consigliabile usare questo tipo di meditazione?
Si può usare la meditazione camminata se la posizione tipica della meditazione (seduti, con gli occhi chiusi) non piace: la meditazione camminata è un’ottima alternativa, che allena ugualmente la mente alla consapevolezza.
Quale è la differenza con la meditazione più tradizionale?
Se nella meditazione tradizionale ci si concentra in particolare sul respiro, qui ci si concentra principalmente sul ritmo della propria andatura, ma non solo.
Su cosa altro occorre concentrarsi?
Su diverse cose. Eccole in dettaglio:
- Controllo del corpo
Quando si inizia a camminare, notare come si sente il corpo. E’ pesante o leggero, rigido o rilassato?
- Osservare l’andatura
Senza cercare di cambiare il modo in cui si cammina, osservare semplicemente la propria andatura.
- Sintonizzarsi su ciò da cui si è circondati
Sintonizzarsi su ciò che accade intorno a sé: macchine che passano, altre persone, vetrine, alberi, il movimento e la quiete delle cose, o qualsiasi altro luogo che entri nel proprio campo di consapevolezza. Non occorre meditare su queste cose, ma riconoscere che ci sono, che esistono.
- Notare i suoni
Notare i suoni o i rumori: anche qui, non occorre soffermarsi su di essi, ma riconoscerli.
- Odori familiari
Rivolgere la propria attenzione a qualsiasi odore, piacevole o sgradevole.
- Sensazioni fisiche
Fare attenzione a qualsiasi sensazione fisica, da come ci si sente quando la pianta dei piedi tocca il suolo. Basta notare, riconoscere e lasciar andare.
- Movimento
Contemplare la sensazione di movimento nel corpo: come le braccia pendono o oscillano al proprio fianco, o come il peso si sposta costantemente da destra a sinistra. Osservare il proprio passo e il proprio ritmo.
Dove si può praticare questa meditazione in città?
I passaggi descritti sono linee guida, non regole, quindi vanno adattati alla propria passeggiata, ovunque si vada, o per quanto tempo si desidera. Ad esempio, durante una passeggiata in città, all’inizio di ogni isolato, si può ricordare a se stessi la propria intenzione di camminare, senza distrazioni, fino a raggiungere il prossimo incrocio, respirare e poi tornare indietro.
Cosa accade se la mente si distrae?
Non appena ci si rende conto che la mente si è deconcentrata sul presente, riportare delicatamente la propria attenzione alla sensazione proveniente dalla pianta dei piedi. Quindi concentrarsi nuovamente su:
a) il sollevamento di un piede;
b) lo spostamento del piede in avanti;
c) l’appoggio del piede a terra, il tallone per primo;
d) lo spostamento del peso del corpo sulla gamba anteriore mentre il tallone posteriore si solleva e le dita del piede rimangono a contatto con il pavimento o il suolo.
Una Conferenza sulla Paura
Quale è il miglior posto per meditare?
Occorre trovare un luogo relativamente tranquillo, dove non si possa essere disturbati o non ci si senta osservati, La passeggiata in realtà non dovrebbe essere troppo lunga, poiché l’obiettivo non è raggiungere una destinazione specifica, ma solo praticare una forma di camminata molto intenzionale in cui si torna sui propri passi.
Quanto occorre essere veloci?
Si può camminare a qualsiasi velocità, ma la meditazione camminata è in genere lenta e comporta piccoli passi. La cosa più importante è che sia naturale, non esagerata.
Come mettere mani e braccia?
Si possono mettere le mani dietro la schiena o lasciarle andare nel modo più comodo e naturale.
Come integrare la meditazione camminata nella propria vita di tutti i giorni?
La meditazione camminata lenta può essere un lusso: in questo caso si può provare a portare la consapevolezza anche nel camminare veloce e persino nella corsa, sperimentando il senso di presenza che è a nostra disposizione in ogni momento della vita.
Dr. Giuliana Proietti
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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