Gustave Le Bon e la psicologia delle folle
Gustave Le Bon è stato un pioniere della psicologia sociale, la cui opera principale, “La psicologia delle folle”, offre un’analisi approfondita del comportamento umano in contesti di massa. Le sue teorie, pur oggetto di dibattito e critiche, rimangono ancora oggi una pietra miliare nello studio delle dinamiche di gruppo e delle influenze sociali. Conosciamolo meglio.
Infanzia e Formazione
Gustave Le Bon (1841 – 1931) nacque il 7 maggio 1841 a Nogent-le-Rotrou, in Francia. Proveniva da una famiglia di classe media e mostrò fin da giovane un grande interesse per le scienze e le lettere. Studiò medicina a Parigi e, dopo aver conseguito la laurea, conseguì un dottorato in medicina senza però mostrare alcuna vocazione professionale. La sua curiosità intellettuale, infatti, lo spingeva verso lo studio di altre discipline, come l’antropologia, la sociologia e la psicologia.
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Carriera e Opere Principali
Le Bon intraprese numerosi viaggi in Europa, Asia e Nord Africa, studiando le diverse culture e accumulando una vasta conoscenza delle società umane. Questa esperienza influenzò profondamente il suo pensiero e lo portò a sviluppare teorie innovative sulla natura della civiltà e del comportamento umano.
Dapprima si dedicò a strumenti di registrazione (esposti nel 1878), per valutare le differenze nella capacità cranica in soggetti appartenenti a differenti etnie, analizzò poi la composizione del fumo di tabacco, pubblicò un metodo fotografico per costruire progetti e mappe, così come un trattato sull’addestramento dei cavalli e, infine, dedicò più di dieci anni alla ricerca sulla luce nera, l’energia intra-atomica e l’equivalenza tra materia ed energia.
Uno dei suoi primi lavori significativi fu “La Civilisation des Arabes” (1884), un’opera che esaminava la cultura araba e il suo contributo alla civiltà. Tuttavia, fu il suo interesse per la psicologia delle masse che lo portò alla sua opera più famosa.
Nel 1895 a Parigi, all’età di 54 anni, pubblicò la ‘ Psicologia delle folle’, un libro che gli portò grande notorietà in tutto il mondo. È, naturalmente, soprattutto in virtù dei lavori di questa terza fase della sua vita che Le Bon appartiene a pieno titolo alla storia delle scienze sociali.
La Psicologia delle Folle
Pubblicato nel 1895, “Psychologie des Foules” (La psicologia delle folle) divenne rapidamente un testo fondamentale nel campo della psicologia sociale. In questo libro, Le Bon analizzò come gli individui si comportano in gruppo, esplorando i meccanismi psicologici che governano le folle. Le sue principali tesi erano, in sintesi, le seguenti:
1. Suggestionabilità: Le Bon sosteneva che gli individui, quando fanno parte di una folla, diventano altamente suggestionabili. La razionalità individuale viene sovrastata dall’emotività del gruppo, rendendo le persone più suscettibili all’influenza delle idee e delle emozioni collettive.
2. Anonimato: La presenza in una folla conferisce agli individui un senso di anonimato che riduce la responsabilità personale. Questo porta spesso a comportamenti che un individuo non adotterebbe mai da solo. Nel libro si legge che la psicologia degli uomini in mezzo alla folla differisce dalla psicologia di ogni singolo componente, preso a livello individuale; un uomo nella folla diventa un semplice automa, la sua coscienza non è più individuale, ma è quella della folla.
3. Contagio: Le emozioni e le azioni in una folla si diffondono rapidamente da un individuo all’altro, creando un effetto di contagio psicologico. Le idee, le credenze e i sentimenti si propagano con facilità, rafforzando la coesione e l’unità del gruppo.
Nella folla l’individuo perde la sua coscienza individuale e viene a far parte di una sorta di anima collettiva, che non è razionale e che reagisce secondo gli istinti. Inoltre, all’interno della folla l’individuo perde la sua capacità critica: se vede che la folla, di cui fa parte, va in una certa direzione, anche contraria alle sue idee, la segue, lasciandosene in qualche modo suggestionare. La massa è permeata da sentimenti autoritari e di intolleranza. Nella folla si crea un inconscio collettivo attraverso il quale l’individuo si sente deresponsabilizzato e viene privato dell’autocontrollo.
Per Le Bon l’azione di un gruppo consiste principalmente nel rafforzare credenze esitanti. Ogni convinzione individuale debole viene rafforzata quando diventa collettiva.
4. Leader e Idee Simboliche: Le folle sono spesso guidate da leader carismatici che utilizzano simboli e semplici slogan per mobilitare e dirigere le emozioni della massa. Le Bon credeva che queste figure avessero un potere straordinario di influenzare e manipolare la folla.
Per Le Bon questi “capopopolo” sono persone capaci di utilizzare un lessico facile e comprensibile, fatto di ‘idee-immagini’, indirizzate agli strati più profondi della psiche e capaci di suscitare stati d’animo che rifuggano dal desiderio di ragionamento e di approfondimento: un’idea, nella folla, non prevale perché è vera, ma in virtù di meccanismi psicologici che non hanno nulla a che fare con la ragione, come la ripetizione e il contagio mentale. Il leader, per queste ragioni, dice Le Bon, deve essere conciso, categorico, sicuro di sé, e la folla lo seguirà.
