Gustav Klimt: l’artista amato dalle donne
Gustav Klimt è uno degli artisti ancor oggi più amati dalle donne, probabilmente perché seppe esaltare la figura femminile, impreziosendola di stupendi sfondi dorati, che ricordano i mosaici bizantini e le decorazioni arabe: ornamenti molto ricchi di dettagli, come nello stile Liberty del tempo.
Per i suoi contemporanei però fu una figura piuttosto controversa: il suo lavoro fu infatti costantemente criticato, a causa del suo stile troppo sensuale ed erotico. Il suo simbolismo era considerato perverso, deviante.
Oggi i suoi dipinti sono considerati i più rappresentativi della cultura Viennese del suo tempo che, peraltro, è anche quella in cui visse Sigmund Freud.
Per capire la vita di questo artista dovremmo partire dal suggerimento che ci dà lo stesso Klimt:
“Chiunque voglia conoscermi – come artista, perché non c’è altro che sia meritevole d’interesse – deve guardare con attenzione le mie opere e cercare di scoprire quello che sono e quello che voglio”.
Per farlo, suggeriamo questo link: aggiungiamo solo qualche nota biografica.
Biografia di Gustav Klimt
Gustav nacque il 14 luglio 1862 a Baumgarten, nei pressi di Vienna, in Austria, secondo di sette fratelli (quattro femmine e tre maschi). La madre, Anna, era una casalinga ed il padre Ernst, di origine boema, faceva l’orefice, ma non guadagnava molto e la famiglia viveva in povertà.
Nel 1876, a quattordici anni, Klimt ottenne una borsa di studio per la Scuola di Arti e Mestieri di Vienna (Kunstgewerbeschule), dove studiò fino al 1883, formandosi come pittore di architettura ed imparando a padroneggiare diverse tecniche artistiche, come il mosaico e la ceramica, nel rispetto dei canoni accademici e della storia dell’arte del passato.
L’anno successivo entrò nella stessa scuola suo fratello Ernst, che, come suo padre, sarebbe diventato un incisore e poi l’altro fratello, Georg, che si sarebbe fatto notare come disegnatore, scultore e cesellatore e, in seguito, avrebbe realizzato molte cornici per i dipinti di Gustav.
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Gustav e Ernst Klimt, insieme all’amico Franz Matsch (1861-1942), loro compagno di scuola, iniziarono a lavorare insieme, facendosi conoscere come “la Compagnia degli Artisti”.
Sin da subito ebbero un successo travolgente, dovuto anche al fatto che la Vienna di fine secolo era davvero molto prospera e per questo la città veniva continuamente abbellita con nuove strade (la Ring Road, ad esempio), ma anche nuovi teatri, musei, chiese, edifici pubblici, che dovevano essere decorati: gli artisti dunque erano molto richiesti.
Tra i primi lavori vi fu la decorazione di Villa Hermes vicino a Vienna (1885). L’Imperatore Francesco Giuseppe d’Austria donò questo palazzo alla moglie Elisabetta di Baviera (Sissi), definendolo il “castello dei sogni”. La villa deve il proprio nome ad una statua di Ermes che si trova nel giardino del palazzo. Nel salone è possibile ammirare il grande dipinto “La primavera” di Franz Matsch, Gustav Klimt e Georg Klimt.
Nel 1886-1992 Klimt e soci affrescarono molti edifici e palazzi, come il soffitto delle sale di riunione di Karlsbad (ora Karlovy Vary nella Repubblica Ceca).
Nel 1887 il governo, nella sua ansia di miglioramento urbano, decise di abbattere il vecchio Burgtheater, edificato poco più di un secolo prima dall’imperatrice Maria Teresa, nel centro della città.
Per mantenere il ricordo storico di questo prestigioso teatro e dei suoi frequentatori, Gustav Klimt e il suo socio Franz Matsch, furono incaricati di eseguirne due grandi riproduzioni, in cui si possono ammirare gli interni del vecchio teatro e i suoi frequentatori.
Il dipinto, nella sua precisione quasi fotografica, è considerato uno dei più grandi successi nella pittura naturalistica e fu questo che portò a Klimt una chiara fama.
Infatti, nel 1888, gli artisti ricevettero un riconoscimento speciale: la Croce del Servizio d’oro (Verdienstkreuz), da parte dell’imperatore Francesco Giuseppe, e le università di Monaco e Vienna lo nominarono membro onorario.
