Il matrimonio a Sparta e la poliandria
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Come venivano trattate le donne a Sparta?
A Sparta, le donne avevano molta più libertà che in altre città-stato greche. Le ragazze ricevevano la stessa educazione dei ragazzi: oltre a vari sport atletici (lotta, corsa e così via), imparavano anche l’arte del canto e della danza. Le donne non erano tenute a dedicarsi ai lavori domestici, cui provvedevano le schiave, né alla crescita dei figli, affidata alle nutrici. L’importanza della ginnastica era legata alla convinzione che la principale funzione femminile fosse la procreazione. L’esercizio fisico permetteva di dare alla luce figli sani e rendeva anche le donne capaci di difendere la città quando gli uomini erano impegnati nella guerra. Le donne si esercitavano completamente nude, come gli uomini e potevano partecipare a gare promiscue, in cui spesso risultavano vincitrici. A Sparta inoltre le donne potevano, a differenza di quanto avveniva in altre greche, possedere ed ereditare beni.
Cosa significa poliandria?
La poliandria è la relazione matrimoniale di una donna con più uomini, legittima nell’ambito delle consuetudini di alcuni popoli. A Sparta era spesso praticata la poliandria, nel senso che una donna poteva avere relazioni sessuali con più uomini.
Le donne di Sparta avevano potere nella polis?
Si, perché in qualsiasi momento esse potevano diventare parte predominante della polis dato che, se vi erano conflitti in corso, più della metà degli uomini partiva per la guerra. Inoltre, poiché i maschi erano strettamente confinati all’interno della comunità militare ed occupati esclusivamente nell’addestramento, alle donne veniva lasciato il completo dominio sulla casa e sulla famiglia.
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Chi erano le “pallakè”?
Erano le concubine, donne straniere che avevano gli stessi doveri di una moglie, ma che non godevano degli stessi diritti civili.
Chi erano le “etere”?
Le etere erano donne di piacere: esse erano molto colte e tenute in grande considerazione. Esse erano le uniche donne che potevano partecipare ai banchetti con gli uomini.
Chi erano le “porné”?
Erano ugualmente delle donne di piacere, assimilabili alle attuali prostitute: esse non erano colte, erano povere e spesso lavoravano in strada.
Le spartane erano tenute alla fedeltà?
No.Se il marito era d’accordo, la costituzione di Licurgo prevedeva che la donna potesse unirsi non solo col marito, ma con altri uomini, per rimanere gravida con più facilità, specialmente quando il marito era troppo anziano per generare figli, oppure non aveva più desiderio per la propria moglie.
Le donne spartane vivevano dunque in un regime di poliandria, nel senso che era una pratica tradizionale e consuetudinaria che una donna avesse tre o quattro uomini. Altrettanto “normale” era che un marito, divenuto già padre un sufficiente numero di volte, cedesse la propria prolifica donna a qualche amico meno fortunato.
Il fine ultimo era mettere al mondo più figli possibile, che potessero servire la Patria. Le spartane tuttavia ebbero, nel mondo classico, una pessima reputazione, in quanto si diceva che vivessero “dissolutamente, in una completa mancanza di disciplina e lascivamente” (Arist. Pol. II 9, 6) e tutto ciò potrebbe spiegare perché gli altri Greci le considerassero di scarsa moralità.
Le giovani spartane avevano una dote?
No, nessuna ragazza poteva avere una dote: era stato il legislatore Licurgo a stabilire questa norma, perché nessuna spartana fosse rimasta senza marito a causa della propria trascuratezza, né fosse stata corteggiata unicamente per la sua ricchezza.
Ciascun uomo doveva fare la sua scelta, in base alle qualità che gli ispirava la ragazza, ovvero la sua capacità di mettere al mondo molti figli, specialmente di sesso maschile, visto che la società spartana aveva bisogno soprattutto di maschi, per farne dei guerrieri.
A che età si sposavano le ragazze nell’antica Sparta?
Le ragazze a Sparta si sposavano piuttosto giovani, ma avendo superato il periodo della pubertà, per evitare le complicanze nel parto.
A che età si sposavano i ragazzi?
I ragazzi si sposavano fra i 25 ed i 30 anni, ma non potevano andare a vivere con le loro mogli prima dei 30 anni, perché dovevano prestare servizio militare. Questo significa che c’era una grande differenza d’età fra i due coniugi.
Come avveniva il matrimonio?
Lo sposo doveva rapire la sposa, dopo di che vi erano rapporti sessuali, ma la vita di coppia iniziava solo quando l’uomo avesse compiuto 31 anni, anche se la donna era nel frattempo diventata madre.
