Jung e la sincronicità
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Tra i concetti più affascinanti e dibattuti elaborati da Jung c’è quello della sincronicità, un fenomeno che va oltre il concetto tradizionale di causalità e suggerisce una connessione significativa tra eventi apparentemente non correlati. Come nasce questo concetto e quale impatto ha avuto sulla psicologia? Questi i temi cui cercheremo di rispondere in questo articolo.
Quando fu sviluppato il concetto di “sincronicità”?
Jung sviluppò il concetto di sincronicità nel corso delle sue ricerche sull’inconscio e sulla psiche umana. La sua esplorazione delle tradizioni spirituali orientali, in particolare il concetto di Tao cinese, lo portò a considerare l’idea che il mondo fosse permeato da un ordine significativo, al di là della causalità lineare.
Come si può definire la sincronicità?
Jung chiamava sincronicità la coincidenza temporale di due o più eventi non correlati fra loro da una stessa causa, che però hanno lo stesso significato o un significato simile. Nelle sue parole:
«Gli eventi sincronici si basano sulla simultaneità di due diversi stati mentali.»
«Ecco quindi il concetto generale di sincronicità nel senso speciale di coincidenza temporale di due o più eventi senza nesso di causalità tra di loro e con lo stesso o simile significato. Il termine si oppone al ‘sincronismo’, che denota la semplice simultaneità di due eventi. La sincronicità significa quindi anzitutto la simultaneità di un certo stato psichico con uno o più eventi collaterali significanti in relazione allo stato personale del momento, e – eventualmente – viceversa.»
«Voglio dire per sincronicità le coincidenze, che non sono infrequenti, di stati soggettivi e fatti oggettivi che non si possono spiegare causalmente, almeno con le nostre risorse attuali.»
Per Jung, dunque, la sincronicità si manifesta quando eventi esterni e interni si verificano contemporaneamente in un modo che va oltre la spiegazione causale. Questi eventi possono sembrare casuali, ma sono legati da un significato intrinseco che riflette un’intelligenza o un principio ordinatore che trascende la razionalità.
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Qualche esempio pratico?
Jung ha fornito numerosi esempi di sincronicità nelle sue opere, tra cui incontri fortuiti, coincidenze significative e simboli ricorrenti nei sogni.
Ad esempio, è sincronicità quando:
. Pensi ad una persona e poco dopo ricevi una telefonata che ti parla di lei (gli eventi non hanno una stessa causa, ma sono di contenuto molto simile tra loro);
. Nomini un numero e vedi immediatamente passare una macchina con lo stesso numero sulla targa;
. Leggi una frase che ti colpisce e poco dopo la senti ripetere da un’altra persona.
Questi eventi sembrano a Jung una sorta di chiaroveggenza interiore, come se fossero dei segnali esterni che volessero “comunicarci qualcosa che riguarda solo noi stessi e il nostro colloquio interiore”.
Cosa potrebbero comunicarci questi segnali, secondo Jung?
Una persona presa da dubbi e da incertezze, in cerca di verità, potrebbe, secondo Jung, trovare in questi segnali impersonali e rappresentati in forma simbolica, delle indicazioni da seguire.
Un esempio?
Facciamo un altro esempio famoso, che riguarda lo stesso Jung. Lo psicoanalista svizzero aveva in terapia una paziente, che gli stava raccontando un sogno, nel quale riceveva in dono uno scarabeo d’oro.
Durante la seduta, Jung avvertì un rumore alle sue spalle, sulla finestra: era uno scarabeo, che cercava di entrare. Lo scarabeo, simbolo per eccellenza di rinascita, nell’interpretazione di Jung era “entrato” nel momento analitico più idoneo, allo scopo di aiutare la donna a superare le difese che le impedivano di fare progressi nella terapia”.
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Quanti tipi di sincronicità esistono?
Per Jung esistono tre tipi di sincronicità:
1. si verifica una coincidenza tra un contenuto psichico ed un evento esterno percepito nello stesso tempo e nello stesso spazio (esempio: pensi ad una persona e la vedi arrivare);
2. un contenuto psichico coincide con un evento che accade a distanza nello spazio (es. sogni un terremoto e questo avviene in quel momento, ma altrove);
3. un contenuto psichico coincide con un evento esterno corrispondente, che però non si è ancora realizzato e sarà dunque verificabile solo in un altro tempo e in un altro spazio (es. sogni che l’Italia diventi un Paese normale, il che – non a torto – al momento ti sembra davvero improbabile, ed invece poi questo sogno si realizza, ma in tempi ed in spazi diversi e davvero imprevedibili al momento del sogno…).
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La sincronicità ha a che fare con l’inconscio collettivo?
Si. Jung collegò il concetto di sincronicità alla sua teoria dell’inconscio collettivo, suggerendo che ciò che appare come casualità potrebbe in realtà essere il riflesso di schemi archetipici profondamente radicati che operano nell’inconscio umano. Questi archetipi, o immagini universali, possono influenzare sia i processi mentali individuali che gli eventi esterni.
Jung cercò conferme alle sue teorie?
Si. Jung cercò anche di indagare questi aspetti misteriosi dell’esistenza insieme ad uno dei più grandi fisici del XX secolo, Wolfgang Pauli.
Come si conobbero?
