Janet, il Freud francese
Sopra: Pierre Janet
Pierre Janet anticipò molte delle teorie di Freud, ma oggi pochi ne conoscono il nome. Provate a cercare su qualche dizionario di Psicologia chi era Pierre Janet (1859-1947): troverete poche righe, in cui più o meno si legge che il nostro è considerato uno dei fondatori della psicologia dinamica, che fu allievo di T. Ribot alla Sorbonne e che lavorò poi con Jean Martin Charcot alla Salpetrère, pur non aderendo mai alle sue idee.
In realtà, sebbene non abbia associato il suo nome a un movimento teorico, Janet contribuì notevolmente allo sviluppo della psicologia clinica e sviluppò una influente psicologia della condotta umana.
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La Biografia
Janet nacque a Parigi il 30 maggio 1859 (tre anni dopo la nascita di Sigmund Freud). Il padre, Jules, era un redattore di rubriche giuridiche, mentre la madre, Fanny, era la figlia di un imprenditore di Strasburgo. Ebbe tre fratelli: Pierre, Jules e Marguerite. Dopo gli studi all’École Normale Supérieure di Parigi, fu allievo di Jean-Martin Charcot alla Salpêtrière dove si interessò dei fenomeni isterici e all’ipnosi.
Nel 1889 pubblicò la sua prima Tesi di Dottorato (in Filosofia), che divenne in seguito un testo classico per gli studi sul trauma e la dissociazione: L’Automatisme Psychologique. Nel 1893 conseguì il suo secondo Dottorato, in Medicina, con la tesi L’État Mental des Hystériques.
Diresse poi il Laboratorio di Psicologia Patologica della Salpêtrière (1890-98), per divenire, in seguito, docente alla Sorbona, ed essere nominato responsabile del Laboratorio di Psicologia Sperimentale e Comparata del Collège de France (1902, succedendo a Ribot), in cui restò fino al 1934.
Nel 1903 fondò il Journal de psychologie normale et pathologique, una delle più importanti riviste scientifiche francesi di settore. Fu membro dell’Institut de France dal 1913.
Nel 1923 uscì il suo fondamentale testo sull’ipnosi e la suggestione, La Médecine Psychologique, e negli anni successivi pubblicò una serie di articoli di sintesi sul tema delle memorie traumatiche. Dagli anni venti in poi si occupò di definire ed aggiornare il suo modello metapsicologico, sviluppato a partire dagli anni ottanta del XIX secolo, e definito Psicologia della Condotta.
Nel 1936 ricevette un dottorato onorario dall’Università di Harvard. Morì nel 1947 per una congestione polmonare, e fu sepolto nella tomba di famiglia a Bourg-la-Reine.
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La controversia con Freud
Infastidito dal comportamento di Freud che utilizzava alcuni concetti da lui elaborati, come quello di subconscio e di analisi psicologica senza riconoscerne la paternità, nel 1893 scrisse:
“Sono lieto di osservare che i risultati delle mie ormai non recenti scoperte hanno trovato recentemente una conferma da parte di due autori tedeschi, Breuer e Freud’. (Pierre Janet, Contribution a l’étude des accidents mentaux chez les hystériques Parigi, 1893)
Nel 1913 colse l’occasione della conferenza che doveva tenere al Congresso di psicologia di Londra per rivendicare la primogenitura di diversi concetti e presentare un esame critico della psicoanalisi, alla presenza dei maggiori psicoanalisti del tempo. La sua relazione fu pubblicata con il titolo “La psicoanalisi”.
Sovrapposizioni biografiche
Le biografie di Freud e Janet si sovrappongono in diverse occasioni. In primis, entrambi hanno lavorato con Charcot: Janet come direttore del laboratorio Salpêtrière e studente di medicina, Freud come titolare di una borsa di studio dell’Università di Vienna, poi traduttore in tedesco di Charcot.
Un’altra liaison riguarda la persona di Carl Gustav Jung, che fu uno stretto collaboratore di Freud prima del 1914 e che frequentò le lezioni di Janet, in particolare nel 1902-1903.
Inoltre, Janet tenne numerose conferenze in Nord (e Sud) America, così come Freud, insieme ai suoi colleghi Jung, Sándor Ferenczi, Ernest Jones e Abraham e Brill. Anche Janet aveva conosciuto lo psicologo americano James J. Putnam, che nel 1909 aveva invitato Freud alla Clark University.