Klimt, divenuto famosissimo, fu in questo periodo anche un ricercato ritrattista, essendo considerato l’artista principale del suo tempo.
Paradossalmente, fu a questo punto che, nonostante la favolosa e velocissima carriera come pittore classicista, Klimt iniziò a volgersi verso gli stili della nuova moda artistica di tendenza, chiamata in Francia Art Noveau e in Inghilterra Stile Liberty.
Con questo nuovo stile i soggetti dipinti si discostavano notevolmente dai canoni accademici ed erano particolarmente erotici, ornati di sottili trasparenze (almeno per quel tempo) e per questo incontrarono molti favori, ma anche tante critiche.
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Nel 1892 il successo professionale era ormai consolidato e l’artista poté trasferirsi in uno studio più ampio. Purtroppo però, il fratello Ernst, suo socio in affari, morì lo stesso anno di pericardite, a soli ventotto anni, lasciando una moglie ed una figlia. Gustav era molto legato al fratello, per cui decise di mantenere finanziariamente la cognata e la nipote.
Lo stesso anno morì anche il padre e dunque a suo carico si aggiunsero anche la madre ed alcune sorelle. Ormai Gustav, che aveva solo trent’anni, era molto ricco e famoso e non aveva alcun problema nel mantenere altre persone della famiglia.
Peraltro, dopo la morte del fratello, l’artista aveva cominciato a frequentare la sorella della cognata, Emilie Flöge, che gestiva un negozio di moda a Vienna e che gli restò vicina per tutta la vita.
Molti ritenevano che fossero marito e moglie, ma pare che tra i due non ci fosse alcun rapporto, né fisico né sentimentale. Klimt preferiva le modelle che posavano per lui; infatti non volle mai sposarsi, anche se dopo la sua morte ben quattordici persone dichiararono di essere figli suoi (quattro furono riconosciuti come tali ed ebbero una parte della sua eredità).
Quelle due morti tuttavia, avvenute nello stesso anno, segnarono la vita di Klimt che, fortemente depresso, si allontanò dal lavoro e dagli amici, con il disappunto del socio Matsch, visto che proprio in quel periodo avevano ricevuto l’incarico, da parte dell’Università di Vienna, di decorare il soffitto dell’Aula Magna.
Purtroppo i due soci, che non avevano ormai più l’affiatamento artistico di un tempo, non riuscirono a mettersi d’accordo su come eseguire il lavoro e questo provocò delle liti e dei ritardi.
Quando finalmente furono visibili al pubblico, i dipinti “Filosofia”, “Medicina” e “Giurisprudenza”, provocarono molte controversie nell’opinione pubblica: ne parlarono la stampa, il Parlamento, i salotti culturali della città, perché quelle immagini venivano giudicate laide ed eccessivamente erotiche, un cattivo esempio per la gioventù viennese.
In Francia non la pensavano allo stesso modo: la “Filosofia” fu esposta all’Esposizione Universale di Parigi del 1900 – ancora non del tutto terminata – e Gustav Klimt vinse per questo quadro addirittura la medaglia d’oro del Grand Prix.
A Vienna non si comprendeva ancora quel genere di arte e Klimt, dopo questa esperienza, non accettò mai più una commissione da un ente pubblico, preferendo lavorare per i privati e specializzandosi in ritratti femminili.
Poco dopo, il socio Matsch lasciò lo studio. Questa rottura segnò per Klimt l’inizio di una nuova concezione artistica.
Sebbene dal 1891 fosse diventato membro della principale associazione artistica viennese, la Künstlerhaus (Casa degli artisti, dove qualche anno dopo cercò di iscriversi anche il pittore principiante Adolf Hitler), decise di lasciarla nel 1897, incoraggiato da alcuni amici che condividevano le sue idee. Ne creò un’altra, più aperta al nuovo e al cambiamento.
L’associazione venne chiamata ‘Secessione’ per il fatto che i membri avevano rotto con il nucleo originario e si proponevano come movimento di avanguardia che interpretava il malessere e l’inquietudine del tempo.
Klimt fu il primo presidente di questa associazione, fino al 1905. Simbolo di questo movimento era la Pallade Atena, dea greca della saggezza e delle buone cause, che Klimt raffigurò nel 1898 in uno dei suoi capolavori.