La storia della loro amicizia è stata raccontata da Arthur Miller I, in un libro: L’equazione dell’anima. L’ossessione per un numero nella vita di due geni. Ad appena trent’anni, Wolfgang Pauli era uno dei teorici più originali e brillanti della nascente fisica quantistica e stava polverizzando le certezze della meccanica classica in nuvole di probabilità. Eppure, era un personaggio tipo Dr. Jekyll e Mr. Hyde, uno scienziato premio Nobel di giorno e un donnaiolo, spesso ubriaco, di notte. Ogni notte, infatti, si ritrovava a vagare nei quartieri a luci rosse, fra prostitute e ubriaconi, in preda alla depressione e all’alcol.
Fu proprio la sua doppia vita che lo indusse a rivolgersi a Carl Jung, in quanto stanco di oscillare, come scrisse, fra il personaggio del delinquente criminale e quello dell’eremita non intellettuale, sopraffatto da momenti d’estasi e visioni.
Jung, dal canto suo, era particolarmente affascinato dalle personalità scisse: per questo, dall’incontro fra queste due complesse personalità nacque una collaborazione che durò per diversi decenni, anche se non venne resa immediatamente nota, in quanto Pauli si preoccupava di non rovinare la sua ottima reputazione scientifica.
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Cosa cercarono di elaborare insieme, Jung e Pauli?
Questi due versatili geni cercarono di elaborare un linguaggio comune per la fisica e la psicologia, una sorte di ponte tra materia e spirito, ragione e misticismo. Miller, nel suo libro, dimostra come Jung abbia fornito allo scienziato delle analisi che sono state poi particolarmente stimolanti per Pauli nel suo lavoro di ricerca, in particolare per quanto riguarda il principio di esclusione, che porta il suo nome, e che è uno dei pilastri della fisica quantistica (due fermioni identici non possono occupare simultaneamente lo stesso stato quantico).
Questa teoria nasce dall’elaborazione della concezione archetipica di Jung, dal suo studio di numeri e simboli, secondo logiche desunte in parte dalla geometria ed in parte dalla teologia.
Il confronto intellettuale fra questi due personaggi generò la ricerca basata sulla teoria del “quarto escluso”, individuato nella fisica classica nel modello di triade, così come nel modello sviluppato da Jung nel saggio in cui esplora il dogma della Trinità e dell’importanza data dalla Chiesa Cattolica alla Madonna.
Più precisamente, nel Saggio d’interpretazione psicologica del dogma della Trinità (1942/1948) e in Risposta a Giobbe (1952) Jung affronta in termini cristiani il problema del rapporto fra polo positivo e negativo, ombra e luce, bene e male.
Tutto viene in genere spiegato in termini di dualismo, ma questo secondo Jung andrebbe superato. A suo avviso infatti, la premessa logica per ogni giudizio di totalità è il quaternario: infatti, per designare l’orizzonte vi sono quattro punti cardinali; in natura, vi sono quattro elementi; quattro sono i colori; quattro le qualità primitive; quattro le caste in India; quattro le vie di sviluppo spirituale nel buddhismo; quattro gli aspetti significativi dell’orientamento psichico, ecc.
E se la completezza è il cerchio, il mandala, la sua minima divisione naturale è la quaternità. Tale quaternità ha spesso una struttura 3+1, dove uno dei termini si trova in una posizione d’eccezione, oppure ha una natura diversa rispetto agli altri (ad esempio i quattro evangelisti sono rappresentati da tre animali e da un angelo). Quando il quarto termine si aggiunge agli altri tre, si genera l’ “Uno”, la totalità.
Nella psicologia analitica il “quarto” è dunque la funzione rimossa, inconscia, ovvero l’Ombra, la cui integrazione alla coscienza è uno dei compiti del processo di individuazione.
Come sono state prese queste teorie di Jung?
Queste commistioni fra metafisica e psicologia di Jung sono state ferocemente attaccate non solo dagli psicologi e dagli psicoanalisti “laici” o “materialisti” come i freudiani, così come dalla Chiesa, protestante e cattolica, che le giudicavano blasfeme, gnostiche o addirittura sataniche. Le teorie di Jung non ebbero buona fama né fra gli stessi esoteristi, né fra intellettuali tradizionalisti, come René Guénon o Julius Evola.
Quest’ultimo, sotto lo pseudonimo di Ea, demolì, nel saggio L’esoterismo, l’inconscio, la psicanalisi (Gruppo di Ur, Introduzione alla Magia quale scienza dell’Io) , tutta la costruzione analitica junghiana giudicandola addirittura inferiore alla psicoanalisi di Freud che almeno, confinata entro la sua sfera empirica, naturalistica e pansessualista, gli sembrava arrecasse meno danni:
“A differenza di Freud, Jung miticizza, concepisce la libido anche come mana, come la forza fascinosa che secondo i selvaggi compenetra certi oggetti… Pretende di dare in termini di vita e di vera coscienza dogmi, figure divine e simboli delle religioni… Si improvvisa come una specie di esoterismo psicologistico (ci si perdoni l’espressione) perfino nei riguardi delle tradizioni iniziatiche nel suo mettere dovunque in luce ‘archetipi’, simboli e fasi del ‘processo di individuazione’ ”.
Al di là delle critiche, in che cosa può esserci utile questa teoria della sincronicità?
Che si tratti di una semplice coincidenza o di un segno del destino, la sincronicità ci sfida a guardare oltre la superficie delle cose: può essere un invito a considerare il mondo con occhi diversi e a riflettere sul mistero dell’esistenza.
Dr. Giuliana Proietti
Relazione La sessualità femminile fra sapere e potere
Convegno Diventare Donne
18 Marzo 2023, Castelferretti Ancona
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Fonti principali:
Synchronicity, The Guardian
Wikipedia
Immagine:
Wikimedia
A11
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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