Interventi psicologici sui soccorritori in eventi traumatici
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I professionisti ed i volontari che vanno a prestare il loro soccorso alle popolazioni traumatizzate meritano tutto il nostro rispetto, ma non dobbiamo dimenticare che anche loro possono subire degli stress notevoli, anche se secondari, per cui è necessario pensare anche alla loro salute mentale e al loro benessere (Killian, 2008).
Negli ultimi due decenni vi è stato un aumento di interesse per lo stress provocato da esposizione indiretta a traumi per ragioni di lavoro (Pearlman e Mac Ian, 1995;. Voss Horrell et al, 2011). L’esposizione indiretta al trauma (detta anche vicaria o secondaria) attraverso il lavoro produce effetti negativi abbastanza prevedibili (Voss Horrell et al, 2011; Cohen e Collens, 2013) ma anche effetti positivi sulla crescita personale (Cohen e Collens, 2013).
In particolare, tra gli effetti negativi sono stati individuati: disagio psicologico (Pearlman e Mac Ian, 1995), aumento dei pensieri negativi (Pearlman e Mac Ian, 1995), e un più alto rischio di burnout da lavoro (Cieslak et al., 2014).
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Sono stati studiati anche i fattori organizzativi e le variabili individuali di protezione per questi soccorritori che si espongono indirettamente al trauma (Voss Horrell et al, 2011;. Cohen e Collens, 2013), anche se gli interventi psicosociali per ridurre i risultati negativi e valorizzare gli effetti positivi sono ancora piuttosto scarsi.
Lo stress secondario da trauma (STS) può manifestarsi con sintomi che sono simili ai sintomi del disturbo post-traumatico da stress (DPTS), cioè rivivere continuamente i momenti più scioccanti, mettere in atto comportamenti di evitamento, e ipervigilanza (Figley, 1995; Elwood et al, 2011).
I professionisti che sono ad alto rischio per lo sviluppo di STS sono gli assistenti sociali (Bride, 2007) gli operatori sanitari militari (Voss Horrell et al., 2011), gli operatori sanitari civili (Sheen et al., 2014), e, più in generale, con chiunque lavori con i sopravvissuti al trauma (Elwood et al., 2011). Questi professionisti hanno bisogno di brevi interventi per proteggere la loro salute mentale, attraverso la formazione permanente e le cure preventive (Royle et al., 2009).
Una recente ricerca ha indicato l’esistenza anche di cambiamenti positivi a seguito di esposizione al trauma, che consistono nel dare maggiore significato alle proprie azioni (Park, 2010) e nella crescita personale (Cann et al., 2010). Recenti meta-analisi hanno indicato che gli interventi psicosociali influenzano in maniera significativa la crescita personale post-traumatica tra i sopravvissuti al trauma (Roepke, 2015). Basandosi sul costrutto della crescita personale post-traumatica, Arnold et al. (2005) hanno coniato il concetto di ‘crescita personale da stress post-traumatico secondario‘ (SPTG) per indicare i cambiamenti positivi circa il rapporto con il proprio sé e con il mondo, a seguito della crescita psicologica percepita.
La crescita personale post-traumatica secondaria è uno dei risultati principali di esposizione indiretta al trauma vissuto da professionisti della salute e dei servizi umani (Cohen e Collens, 2013). È il risultato di essere esposti a materiali scioccanti dati dalle esperienze traumatiche da loro vissute (Cohen e Collens, 2013).
Secondo il modello SPTG proposto da Cohen e Collens (2013), le aree della crescita personale riguardano cambiamenti sugli atteggiamenti verso la vita (ad esempio, l’apprezzamento della vita e della resilienza umana), i valori (importanza del sostegno da parte della famiglia), l’autoefficacia (migliorando la consapevolezza di sé e le credenze in merito al proprio valore e alle proprie capacità), e lo stile di vita (per esempio, imparando a reagire attivamente ai problemi sociali degli altri).
L’auto-efficacia si riferisce alle credenze di un individuo sulla propria capacità di far fronte alle richieste stressanti, da parte dell’ambiente o del proprio lavoro. Le credenze positive permettono agli individui di affrontare in modo più efficace i fattori di stress (compresi gli eventi traumatici) e di promuovere la salute e il benessere (Bandura, 1997). In origine, il concetto di auto-efficacia è stato sviluppato per descrivere la reazione a vari eventi stressanti, barriere e ostacoli che impediscono agli individui di influenzare positivamente i propri stati interni e l’ambiente (Bandura, 1997). Tuttavia, queste teorie vengono ora adottate anche nei processi di adattamento agli eventi traumatici (Benight e Bandura, 2004).