La Wiener Sezession attuò il progetto di un periodico-manifesto del gruppo, definito Ver Sacrum (Primavera Sacra), del quale furono pubblicati 96 numeri, fino al 1903.
Gli artisti della Secessione non avevano uno stile prediletto, ma aspiravano semplicemente a far uscire l’arte dai confini della tradizione accademica. Sotto l’egida di questo gruppo si riunirono dunque simbolisti, naturalisti, modernisti ed insieme organizzarono un’esibizione di opere provenienti da altri paesi, che attrasse ben 57.000 visitatori.
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Il successo permise al movimento di acquistare una prestigiosa sede di rappresentanza a Vienna, ma ben presto tra i membri della Secessione iniziarono, proprio in ragione delle loro diversità, diversi scontri, dissensi e polemiche.
Di questo periodo è un viaggio in Italia di Klimt, che poté ammirare i mosaici di Ravenna. L’arte del mosaico lo colpì molto, tanto che l’artista cominciò ad utilizzare questa tecnica, che contraddistingue molti quadri prodotti in questo periodo, definito “periodo aureo”.
Dalla ricchezza dei mosaici ravennati, combinati con l’arte viennese del tempo nacquero i capolavori klimtiani più celebri: Giuditta I (1901), il Ritratto di Adele Bloch-Bauer I (1907) e Il bacio (1907-08).
Nel 1900 dipinse un altro famoso ritratto, quello di Rose von Rosthorn-Friedmann; nel frattempo a Vienna, veniva pubblicata un’opera che avrebbe fatto molto parlare di sé: L’interpretazione dei sogni, di Sigmund Freud, che sicuramente ebbe delle influenze anche sull’arte di Klimt.
Al periodo aureo appartengono anche altre opere dell’artista viennese, come Le Tre Età della Donna (1905), la Danae (1907-1908) e L’Albero della Vita (1905-1909), a sua volta facente parte del più ampio progetto decorativo di palazzo Stoclet.
Il periodo aureo si chiuse nel 1909 con l’esecuzione di Giuditta II, seconda raffigurazione dell’eroina ebrea che liberò la propria città dalla dominazione assira: l’opera, caratterizzata da cromie più scure e forti, dette infatti avvio al cosiddetto «periodo maturo» dell’artista.
La donna era il soggetto preferito di Klimt: nuda o riccamente agghindata, in movimento o seduta, sdraiata o in piedi. Non erano solo belle donne quelle che interessavano l’artista austriaco: nei suoi dipinti troviamo infatti anche donne anziane, obese, incinte (Herma, una sua modella dai lunghi capelli rossi, era rimasta incinta e Klimt la immortalò nuda nella famosa “Speranza”).
A cura di:
Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
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Nel suo atelier era sempre circondato da modelle; la critica d’arte Berta Zuckerhandl, contemporanea di Klimt e testimone oculare, così descriveva il metodo di lavoro dell’artista:
“Klimt disegnava molte ore al giorno, come un virtuoso fa al pianoforte con le scale. Ma affinché il virtuosismo non prevaricasse l’intima e spontanea comprensione dell’essenziale, il pittore incominciò a disegnare alternativamente con la mano destra e con la mano sinistra. Nella sua anticamera attendevano sempre numerose modelle che dovevano essere costantemente e vicendevolmente a sua disposizione per permettergli di disegnare i suoi studi destinati alle infinite variazioni sul tema Donna“.
Alma, futura moglie del musicista Mahler, lei stessa oggetto di pressanti attenzioni da parte di Klimt, così diceva di lui:
“Aveva cento legami: donne, bambini, sorelle, che per amor suo diventavano nemiche tra di loro“.
I suoi ritratti riprendevano le modelle in pose molto intime ed indiscrete, tanto che per questo suo modo di spiare l’intimità femminile, Klimt fu considerato un voyeur.
Si può dire che l’artista austriaco, nonostante la ricchezza e il successo, amava la vita semplice. Trascorse le sue vacanze prevalentemente nei pressi dell’Attersee, un laghetto delle Alpi austriache, dove praticava nuoto e canottaggio, nonostante le preoccupazioni che aveva per il suo stato di salute. Fece pochi viaggi, prevalentemente in Italia.
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Nel 1904 dipinse i Serpenti d’acqua e gli venne commissionata la serie di mosaici murali per il palazzo Stoclet di Bruxelles, un’opulenta casa privata, in cui lavorò per quattro anni (ci sono pervenuti i pannelli de L’attesa e L’abbraccio).
