Il Totemismo, fra cultura e natura
Cosa è un Totem?
E’ un essere, o una categoria di esseri viventi (animali, piante, antenati mitici, o anche fenomeni naturali), cui viene attribuito un particolare potere, grazie alla sua stretta relazione con un essere superiore. In breve, è il simulacro che rappresenta un essere che è oggetto di culto. Il Totem è oggetto di particolare rispetto e, nel caso si tratti di un animale, non può essere ucciso, né essere oggetto di caccia.
In cosa consiste il Totemismo?
E’ un complesso di credenze, usi, norme sociali, obblighi e divieti, legati al culto di un Totem. Il totemismo si manifesta in varie forme e tipologie, in diversi contesti, e si trova spesso tra le popolazioni primitive.
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Cosa significa Totem?
Il termine deriva dalla parola Ototeman, usata dal popolo dei nativi americani Ojibwe, i quali intagliavano e decoravano tronchi d’albero, in modo da raffigurare una serie di totem sovrapposti, così da formare dei pali di totem. Il termine fu introdotto nella lingua inglese nel 1791 da un mercante e traduttore britannico, J.K. Long il quale, in un libro sui suoi viaggi in America settentrionale nella regione dei grandi laghi, descriveva società organizzate in clan patrilineari, che in molti casi avevano nomi di animali. Inoltre parlava di persone che entravano in contatto con spiriti tutelari animali, attraverso prove volontarie e visioni. Alla parola Totem dette un significato errato, credendo che designasse lo spirito guida di un individuo, che appariva sotto forma di animale. Ototeman significava invece “lui appartiene alla mia parentela” ed era l’oggetto fisico che rappresentava gli animali antenati.
Dove vivevano questi popoli e cosa ne è stato della loro lingua?
L’ojibwe è una delle lingue native americane più diffuse a nord del Messico ed è caratterizzata da una serie di dialetti, ancora presenti nel Quebec sudoccidentale e in vari stati degli Stati Uniti (Michigan , Wisconsin, Minnesota ecc.)
Quando si è iniziato a studiare il fenomeno del Totemismo?
Il primo rapporto accurato sul totemismo nel Nord America fu scritto da un missionario metodista, Peter Jones, lui stesso un Ojibwa, morto nel 1856, il cui rapporto fu pubblicato postumo. Il suo nome Ojibwa era Kahkewāquonāby, che significa “Piume ondeggianti”. Il totemismo fu un filone di studi molto alla moda nell’Ottocento e promosse la convinzione che in origine gli uomini si fossero ritenuti discendenti da varie specie animali. La differenza fondamentale tra “primitivi” e “civilizzati” era dunque nel fatto che i primi erano ancorati a credenze arcaiche, mentre i secondi avevano ormai superato questa visione.
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Quante forme di Totemismo si conoscono?
Se ne conoscono almeno due tipi:
– Totemismo individuale: la persona vede nel Totem un compagno, un parente, un protettore, un progenitore e gli attribuisce poteri e abilità sovrumane, offrendogli una combinazione di rispetto, venerazione, timore reverenziale e paura. Di solito c’è un divieto (o tabù) contro l’uccidere, il mangiare o il toccare il totem. Il Totem può conferire facoltà speciali all’individuo: in questo caso, lo sciamano è colui che ha ricevuto i propri doni soprannaturali dal Totem.
– Totemismo Tribale; tutta la tribù venera uno stesso Totem.
Il Totemismo è assimilabile alla religione?
Solo in parte. Sebbene i totem siano spesso il fulcro di un comportamento rituale, è generalmente accettato che il totemismo non sia una religione, anche se può riguardare elementi religiosi in varia misura, così come può apparire simile alla magia; è spesso mescolato con diversi tipi di altre credenze, come il culto degli antenati, le idee dell’anima o l’animismo.
Come si esprime il Totem nel mito?
Sul piano del mito, il totem si manifesta in cicli di racconti sull’antenato totemico che di solito rappresenta in sé sia la natura umana sia quella dell’animale-totem; il gruppo e la specie animale tra cui esiste il rapporto totemico discendono, secondo i miti, da un comune antenato; in altri casi si parla, invece, di un antenato interamente umano che era legato da amicizia all’antenato della specie animale.
