IPNOSI E TERAPIA DEL DOLORE
Relazione sulle Coppie Non Monogamiche
Ipnosi e terapia del dolore: un approfondimento sulla pratica dell’ipnosi clinica, sull’ipnotizzabilità, sul concetto di dolore e sulla terapia analgesica attraverso l’ipnosi.
L’ipnosi: cosa è
L’ipnosi consiste in un insieme di tecniche progettate per migliorare la concentrazione, ridurre al minimo le proprie distrazioni e aumentare la capacità di risposta ai suggerimenti terapeutici relativi ai pensieri, ai sentimenti, ai comportamenti o agli stati fisiologici. L’ipnosi è una procedura che può essere utilizzata in psicoterapia per facilitare il trattamento.
L’ipnosi clinica somiglia a quella che si vede in televisione o nei film?
Assolutamente no: se immaginate un uomo con un orologio oscillante che spinge le persone a camminare come una gallina siete completamente fuori strada. L’ipnosi clinica è una pratica in cui si impara a usare il potere della mente per ottenere dei cambiamenti positivi nella propria vita, senza mai perdere il controllo di se stessi.
Cosa accade durante l’ipnosi?
Durante l’ipnosi, ci si concentra sul rilassamento e ci si dispone a diventare più aperti nei confronti di suggerimenti e obiettivi specifici, come ad esempio la riduzione del dolore.
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Chi può essere ipnotizzato?
Le persone differiscono molto fra loro nel grado in cui rispondono all’ipnosi. I pazienti più ricettivi ai suggerimenti ipnotici in generale, o altamente ipnotizzabili, trovano in questa pratica un sollievo più forte e duraturo, ma anche le persone con moderata suggestionabilità (la maggior parte delle persone) mostrano miglioramenti. Altri fattori, come la motivazione e l’osservanza del trattamento, possono influenzare largamente la risposta data ai suggerimenti forniti in ipnosi. L’evidenza suggerisce che l’ipnosi potrebbe essere considerata uno standard di trattamento in molte malattie, a meno che la persona non riesca a rispondere ad essa in modo appropriato, o mostri una forte opposizione contro questa metodica.
Ipnotizzabilità: scale di valutazione
La misurazione della variabilità nella risposta al trattamento, cioè la predisposizione di una persona a rispondere al trattamento ipnotico (che può essere considerata un tratto di personalità, un talento, una capacità) è essenziale per valutare un possibile trattamento con ipnosi. Per misurare l’ipnotizzabilità si usano specifici test (ad esempio: l’Hypnotic Induction Profile, H. Spiegel & Spiegel, 2004; la Stanford Hypnotic Susceptibility Scale, Weitzenhoffer & Hilgard, 1962; la Harvard Group Scale of Hypnotic Susceptibility, Shor & Ome, 1962; la Stanford Hypnotic Clinical Scale,Morgan & Hilgard, 1978–1979). Ognuna di queste scale è costituita da una induzione ipnotica standardizzata, seguita da una serie di suggerimenti (per i cambiamenti nella esperienze sensoriali, nelle amnesie, ecc): il punteggio di ipnotizzabilità del soggetto è dato dalla semplice somma delle risposte positive ai suggerimenti.
Per quali malattie fisiche è indicata l’ipnosi?
La ricerca mostra che l’ipnosi medica può essere d’aiuto sia per malattie che compaiono improvvisamente (acute) che per quelle a lungo termine (croniche). Esempi: dolore da cancro, ustioni e artrite reumatoide. Può anche essere utilizzata per alleviare l’ansia che alcune persone provano prima di un intervento chirurgico. L’ipnosi è stata anche associata ad un migliore risultato complessivo dopo il trattamento medico con evidenza di una maggiore stabilità fisiologica. Chirurghi e altri operatori sanitari hanno riportato infatti livelli significativamente più alti di soddisfazione dei pazienti trattati con l’ipnosi rispetto agli altri pazienti. A livello di terapia del dolore essa può essere molto efficace, come dimostrato da uno studio del 2000 ( Lynn, Kirsch, Barabasz, Cardeña, e Patterson).
Il dolore
Uno dei risultati più importanti tratti da recenti studi neurofisiologici del dolore è che non esiste un unico “centro del dolore” nel cervello che possa essere considerato responsabile per il trattamento del dolore. Il dolore è associato con l’attività e l’interazione tra diverse aree del sistema nervoso centrale e periferico, ciascuna delle quali contribuisce all’esperienza complessiva del dolore (Apkarian, Hashmi, e Baliki, 2011). Le aree corticali più spesso attivate durante il dolore sono il talamo, la corteccia cingolata anteriore (ACC), la corteccia insulare, le cortecce sensoriali primarie e secondarie, la corteccia prefrontale. Il contributo relativo di ciascuna di queste aree all’esperienza del dolore varia in funzione della natura degli stimoli del dolore (Apkarian et al., 2011).