L’auto-efficacia è una cognizione modificabile, che può essere arricchita e rinforzata (Bandura, 1997). Pertanto, gli interventi di promozione della salute mentale e fisica spesso utilizzano queste tecniche (Luszczynska e Schwarzer, 2015), anche se troppo raramente rispetto all’effettivo bisogno.
Eppure non sarebbe tanto difficile, visto che recentemente sono stati sviluppati degli interventi per promuovere l’autoefficacia anche via Internet (Steinmetz et al. 2012) attraverso la persuasione verbale e le tecniche di auto-regolazione emotiva. Questi interventi si sono dimostrati utili, peraltro, anche nell’attenuare lo stato di preoccupazione e la depressione (Steinmetz et al., 2012).
Newell e MacNeil (2010) hanno proposto una iniziativa di best-practice, suggerendo programmi di formazione approfondita per i lavoratori indirettamente esposti ai traumi. Come parte della formazione obbligatoria per i professionisti, questa formazione dovrebbe essere permanente e fornire informazioni sull’ esposizione indiretta, le sue conseguenze e le risorse utili per la prevenzione (Newell e MacNeil, 2010).
Una recente meta-analisi ha valutato i sintomi di DPTS tra i sopravvissuti esposti direttamente al trauma confrontando gli effetti di interventi basati su internet (procedure attive; tecniche cognitivo-comportamentali, ecc.) rispetto a:
(1) nessun trattamento (ad esempio, essere solamente inseriti in una lista d’attesa)
(2) altre condizioni di controllo (ad esempio istruzione o esercizi di scrittura basati su Internet, ma non tecniche cognitivo-comportamentali specifiche).
Le procedure attive basate su Internet in questo studio sono risultate più efficaci nel ridurre il DPTS in confronto ai gruppi di controllo rimasti senza trattamento e a quelli che avevano ricevuto solamente interventi di psicoeducativi ( Kuester et al., 2016).
Una Conferenza sulla Paura
Precedenti ricerche hanno dimostrato che gli interventi di auto-efficacia con procedure attive che richiedono il ricordare e il riferire le proprie esperienze sono risultate più efficaci rispetto a procedure passive di controllo (sola lettura) che si concentrano sulla sola formazione teorica (Steinmetz et al, 2012;. Luszczynska et al, 2016).
Un recente studio (Cieslak R, Benight CC, Rogala A, et al., 2016) ha voluto testare la validità di queste tecniche psicologiche per gli operatori che si occupano di assistere popolazioni traumatizzate. Quale intervento psicologico scegliere per loro per preservare la loro salute e il loro benessere?
Lo studio ha messo a confronto un intervento basato su Internet che presentava tecniche per rafforzare l’auto-efficacia con uno di sola formazione teorica sul trauma (cause e metodi per affrontarlo). Il campione era composto da 168 professionisti sociali e sanitari (78% donne) esposti a trauma secondario. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: il primo doveva partecipare a 4 sessioni di formazione su Internet su interventi di auto-efficacia, mentre al secondo gruppo venivano fornite solo cognizioni teoriche sulle conseguenze dell’esposizione al trauma e i modi per affrontarle. Risultato: gli interventi sull’auto-efficacia si sono mostrati più efficaci sia nel prevenire gli effetti negativi dell’esposizione secondaria al trauma, sia per promuovere gli effetti positivi di crescita personale.
In conclusione, una maggiore attenzione dovrebbe essere rivolta non solo a chi sperimenta il trauma, per gli ovvi motivi che tutti possono immaginare, ma anche a chi aiuta i traumatizzati, in particolare fornendo ai soccorritori le tecniche per rafforzare la loro sensazione di auto-efficacia.
Dr. Giuliana Proietti
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Fonte:
Cieslak R, Benight CC, Rogala A, et al. Effects of Internet-Based Self-Efficacy Intervention on Secondary Traumatic Stress and Secondary Posttraumatic Growth among Health and Human Services Professionals Exposed to Indirect Trauma. Frontiers in Psychology. 2016;7:1009. doi:10.3389/fpsyg.2016.01009.
Immagine:
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
Per appuntamenti:
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