Fliess, Weininger, Swoboda, Freud e la disputa sul plagio del 1906
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Sigmund Freud e Wilhelm Fliess ebbero una stretta amicizia e una collaborazione intellettuale fondamentale per le teorie psicoanalitiche nascenti. Tuttavia, il loro rapporto finì bruscamente e con esiti inaspettati, come raccontiamo in questo articolo.
1904
Nel 1904, quando la sua relazione con Freud si era da tempo raffreddata, Fliess scoprì nel libro di Otto Weininger, Sesso e Carattere (1903) delle dichiarazioni sulla bisessualità in cui riconosceva idee proprie, che non erano ancora state pubblicate.
Fliess sapeva che c’era un legame tra Weininger e Freud attraverso un allievo-paziente di Freud, H. Swoboda, e pertanto scrisse a Freud chiedendo spiegazioni del fatto. Lettera del 20 luglio 1904:
“ Caro Sigmund,
ho preso visione di un libro di Weininger nella cui prima parte, quella biologica, trovo esposte, con mio sommo stupore, le mie idee sulla bisessualità… Noto da una citazione che Weininger conosceva Swoboda, il tuo allievo, prima della pubblicazione del libro di quest’ultimo e apprendo qui che i due erano intimi amici. Non ho dubbi che Weiniger abbia conosciuto le mie idee attraverso di te e abbia fatto un uso indebito di cose non sue. Ne sai qualcosa? Mi potrai dare una risposta franca (al mio indirizzo berlinese, dato che partirò da qui già il 23 sera)?
Un cordiale saluto
tuo Wilh”
Freud confermò, nella sostanza, la cosa e ammise di aver avuto anche contatti personali con il giovane autore e di aver persino letto una bozza del suo libro.
Lettera del 27 luglio 1904:
” Caro Wilhelm,
vedo che devo darti ragione più di quanto contassi in origine di fare, poiché mi domando io stesso come abbia potuto dimenticare di essermi molto lamentato del mio discepolo Swoboda e di aver sorvolato sulla visita resami da Weininger, che peraltro non ho scordata. Quest’ultima si svolse proprio come ti ha detto Rie; il manoscritto che mi presentò aveva tutt’altro tenore del libro oggi stampato; mi spaventò soprattutto il capitolo sull’isteria, scritto ad captanam benevolentiam meam e tuttavia tutto pervaso dall’idea della bisessualità che naturalmente era ben riconoscibile; non poté allora non dispiacermi di avergli passato – tramite Swoboda, come già sapevo – la tua idea. Se penso poi al mio tentativo di sottrarti la tua originalità, capisco il comportamento che tenni con Weininger e la successiva dimenticanza. Non credo, nondimeno, che a quell’epoca avrei dovuto gridare al ladro. Prima di tutto non sarebbe servito a nulla, dato che il ladro può sempre affermare che era una sua idea, e le idee non si brevettano. Chi le ha, può trattenerle, e fa benissimo, se tiene alla sua priorità. Ma se le lasci fluire liberamente, queste vanno per la loro strada. Inoltre a quell’epoca mi erano già noti i testi scientifici dove l’idea della bisessualità è usata per spiegare l’inversione. Ammetterai che una mente futile può facilmente compiere da sé il passo successivo, estendendo la disposizione bisessuale da alcuni individui a tutti; anche se il fare questo passo costituisce la tua novità. Per me personalmente tu fosti sempre (dal 1901) l’autore dell’idea della bisessualità, ma temo che, percorrendo la letteratura, troverai che molti si sono almeno avvicinati…Permettimi di supporre che il danno che hai ricevuto da Weininger sia ben piccolo, giacché nessuno prenderà sul serio la sua abborracciatura e tu potrai, se ritieni che ne valga la pena, mettere la cosa in chiaro. Rubare non è così facile come si è immaginato Weininger, e con questo mi consolo e ti vorrei veder consolato. Il fatto che la nostra corrispondenza, che languiva ormai da tempo, sia stata ripresa proprio a causa di questo incidente di cui tu mi rimproveri, è cosa che non affligge te solo, ma anche me. Non è colpa mia, comunque, se trovi il tempo e la voglia di scrivermi per ragioni così futili…”
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1906
All’inizio del 1906 Richard Pfennig, bibliotecario a Berlino e amico di Fliess, pubblicò un opuscolo in cui denunciava il presunto plagio di Weininger sulla bisessualità, oltre che un ulteriore plagio di Swoboda (1904) sulla periodicità nella vita umana (che oggi chiameremmo “bioritmo”); in entrambi i casi, l’intermediario del furto di idee era stato, secondo l’accusatore, Sigmund Freud.
