Il senso del pudore: esiste ancora?
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Il pudore si addice a tutti:
bisogna tuttavia saperlo vincere,
pur senza mai perderlo.
Charles-Louis de Montesquieu
Il senso del pudore è una complessa costruzione psicologica e culturale che regola il comportamento umano in relazione alla nudità, alla sessualità e all’espressione del corpo. Cerchiamo di saperne di più.
Cosa è il pudore?
Con questo termine si intende un atteggiamento di naturale riserbo, morale o fisico, verso tutto ciò che è considerato “indecente”. Il pudore si esprime attraverso il rifiuto di evocare a qualcuno i dettagli della propria vita intima e sessuale, o nel proporre il proprio corpo coperto, in modo da non turbare gli altri, o non sentirsi violati dallo sguardo altrui.
Cosa è il contrario del pudore?
Il contrario del pudore è l’esibizionismo.
Quando emerge il senso del pudore?
Anzitutto occorre comprendere che le emozioni possono essere primarie o secondarie. Le primarie, come la gioia, la tristezza, la rabbia, il disgusto, l’interesse e la paura compaiono presto nello sviluppo umano e, di conseguenza, non hanno la necessità che si sia sviluppata una solida consapevolezza di sé.
Al contrario, le emozioni secondarie, come nel caso della vergogna, del senso di colpa e dell’orgoglio, sono emozioni più complesse, in quanto sono tutte legate alla percezione di sé: per questo sono state definite anche “emozioni dell’autoconsapevolezza”, “emozioni “sociali” o “emozioni interpersonali”. E’ in questa seconda categoria che possiamo ascrivere il senso del pudore, che per molti aspetti somiglia alla vergogna e al senso di colpa.
I bambini, infatti, iniziano a interiorizzare le norme sociali attraverso l’interazione con gli adulti, e il pudore può manifestarsi sotto forma di vergogna o imbarazzo in situazioni che implicano una violazione percepita di quelle norme. Il pudore, dunque, è un fenomeno che può essere concettualizzato come una reazione emozionale alla percezione del giudizio altrui.
Non si prova l’emozione della vergogna se non quando si confrontano le proprie azioni con dei valori e modelli di comportamento, personali o altrui: più si è capaci di concentrare l’attenzione sul proprio comportamento, di giudicarlo in base a specifici parametri, più si accresce la possibilità di percepire l’emozione della vergogna o del pudore.
Come si origina il senso del pudore?
La teoria dell’attaccamento, elaborata da John Bowlby, può essere utile per comprendere l’origine del pudore nelle prime fasi della vita. Secondo questa teoria, l’interazione con la figura di attaccamento (solitamente il caregiver principale) influenza profondamente il modo in cui l’individuo gestisce le emozioni e le relazioni sociali. Un attaccamento sicuro permette all’individuo di sviluppare una sana consapevolezza di sé, mentre un attaccamento insicuro può portare a una maggiore vulnerabilità a sentimenti di vergogna e a un senso di inadeguatezza.
Che relazione c’è fra vergogna e senso del pudore?
La vergogna è un’emozione strettamente legata al pudore. Essa rappresenta una risposta intensa alla percezione di una mancanza o di un fallimento rispetto agli standard sociali o personali. Mentre il pudore può essere considerato una forma preventiva di controllo del comportamento (evitare situazioni imbarazzanti o inappropriate), la vergogna emerge come conseguenza di un comportamento che viene percepito come trasgressivo.
A cosa serve il pudore?
Dal punto di vista della psicologia evoluzionista, il pudore può essere interpretato come un meccanismo adattativo per mantenere la coesione sociale. Gli esseri umani, essendo animali sociali, hanno sviluppato il pudore come una strategia per evitare conflitti all’interno del gruppo e per garantire il rispetto reciproco. Gli individui che rispettano le norme sociali relative al pudore tendono a essere percepiti come più affidabili e degni di fiducia, rafforzando così le loro relazioni sociali.
Che relazione c’è fra pudore e autostima?
Un eccessivo senso del pudore o una vergogna troppo intensa possono avere un impatto negativo sull’autostima. Quando un individuo si sente costantemente giudicato o inadeguato rispetto agli standard sociali, può sviluppare una bassa autostima.
Come cambia il senso del pudore nelle diverse culture?
