La donna e la casa: quale relazione?
Relazione La sessualità femminile fra sapere e potere
Convegno Diventare Donne
18 Marzo 2023, Castelferretti Ancona
ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE
Il rapporto fra la donna e la casa è stato storicamente uno dei temi più rilevanti nelle dinamiche sociali e familiari. Da secoli, il ruolo delle donne è stato strettamente legato alle mura domestiche, ma con l’avvento dei tempi moderni, questo rapporto ha subito trasformazioni significative. Cerchiamo allora di comprendere l’evoluzione storica di questo rapporto e i cambiamenti che lo caratterizzano oggi.
Il Ruolo Storico delle Donne nella Casa
Società primitive. Dal punto di vista storico sappiamo che, a partire dal neolitico, ma soprattutto con l’affermarsi dell’età dei metalli, la donna cominciò a dedicarsi esclusivamente alla cura della casa, all’allevamento dei figli, alla filatura e alla tessitura, riducendo così al minimo i rapporti con l’esterno.
Antiche Civiltà. Anche nelle società antiche più celebrate, come quella egizia, greca o romana, le donne erano escluse dalla vita pubblica e confinate fra le quattro mura domestiche.
Aristotele, la donna, la casa. Aristotele affermava che l’uomo è per natura superiore e deve comandare, mentre la donna è un essere debole e per questo deve essere comandata. Alla base della dottrina aristotelica sta una tripartizione tra la sfera della casa, luogo dei bisogni primari e quotidiani, lo spazio della città e il regno.
La politica inizia dalla città, dalla polis, per cui la casa, e con essa la donna, vengono considerate una sorta di pre-condizione per la politica, intesa qui nel senso di cultura, vita civile, progresso. All’interno della casa le donne si differenziano in vergini, madri, vedove, mentre gli uomini si differenziano in relazione a ciò che essi sono fuori della casa: nobili, giuristi, letterati, religiosi, contadini, mercanti.
Quando Aristotele parla della famiglia, la chiama oikos (casa) ed elenca quattro figure che ne fanno parte: il padre, la madre, i figli e gli schiavi. Il padre naturalmente ha autorità su tutte queste persone. L’economia è il governo della casa: il processo con cui si procurano i beni per far funzionare la casa.
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Il Cristianesimo. Il Cristianesimo dette nuova dignità alla donna, rendendola compagna unica e inseparabile dell’uomo, collocandola nella casa come madre ed educatrice, sull’esempio della Vergine Maria.
Società medievali. Le donne erano generalmente responsabili della gestione della casa e della cura della famiglia. Il loro ruolo era principalmente quello di mogli e madri, con compiti che includevano la preparazione del cibo, la pulizia e la cura dei bambini. La casa era vista come il dominio naturale delle donne, mentre gli uomini erano impegnati nelle attività pubbliche e lavorative.
Rivoluzione Industriale. Con la Rivoluzione Industriale, molte donne delle classi lavoratrici iniziarono a lavorare nelle fabbriche. Tuttavia, la gestione domestica rimase prevalentemente una loro responsabilità. Le donne delle classi medie e alte continuarono a essere viste come le custodi del focolare domestico, un ruolo rafforzato dalle ideologie vittoriane che esaltavano le virtù della femminilità domestica.
L’economia domestica e il Fascismo. L’economia domestica, che fu poi molto valorizzata dal fascismo, fu introdotta all’inizio del secolo scorso, da parte di gruppi di donne borghesi impegnate in organizzazioni cattoliche, che organizzavano corsi nei quartieri operai già prima della grande guerra, ispirandosi a galatei e manuali di buone maniere ottocenteschi.
Un corso di economia domestica prevedeva la trattazione di argomenti quali la famiglia, la missione della donna, i doveri della donna verso Dio, nozioni di amministrazione e contabilità domestica.
Molto spazio era dedicato all’abitazione, oltre a nozioni morali di ispirazione cristiana per il matrimonio e l’allevamento dei figli.
Questa scienza conteneva i saperi su una buona gestione della casa: “come condurre gli affari domestici, governare saggiamente la famiglia, allevare igienicamente i bambini, essere insomma buone mamme e massaie”.
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La donna fascista. Con l’affermarsi del regime fascista l’economia domestica si trasformò da arte della casa in organizzazione scientifica della casa, secondo le teorie tayloristiche, allora in voga, poiché diversi erano diventati gli obiettivi.