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Come si esprime il Totem a livello collettivo?
Il totemismo sociale o collettivo si esprime attraverso l’associazione mistica di animali e vegetali, fenomeni naturali o oggetti creati con gruppi tra loro correlati ( lignaggi , clan, tribù , fratrie), la trasmissione ereditaria dei totem (patrilineare o matrilineare), i nomi di gruppo e di persona che si basano direttamente o indirettamente sul totem, l’uso di emblemi e simboli totemistici, tabù e divieti che possono applicarsi alla specie stessa o essere limitati a parti di animali e piante.
In quali popolazioni era comune il totemismo di gruppo?
Il totemismo di gruppo era tradizionalmente comune tra i popoli dell’Africa, dell’India, dell’Oceania (soprattutto in Melanesia), del Nord America e di alcune parti del Sud America. Questi popoli includono, tra gli altri, gli Aborigeni australiani , i pigmei africani e vari popoli nativi americani, in particolare gli indiani della costa nordoccidentale (prevalentemente pescatori), gli indiani della California e gli indiani del nordest. Inoltre, il totemismo di gruppo è stato trovato tra gli Ugriani e i Siberiani occidentali (cacciatori e pescatori che allevano anche renne) nonché tra le tribù di pastori dell’Asia settentrionale e centrale .
Come si esprime il totemismo individuale?
Si esprime attraverso idee precise sull’anima umana e concezioni da esse derivate, come l’idea di un alter ego e il nagualismo (dalla forma spagnola della parola azteca naualli, “qualcosa di nascosto o velato”).
E’ nato prima il totemismo individuale o di gruppo?
Gli studi sullo sciamanesimo indicano che il totemismo individuale potrebbe aver preceduto il totemismo di gruppo, poiché gli spiriti protettivi di un gruppo a volte derivavano dai totem di individui specifici. In una certa misura esiste anche la tendenza a trasmettere come ereditario un singolo totem o a rendere tabù l’intera specie animale a cui appartiene il singolo totem.
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Quali sono gli aspetti sociali del Totemismo?
In particolare vi è un comandamento rigorosamente osservato: i membri di un clan totemico sono fratelli e sorelle, obbligati ad aiutarsi e a proteggersi a vicenda. Se uno straniero uccide un membro del clan, tutta la tribù dell’assassinato si sente solidale nell’esigere l’espiazione del sangue versato. I vincoli totemici impongono il divieto di incesto fra membri dello stesso clan e l’obbligo di esogamia.
Quali sono le più conosciute idee sul Totemismo?
McLennan
Vi sono varie teorie. La prima è stata proposta dallo scozzese etnologo John Ferguson McLennan . Seguendo la moda delle ricerche ottocentesche, egli volle comprendere il totemismo in una prospettiva ampia, e nel suo studio, Il culto degli animali e delle piante (1869, 1870) non cercò di spiegare l’origine specifica del fenomeno totemistico ma sostenne che tutta la razza umana nell’antichità aveva attraversato uno stadio totemistico.
Tylor
Nel 1899 le teorie di McLennan furono criticate da Sir Edward Burnett Tylor , un antropologo inglese che rifiutava la confusione del totemismo con la mera adorazione di animali e piante. Tylor trovava nel totemismo la tendenza dello spirito umano a classificare il mondo e le sue cose. Considerava quindi il totemismo come una relazione tra un tipo di animale e un clan, ma era contrario all’idea di vedere nei totem la base della religione.