L’analgesia ipnotica sembra influenzare le diverse aree del sistema nervoso che sono coinvolte nel trattamento del dolore. Infatti, ciascuna delle aree cerebrali coinvolte nella elaborazione del dolore ha dimostrato di rispondere all’ipnosi in più di uno studio: insula (Abrahamsen et al, 2010; Derbyshire et al., 2004), corteccia prefrontale (Derbyshire et al, 2009; Derbyshire. et al, 2004;. Raij et al, 2005), talamo (Derbyshire et al, 2009; Derbyshire et al, 2004;. Vanhaudenhuyse et al, 2009; Wik, Fischer, Bragee, Finer, e Fredrikson, 1999), corteccia primaria o secondaria (Derbyshire et al, 2009;. Hofbauer, Rainville, Duncan, e Bushnell, 2001), corteccia cingolata (Derbyshire et al, 2009; Derbyshire et al, 2004; Faymonville et al, 2000, 2006; Raij et al, 2005; Rainville, Duncan, Price, Carrier, e Bushnell, 1997; Vanhaudenhuyse et al, 2009; Wik et al, 1999). Inoltre, l’ipnosi ha dimostrato di influenzare il trattamento di stimolazione avversivo a livello del midollo spinale (Jensen, 2008).
Ipnosi e Terapia del dolore
L’ipnosi riesce ad alterare i componenti psicologici dell’esperienza del dolore che possono quindi avere un effetto anche potente sul dolore grave. L’analgesia ipnotica è stata utilizzata con successo in una serie di interventi in molte cliniche, ospedali e centri per la cura delle ustioni, oltre che in studi dentistici. Per il dolore acuto si è dimostrata efficace nella radiologia interventistica, in varie procedure chirurgiche (ad esempio, appendicectomie, escissioni tumorali), per il trattamento delle ustioni (cambio della medicazione e rimozione dolorosa del tessuto cutaneo morto o contaminato), dolore da parto, dolore per l’aspirazione del midollo osseo e dolore correlato al lavoro dentistico, specialmente per i bambini. Altre condizioni di dolore cronico per le quali l’ipnosi è stata utilizzata con successo includono mal di testa, mal di schiena, fibromialgia, dolore correlato al carcinoma, dolore del disturbo mandibolare temporale e dolore cronico misto.
L’ipnosi può essere utilizzata sia per ridurre l’intensità del dolore, sia per cambiare l’esperienza del dolore in alcuni individui, favorendo l’accettazione, piuttosto che il tentativo di cambiare la propria esperienza del dolore. Ad esempio, durante il processo ipnotico, i pazienti possono essere incoraggiati ad esaminare il dolore a distanza, o ad accettare l’idea che tutte le esperienze percettive siano temporanee (Patterson, 2010). Fordyce (1988) ritiene infatti che il problema principale che molti pazienti devono affrontare è la sofferenza, non il dolore. Di conseguenza, è meglio insegnare ai pazienti a deconcentrarsi dal dolore, soffermandosi sulla sofferenza collegata al dolore. Ci sono paralleli a questo pensiero in alcune filosofie orientali, che vedono la sofferenza come risultato diretto della resistenza al dolore. In ogni caso, è possibile che l’ipnosi possa non solo facilitare la capacità dei pazienti di ridurre il dolore, ma anche aumentare l’accettazione della loro esperienza del dolore, che in ultima analisi provoca una diminuzione della sofferenza (Patterson, 2010).
Uso di altri farmaci per la terapia del dolore
Per quanto riguarda la terapia del dolore, vi sono crescenti preoccupazioni circa l’eccessivo affidamento che si fa sui farmaci analgesici, i quali possono avere effetti collaterali negativi, hanno una limitata efficacia nel lungo termine, e possono causare problemi significativi associati con la dipendenza o la distrazione (per esempio, il loro uso senza ricetta medica) (Manchikanti & Singh, 2008; Maxwell, 2011). La crescente consapevolezza dei limiti dei trattamenti per il dolore cronico attualmente disponibili impone la considerazione della tecnica dell’ipnosi, visto che questo trattamento non presenta effetti collaterali (Jensen et al., 2006).