Leggiamo in un libro della propaganda fascista (AAVV, 1930, citato in Cosseta, 2000), “La rieducazione della donna del popolo è certamente opera complessa: i problemi che involve sono di ordine morale, fisico, intellettuale, religioso, economico, ma qui uno ci interessa più che mai: il ripristino di tradizioni che facevano della donna simbolo di ordine, di prosperità, di benessere nella famiglia operaia, la ricostruzione del focolare domestico. All’uopo, le scuole di Educazione e di Economia Domestica sono leve potentissime in quanto si propongono il ripristino, nella famiglia operaia, di quei coefficienti, di quelle energie che fortunatamente per un certo tempo opposero una pur tenace resistenza all’opera dissolvitrice”.
Nel libro di Erminia De Benedetti, Consigli per il buon governo della casa, pubblicato nel 1928 e dunque in epoca fascista, notiamo ancora questo principio ispiratore di paternalismo ottocentesco verso i ceti inferiori: “Io vi parlerò senza studio, con sincerità e semplicità, per avvicinarmi a voi, semplici creature, care donne d’Italia, dal cuore affettuoso ed espansivo, dall’intelligenza pronta (…) disposte al sacrificio, anche a quello umile di ogni giorno, di ogni ora, che è eroico appunto perché è oscuro”.
Le scuole di economia domestica divennero dunque delle scuole di vero e proprio indottrinamento femminile.
Un’idea di quanto accadeva in questi corsi ce la si può fare leggendo il romanzo autobiografico di Elena Canino: Clotilde fra le due guerre (Canino, 1956, citato in Cosseta, 2000): “Tre volte alla settimana vado il pomeriggio alla casa del Fascio, dove si è aperto un corso di economia domestica, tenuto dalle signore più in vista della città. L’economia consiste nello sprecare molto gas e svariati ingredienti per insegnare alle donne del popolo a cucinare, e tutte noi a lavorare per cucire vestine e corredini da neonati in favore dei figli delle medesime”.
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L’organizzazione scientifica del lavoro in casa. Per quanto riguarda l’organizzazione scientifica del lavoro in casa e dunque la riduzione dei tempi morti (vedi C. Accame, La donna e la casa: il taylorismo nella vita domestica. Libro destinato a tutte le donne d’Italia per facilitar loro il lavoro della casa, Torino 1928), la Montinari (1943) scrive: “In una cucina nella quale l’arredamento è distribuito secondo i principi scientifici del lavoro, le distanze sono ridotte per evitare alla massaia le corse continue da un punto all’altro, senza contare che, con una disposizione razionale, l’ambiente può essere molto più piccolo, con vantaggio delle altre stanze” .
In un altro passaggio si legge: “La direzione della casa spetta esclusivamente alla donna, la quale deve essere gelosa di questo diritto. La donna è l’angelo tutelare della famiglia e come tale deve far si che la casa costituisca il paradiso nel quale i familiari troveranno riposo alle diurne fatiche, pace, serenità e conforto” (Montinari, 1943).
Alla donna venivano chieste, per tale ruolo, anche delle competenze sul piano emotivo: “deve mostrarsi di umore sempre uguale, non irritabile al più piccolo urto” in quanto “l’uomo che torna stanco dal lavoro ha bisogno di trovare in casa la donna sempre sorridente, calma, disposta a tollerare anche qualche scenata un po’ violenta nei momenti in cui è nervoso” (Montinari, 1943)
Università. In quegli anni molte donne cominciavano timidamente a varcare le porte delle università, ma neanche per quanto riguarda gli spazi che venivano loro attribuiti come naturali, come quelli della casa, la donna poteva mostrare di avere competenze superiori a quelle degli uomini. Ad esempio, non poteva diventare architetto: “la donna è estranea all’architettura”, proclamava Mussolini nel 1927, sottolineando una volta di più le sue convinzioni sull’inferiorità intellettuale delle donne.
Guerre Mondiali. Le due guerre mondiali portarono cambiamenti significativi. Con gli uomini al fronte, molte donne entrarono nel mondo del lavoro per la prima volta. Dopo le guerre, anche se molte donne furono incoraggiate a tornare a casa, il seme del cambiamento era stato piantato. Le donne avevano dimostrato di poter svolgere lavori tradizionalmente maschili e iniziarono a rivendicare maggiore autonomia e diritti.
Movimenti Femministi. Dal secondo dopoguerra, i movimenti femministi hanno svolto un ruolo cruciale nel ridefinire il rapporto tra la donna e la casa. Le lotte per la parità di genere hanno portato a una maggiore partecipazione delle donne nel mondo del lavoro, nell’istruzione e nella politica. La casa non è più stata vista come l’unico spazio legittimo per le donne. In Italia, l’economia domestica, obbligatoria a scuola per le studentesse, venne spazzata via dalle scuole dopo il 1968.