Janet e Freud: chi arrivò per primo alle teorie del profondo
Janet fu uno dei primi ricercatori ad evidenziare una connessione diretta tra gli eventi nella vita passata di un soggetto e la sintomatologia traumatica da essi derivante; coniò i concetti ed i termini di dissociazione e subconscio, e sviluppò un’importante teoria della mente basata sul concetto di livelli funzionali, destinata a risultare di grande importanza nella psicotraumatologia del XX secolo.
Fu tra i primi ad evidenziare come la sintomatologia psicopatologica potesse essere un’espressione simbolica del materiale inconscio “dissociato” (quello che in seguito Sigmund Freud avrebbe definito come materiale rimosso), e propose al riguardo un approccio terapeutico definito analisi psicologica.
Le prime esposizioni organiche di tale modello psicopatologico sono presentate nel 1898, nel classico testo in due volumi Névroses et Idées Fixes, e nell’ampio capitolo Traitement Psychologique de l’Hystérie pubblicato all’interno del Traité de Thérapeutique Appliquée di Albert Robin.
Non c’è sicuramente dubbio sull’ordine cronologico: mentre Freud e Breuer pubblicavano nel 1893 la loro Comunicazione Preliminare, relativa alle guarigioni con il metodo catartico, Janet ne aveva parlato sette anni prima.
Nel 1886 l’autore francese aveva infatti pubblicato il caso clinico di Lucie, proponendo la possibilità di curare molti disturbi isterici attraverso il riportare a coscienza le idee fisse subconsce.
Una delle rare citazioni di Janet, da parte di Freud, appare nel 1894, in
Neuropsicosi da difesa, in cui Freud afferma:
“…L’ipotesi di una scissione della coscienza con conseguente formazione di
gruppi psichici separati è un dato che gli eccellenti lavori di P. Janet, Breuer e altri dovrebbero avere ormai ottenuto il generale consenso”.
Pierre Janet aveva anticipato Sigmund Freud nel constatare che non era sufficiente riportare a coscienza il trauma dimenticato, ma occorreva dissociarlo e aveva sottolineato, prima di Freud, le interazioni fra il trauma psichico e la predisposizione costituzionale, chiamando “faiblesse de la fonction de synthèse” quello che gli psicoanalisti chiamarono poi “psicologia dell’io”.
La funzione del reale di Pierre Janet fu trasposta nella psicoanalisi sotto il nome di ‘principio di realtà’. Quanto alla tecnica, si nota una certa analogia tra il metodo di ‘parola automatica’ di Pierre Janet e quella delle “associazioni libere” di Sigmund Freud.
Più importante ancora è la similarità fra il ‘transfert’ psicoanalitico e le varietà di “rapport”‘ delle quali Janet aveva in origine indicato l’utilizzo terapeutico.
Queste incredibili somiglianze fra le due teorie non sfuggirono ai contemporanei: Myers ed altri le sottolinearono immediatamente. Perfino Jung dichiarò, nel 1907, al Congresso di Amsterdam :
‘Le basi teoriche per la concettualizzazione della ricerca freudiana risiedono anzitutto nei risultati delle ricerche di Janet. E’ dalla constatazione della dissociazione psichica e dell’automatismo psicologico inconscio che è partita la prima formulazione del problema dell’isteria di Breuer e Freud’.
Ancora, nel 1922, Régis e Hesnard scrivevano nel loro libro sulla psicoanalisi:
‘I metodi ed i concetti di Freud sono stati modellati su quelli di Janet, cui sembra essersi costantemente ispirato’.
Quando Janet parlava di ‘analisi psicologica’, non pensava ad un ‘suo’ metodo psicologico, ma lo usava in senso generale, come i matematici parlano di analisi algebrica. Nel 1895 negli Studi sull’isteria, Freud parlava ancora di ‘analisi psicologica’, dopo di che, nel 1896, creò il termine ‘psicoanalisi’ come per distanziarsi da Janet e rimarcare l’utilizzo di un sistema tutto suo.
1913: La parola a Janet
Al Congresso Internazionale di Medicina, che si tenne a Londra nel 1913, nella sezione psichiatrica, era stata organizzata una seduta per discutere della psicoanalisi di Freud: Janet doveva leggere un saggio critico su di essa e Jung doveva difenderla.