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Lang
Un altro studioso scozzese, Andrew Lang , all’inizio del XX secolo, sosteneva il significato nominalistico del totemismo, vale a dire che i gruppi locali, i clan o le fratrie, nella scelta di nomi totemici provenienti dal regno della natura, reagivano al bisogno di differenziarsi. A questo seguiva un rapporto mistico tra gli oggetti – da cui un tempo derivavano i nomi – e i gruppi che portavano questi nomi. Lang spiegava con questo fenomeno i miti della natura, secondo i quali gli animali e gli oggetti naturali erano considerati parenti, mecenati o antenati delle rispettive unità sociali. Riteneva che le riflessioni delle tribù su questi argomenti portassero alla fine a dei tabù e che l’esogamia di gruppo (matrimonio esterno) abbia avuto origine per la prima volta nella formazione di associazioni totemiche. (Già Garcilaso del Vega, un discendente degli Inca peruviani che scrisse nel diciassettesimo secolo la storia del suo popolo, aveva fatto risalire ciò che conosceva del fenomeno totemico al bisogno delle tribù di distinguersi tra di loro con un nome).
Andrew Lang nei suoi libri Social origins del 1903 e The secret of the totem del 1905, osserva che i clan avevano il bisogno pratico di distinguersi assumendo dei nomi, generalmente derivanti da animali, ma che poi l’origine della denominazione sia stata dimenticata. Fra le popolazioni primitive, il nome di una persona è una componente essenziale della sua persona, forse una parte della sua anima. L’omonimia con l’animale dovette dunque indurre i primitivi a supporre un legame misterioso e significativo tra le loro persone e la specie animale di cui portavano il nome. E quale altro legame poteva essere considerato se non quello della consanguineità? Una volta ipotizzata in conseguenza dell’omonimia, ne derivarono come conseguenze dirette del tabù del sangue tutte le prescrizioni totemiche, esogamia inclusa.
Frazer
Basando la sua visione sulla ricerca condotta tra le popolazioni indigene in Australia e Melanesia, l’antropologo britannico Sir James George Frazer pubblicò Totemismo ed esogamia, nel 1910, in quattro volumi, nei quali raccolse tutti i dati allora conosciuti, a livello mondiale, sull’argomento.
Nella sua particolare descrizione del totemismo come sistema religioso, Frazer premette che i membri di una tribù prendono il nome del loro totem e di regola credono anche di discendere da lui. A questa credenza consegue che non cacciano l’animale totemico, non lo uccidono e non lo mangiano, e si vietano ogni altro uso del totem, se è diverso da un animale. I divieti di uccidere e mangiare il totem non sono gli unici tabù che lo riguardino; a volte è anche proibito toccarlo, perfino guardarlo. In un certo numero di casi il totem non va chiamato con il suo vero nome. La trasgressione di tali ordini tabù, protettivi del totem, è punito automaticamente con gravi malattie o con la morte.
La tribù si attendeva protezione e cura dal suo totem. Se era animale pericoloso (una bestia feroce, un serpente velenoso), si presupponeva che non facesse niente di male ai membri del clan, e se il presupposto non si attuava il danneggiato era scacciato dalla tribù, in quanto indegno. Il totem aiutava in caso di malattia, dava presagi e ammonimenti alla tribù.
Goldenweiser
Un etnologo russo-americano, Alexander Goldenweiser sottopose i fenomeni totemistici ad aspre critiche . La sua critica ebbe un’importanza duratura, soprattutto negli Stati Uniti, dove suscitò un atteggiamento scettico nei confronti del totemismo. Goldenweiser vedeva nel totemismo tre fenomeni che potevano esistere singolarmente e che in realtà coincidevano solo in casi molto rari. Questi fenomeni erano: (1) organizzazione di clan, (2) clan che assumevano nomi di animali o piante o avevano “emblemi” ottenuti dalla natura e (3) credenza in una relazione tra i gruppi e i loro totem. Goldenweiser non percepiva questi fenomeni come un’unità, poiché ognuno di essi poteva esistere separatamente dagli altri.
Thurnwald
In un altro trattato pubblicato nel 1910, un etnologo tedesco, Richard Thurnwald , sosteneva di riconoscere nel totemismo l’espressione di un modo di pensare specifico delle società non industriali. Egli riteneva che tali gruppi giudicassero l’ ambiente naturale in base al suo aspetto esteriore senza analizzarlo più da vicino e presupponessero che esistessero connessioni e combinazioni delle cose naturali; da queste idee derivavano regole di comportamento durature come tabù, rispetto e relazioni sociali. Per la psicologia del totemismo Thurnwald più tardi (1917-18) fece una presentazione dettagliata e sistematica; attraverso esempi concreti, sollevò anche domande sui collegamenti del totemismo con il culto degli antenati, le nozioni di anima e le credenze nel potere, nella magia , nelle offerte e negli oracoli.