Famiglie a Doppio Reddito. Oggi, molte famiglie sono a doppio reddito, con entrambi i partner che lavorano fuori casa. Questo ha portato a una redistribuzione dei ruoli domestici, con una maggiore condivisione delle responsabilità tra uomini e donne. Anche se la divisione non è sempre equa, c’è una crescente consapevolezza dell’importanza di un equilibrio.
Avanzamento Tecnologico. L’avanzamento tecnologico ha ridotto il tempo necessario per le faccende domestiche. Elettrodomestici moderni, servizi di consegna e app per la gestione della casa hanno semplificato molti compiti tradizionalmente svolti dalle donne, liberando tempo per altre attività.
Nuovi Modelli Familiari. I cambiamenti nei modelli familiari, con un aumento delle famiglie monoparentali, delle coppie senza figli e delle famiglie con ruoli di genere fluidi, stanno ridefinendo ulteriormente il rapporto delle donne con la casa. Questi nuovi modelli sfidano le tradizionali divisioni di ruolo e promuovono una maggiore flessibilità.
Lavoro online. La pandemia di COVID-19 ha accelerato l’adozione del lavoro da casa, portando a nuove dinamiche nel rapporto tra lavoro e vita domestica. Le donne, in particolare, hanno dovuto bilanciare il lavoro professionale con le responsabilità domestiche, ma questa situazione ha anche aperto nuove opportunità per una maggiore equità nella gestione della casa.
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Fin qui la storia. Come è evidente, nei secoli che ci hanno preceduto, il ruolo apparentemente autorevole di direttrice della casa nascondeva in realtà un ruolo del tutto subalterno all’uomo, che si esplicava principalmente nel mettersi al suo servizio, anche dal punto di vista emotivo e riproduttivo. E le cose sono andate avanti così ancora a lungo, ben oltre la rivoluzione femminista.
Leggiamo, ad esempio, come inizia il capitolo “La donna e la casa” inserito nel libro “Ti amo” di Francesco Alberoni, un libro del 1997 (praticamente l’altro ieri): “Per una donna innamorata costruire ed arredare la casa è un atto d’amore. Molto spesso è lei che sceglie i singoli mobili e tutti gli innumerevoli oggetti che serviranno nella loro vita futura. Li sceglie in modo che la casa piaccia al suo uomo, perché egli vi si trovi a suo agio, perché si senta bene in ogni momento della loro vita. Nella sua mente vede già dove saranno seduti per guardare insieme la televisione. Immagina la stanza con la tovaglia ricamata dove riceveranno gli amici, quale sarà il posto del marito, quale il suo”.
Per fortuna oggi le cose stanno molto cambiando: la scelta dell’arredo è ormai frutto di una lunga negoziazione con il partner, per trovare dei compromessi fra le diverse esigenze. Tra le questioni più dibattute il colore delle pareti, la scelta del divano, delle tende e degli elettrodomestici della cucina.
Pensiamo anche a questo: una volta, quando si “metteva su casa” la maggiore attenzione veniva riposta nella sistemazione della sala da pranzo, luogo dell’apparire, dove si dava sfoggio del proprio sé sociale. La cucina invece, luogo dove si esplicitava principalmente il lavoro femminile, era uno spazio piccolo e umile, lasciato tale proprio per valorizzare le altre stanze. Oggi il luogo principale della casa è invece rappresentato proprio dalla cucina, luogo “caldo” per eccellenza, che non è più solo un luogo di lavoro, che non è più un ambiente tipicamente femminile, ma è luogo di incontri informali, basati su rapporti di familiarità e di amicizia, nei quali conta più l’essere che l’apparire.
Secondo il filosofo Walter Benjamin, abitare significa lasciare impronte. E la donna, nella casa, è ormai una persona che lascia molte impronte, non limitandosi più a cancellare le tracce dell’abitare degli altri, senza imprimere le proprie.
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Fonti:
Katrin Cosseta, Ragione e sentimento dell’abitare, Franco Angeli, 2000
Francesco Alberoni, Ti amo, Rizzoli, 1996
Gisella Bassanini, Tracce silenziose dell’abitare, Franco Angeli, 1991
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
Per appuntamenti:
347 0375949 (anche whatsapp)
mail: g.proietti@psicolinea.it
Visita anche:
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