Dice Le Bon: “Le menti inconsce dell’incantatore e dell’incantato, del leader e del guidato, si penetrano a vicenda mediante un meccanismo misterioso”.
5. Sentimenti di forza e potenza: Lo stare in gruppo dà alla persona dei sentimenti di forza e di potenza che quando è da sola non prova e scompare il suo senso di responsabilità. Nella folla prevale inoltre la mediocrità: «Per il solo fatto di far parte di una folla, l’uomo discende di parecchi gradi la scala della civiltà. Isolato, sarebbe forse un individuo colto, nella folla è un istintivo, per conseguenza un barbaro.»
Le Bon dipinge dunque le folle come una forza di distruzione, priva di una visione d’insieme, indisciplinata e portatrice di decadenza, mentre esalta le minoranze che a suo modo di vedere sono forze positive e creatrici.
6. Emotività della folla: Un’altra caratteristica del comportamento della folla è la sua emotività: le azioni della folla sono improvvise, semplici, estreme, intense e molto mutevoli. Si tratta, secondo lo studioso, di un senso di esaltazione, onnipotenza ed irresponsabilità che pervade le folle e le rende violente, feroci e facilmente manipolabili. In questo stato di entusiasmo e fanatismo gli individui sono capaci delle azioni più feroci, ma anche del sacrificio di ogni interesse personale e della repressione dello stesso istinto di sopravvivenza. Le Bon paragona questi stati di esaltazione alle forme estreme di religiosità, che comportano una totale sottomissione ad un profeta e ad una fede, ma che possono essere utilizzate anche da un leader ‘carismatico’.
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Da cosa deriva questo libro?
L’industrializzazione e la crescita demografica, fra la fine del Settecento e l’Ottocento, insieme all’affermarsi delle teorie socialiste, fecero per la prima volta emergere il fenomeno sociale di masse organizzate che volevano diventare protagoniste.
Lo studioso francese venne particolarmente colpito dall’esperienza dei movimenti di massa che si verificano durante la Comune di Parigi (1871), quando assistette alla parabola del generale Boulanger e all’ondata di fanatismo che travolse la Francia al tempo dell’affaire Dreyfus. Questi avvenimenti lo impressionarono profondamente e lo indussero ad occuparsi dei fenomeni collettivi e dei processi mentali che li determinavano.
Che tipo di folla analizza Le Bon?
La folla che Le Bon studia non è quella casuale, come quella che potrebbe formarsi alla fermata di un autobus. La sua osservazione va nella direzione della folla organizzata, ossia di quel gruppo di persone che, pur non conoscendosi, escono di casa perché hanno un obiettivo comune da raggiungere.
Secondo il suo sistema di valutazione, gli animali, i pazzi, i socialisti, i bambini, i degenerati e i primitivi sono esseri inferiori, ma vi è un altro tipo di inferiorità: quella dell’uomo nella folla. In certe condizioni infatti, osserva Le Bon, gli individui, all’interno di una folla, tendono a perdere la propria volontà autonoma e agiscono in base ad emozioni semplici, estreme e primitive, regredendo allo stato del selvaggio o del bambino, come sotto l’influsso di un ipnotizzatore.
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Impatto e Critiche
La psicologia delle folle di Le Bon ebbe un impatto significativo non solo nel campo della psicologia, ma anche nella sociologia, nella politica e nella storia. Le sue idee influenzarono molti pensatori e leader politici del XX secolo, tra cui Sigmund Freud, Benito Mussolini e Adolf Hitler.
Mussolini disse: «Ho letto tutta l’opera di Le Bon, non so quante volte abbia riletto la sua “Psicologia delle folle”, è un opera capitale alla quale ancora oggi spesso ritorno»
Nel 2009 ‘Le Monde’ pubblicò una classifica dei venti libri che hanno maggiormente influenzato la storia dell’uomo: al 14° posto vi è la psicologia delle folle di Le Bon.
Le Bon è considerato uno dei fondatori della psicologia sociale moderna e il suo lavoro rimane rilevante nello studio dei movimenti di massa e dei comportamenti collettivi.
Tuttavia, le sue teorie non sono esenti da critiche. Alcuni studiosi contemporanei considerano le sue osservazioni troppo generalizzate e critiche per la mancanza di dati empirici.
Ultimi Anni e Morte
Negli ultimi anni della sua vita, Gustave Le Bon continuò a scrivere e a tenere conferenze, esplorando ulteriormente i temi della psicologia sociale e della civiltà. Tra le sue opere successive, “Les Opinions et les Croyances” (1911) e “La Révolution Française et la Psychologie des Révolutions” (1912) approfondiscono ulteriormente le sue teorie sulla psicologia collettiva e i cambiamenti sociali.
Gustave Le Bon morì il 13 dicembre 1931 a Marnes-la-Coquette, in Francia.
Dr. Giuliana Proietti
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Dr. Giuliana Proietti
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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