Il colloquio clinico in psicologia
Relazione sulle Coppie Non Monogamiche
Cosa è un colloquio clinico?
Un colloquio clinico è un dialogo fra psicologo/a e paziente che ha lo scopo di aiutare il/la professionista a fare una diagnosi e pianificare una terapia per il paziente.
Quali sono le finalità del colloquio clinico?
Il colloquio clinico è il cuore pulsante della psicologia applicata, offrendo al paziente uno spazio di ascolto e di comprensione profonda. Il colloquio clinico ha diverse finalità:
- Valutare il problema presentato: il/la professionista raccoglie informazioni sulle difficoltà riportate dal paziente;
- Definire gli obiettivi: il colloquio permette di chiarire cosa il paziente desidera ottenere dalla terapia;
- Costruire un’alleanza terapeutica: il dialogo iniziale è cruciale per creare una relazione di fiducia, indispensabile per il successo del trattamento.
Perché l’alleanza terapeutica è indispensabile per il trattamento?
Perché è il punto di partenza per un percorso terapeutico efficace, capace di rispondere alle esigenze individuali e di favorire il cambiamento.
Quale è la principale differenza fra una normale conversazione e un colloquio clinico?
Ci sono molte differenze, in particolare:
- Il colloquio clinico ha lo scopo di raccogliere dati per fare una diagnosi. Un discorso fatto con un amico non ha uno scopo specifico e potrebbe trattare qualsiasi argomento.
- Nel colloquio clinico i ruoli sono chiaramente definiti: il paziente (o cliente) e il/la professionista psicologo. Questo significa che la conversazione verterà completamente sui problemi del paziente e lo psicologo avrà il ruolo di ascoltare, consigliare, sostenere il paziente, senza mai parlare dei suoi problemi personali.
- periodo di tempo definito, programmato in anticipo.
Quali garanzie offre il colloquio clinico, rispetto alla conversazione con un amico?
Prima di tutto, lo psicologo/la psicologa che conduce un colloquio clinico deve offrire uno spazio sicuro per la conversazione.
Il paziente deve potersi aprire completamente, senza sentirsi giudicato. Inoltre, il/la professionista è tenuto/a alla privacy e dunque a non condividere le informazioni ricevute con altre persone, a meno che non vi sia un pericolo immediato per il paziente stesso, o per terze persone.
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Quale è la differenza fra il colloquio clinico psicologico e il colloquio clinico di tipo medico?
Il colloquio clinico psicologico, a differenza del colloquio clinico di tipo medico, non tiene conto solamente dell’obiettività dei dati raccolti, ma comporta anche delle deduzioni, in base alle modalità che il paziente usa per leggere la realtà, il suo stile del pensiero, il modo in cui collega e riordina le sue esperienze di vita e attribuisce loro un senso. Lo psicologo ha dunque il compito di comprendere la personalità del paziente.
Come si svolge il colloquio clinico psicologico?
Il colloquio clinico si svolge in un contesto riservato e confidenziale, che garantisca al paziente uno spazio sicuro per esprimersi. Le modalità possono variare a seconda dell’approccio teorico adottato dal professionista (ad esempio, psicodinamico, cognitivo-comportamentale o sistemico-relazionale), ma alcuni elementi sono comuni:
- Accoglienza
Il colloquio inizia con un’introduzione che mira a mettere il paziente a proprio agio. Lo psicologo chiarisce i limiti della confidenzialità, spiegando che tutto ciò che verrà detto sarà protetto dal segreto professionale, salvo eccezioni previste dalla legge. - Raccolta anamnestica
Vengono esplorati la storia personale, familiare e medica del paziente, oltre ai fattori contestuali che possono influenzare il problema. Questa fase aiuta a comprendere il quadro complessivo della situazione. - Esplorazione delle difficoltà attuali
Il focus si sposta sui sintomi, sulle emozioni e sui comportamenti problematici che hanno spinto il paziente a cercare aiuto. - Osservazione clinica
Durante il colloquio, lo psicologo/la psicologa osserva non solo ciò che il paziente dice, ma anche il modo in cui lo fa: il linguaggio non verbale, il tono della voce e le espressioni emotive offrono preziose informazioni sul vissuto del paziente. - Chiusura e restituzione iniziale
Alla fine del colloquio, il/la professionista fornisce un primo riscontro, delineando una possibile ipotesi diagnostica e spiegando i passi successivi.
Quali strumenti vengono utilizzati nel colloquio clinico?
Gli strumenti del colloquio clinico sono i seguenti:
- Domande aperte e chiuse: le prime favoriscono un’espressione libera, mentre le seconde aiutano a raccogliere informazioni specifiche.
- Scale di valutazione: possono essere utilizzate per quantificare l’intensità dei sintomi o altre variabili psicologiche.
- Tecniche proiettive: in alcuni casi, vengono utilizzati strumenti come disegni o test per esplorare aspetti inconsci.
- Osservazione diretta: il/la professionista valuta aspetti comportamentali ed emotivi durante l’interazione.