Plutarco ne parla in questi termini:
Prendevano in moglie, con un rapimento, donne né piccole d’età né immature, bensì nel pieno dello sviluppo fisico e della maturità; della ragazza rapita se ne assumeva la cura la cosiddetta nympheutria: le rasava i capelli a zero, le faceva indossare abbigliamento e calzari da uomo e la faceva sdraiare su un giaciglio, da sola, senza luce. Il giovane sposo poi, non ubriaco o infiacchito, ma sobrio, dopo avere come sempre mangiato alle mense comuni, si introduceva furtivamente, le slacciava la cinta, la sollevava fra le braccia e la deponeva sul letto. Trascorrevano insieme un tempo limitato; quindi si allontanava con fare dimesso nel luogo in cui fino a quel momento era solito andare a dormire in compagnia degli altri giovani”. (Plut. Lyc. XV, 8-9):
Erodoto (Hdt. VI 65, 2 ) conferma quanto detto da Plutarco, quando racconta che il re spartano Demarato, collega di Cleomene I, riuscì ad anticipare il cugino Leotichida nel sottrargli la fidanzata, prima che lui la sposasse.
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Perché la società spartana dava molta importanza al matrimonio?
Perché Sparta era tormentata dal problema dell’oligandrìa, cioè dalla penuria di uomini. La popolazione spartana era infatti difficile da mantenere ad un livello costante a causa della frequente assenza di maschi fertili dalla città e alla perdita degli uomini in battaglia, oltre che al severo ed intenso controllo fisico sui neonati
C’erano delle pressioni sociali che inducevano al matrimonio?
Si. Vi erano normative contro il celibato, il matrimonio in età avanzata e quello di cattiva qualità (cioè quello contratto con famiglie ricche, piuttosto che con famiglie oneste, adatte alle caratteristiche dello sposo, oppure con donne straniere o provenienti da famiglie cadute in disgrazia.
Come venivano allevati i figli?
All’età di sette anni i ragazzi erano sottratti alle loro famiglie e affidati allo Stato, che li addestrava a una vita dura, esponendoli a eccessi di caldo e di freddo, obbligandoli a camminare senza scarpe, a una grande semplicità e frugalità nel mangiare.
A 12 anni iniziavano un addestramento ancora più duro, che prevedeva anche delle feroci lotte fra loro. La cosa principale che questi giovani dovevano apprendere era l’amore per la patria.
Quanto era diffusa l’omosessualità?
Le donne a Sparta non erano utili nemmeno per il sesso, visto che la sessualità era ampiamente praticata a livello omosessuale (era considerato normale, per un uomo, essere attratto da un ragazzo, il quale doveva tuttavia possedere la kalokagathia, cioè le due caratteristiche della bellezza e del valore).
Molto diffuse erano le relazioni fra un uomo anziano (erastes) e un adolescente (eromenos). L’anziano rapiva il ragazzo preso di mira tra le finte proteste dei suoi genitori. Con lui viveva e andava a caccia per due mesi, dopo di che gli offriva un abbigliamento militare, una coppa di vino e un bue (da sacrificare a Zeus). Questo rituale avveniva in tutta la Grecia ma, ad esempio, ad Atene gli uomini maturi flirtavano con i loro giovani amici invece di rapirli.
Gli anziani dovevano insegnare al ragazzo amato come contenere i suoi impulsi e come agire da cittadino responsabile; in cambio di questo impegno l’anziano chiedeva un po’ di rispetto e di considerazione sul piano sessuale. Gli incontri avvenivano nelle palestre, dove i giovani atleti praticavano nudi i loro esercizi. I graffiti sui muri attorno ad alcune palestre testimoniano il fatto che la vista di giovani muscolosi suscitava spesso il desiderio sessuale negli spettatori.
Ovviamente esistevano anche gli amori lesbici, ma di questi sappiamo poco perché le donne spesso non sapevano scrivere. Le uniche eccezioni sono le poesie di Saffo di Lesbo ,del sesto e del settimo secolo A,C., che furono estremamente popolari in tutta la Grecia.
Era ammesso il divorzio?
Si. In determinate circostanze era possibile il divorzio e potevano farlo anche le donne, senza alcun timore di perdere con quest’atto il proprio patrimonio personale ed erano libere di scegliere se risposarsi o intrattenere relazioni sessuali con uomini che non fossero i propri sposi.
Dr. Giuliana Proietti
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Immagine
Giovani spartani che si esercitano (1860 circa), di Edgar Degas. Plutarco racconta che l’antico legislatore spartano Licurgo esortava le ragazze spartane ad impegnarsi nella disciplina sportiva della lotta: nell’immagine sono mostrate mentre sollecitano i ragazzi a combattere.
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Dr. Giuliana Proietti
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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