Fliess fece le stesse accuse in una postfazione al suo lavoro, Il corso della vita (1906). La pubblicazione di questo libro, al quale aveva lavorato a lungo e che lui stesso considerava il “fondamento” di una nuova biologia, lo spinse ad attaccare le due pubblicazioni concorrenti, risalenti a diversi anni prima. Swoboda si difese in una replica (1906) alla quale replicò a sua volta Fliess (1906) e presentò una denuncia per diffamazione, rimasta inevasa.
Hannelore Rodlauer (1990) ha avuto accesso a una prima bozza del libro di Weininger, intitolato Eros e Psiche, che l’autore aveva depositato sigillato il 4 giugno 1901 presso l’Accademia austriaca delle scienze – per salvaguardarne la proprietà intellettuale.
Grazie al lavoro della Rodlauer, è possibile rilevare il contatto, diretto o indiretto , tra Freud e Weininger nella genesi del libro di quest’ultimo.
Pfennig e Fliess condussero il loro attacco contro Otto Weininger e Hermann Swoboda accusandoli di “plagio”, senza fare fra loro alcuna differenza (Fliess, 1906). Avrebbero “condiviso il bene di un terzo”, appropriandosi ciascuno di una delle due idee fondamentali legate tra loro di Fliess, e cioè quella della bisessualità e della periodicità.
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L’oggetto della lite: il concetto di bisessualità
Al momento della concezione del libro di Weininger (che doveva essere la sua tesi di dottorato in filosofia), l’idea della bisessualità era nell’aria.
Pudor, ad esempio, nel 1900 aveva scritto:
Ultimamente, abbiamo riscontrato in varie occasioni nelle riviste letterarie l’osservazione che, fondamentalmente, c’è in ogni essere umano un elemento omosessuale, salvo che, nella quasi totalità dei casi, non ne siamo consapevoli. E fisiologicamente questo fenomeno non stupisce, visto che la differenziazione sessuale durante la genesi fisica dell’essere umano non è data fin dall’inizio e che noi, gli uomini, possediamo ancora oggi, a ricordo di questo tempo della nostra esistenza, dei resti della formazione degli organi femminili.
L’autore di queste righe, Heinrich Pudor, pubblicò egli stesso nel 1906 un pamphlet Contro Wilhelm Fliess, in cui cercava di dimostrare di aver descritto lui stesso la bisessualità, non certo per primo, ma comunque prima di Fliess.
Lite Fliess – Weininger
Nella lite tra Fliess e Weininger, Fliess rivendicava un concetto specifico di bisessualità che definiva così: “Nel corso della vita è costantemente presente e attivo un elemento femminile negli uomini e un elemento maschile nelle donne”: questi due elementi sarebbero determinati da due “sostanze” di cui ogni organismo è composto (1906).
È proprio su questo pensiero, che considerava di sua proprietà, che Fliess si è imbattuto in Weininger, in particolare nella frase: “Notiamo bene: qui non si tratta solo di disposizione alla bisessualità, ma di costante bisessualità”.
Quasi sicuramente Weininger doveva la sua idea centrale, de facto, a Fliess, anche se l’aveva poi sviluppata in modo personale.
Sia Freud (1906) che Swoboda (1906) obiettarono che l’accusa di Fliess era irrilevante, semplicemente perché aveva già pubblicato lo schema della sua tesi in un libro precedente (1897), in particolare nella prefazione.
