Sogni, simboli e figure mitologiche in Jung
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Cosa pensava Jung dei sogni?
Per Jung, i sogni non erano semplicemente un insieme casuale di immagini o desideri repressi, ma strumenti preziosi che potevano fornire al sognatore indicazioni importanti per la propria vita. Interpretare i sogni significava dunque cercare di cogliere i messaggi nascosti dell’inconscio.
Esempio di sogno interpretato da Jung
Jung ha raccontato un sogno del 1909 in cui si trovava in una casa sconosciuta.
Ero in una casa sconosciuta a due piani. Era “la mia casa”. Mi trovavo al piano superiore, dove c’era una specie di salotto ammobiliato con bei mobili antichi di stile rococò. Alle pareti erano appesi antichi quadri di valore. Mi sorprendevo che questa dovesse essere la mia casa, e pensavo:” Non è male!” Ma allora mi veniva in mente di non sapere che aspetto avesse il piano inferiore. Scendevo le scale, e raggiungevo il piano terreno.
Tutto era molto più antico, e capivo che questa parte della casa doveva risalire circa al XV o al XVI secolo. L’arredamento era medioevale, e i pavimenti erano di mattoni rossi. Tutto era piuttosto buio. Andavo da una stanza all’altra, pensando:” Ora veramente devo esplorare tutta la casa!” Giungevo dinanzi ad una pesante porta, e l’aprivo: scoprivo una scala di pietra che conduceva in cantina. Scendevo, e mi trovavo in una stanza con un bel soffitto a volta, eccezionalmente antica.
Esaminando le pareti scoprivo, in mezzo ai comuni blocchi di pietra, strati di mattoni e frammenti di mattoni contenuti nella calcina: da questo mi rendevo conto che i muri risalivano all’epoca romana. Ero più che mai interessato. Esaminavo anche il pavimento, che era di lastre di pietra, e su una notavo un anello: lo tiravo su, e la lastra di pietra si sollevava, rivelando un’altra scala, di stretti gradini di pietra che portava giù in profondità. Scendevo anche questi scalini, e entravo in una bassa caverna scavata nella roccia. Uno spesso strato di polvere ne copriva il pavimento, e nella polvere erano sparpagliati ossa e cocci, come i resti di una civiltà primitiva. Scoprivo due teschi umani, evidentemente di epoca remota e mezzo distrutti. A questo punto il sogno finiva. ”
Con questo sogno, Jung ebbe la prima intuizione dell’esistenza nella psiche di ogni persona di una traccia collettiva, che chiamò “ inconscio collettivo”.
Nel sogno, il piano superiore rappresenta la personalità cosciente, il piano terra l’inconscio personale mentre, nel livello più profondo, vi è l’inconscio collettivo – il primitivo aspetto comune della vita psichica.
Che cosa è l’inconscio collettivo?
L’inconscio collettivo, secondo Jung, è una struttura psichica condivisa da tutti gli esseri umani. Contiene tracce di esperienze ancestrali sotto forma di archetipi, che sono modelli universali di pensiero e comportamento. È una sorta di memoria universale che influenza l’inconscio individuale.
Che cosa sono gli archetipi?
Sono delle forme a priori, che esistono nella psiche individuale, come una sorta di eredità genetica. Una caratteristica degli archetipi è che, mentre essi influenzano le nostre percezioni e il nostro comportamento, noi possiamo esserne consapevoli solo indirettamente. E’ un concetto molto simile al pensiero di Schopenhauer e Kant sulla inaccessibilità della “cosa in sé”. Anche Jung sostiene che gli archetipi non possano essere sperimentati direttamente, ma solo quando essi si sono materializzati in qualcosa.
Quali archetipi ha individuato Jung?
Jung ha individuato diversi archetipi, tra cui l’Eroe, l’Ombra, l’Anima e l’Animus. L’Eroe rappresenta il coraggio e la forza, l’Ombra l’aspetto oscuro e nascosto della nostra personalità, l’Anima e l’Animus il lato inconscio femminile nell’uomo e quello maschile nella donna.
Come si manifestano gli archetipi?
Gli archetipi possono manifestarsi in miti, simboli e immagini culturali e religiose.
Come funzionano gli archetipi nella psiche umana?
Gli archetipi agiscono come modelli inconsci che influenzano la percezione e il comportamento. Anche se le persone non li percepiscono direttamente, essi possono essere riconosciuti nei simboli, nelle figure mitologiche e nei sogni. Quando un archetipo è attivato, può suscitare forti emozioni e motivare il comportamento.
Che relazione vedeva Jung fra archetipi e cultura?
Jung riteneva che gli archetipi si manifestassero attraverso le immagini culturali a disposizione di ciascun popolo. Ad esempio, un cristiano potrebbe vedere un’immagine del Saggio in Gesù, mentre un buddista potrebbe trovare lo stesso archetipo nel Buddha. Ogni cultura offre forme che danno espressione agli archetipi universali.
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Gli archetipi sono osservabili nel comportamento animale?
Alcuni studiosi, come l’etologo Anthony Stevens, ritengono che gli archetipi possano essere presenti anche negli animali. Gli animali hanno comportamenti di gruppo, notano gli etologi, apparentemente attivati da stimoli ambientali. Questa attivazione dipende da ciò che viene definito come “meccanismo innato”.
Le formiche tagliafoglie, ad esempio, alla fine delle loro scorribande riportano nel nido frammenti di particolari fiori e piante, e successivamente provvedono a triturarle, mettendole poi a disposizione di alcuni funghi. Questi a loro volta “digeriscono” queste sostanze, altrimenti difficilmente utilizzabili dalle formiche e mettono a disposizione delle loro coltivatrici il nutrimento così trasformato. Altre caratteristiche, dal legame materno alla rivalità maschile nella stagione degli amori, potrebbero essere considerati degli archetipi.
L’idea è che maggiore è la complessità dell’organismo, più intricato risulta il comportamento archetipico e più ricca l’esperienza ad esso associata. Quando si tratta di esseri umani, gli archetipi non sono associati solo a modelli di comportamento, o ad esperienze piacevoli, ma hanno anche un senso e un significato. Quindi, gli esseri umani sono anch’essi soggetti agli archetipi che Jung individuò nell’eroe, nell’ombra, nell’animus e nell’anima, insieme a molti altri.
La teoria degli archetipi è stata criticata?
Sì, alcuni critici hanno contestato la teoria degli archetipi per la sua mancanza di rigore scientifico e perché sembra avere una base lamarckiana, cioè di trasmissione ereditaria delle esperienze. Tuttavia, concetti simili agli archetipi sono emersi in campi come la linguistica, con le “strutture profonde” di Chomsky, e nella sociobiologia, con le “regole epigenetiche”.
Quali archetipi vengono più accettati dal mondo psicologico e quali meno?
Il concetto di Ombra, cioè quella parte del carattere che è spesso sepolta e che, a volte, emerge improvvisamente, può essere utile, ad esempio, per spiegare i delitti passionali, mentre i concetti di anima e animus sono più controversi e non sempre completamente accettati.
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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