La geisha nella società degli uomini
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Cosa è una geisha?
Una geisha è una donna giapponese educata al canto e alla musica, all’arte del conversare, alla cerimonia del tè, con funzioni di intrattenimento. Per estensione, con questo termine oggi si definisce anche la semplice prostituta. In realtà “Geisha” significa “artista”.
Quale è la storia delle geishe?
Le radici della tradizione della geisha risalgono al 1200, con un gruppo chiamato shirabyoshi. Sebbene non fossero affatto geishe, erano donne ugualmente addestrate e istruite nelle arti. Solo che, al contrario delle geishe, erano prostitute. Questo primo gruppo si è poi evoluto in oiran dal 1600 e così è continuato nel periodo Edo. La prima geisha che si avvicina alla concezione di oggi può essere fatta risalire al 1700.
Come si distinguevano le geishe dalle oiran?
Guardando indietro all’arte e ad altri riferimenti visivi, il modo più semplice per differenziarle dalla geishe era l’obi (fascia); una oiran indossava il suo obi sul davanti, in modo da poterlo legare e slegare più volte da sola, senza difficoltà. Come le geishe, queste portavano elaborate acconciature e si tingevano il viso di bianco.
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E’ vero che in un certo periodo le geishe sono state anche uomini?
Si, nel 1600 le geishe erano uomini: agli uomini veniva infatti affidato il compito di intrattenere con danze, balli e battute di spirito gli ospiti, un po’ come i buffoni delle corti medioevali. Col passare degli anni, circa attorno alla metà del secolo successivo, cominciarono a comparire le prime donne geisha, che ebbero da subito un grande successo.
Cosa sono le “città dei fiori”?
Nel XIX secolo furono approntati dei veri e propri quartieri, detti hanamachi “città dei fiori”, perché in essi vi potessero sorgere le case da té (ochaya) e gli okiya (le case delle geishe), ben distinti dai bordelli, dove le geishe avrebbero potuto svolgere la loro professione. In genere erano le figlie delle geishe a continuare la tradizione familiare.
Non appena arrivata nell’okiya, la ragazza, definita a questo stadio della carriera “shikomi“, veniva messa subito al lavoro come domestica, per conoscere la durezza del lavoro e dunque apprezzare ancor di più l’alternativa che le veniva offerta. Cominciavano contemporaneamente in questo periodo le istruzioni per imparare le abilità tipiche della geisha: suonare lo shamisen, lo shakuhachi (un flauto di bambù), o le percussioni, cantare le canzoni tipiche, eseguire la danza tradizionale, l’adeguata maniera di servire il tè e le bevande alcoliche, come il saké, oppure creare composizioni floreali e studiare la calligrafia, oltre che imparare nozioni di poesia e di letteratura e saper intrattenere i clienti nei ryotei.Come si diventava geisha?
Il secondo livello dell’apprendistato era la “minarai“, coloro che non svolgevano più alcun lavoro domestico, ma soprattutto apprendevano dalle più anziane le complesse tradizioni relative alla scelta del kimono e al modo di indossarlo, oltre che all’intrattenimento dei clienti. Le minarai, quindi, assistevano agli ozashiki (banchetti nei quali le geishe intrattenevano gli ospiti) senza però partecipare attivamente.
L’arte della conversazione e del gioco non venivano insegnate, ma erano apprese dalle minarai in questo periodo di “tirocinio”. Dopo un breve periodo di tempo, cominciava per l’apprendista il terzo (e più famoso) periodo di apprendimento, chiamato “maiko“, ovvero la figura che comunemente noi occidentali associamo alla tradizionale geisha giapponese, con le sue complicate pettinature, il trucco elaborato e gli sgargianti kimono.
La lunghezza del periodo di apprendistato delle maiko poteva durare fino a cinque anni, dopo i quali venivano promosse al grado di geisha, grado che si manteneva fino al ritiro dall’attività. Con il raggiungimento dello status di geisha, la donna doveva cominciare anche a ripagare il debito contratto con l’okiya: l’addestramento per diventare geisha infatti era molto oneroso, e la casa si accollava le spese delle sue ragazze fino a che queste, lavorando, potevano ripagare il loro debito. Queste somme erano spesso molto ingenti, e a volte le geishe non riuscivano mai a ripagare gli okiya.
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Le geishe erano colte?
Si, in passato la geisha era l’unica figura femminile che riceveva una sorta di istruzione e dunque era una persona in genere rispettata. Oggi, chiaramente, tutte le donne hanno accesso all’istruzione e dunque la figura della geisha non ha più alcun senso.
Le geishe si prostituivano?
No. La prostituzione era legale, con relative licenze per svolgere la professione, durante il periodo Edo. Le donne che svolgevano la professione erano oiran (cortigiane di lusso) e prostitute minori, ma alle geishe era severamente vietato detenere tale licenza.
Le geishe potevano sposarsi?
No. Potevano decidere di sposarsi solo ritirandosi dalla professione.
Perché ci sono questi pregiudizi nei confronti delle geishe?
In gran parte questi pregiudizi sono tratti dal libro di Arthur Golden Memorie di una geisha, che narra la storia di una maiko (apprendista geisha) che vende la sua verginità al miglior offerente. In realtà le geishe avevano il divieto di prostituirsi, anche se ovviamente qualche volta, segretamente, sarà pure successo. In Giappone ritengono che questo pregiudizio sia soprattutto derivato dal fatto che, dopo la seconda guerra mondiale, le forze alleate ebbero modo di accompagnarsi con ragazze vestite da geisha che vagavano per le strade, durante l’occupazione. Non tutte le ragazze che indossano un vestito rosso sono prostitute e non tutte le ragazze con la faccia dipinta di bianco sono una geisha. I soldati tornarono a casa in America e diffusero la notizia di essere andati con una geisha, quando erano stati invece con una semplice prostituta.
Quale è il ruolo delle geishe nel patrimonio culturale giapponese?
Le geishe sono meravigliose intrattenitrici e donne straordinarie che si sforzano di promuovere la ricca bellezza del vecchio Giappone.
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Come si preparano al ruolo le geishe di oggi?
Anche oggi le discipline in cui una geisha si deve specializzare sono le medesime e vi è una sorta di albo professionale che obbliga coloro che vi sono iscritte al rispetto di regole morali ed estetiche molto severe, dall’abbigliamento, al trucco, allo stile di vita. Il salario, inoltre, è fissato da organi statali appositamente adibiti: a costoro la geisha deve far sapere a quali incontri ha partecipato e per quanto tempo, perché essa possa ricevere uno stipendio adeguato, e perché l’ufficio possa mandare il conto al cliente. In questo modo le geishe non sono più legate economicamente all’okiya, che per legge non può più far contrarre dei debiti alle sue allieve.
Le scuole, in realtà, stanno chiudendo una dietro l’altra e le ragazze iscritte sono in numero sempre minore, poiché il duro tirocinio a cui devono sottostare non è più gradito alle nuove generazioni.
Quanto costa una geisha?
Il tempo che viene pagato a una geisha è misurato in base a quanti bastoncini di incenso vengono bruciati durante la loro presenza, ed è chiamato senkōdai o gyokudai .
Quante sono oggi le geishe?
Nel 1920 c’erano più di 80.000 geishe in tutto il Giappone; oggi ne sono rimaste circa duemila e lavorano soprattutto nel turismo.
Dr. Giuliana Proietti
A32
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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