Fliess replicò che la bisessualità costantemente presente e attiva non era identica alla precedente scoperta di una “disposizione” bisessuale (nota da molto tempo). Su questo punto Fliess aveva ragione. Anche i tentativi dei suoi oppositori, di trovare negli autori formulazioni più antiche della tesi della bisessualità costante si sono rivelati inconcludenti.
Procedura e dimensione del “plagio”
Dal punto di vista dello sviluppo storico, è lecito pensare che Weininger doveva indirettamente a Fliess l’idea della bisessualità, che costituisce un punto centrale del suo libro. Il collegamento con Freud era dovuto al suo amico Swoboda che era stato, nell’autunno del 1900, in analisi con Freud. Durante una seduta, Freud aveva parlato al paziente della disposizione bisessuale di ogni essere umano.
“La stessa sera”, raccontò Swoboda, ne aveva parlato a Weininger, «quando lo aveva trovato alle prese con problemi sessuali». Avendo così conosciuto il “fatto della bisessualità”, l’altro aveva, secondo lui, iniziato “pieno di ardore”, a raccogliere materiale su questo tema (Swoboda, 1923).
Freud riferisce, basandosi sulle informazioni del suo ex paziente (1986), che Swoboda si era limitato a pronunciare “la parola bisessualità” quando Weininger si era dato uno schiaffo in fronte ed era corso a casa per scrivere il suo libro.
Questa descrizione, consapevolmente esagerata, ignora il fatto che Weininger aveva già letto i primi volumi delllo Jahrbuch für Sexual Zwischenstufen (1899) in cui si parlava dell’argomento e aveva anche scoperto da solo il libro di Fliess del 1897. È difficile dire fino a che punto questa comunicazione dell’amico sia stata per lui il punto di partenza dei suoi studi o, viceversa, in che misura questi ultimi abbiano preparato il suo interesse per le sue osservazioni.
Nel manoscritto di “Eros e Psiche”, tuttavia, in cui Weininger esponeva ciò che considerava di sua proprietà nella fase iniziale, l’idea di “bisessualità costante ‘ non ne faceva parte.
La tesi centrale era che non esistevano uomini puramente uomini e donne puramente donne. “Sono come due sostanze distribuite in quantità diverse in tutti gli individui viventi”. Questo principio acquisiva, secondo l’autore, una “enorme importanza”, quando si passava alle “qualità intellettuali” e doveva essere considerato come il vero principio fondamentale della scienza del carattere o della psicologia differenziale.
In altre parole, l’importante per Weininger era sfruttare la frase sulla bisessualità di tutti gli esseri umani dal punto di vista della psicologia dei sessi e delle relazioni tra i sessi. L’osservazione generale di Freud sul “fatto della bisessualità” era stata sufficiente a stimolarlo. Il particolare elemento chiave, della “costanza”, la cui “novità” più tardi Weininger evidenziò e che Fliess considerava di sua proprietà intellettuale, non giocava ancora un ruolo evidente per il giovane autore dell’epoca.
Una seconda accusa di plagio riguardava la tesi di Fliess secondo cui “uomini con una marcata tendenza femminile e donne con una marcata tendenza maschile” provavano una particolare attrazione reciproca (Fließ, 1906). Questa accusa non era molto fondata.
La legge dell’attrazione sessuale, come la intendeva Weininger, dice che uomini e donne che sono, in proporzione variabile, una miscela di elementi maschili e femminili, cercano ciascuno dei partner, in cui la proporzione degli elementi bisessuali sia complementare, in modo che quando formano una coppia, si abbia “un uomo totale” e “una donna totale” (Rodlauer, 1990).
Questa formula quasi aritmetica non ha nulla a che vedere con la tesi di Fliess citata. Ogni paragone è del resto superfluo se si pensa che, come riporta lo stesso Weininger (1903) che dopo aver formulato la sua tesi (“inizio 1901”), si era imbattuto in un’osservazione molto simile leggendo Schopenhauer. Secondo Swoboda (1906), la gioia per la “scoperta” da parte di Fliess era dunque fuori luogo e Paul Julius Möbius osservò sarcasticamente che l’autore aveva indubbiamente “preso pensieri che erano ricordi per ispirazioni personali” (1904).
