Jung aveva dei pregiudizi razziali?
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Carl Gustav Jung (1875-1961), uno dei padri fondatori della psicologia analitica, è una figura centrale nella storia della psicologia. Tuttavia, come molti personaggi storici, Jung non è immune da controversie. Una delle accuse più gravi rivolte contro di lui riguarda i presunti pregiudizi razziali, in particolare contro gli ebrei, accusa che gli venne attribuita anche da Freud. Cerchiamo di saperne di più.
Contesto Storico
Durante la prima metà del XX secolo, le teorie razziali erano largamente diffuse in Europa e spesso influenzavano vari campi del sapere, inclusa la psicologia. Jung, operando in questo contesto, fu inevitabilmente esposto a tali idee. Inoltre, la sua rottura con Sigmund Freud, che era ebreo, contribuì a creare un clima di sospetto su possibili sentimenti antisemiti.
Accuse di Pregiudizi Razziali
Le accuse contro Jung si basano principalmente su alcune delle sue dichiarazioni e scritti. Negli anni ’30, Jung fece parte della “International General Medical Society for Psychotherapy” (IGMGP), che si trovava ad avere rapporti con un’Europa sempre più influenzata dalle ideologie naziste. In alcuni dei suoi scritti dell’epoca, Jung fece osservazioni che sono state interpretate come antisemite, come le sue riflessioni sulla “psicologia ebraica” e le differenze tra la mente ebraica e quella “ariana”.
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Difesa di Jung
Nonostante queste accuse, è importante considerare anche le difese di Jung. Alcuni dei suoi sostenitori sostengono che le sue osservazioni fossero più una descrizione antropologica delle differenze culturali piuttosto che espressioni di pregiudizio razziale. Inoltre, Jung stesso ha preso posizione contro il regime nazista in diversi contesti e ha collaborato con psichiatri ebrei, dimostrando una complessità che va oltre una semplice etichetta di antisemitismo.
«Come psicologo sono profondamente interessato ai disturbi mentali, in particolare quando contagiano intere nazioni. Voglio sottolineare che disprezzo la politica di tutto cuore: non sono né un bolscevico, né un nazista, né un antisemita. Sono uno svizzero neutrale e perfino nel mio paese non mi interesso di politica, perché sono convinto che per il novantanove per cento la politica sia solo un sintomo e che tutto faccia tranne che curare i mali sociali.
Circa il cinquanta per cento della politica è detestabile perché avvelena la mente del tutto incompetente delle masse. Ci mettiamo in guardia contro le malattie contagiose del corpo, ma siamo esasperatamente incauti riguardo alle malattie collettive – ancora più pericolose – della mente. Faccio questa dichiarazione per scoraggiare sin dall’inizio ogni tentativo di coinvolgimenti in qualsivoglia partito politico. Ho delle buone ragioni per farlo: il mio nome è stato più volte portato nella discussione politica anche, come ben sapete, si trova attualmente in uno stato febbrile.
È soprattutto a causa del fatto che mi occupo delle incontestabili differenze all’interno della psicologia nazionale e razziale che si è verificata una serie di fraintendimenti quasi fatali e di errori pratici nelle relazioni internazionali e nelle frizioni sociali interne. In un’atmosfera come questa, politicamente avvelenata e surriscaldata, è diventato praticamente impossibile condurre una discussione scientifica sana e spassionata su questi problemi così delicati eppure estremamente importanti.
Discutere pubblicamente questi problemi avrebbe più o meno la stessa efficacia di un direttore di manicomio che si mettesse a discutere le particolari fissazioni dei suoi pazienti proprio in mezzo a loro. Vedete, il fatto tragicomico è che tutti sono convinti della loro normalità, esattamente come il dottore stesso è convinto del proprio equilibrio mentale.»
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Cosa ne pensava Freud?
Secondo quanto Freud comunicò ad Abraham nell’Agosto del 1908, dopo il famoso viaggio in America fatto insieme, il padre della psicoanalisi sospettava che Jung nutrisse dei sentimenti antisemitici (Abraham e Freud, Dialogo Psicoanalitico. Lettere 1965).
Freud sembra che non si sia mai confrontato direttamente con Jung sull’argomento, ma sicuramente questa sensazione influì sulla successiva decisione di allontanarsi da lui.
Nel 1912 Freud scrisse a Otto Rank (Gay, P. (1988) Freud. Una vita per i nostri tempi. Bompiani) e, parlando dei problemi con Jung rivelò questa sua sostanziale incapacità di integrare ebraismo e antisemitismo sul suolo della psicoanalisi. Nel 1914, in un altro libro, dal titolo, “La storia del movimento psicoanalitico,” Freud parlò apertamente di “alcuni pregiudizi razziali” dell’ex amico Jung (Freud, Per la Storia del Movimento Psicoanalitico, 1914).
Abraham ben spiega le ragioni delle incomprensioni fra i due psicoanalisti, che apparentemente parlavano di psicoanalisi, ma che in realtà contrapponevano due differenti visioni del mondo: quella di chi è in qualche modo legato alla Legge dei Padri e quella di chi cerca la verità nella filosofia.
Dice Abraham: Devo infine rilevare ancora che Jung contravviene seriamente al suo principio di prendere per norma solo la verità e non il sentimento morale, accostandosi alla sessualità infantile e all’inconscio con valutazioni etico-teologiche. È proprio verso questo lato che vorrei, in chiusura, erigere le difese. Si tratta di proteggere la psicoanalisi da influssi che potrebbero farne ciò che la filosofia fu in passato: la ancilla theologiae.
(Karl Abraham, «Critica al “Saggio di esposizione della teoria psicoanalitica” di Carl G. Jung» (1914), in Opere, in 2 vol., Bollati Boringhieri)
Dott.ssa Giuliana Proietti
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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