Janet sottolineò la continuità tra il suo lavoro e quello della scuola di Vienna, che aveva accettato “tutte le sue concezioni essenziali senza modifiche”. Questi autori, affermò Janet, “hanno chiamato psicoanalisi ciò che ho chiamato analisi psicologica , hanno chiamato complesso quello che avevo chiamato sistema psicologico, catarsi quello che avevo chiamato dissociazione di idee fisse o disinfezione morale
Nella prima delle tre parti del suo rapporto sulla psicoanalisi,Janet iniziò presentando una valutazione del lavoro di Charcot sul problema delle memorie traumatiche nelle nevrosi, da cui la psicoanalisi era “emersa brillantemente”.
Janet mise in dubbio la novità del punto di vista portato avanti dalla psicoanalisi, riferendosi al suo primo lavoro sui ricordi traumatici, anche esso emerso dal lavoro di Charcot. In quel lavoro aveva infatti sostenuto, seguendo Ribot, l’idea che la personalità o l’ego si stabilissero attraverso una sintesi di sensazioni e percezioni. Negli isterici, questa sintesi non essendo compiuta completamente, appariva “disaggregata” o “dissociata” dalla coscienza. Gli isterici erano predisposti (per ereditarietà) a questi disturbi, che Janet descrisse come un restringimento del campo della coscienza.
La condanna della psicoanalisi divenne tuttavia più chiara nella terza parte del rapporto, quando Janet sfidò l’eziologia sessuale delle nevrosi. (Successivamente, nel 1923 Janet riconobbe che la psicoanalisi aveva avuto il merito di aprire la strada a una psicologia della sessualità, ma riteneva eccessiva la “generalizzazione” operata dalla psicoanalisi su questo tema).
Freud, inoltre, secondo Janet aveva dato “eccessiva importanza” ai fenomeni del “subconscio”, prendendo i suoi studi come punto di partenza senza la necessaria conferma e critica.
Janet rimproverò a Freud di aver fatto del subconscio “il principio di tutte le nevrosi, il deus ex machina che è chiamato a spiegare tutto” mentre lui aveva usato tale termine solo per descrivere le malattie della personalità.
Lo psicologo francese citò varie cause che potevano portare alla nevrosi: oltre alla suggestione, che non era esclusa, l’emozione depressiva, che si riferiva a disturbi dell’adattamento a situazioni inaspettate in cui forza e tensione entravano in gioco, portando stanchezza e sfinimento.
Sottolineò, inoltre che la scienza doveva fermarsi dove “la solida base dell’osservazione e dell’esperienza sembrano scivolare via” mentre il metodo freudiano dell’interpretazione simbolica dei sogni era divenuto un ‘sistema metafisico’, buono per i filosofi, ma improponibile ai medici.
Freud vs Janet
Freud non fu mai tenero verso Janet e arrivò perfino ad accusarlo di plagio. Per comprendere il suo atteggiamento verso il collega francese possiamo citare questo episodio:
nel 1926 Ernest Jones, fedelissimo di Freud si incontrò a un Congresso con Janet al quale poté dire pubblicamente che chiunque avesse provato la psicoanalisi se ne era entusiasmato, riconoscendole verità e valore.
Freud gli rispose:
“…Io non posso esprimere quanto sia soddisfatto del vostro racconto circa il congresso e soprattutto della disfatta (“defaite”) che voi avete inflitto a Janet sotto gli occhi dei vostri compatrioti. Gli interessi della psicanalisi si intrecciano con quelli legati alla vostra persona e per ora vi invito a batter il ferro finché è caldo”.
L’ingiustizia
Ellenberger (La scoperta dell’inconscio) notò che nel 1956 alla Salpêtrière era stato celebrato il centenario di Freud e dei quattro mesi trascorsi presso Charcot. Nessuno si ricordò, però, di commemorare Janet, nel suo centenario del 1959, e le sue osservazioni, fatte proprio alla Salpêtrière su “Marcelle”, “Justine”, “Madame D.”, “Madeleine” e tante altre. Le opere di Janet non sono mai state ristampate e sono diventate delle rarità bibliografiche, una vera e propria ‘Pompei sotto le ceneri’.
Fonti:
Ellenberger H., La scoperta dell’inconscio, Boringhieri
Nicola Lalli, La passione sonnabulica, con biografia di Janet e rapporto con Freud
Pierre Janet : le « Freud français »
Dott.ssa Giuliana Proietti
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA
ONLINE
La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
Per appuntamenti:
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