Secondo Swoboda, Freud non gli aveva subito parlato di Fliess nell’autunno del 1900, ma in una conversazione successiva, “intorno al Natale 1901”, trattando tutti i tipi di ipotesi riguardanti la questione della periodicità. All’epoca, Freud gli avrebbe detto: “Dovresti leggere il libro del mio amico Fliess […] ti interesserà sicuramente” (1906).
Weininger aveva, invece, preso conoscenza del libro di Fliess o delle tesi in esso contenute, già nel giugno del 1901. Ciò è confermato da un passo di “Eros e Psiche” che si riferisce alle “zone genitali del naso” (Rodlauer, 1990) – espressione di tale stranezza che sicuramente si riferisce a Fliess.
Sicuramente Weininger non ha rispettato le regole del mondo scientifico, trascurando di indicare «l’origine dell’idea che gli era servita da base», ma del resto non si può dire che il giovane viennese avesse espresso l’idea della bisessualità nella forma e nei dettagli che Fliess rivendicava. La sua accusa di plagio era quindi era giustificata, ma solo in parte.
Il rapporto tra Freud e Weininger era in parte diretto, in parte indiretto. In due lettere, Freud ne riassunse ancora una volta la natura (Le Rider, 1982, Freud, 1960): “W. [eininger] non fu mai mio paziente, ma lo era un suo amico. È stato attraverso di lui che Weininger ha sentito parlare del punto di vista della bisessualità che, sotto l’impulso di Fliess, ho usato nell’analisi da quel momento in poi. Aveva basato il suo libro su questa idea che gli era stata comunicata e sono stato il primo a leggere il suo manoscritto e a condannarlo”.
Il manoscritto, ampiamente rivisto e ampliato, portava ancora il titolo “Eros e Psiche” nell’estate del 1901 quando, su consiglio di Swoboda, l’autore lo inviò a Freud per avere la sua opinione e possibilmente raccomandarlo al suo editore, Deuticke (Rodlauer, 1990). A metà ottobre, Weininger andò personalmente da Freud per parlare del manoscritto.
Così Freud descrisse il suo visitatore, dopo la morte di quest’ultimo: “Un giovane snello dai lineamenti seri, dall’aspetto leggermente velato, quasi bello; Non potevo fare a meno di sentire di avere davanti a me una personalità al limite del genio” (Probst, 1904)
Secondo il racconto di Weininger (vedi anche Swoboda, 1906), Freud gli aveva detto del manoscritto “molte cose belle, anche lodevoli”, ma aveva aggiunto:
“Il mondo non vuole idee, vuole prove! E un po’ più in dettaglio. Freud mi disse che non poteva raccomandare il mio libro in questa forma; neanche questo è quello che avrei voluto. Secondo lui, dovevo prendermi il mio tempo, dieci anni, e limitarmi a dimostrare tutto esattamente attraverso indagini molto specifiche” (Rodlauer, 1990).
Senza lasciarsi fermare da considerazioni di cortesia e benevolenza, Freud scrisse invece a Swoboda, nel novembre 1901, che l’opera esprimeva le sfrenate invettive di un giovane e non poteva assolutamente essere stampata.
Il vero giudizio di Freud tuttavia viene espresso a Stekel (1904) quando gli disse che si trattava di “un genio che voleva imporsi con la forza per divenire celebre a tutti i costi”.
Freud sapeva già, da informazioni di Swoboda, che il suo visitatore si era adornato con le piume di un altro, cioè di Fliess. Quando lo interrogò, Weininger insistette nel rivendicare la sua originalità, cosa che dispiacque a Freud. L’autore non rivelò dove aveva attinto la sua conoscenza (e quindi non tradì il suo informatore Swoboda).