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La ricerca sull’ipnosi associata al dolore
Le ricerche sull’ipnosi associata a dolore sono scarse. Questo potrebbe essere dovuto alla mancanza di una definizione ampiamente accettata dell’ ipnosi (Barnier & Nash, 2008) ma anche al fatto che parlare di ipnosi implica una serie di sue componenti, come il rilassamento, l’attenzione focalizzata, la visualizzazione, l’elaborazione interpersonale e la suggestione. Continuano ad esservi differenze di opinione, fra gli esperti, su quale di questi elementi rappresenti il componente principale dell’ipnosi, il che rende difficile determinare se uno di questi trattamenti specifici possa essere classificato come ipnosi o no.
Le ricerche sull’analgesia ipnotica si sono basate sul dolore acuto indotto in laboratorio, o sul dolore associato a procedure mediche (Chaves, 1994; Ewin, 1986). Vi sono state inoltre applicazioni innovative dell’ipnosi per trattare il dolore acuto (Patterson, Wiechman, Jensen, e Sharar, 2006); altri progressi nella comprensione dell’efficacia di questa tecnica sono venuti da studi di imaging che esaminano le funzioni del cervello associate con l’ipnosi e l’analgesia ipnotica (Barabasz & Barabasz, 2008; Oakley, 2008; Oakley & Halligan, 2010; D. Spiegel, Bierre, e Rootenberg, 1989). Altre ricerche si sono concentrate sull’efficacia dell’ipnosi nelle condizioni di dolore cronico (Montgomery, Duhamel, e Redd, 2000; Stoelb, Molton, Jensen, e Patterson, 2009; Tomé-Pires e Miró, 2012 ).
Ipnosi vs. Placebo
Sia gli studi sui risultati clinici del trattamento ipnotico per casi di dolore acuto e cronico, sia gli studi neurofisiologici in laboratorio hanno dimostrato che l’ipnosi è efficace se confrontata a trattamenti con uso di placebo. In particolare, dagli studi condotti emergono due conclusioni importanti:
(a) vi è un elevato grado di variabilità nella risposta all’analgesia ipnotica,
(b) i benefici del trattamento ipnotico vanno al di là della terapia del dolore.
Chiedere aiuto è il primo passo!
Efficacia del trattamento ipnotico
Vanno anzitutto precisati alcuni aspetti relativi alla ricerca sull’uso dell’ipnosi per il trattamento del dolore. In primis, cosa significa esattamente che l’ipnosi è un “trattamento efficace”? Le ricerche possono differire fra loro su queste definizioni. Ad esempio, uno studio clinico sul trattamento ipnotico per disturbi da emicrania (Anderson, Basker, e Dalton, 1975) usava come criterio di efficacia la “completa remissione” dei sintomi, mentre studi più recenti ritengono che un trattamento è efficace se porta a una riduzione del 30% dell’intensità del dolore quotidiano (Dworkin et al., 2005).
Per quanto riguarda l’efficacia del trattamento, la stragrande maggioranza dei partecipanti agli studi clinici condotti ha riferito un alto livello di soddisfazione per il trattamento del dolore clinicamente significativo. Inoltre, si è osservato che molti pazienti continuano a praticare l’auto-ipnosi anche nel follow up (Jensen, Barber, Romano, Hanley, et al, 2009; Jensen, Barber, Romano, Molton, et al, 2009) in quanto la tecnica appresa sembra essere un utile strumento per il sollievo temporaneo dal dolore.
Vantaggi
Il trattamento con ipnosi ha effetti importanti sulla gestione del dolore cronico:
1. può comportare sostanziali riduzioni nell’intensità media del dolore;
2. può insegnare capacità di autogestione che i pazienti possono continuare ad utilizzare regolarmente anche in momenti successivi al trattamento, per cercare sollievo dal dolore;
3. può infondere sensazioni di rilassamento e di benessere, anche al di fuori della terapia del dolore.
Dolore, Depressione e Ipnosi
E’ importante ricordare che i pazienti con dolore cronico spesso soffrono di depressione clinicamente significativa e ansia (Patterson, 2010), per cui se l’ipnosi si dimostra efficace (Alladin, 2010; Yapko, 2001), essa può migliorare i livelli di attività, aumentando le risposte adattative, le cognizioni collegate al dolore, e la qualità del sonno (Jensen, 2011).
Controindicazioni: nessuna!
E’ chiaro che non tutti i pazienti con dolore cronico possono trovare sollievo dal dolore con l’ipnosi. Dagli studi effettuati emerge tuttavia che anche quando il trattamento non provoca un significativo sollievo dal dolore, esso porta comunque qualche beneficio, come il miglioramento del sonno, un maggiore senso di calma generale e di benessere, o di riduzione dello stress. Infatti, con il trattamento ipnotico, la maggior parte dei pazienti riporta effetti collaterali positivi, come un migliore senso di benessere, un maggior senso di controllo, il miglioramento del sonno, e una maggiore soddisfazione per la vita, indipendentemente dall’efficacia del trattamento nella riduzione del dolore.