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Dr. Giuliana Proietti
Freud
Per Sigmund Freud il totemismo trova la sua radice nel complesso edipico, e l’animale-totem simboleggia la figura del padre. Freud nel suo libro Totem e Tabù, del 1913, si sofferma particolarmente sul tabù dell’incesto e le sue proibizioni nelle società totemiche e tribali, facendo riferimento alla sua teoria del complesso edipico. Sotto le mentite spoglie animali, Freud ci vide la figura del padre dell’orda primitiva, che era stato ucciso dai figli, i quali avevano preso ad adorare il suo Totem per placare il rimorso della sua uccisione.
Con le sue parole:
(…) Se l’animale totemico è il padre, i due ordini fondamentali del totemismo, le due prescrizioni tabù che ne formano il nucleo – non uccidere il totem e non usare per il sesso una donna appartenente al totem – coinciderebbero in contenuto con i due crimini di Edipo, che uccise suo padre e prese in moglie sua madre, e con i due desideri primordiali del bambino, la cui insufficiente rimozione o il cui risvegliarsi formano forse il nucleo di tutte le psiconevrosi. Se questa equazione è qualcosa di più del gioco ingannevole del caso, dovrebbe permetterci di far luce sull’origine del totemismo in epoche immemorabili. In altre parole, dovremmo riuscire a rendere verosimile che il sistema totemistico si sia prodotto partendo dalle condizioni del complesso edipico (…)
Durkheim
Il fondatore della scuola francese di sociologia, Émile Durkheim, ha esaminato il totemismo da un punto di vista sociologico e teologico, prendendo in esame gli aborigeni australiani, che avevano una società suddivisa in clan rappresentati da emblemi totemici e riti collettivi che servivano a esprimere una identità di gruppo, sovra individuale. Per Durkheim la sfera del sacro è un riflesso delle emozioni che sono alla base delle attività sociali, e il totem è, in quest’ottica, un riflesso della coscienza del clan, basato sulla concezione di un potere impersonale. Il principio totemistico era allora il clan stesso, ed era permeato di santità. Durkheim sosteneva che il totemismo era la religione originaria di tutta l’umanità, la religione in cui il gruppo si riconosceva e trovava la sua espressione nella venerazione del totem comune.
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Boas
Nel 1916 un etnologo americano, Franz Boas, suggerì che il totemismo non mostrava un’unica origine psicologica o storica; poiché i tratti totemici potevano essere collegati agli individui e a tutte le possibili organizzazioni sociali e comparivano in diversi contesti culturali, era impossibile collocare i fenomeni totemici in un’unica categoria. Boas riteneva che il totem fosse in origine lo spirito protettore di un antenato, acquisito mediante un sogno e trasmesso ai propri discendenti.
Grebner
Il primo teorico della Scuola di Etnologia di Vienna, Fritz Graebner, tentò di spiegare le forme sia del totemismo individuale che del totemismo di gruppo e li descrisse come un complesso di idee moderatamente religiose o semireligiose secondo il quale si ritiene che i singoli membri o i sottogruppi di una società si trovino in comunità con gli oggetti naturali. Secondo Graebner con il metodo storico-culturale si può stabilire in che misura le forme totemiche appartengono ad un determinato complesso culturale; quali forme di totemismo sono “più antiche” o “più giovani”; e la misura in cui le forme appartengono insieme in una relazione antecedente-decedente.
Ankermann
Un altro membro della stessa scuola, Bernhard Ankermann, nel 1915-1916, sostenne l’idea che tutti i totemismi, indipendentemente da dove si trovano, contenessero un nucleo comune attorno al quale venivano costruite nuove caratteristiche. Visto dal punto di vista di ciò che è stato trovato in Africa, questo nocciolo gli sembrava essere la fede in un rapporto specifico tra i gruppi sociali e le cose naturali – in un sentimento di unità tra entrambi – un rapporto che credeva fosse diffuso in tutto il mondo. Dal punto di vista di Ankermann, idee e riti magici e animaleschi si fondono con il totemismo in una forte unità inscindibile.