Fliess in seguito si risentì con Freud per non aver attirato l’attenzione di Weininger sul plagio. Probabilmente nessuno all’epoca avrebbe potuto immaginare che il libro di Weininger sarebbe diventato un bestseller… Questo accadde un po’ perché le idee del libro erano di moda e un po’ perché il suicidio dell’autore gli aveva dato una spinta sensazionale.
Freud però aveva negato in un primo momento a Fliess la visita di Weininger.
Durante l’estate del 1904 Freud cercò di giustificare il fatto che non avesse gridato “Al Ladro!”. Dopo aver letto il manoscritto di Weininger, sembra che abbia segretamente aiutato a smascherare il “ladro”. Nell’autunno dello stesso anno, infatti, Wilhelm Stekel pubblicò un articolo su uno “Studio Psichiatrico” appena apparso, riguardante il caso Weininger (Probst, 1904). Si legge (Stekel, 1904):
“Sappiamo anche molto bene che la teoria della disposizione bisessuale dell’essere umano […] non viene da Weininger […], ma è una verità molto più antica che il Dr.Wilhelm Fliess di Berlino ha rivelato e formulato molto finemente, dimostrando con estrema chiarezza nella sua ricerca sui fenomeni periodici della vita umana, l’esistenza di serie maschili e femminili nello stesso individuo – ricerca che, successivamente, Freud e lo psicologo viennese Swoboda hanno in parte confermato, in parte esteso in numerosi studi”.
Parlando dalla priorità di Fliess nella vicenda della bisessualità, Stekel potrebbe aver seguito il suggerimento di Freud. Non dimentichiamo che nella Società del mercoledì di Vienna, prima del 1906, quando c’era il “dibattito sui processi periodici nell’organismo umano”, Freud metteva sul tavolo una foto di Fliess.
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L’accusa di plagio contro Swoboda
Pfennig e Fliess attaccarono, contemporaneamente Weininger per il libro citato e Swoboda, che avrebbe plagiato la dottrina di Fliess nel suo scritto su I periodi dell’organismo umano del 1904.
Due punti segnano tuttavia la differenza fra questi due presunti plagi: nel secondo non c’era nessuna conoscenza inedita che avrebbe potuto essere rivelata da un informatore privilegiato (Freud); si poteva leggere la dottrina in questione di Fliess nel suo libro del 1897. E Swoboda non nascose l’origine della sua scienza, anzi rese omaggio al suo predecessore dedicandogli un capitolo (1904) . Fu lo stesso Freud, a quanto pare, ad attirare la sua attenzione sul tema della periodicità – in un primo momento senza menzionare il nome di Fliess. Ma quando Freud vide che Swoboda si era troppo entusiasmato, citò subito il nome e il libro del suo vecchio amico.
Pfennig e Fliess criticano tuttavia la vaghezza con cui Swoboda indicava le date delle sue scoperte, come per dare l’impressione di una ricerca molto lunga, quando la sua ricerca era iniziata non prima del 1901. La lettera di Freud a Swoboda del novembre di quest’anno che si riferisce all’inizio degli studi di quest’ultimo sulla periodicità, conferma e precisa questa data. Dimostra inoltre che gli studi di Swoboda furono realmente spinti ab ovo dalle idee di Fliess.
Forse possiamo ricostruire ciò che è realmente accaduto, come segue: Swoboda aveva le sue osservazioni dell’intervallo misurato in ore tra certi eventi e la loro ricorrenza nella memoria. Influenzato dalle idee di Fliess di cui aveva sentito parlare da Freud, concepì le sue scoperte come casi di periodicità e cominciò a considerare, accanto agli intervalli di ore, gli intervalli di giorni, nonché ad adottare una doppia periodicità. Nel suo libro, ha minimizzato e nascosto questa dipendenza iniziale; in questo senso si può parlare di plagio, ma poi nel libro ha fornito un resoconto abbondante del lavoro di Fliess. Considerato con l’indulgenza richiesta, il processo rimane nel quadro dell’umano, troppo umano.