Nell’osservazione clinica diretta, di cosa tenere conto nella comunicazione del paziente?
Durante un colloquio è necessario che il/la professionista tenga conto dei segni e dei sintomi espressi dal paziente.
- I segni sono reperti obiettivi (si può ad esempio notare un rallentamento psicomotorio nel paziente, un linguaggio non verbale che esprime insicurezza ecc.);
- I sintomi sono raccontati dallo stesso paziente: sono infatti le sue esperienze soggettive (il paziente può ad esempio raccontare della mancanza di appetito, della difficoltà ad alzarsi al mattino, della tachicardia ogni volta che entra in un supermercato, ecc.).
Questi segni e questi sintomi sono in genere molto comuni e riguardano la maggior parte degli esseri umani: ciò che varia, fra quella che consideriamo “normalità” e quella che consideriamo “patologia” è la loro frequenza e la loro intensità.
Per valutare la situazione generale di un paziente occorre inoltre tenere conto del suo modo di comunicare: dal linguaggio verbale (modo di esprimersi) a quello paraverbale (suoni vocali che non sono parole, come oh! Ah!, ecc.) a quello non verbale (postura, prossemica, mimica, gestualità, ecc.), a quello simbolico (gli oggetti che utilizza la persona per trasmettere dei significati).
Cosa sono i test psicologici?
Gli strumenti dello psicologo che conduce un colloquio clinico sono i test, che possono riguardare valutazioni psicodiagnostiche (personalità, intelligenza, sindromi psico-patologiche, ecc.).
I test psicodiagnostici sono strumenti standardizzati e funzionano mettendo a confronto le risposte fornite dal soggetto con un campione di soggetti che rappresentano la popolazione generale, posti nelle medesime condizioni di osservazione.
Cosa valutano i test psicodiagnostici?
Questi test possono valutare:
- l’efficienza (dal punto di vista intellettivo, culturale, mnestico, ecc.),
- la personalità (ad esempio i test proiettivi, i quali, come dice la parola, consistono nella valutazione delle “proiezioni” che il soggetto fa dei suoi vissuti interni su immagini ambigue e poco definite).
Cosa sono le valutazioni psicometriche?
Le valutazioni psicometriche si usano per avere un quadro quantitativo dei disturbi lamentati dal paziente: esse permettono di valutare, in modo standardizzato, la gravità dei sintomi di un paziente, mettendoli a confronto con quelli della popolazione generale.
Cosa è l’anamnesi?
L’anamnesi è ciò che il paziente ricorda di significativo nei riguardi del proprio stato di salute. Non a caso questo termine deriva dal greco e significa “ricordo”.
In genere un’anamnesi approfondita riguarda:
- tutti i dati di rilevanza clinica riguardanti la famiglia del soggetto: ascendenti e collaterali, cioè genitori e fratelli;
- la storia dei principali eventi maturativi: a partire dalla nascita, passando per l’infanzia, l’adolescenza, l’acquisizione del linguaggio, la deambulazione, il controllo degli sfinteri, l’andamento scolastico, le abitudini alimentari, ecc.
- le relazioni significative e i rapporti affettivi e sessuali;
- la storia delle eventuali patologie pregresse, di tipo organico e psichico (anamnesi patologica);
- la storia del problema clinico, di tipo psicologico, per cui il paziente si presenta al colloquio.
Quanto dura un colloquio clinico?
La durata di un colloquio clinico varia generalmente tra i 45 e i 60 minuti, ma può essere più breve o più lungo a seconda delle esigenze specifiche. Solitamente, il primo colloquio è più esteso, poiché prevede una raccolta anamnestica approfondita.
In cosa si differenzia il colloquio online?
Negli ultimi anni, il colloquio clinico si è adattato anche alle modalità digitali. Le terapie online seguono le stesse fasi di quelle in presenza.
Come si scrive una relazione psicologica, a seguito di un colloquio clinico?
La relazione psicologica che segue il colloquio clinico si basa su questi punti:
- descrizione dell’aspetto generale della persona (tratti fisici, abbigliamento, postura, igiene, ecc.),
- stile relazionale e affettivo (atteggiamenti e comportamenti verso gli altri),
- eloquio (fluidità, proprietà di linguaggio, ritmo del discorso, tono della voce, rallentamenti, esitazioni, ecc.),
- principali funzioni fisiologiche (alimentazione, igiene del sonno, funzioni sessuali, ecc.),
- funzioni senso-percettive (come il soggetto interpreta le sensazioni che prova);
- funzioni affettive (emozioni e sentimenti),
- funzioni cognitive (attenzione, apprendimento, memoria, ecc.)
- stile del pensiero (forma e contenuto)
- psicomotricità (interazione dell’attività motoria con quella psicologica).
Dr. Walter La Gatta
ANCONA FABRIANO CIVITANOVA MARCHE TERNI E ONLINE
Autori:
Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
Immagine:
Foto di SHVETS production
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Dr. Walter La Gatta
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia
ONLINE E IN PRESENZA (Ancona, Terni, Fabriano, Civitanova Marche)
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