Secondo Ankermann i totem non sono qualcosa di pericoloso, qualcosa da evitare, ma al contrario qualcosa di amichevole: un totem è considerato come un fratello e come tale va trattato. Inoltre, il tabù totemistico si verifica perché il totem è un parente. Ankermann era propenso a vedere la formazione del totemismo in una relazione emotiva animale-uomo: i primi cacciatori, pensava, avrebbero potuto imitare quegli animali che attiravano maggiormente la loro attenzione. Ankermann spiegò inoltre che “l’uomo primitivo” si identificava con l’animale mentre lo imitava, e che l’abitudine a farlo potrebbe aver portato a un’identificazione continua espressa come totemismo.
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Schmidt
Nel 1915-1916 Wilhelm Schmidt , allora leader della Scuola di Etnologia di Vienna, considerava il totemismo rigorosamente secondo gli schemi allora popolari dei circoli culturali: poiché il totemismo era diffuso in tutto il mondo, lo concepì come un unico complesso culturale nonostante le differenze locali. Egli sosteneva che le differenze nel totemismo esplorate dalle teorie precedenti sono esagerazioni e potrebbero, inoltre, essere dovute alla mancanza di elementi particolari del totemismo, alla perdita di certe forme di totemismo, a incursioni dall’esterno o a diversi stadi del totemismo.
Schmidt credeva che la scuola etnologica storico-culturale avesse fornito la prova che un totemismo più antico e genuino era parte integrante di una cultura situata in un determinato territorio e che era “organicamente” collegato con determinate forme di tecnologia, economia, arte, e visione del mondo. Da questa forma apparentemente “pura” di totemismo Schmidt voleva separare le forme derivate, come ad esempio il totemismo individuale. Inoltre, sebbene non designasse il totemismo come una religione, vide in esso anche un significato religioso.
Malinowski
Il metodo antropologico di Malinowski è un approccio etnografico basato sull’osservazione partecipante e sull’immersione completa nella cultura studiata. Secondo Malinowski il totemismo non era un fenomeno culturale, ma piuttosto il risultato del tentativo di soddisfare i bisogni umani fondamentali nel mondo naturale. La sua ricerca fu condotta nell’arcipelago melanesiano delle Trobriand, negli anni in cui in Europa infuriava la Grande guerra: il soggiorno prolungato e intensivo di Malinowski e il suo metodo dell’“osservazione partecipante” diventeranno lo standard per intere generazioni di antropologi. Per questo autore per comprendere la cultura totemica occorre conoscere da un lato «la sociologia indigena, l’importanza estrema del rango sociale, il fatto che il cibo e le sue limitazioni (i tabù di rango e di clan) rappresentano i principali indici della natura sociale dell’uomo, e infine la psicologia dell’identificazione totemica»; dall’altro «le vere idee degli indigeni sulla cittadinanza, sui diritti ereditari, di territorio, di pesca, di attività locali.
Radcliffe-Brown
Il principale rappresentante dell’antropologia sociale britannica, AR Radcliffe-Brown come Boas, era scettico sul fatto che il totemismo potesse essere descritto in modo unificato. In questo si oppose all’altro pioniere dell’antropologia sociale in Inghilterra, Bronisław Malinowski , che voleva in qualche modo confermare l’unità del totemismo e affrontò la questione più da un punto di vista biologico e psicologico che da quello etnologico. Descrisse in particolare come in alcune società australiane e americane di tipo dualistico le due metà avessero simboli con qualcosa in comune ma in opposizione sotto altro aspetto (ad es. falco e cornacchia sono entrambi alati, ma uno è predatore, l’altro mangia carogne). Per Radcliffe-Brown il totemismo era composto da elementi presi da ambiti e istituzioni diverse, e ciò che li accomunava era una tendenza generale a caratterizzare segmenti della comunità attraverso il collegamento con una porzione di natura. In opposizione alla teoria della sacralizzazione di Durkheim, Radcliffe-Brown sosteneva che la natura è introdotta nell’ordine sociale e non secondaria rispetto ad esso. Inizialmente condivideva con Malinowski l’opinione secondo cui un animale diventava totemico quando era “buono da mangiare”. In seguito arrivò a opporsi all’utilità di questo punto di vista, poiché molti totem – come i coccodrilli e le mosche – sono invece pericolosi e sgradevoli.