Quando, nel 1904, Swoboda volle difendere la sua tesi a Vienna, a Josef Breuer fu chiesto di presentare una sorta di perizia informale sul libro (Hirschmüller, 1978). Breuer conosceva bene le teorie di Fliess e teneva in grande considerazione il loro autore. Breuer disse di essere rimasto scioccato dalla “mancanza di modestia giovanile” dell’autore, giudicando assurdo il libro e di conseguenza l’uomo.
L’accusa a Freud
L’amicizia tra Freud e Fliess si era basata, nella sua fase più intensa, a partire dal 1893, su un progetto chimerico comune: il progetto di una nuova teoria sessuale, sviluppata nei suoi significati per la biologia, la psicologia e la teoria delle nevrosi, in cui Fliess avrebbe trattato il lato organologico e Freud il lato psicologico.
Questo grandioso progetto rimase essenzialmente un sogno irrealizzabile, un comune sogno scientifico ad occhi aperti. A partire dall’estate del 1897, Freud mise in secondo piano questo sogno ad occhi aperti, a favore di un’interpretazione dei sogni che si limitava quasi esclusivamente all’ambito psicologico. Allo stesso tempo, Fliess iniziò a matematizzare la sua dottrina dei periodi, considerata inizialmente solamente da un punto di vista chimico. Basta dare un’occhiata all’opera principale di Fliess Il Corso della Vita, che (nella prima edizione del 1906) propone soprattutto calcoli senza mostrare i processi sostanziali che essi descrivono.
Dopo la pubblicazione della Interpretazione dei sogni, durante il famoso incontro sull’Achensee nell’estate del 1900, questa divergenza venne alla luce. Quando Freud parlava di un paziente che prima reagiva magnificamente alla psicoanalisi, per poi ricadere, Fliess osservò che in tali casi sia il miglioramento che il peggioramento erano il risultato di processi periodici, cioè «cioè fisiologici e quindi non dipendenti dal medico».
Freud inoltre non aveva dimenticato una frase in cui Fliess aveva respinto un’interpretazione sgradita che Freud aveva fatto: “Chi legge i pensieri di un altro legge solo i propri pensieri”. “Ma tu vuoi ignorare il valore delle mie scoperte!” », aveva replicato l’altro.
La rottura con Fliess fu spiegata da Freud “dalla differenza di metodi: psicologico per l’uno, organico per l’altro” (Andréas-Salomé, 1965). Tutto sommato, le fonti testimoniano che, ai margini dell’Achensee, i due uomini riconobbero l’impossibilità del loro sogno di cooperazione. Si trovarono di fronte al fatto a lungo negato che non stavano lavorando allo stesso problema da due prospettive, ma che le idee scientifiche dell’uno non significavano assolutamente nulla per l’altro. La loro amicizia fu infranta da questa delusione narcisistica .
Dal 1901-1902 al 1904, l’amicizia tra Freud e Fliess era certamente già finita, ma in un modo che non escludeva la possibilità di incontrarsi in un contesto familiare o professionale. Nel mese di maggio 1903, si incontrarono in occasione di un funerale, nel mese di aprile 1904, Freud chiese al suo vecchio amico di sostenere un progetto (non realizzato) per una rassegna dei suoi allievi. Quando Fliess lo attaccò nel luglio dello stesso anno a proposito di Weininger (non ancora Swoboda), fu come un fulmine a ciel sereno per Freud.
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La paranoia di Fliess
Quello che Freud ricavò dalla rottura con Fliess è la sua teoria della paranoia. Per Freud il comportamento del suo ex amico era paranoico e lo spiegava con un uso patologico delle tendenze omosessuali, che poi riprese nel caso Schreber.
Conosciamo la diagnosi di paranoia che Freud fece al suo ex amico attraverso affermazioni inedite che si trovano per lo più nelle lettere (Vedi Freud e Jung, Freud e Abraham, ecc.