Ipnosi e altre tecniche di rilassamento
Alcuni studi clinici hanno confrontato l’ipnosi con altre tecniche di rilassamento (es. training autogeno) senza rilevare differenze notevoli di risultato, almeno per quanto riguarda il dolore provocato dal mal di testa (Patterson & Jensen, 2003). È importante sottolineare che la risposta al training di rilassamento sembra essere associato con l’ipnotizzabilità (Patterson & Jensen, 2003). Molte tecniche di meditazione mindfulness hanno inoltre dimostrato di provocare cambiamenti nelle attività cerebrali in linea con quelle che stabilisce l’ipnosi (per esempio, un aumento dei ritmi alfa più lenti, Fell, Axmacher, e Haupt, 2010).
A volte può essere difficile distinguere tra ipnosi, rilassamento / training autogeno, ed interventi di immaginazione guidata. Il training autogeno e l’ immaginazione guidata spesso contengono elementi che sembrano molto simili a una induzione ipnotica, e l’ipnosi a sua volta comprende spesso suggerimenti per il relax e l’uso di visualizzazioni. Tuttavia, l’ipnosi clinica di solito comporta suggerimenti che non riguardano solo i cambiamenti percettivi, ma mirano anche ad altri obiettivi clinici (Jensen, 2011; Patterson, 2010), mentre queste altre tecniche tendono a concentrarsi su un solo esito (ad esempio, il training di rilassamento autogeno si concentra soprattutto sul rilassamento percepito ).
L’ipnosi ha effetti maggiori sul dolore di quanto non faccia la semplice visualizzazione (Derbyshire et al., 2004) e dunque l’ipnosi è un metodo più efficace della sola visualizzazione; tuttavia, è importante riconoscere il potenziale impatto benefico delle visualizzazioni nel cambiare i processi percettivi e dunque esse vanno considerate come importanti componenti dell’intervento ipnotico. Le possibilità di utilizzo delle visualizzazioni in questo ambito sono infinite (“Immagina che il tuo dolore abbia un colore e che il colore stia cambiando” oppure “Pensa di essere massaggiato sulla schiena da un flusso di acqua curativa … fresca e confortevole“). Molti pazienti trarranno beneficio dalla inclusione di visualizzazioni di questo tipo, purché non siano collegabili a ricordi spiacevoli o irritanti. Tuttavia, non tutti i pazienti apprezzano le visualizzazioni o trovano facile l’elaborazione visiva e per questo occorre dare spazio anche ad altre componenti dell’ipnosi (ad esempio, concentrarsi su un maggiore relax, cambiare il focus di attenzione, modificare le cognizioni negative, ecc. Jensen, 2011; Patterson, 2010).
Ipnosi nella Psicoterapia
Nel 1995, Irving Kirsch e colleghi hanno pubblicato un’importante meta-analisi sugli effetti addizionali dell’ ipnosi, quando viene combinata con altri trattamenti (Kirsch, Montgomery, e Sapirstein, 1995). Questi autori hanno esaminato 18 studi nei quali la psicoterapia cognitivo-comportamentale veniva associata a un trattamento ipnotico e i risultati ottenuti venivano messi a confronto con un gruppo di controllo che aveva ricevuto la sola psicoterapia, senza ipnosi.
Conclusioni: l’aggiunta dell’ipnosi alla psicoterapia cognitivo-comportamentale migliora la dimensione media degli effetti di 0,5 unità di deviazione standard. Inoltre, “il paziente medio sottoposto a ipnoterapia cognitivo-comportamentale ottiene maggiori benefici rispetto al 70% dei pazienti che hanno ricevuto lo stesso trattamento, senza ipnosi” (Kirsch e coll., 1995). Tuttavia, solo uno degli studi esaminati da Kirsch e colleghi ha studiato l’ipnosi applicata al dolore cronico.
Dr. Walter La Gatta
Fonte:
Jensen, M. P., & Patterson, D. R. (2014). Hypnotic Approaches for Chronic Pain Management: Clinical Implications of Recent Research Findings. The American Psychologist, 69(2), 167–177. http://doi.org/10.1037/a0035644
Leggi anche, sull’ipnosi:
Ipnosi e terapia del dolore
L’induzione in ipnosi
Ipnosi, auto-ipnosi e parto
Freud: dall’ipnosi alla libera associazione
Storia dell’ipnosi 1: Mesmer e il magnetismo animale
Storia dell’ipnosi 2: La scuola psicologica francese
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Dr. Walter La Gatta
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia
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