Nel 1906, Klimt e altri artisti a lui legati uscirono dalla Secessione e fondarono un nuovo gruppo, chiamato Kunstschau, o anche “Gruppo Klimt”, per il ruolo preponderante da lui svolto.
Nel 1907 il pittore era nella fase più creativa e feconda, quella del ‘periodo d’oro’. La sua Danae (Diana) raffigura il personaggio mitologico che, secondo la leggenda, fu fecondata nel sonno da Giove, trasformatosi in pioggia d’oro, mentre il ritratto di Adele Bloch-Bauer,tra le opere più affascinanti del “periodo d’oro”, raffigura la moglie di un facoltoso banchiere e industriale ebreo-viennese, animatrice di un famoso salotto letterario.
Adele è l’unico personaggio che Klimt abbia ritratto più volte. Forse è lei anche la sensuale Giuditta I e questo ha fatto ritenere che forse vi sia stata una relazione fra il pittore e la potente signora. Questi dipinti sono molto decorati, stilizzati ed in parte astratti e trasmettono il senso di opulenza, e allo stesso tempo di decadenza, della società viennese del tempo.
Completamente diversi erano gli ‘altri’ disegni di Klimt, a carboncino e matita, particolarmente erotici, che raffigurano modelle viste in tutte le posizioni ed anche in incontri lesbici. Sono disegni del tutto privi di colore, se non per qualche tratto di matita blu, eseguiti, forse, per liberarsi dai fantasmi erotici che lo perseguitavano. (Si è detto che questi disegni venivano eseguiti per consumo personale, oppure come giochi erotici preliminari a rapporti sessuali con le modelle. Se così fosse tuttavia appare strano il fatto che essi siano in gran parte firmati).
Forse per la diffusione di questi disegni i contemporanei considerarono Klimt un voyeur ed il suo atelier, sempre pieno di modelle nude – anche quando non dipingeva – un luogo di malaffare.
Nel 1908 il suo capolavoro: il Bacio, nel quale il pittore celebrava l’attrazione fra i due sessi. Un’opera magica ed orientaleggiante.
Nel 1909 Klimt dipinge la seconda Giuditta, in cui riprende il tema affrontato nel 1901, eliminando l’oro e accentuando le qualità emotive dei colori. Dipinge anche Speranza (il quadro con la sua modella incinta), nella quale giustappone la promessa di una nuova vita con la forza distruttrice della morte.
Ormai Klimt era un pittore famoso in tutta Europa e poteva anche permettersi un cambiamento nello stile.
E’ in questo periodo che il pittore si avvicinò maggiormente all’Italia: nel 1910 la Biennale di Venezia gli dedicò un intera sala; l’anno successivo Klimt visitò Roma e Firenze.
Questi viaggi furono tra i suoi pochi lussi: nonostante la ricchezza e la fama infatti, Klimt viveva modestamente a Vienna. Per placare le ansie ipocondriache per diversi anni si recò a Bad Gastein a fare le cure termali.
Nel 1913 dipinse ‘La Vergine’, nel 1914 “Elisabeth Bachofen-Echt”. Klimt non si interessava di politica e neppure lo scoppio della Prima Guerra Mondiale sembrò avere particolare effetto su di lui.
Nel 1917 ottenne il riconoscimento ufficiale, con l’elezione a membro onorario dell’Accademia di Belle Arti di Vienna e di Monaco. L’anno successivo, l’11 gennaio del 1918, il pittore ebbe un ictus mentre era nel suo appartamento: morì quasi un mese dopo, il 6 febbraio, a cinquant’anni, quando era ormai considerato il più grande artista austriaco dell’epoca.
Sulla vita e l’opera del pittore sono usciti diversi film: Klimt, di Raul Ruiz, nel 2006, una biografia; Woman in gold, la vera storia di Maria Altmann e della sua lotta per ottenere dallo stato austriaco il Ritratto di Adele Bloch-Bauer, che decenni prima i nazisti avevano sequestrato alla sua famiglia, del regista Simon Curtis e l’ultimissimo (ottobre 2018) Klimt e Schiele, di Michele Mally, un viaggio nella Vienna di Klimt e Schiele attraverso le opere dell’Albertina, del Belvedere, del Kunsthistorisches, del Leopold, del Freud e del Wien Museum.
Giuliana Proietti
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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