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Lévi Strauss
La critica più incisiva ai fenomeni totemistici, quella che negava la “realtà” del totemismo, è stata fornita dall’etnologo francese Claude Lévi-Strauss in Le Totémisme aujourd’hui (1963). Come principale rappresentante del moderno strutturalismo, Lévi-Strauss fu particolarmente stimolato da Radcliffe-Brown, le cui opinioni tentò di espandere ulteriormente. Lévi-Strauss credeva di dover affrontare le difficoltà evidenti e riconosciute nello studio del totemismo dal punto di vista dello studio della struttura. Per studiare la struttura del totemismo, Lévi-Strauss ideò uno schema per illustrare le polarità astratte che vedeva nel totemismo come fenomeno nella cultura umana.
Il suo schema è stato implementato in una tabella di opposizioni o polarità, o relazioni reciproche. L’opposizione di base, o relazione, era tra natura e cultura. Da un lato esistevano in natura certe realtà come specie di animali o piante e determinati animali o piante. D’altro canto nella cultura esistevano diversi gruppi e individui che si identificavano con determinate specie o con determinati animali o piante. Lévi-Strauss distinse quattro tipi di rapporto tra natura e cultura nell’ambito del totemismo:
(1) una specie di animale o vegetale identificata con un particolare gruppo,
(2) una specie di animale o vegetale identificata con un individuo,
(3) un particolare animale o pianta identificata con un individuo,
(4) un particolare animale o pianta identificato con un gruppo.
Secondo Lévi-Strauss, ciascuna di queste quattro combinazioni corrisponde ai fenomeni che si osservano in questo o quel popolo. Il primo vale, ad esempio, per gli australiani, per i quali le cose naturali sono associate a gruppi culturali (unità, sezioni, sottosezioni, fratrie, clan o associazione di persone dello stesso sesso). Come esempio della seconda combinazione c’è il totemismo individuale degli indiani nordamericani, in cui una persona è correlata a una specie della natura. Per il terzo tipo di combinazione vengono citati i Mota delle Isole Banks della Melanesia: il singolo bambino è pensato come l’incarnazione di un particolare animale, pianta o creatura naturale che è stata trovata e consumata dalla madre nel momento in cui era cosciente della sua gravidanza. Per il quarto tipo di correlazione, Lévi-Strauss ha citato esempi provenienti dalla Polinesia e dall’Africa in cui determinati animali individuali costituivano oggetto di mecenatismo e venerazione di gruppo.
C. Lévi-Strauss riteneva che gli studi sul totemismo fossero una proiezione degli studiosi sui materiali non europei, derivata dal non aver compreso la natura sistematica e classificatoria delle operazioni totemiche. Il totem, visto in quest’ottica, diviene una delle molteplici modalità di organizzazione e manipolazione logico-simbolica del mondo, a disposizione di quella parte del pensiero umano chiamata appunto da Lévi-Strauss pensiero selvaggio.
Gli studiosi moderni vedono qualche similitudine fra totemismo e società moderna?
Si. Ad esempio Lisa Aldred (The American Indian Quarterly 24.3 (2000) considera elementi di totemismo lo scautismo, il movimento New Age, l’uso di mascotte, la venerazione degli angeli custodi, dei santi patroni di comunità, e dei santi protettori di categorie sociali. Un esempio non spirituale ma sociopolitico di totem è rappresentato da simboli di unità nazionale quali le bandiere, gli stemmi, il Milite Ignoto e così via.
Dr. Giuliana Proietti
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Fonti
Freud, Totem e Tabù, cap. IV
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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