In alcune culture, la nudità è considerata normale e accettata in molti contesti sociali, mentre in altre è severamente regolamentata e può essere vista come un tabù.
Ad esempio, molte società occidentali del XXI secolo hanno mostrato una crescente tolleranza verso l’esposizione del corpo e l’espressione sessuale, soprattutto attraverso i media e l’intrattenimento.
Al contrario, in altre culture, il pudore è strettamente legato alla moralità e alla religione, e la nudità o l’espressione sessuale sono rigidamente controllate.
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Come cambia il senso del pudore nelle varie epoche?
Il concetto di pudore si evolve nel corso del tempo: non è un concetto statico, ma piuttosto una costruzione dinamica che si adatta ai cambiamenti sociali. Durante il periodo vittoriano, ad esempio, l’espressione del corpo e della sessualità era fortemente repressa, mentre oggi osserviamo una tendenza opposta, con una crescente accettazione della diversità di espressioni corporee e sessuali.
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Da quanto tempo si parla di senso del pudore?
Di pudore si parla già nella Bibbia, ma anche nell’Odissea, a proposito della vicenda di Ulisse e Nausicaa, quando Ulisse si sveglia su una spiaggia sconosciuta, al suono di voci femminili e si copre gli organi genitali con delle foglie, per non presentarsi nudo alla principessa. Questa antichissima storia ci dimostra che il pudore non è un fenomeno solo femminile, visto che anche un uomo come Ulisse, oltre tutto un eroe, non ne è immune.
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Perché ci vergogniamo di mostrare i genitali?
Secondo Hegel il pudore rappresenta lo sforzo dell’essere umano, fornito di coscienza della propria diversità, di nascondere l’animalità e le parti del corpo che esprimono tali funzioni. La vista di queste parti diventa intollerabile, in quanto inconciliabile con l’essenza spirituale che lo caratterizza. In questo senso dunque il pudore sarebbe una sorta di abito che copre la scimmia nuda.
Il senso del pudore riguarda anche gli animali?
Il filosofo fenomenologo Max Scheler nel suo testo “pudore e sentimento del pudore”, scritto fra il 1912 e il 1916, lo definisce un “sentimento vitale”, una “forza naturale” che ha una forza unificante rispetto alla sensorialità disordinata. Il pudore comporta infatti “un ritorno dell’individuo su se stesso”, una rinuncia all’espansione verso l’esterno, una sostituzione del pensiero con l’azione.
Il pudore evidenzia la doppia appartenenza dell’essere umano: da un lato è biologicamente parte del mondo animale, dall’altro la sua componente spirituale l’avvicina alla divinità. Né l’animale, né Dio provano pudore: l’unico che lo prova è l’uomo, in quanto ponte fra dimensione corporea e dimensione spirituale dell’esistenza.
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Come sottolinea Max Scheler tuttavia, il pudore è un abito più mentale che fisico. Per fare un esempio, vi sono donne che in alcune tribù africane sono praticamente nude dal mattino alla sera e non si sentono in imbarazzo, perché quelle sono le abitudini della propria tribù. Quando queste donne vengono vestite, esse provano il senso del pudore, perché sono traumatizzate dal cambiamento delle proprie abitudini.
Nella società odierna il pudore ha ancora un posto?
Nella società odierna la diffusione globale di immagini e contenuti sessualizzati sui media ha reso il corpo umano sempre più visibile, sfidando i confini tradizionali del pudore.
Nella nostra società, dunque, il pudore sembrerebbe ormai scomparso, messo al bando da una società che spinge a mostrare e a vedere tutto.
In realtà, al di là dell’esibizionismo più sfrenato, del corpo e della sessualità, ciascuna persona, emulando Amleto, quando dice “io ho dentro ciò che non si mostra”, continua a portare qualcosa di segreto in sé, che non desidera rivelare ad altri. Può trattarsi di un’imperfezione, una colpa, o anche qualcosa che crea profondo imbarazzo, come lo sono sempre più spesso i sentimenti.
Oggi siamo infatti arrivati al paradosso che è più facile fare sesso con uno sconosciuto che rivelare a qualcuno di provare un sentimento d’amore nei suoi confronti: questo mette davvero in imbarazzo, non andarci a letto dopo un’allegra bevuta…
Dr. Walter La Gatta
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Dr. Walter La Gatta
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
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