La diagnosi di paranoia di Freud presuppone che l’attacco del suo ex amico fosse diretto solo apparentemente contro Weininger e Swoboda, ma fondamentalmente contro di lui. Nella prima pubblicazione di Fliess, “Per la mia stessa causa”, si può leggere (1906) del resto che Weininger e Swoboda avevano “presumibilmente scoperto e pubblicato anche ciascuno per sé” le sue due idee principali sulla periodicità e la bisessualità, specificando però che:
<<I due autori erano strettamente legati e avevano accesso alla stessa unica fonte: il professor Sigmund Freud a Vienna. Con Freud ho avuto un rapporto di amicizia per anni. Gli ho confidato senza riserve tutte le mie idee e intuizioni scientifiche. Egli stesso ha ammesso, quando lo incalzavo con domande, che le mie idee erano effettivamente giunte a Weininger e a Swoboda attraverso di lui. Solo, è vero, molto tempo dopo la pubblicazione dei loro libri>>.
I libri dei due giovani filosofi viennesi provocarono in Fliess una reazione così furiosa che lo portò a scatenare letteralmente una campagna di stampa contro di loro e non ebbe paura, per suffragare la sua affermazione, di commettere un affronto pubblicando lettere private di Freud. Nella sua azione, come nella cecità aggressiva che caratterizza molti particolari della sua argomentazione, riapparivano ancora una volta la forza e l’originalità del suo antico amore per l’amico e la delusione provata.
Il giudizio dei posteri
Nell’estate del 1906, quando Fliess pubblicò ancora una volta con alcuni passaggi aggiuntivi le lettere stampate da Pfennig che Freud gli aveva indirizzato, Swoboda e Freud si chiesero che opinione avrebbero avuto su di loro i posteri. Swoboda era molto preoccupato per se stesso. Freud, invece, riteneva che, per quanto lo riguardava, “non c’era nient’altro che la solita pudenda umana”. “Non credo che per le sue indiscrezioni [di Fliess] il mio carattere perderà molto agli occhi dei posteri, se fossero interessati a noi, al massimo è il suo che ci perderà” .
Qui Freud si sbagliava. Nella recente letteratura biografica, i posteri lo hanno trattato molto più severamente di Fliess. Finora nessuno ha messo in evidenza le reali debolezze delle accuse contro Swoboda, Weininger e il loro presunto mentore o la durezza egocentrica e la cecità dell’attacco di Fliess. Invece, sentiamo più e più volte che la vicenda mostra che Freud non riuscì mai a decidersi a “fare onore dove l’onore era richiesto” (Sulloway, 1979).
L’enorme paradosso è che proprio queste annotazioni non sono da attribuire ai suoi biografi, che hanno compiuto un formidabile lavoro interpretativo, ma provengono da un’ammissione autocritica di Freud. Si tratta di un evento del 1900 sulle rive dell’Achensee.
Durante quest’ultimo incontro tra i due uomini, Freud aveva presentato l’idea di bisessualità come un’idea tutta sua, senza ricordare di averla sentita per la prima volta, tre anni prima, dalla bocca di Fliess. Dopo che il fatto era stato portato alla sua attenzione, aveva guardato indietro a se stesso ed era arrivato a riconoscere la verità fin troppo umana: aveva cercato di “rubare” la sua scoperta all’amico. Pubblicò la sua scoperta, come sappiamo, nella Psicopatologia della vita quotidiana, presentandola come un esempio dell’atto mancato (1901). Da allora, assicurò Freud, Fliess fu per lui “l’autore dell’idea di bisessualità”.
L’atto mancato di allora non ebbe però alcun effetto sulla lite per plagio del 1906 né sui preliminari del 1900-1904, se non nella forma di una duratura cattiva coscienza che fu usata da Fliess per presentare la persona del suo vecchio amico in una luce alquanto dubbia, che i posteri, a differenza di quanto si attendeva lo psicoanalista viennese, non hanno dimenticato.
Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
Dr. Giuliana Proietti
Fonte principale:
https://www.cairn.info/revue-essaim-2003-1-page-295.htm
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
Per appuntamenti:
347 0375949 (anche whatsapp)
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