Giovanna La Pazza
Giovanna I di Castiglia, conosciuta in patria come Juana la Loca (Giovanna la Pazza) è passata alla storia per il suo stato mentale, più che per le sue opere.
Oggi gli storici rivalutano questa figura, come Lucrezia Borgia, fu anzitutto vittima delle ambizioni di potere della sua famiglia: le testimonianze contro di lei sembrano spesso inattendibili e ciò che appare evidente è che altre persone della sua famiglia avevano un forte interesse a farla passare per pazza, allo scopo di esautorarla e di strapparle la sovranità sui regni cui aveva diritto.
Infanzia e Adolescenza
Giovanna nacque a Toledo il 6 novembre 1479, discendente dal casato di Trastamara, figlia terzogenita di Ferdinando e Isabella di Castiglia, i Re Cattolici, come li aveva titolati nel 1494 papa Alessandro VI Borgia.
Ferdinando dal 1468 era re di Sicilia e nello stesso anno della nascita di Giovanna aveva acquisito anche il trono d’Aragona. Il matrimonio con Isabella di Castiglia permetteva di riunire le due parti della Spagna che erano state a lungo divise.
Gli altri fratelli di Giovanna, in ordine di nascita, erano: Isabella, che sarebbe diventata regina del Portogallo, Giovanni, principe delle Asturie ed erede al trono, Maria, futura regina del Portogallo dopo sua sorella, e Caterina, regina d’Inghilterra.
Giovanna crebbe in un ambiente in cui si respirava religiosità e politica, tipico della corte dei Re Cattolici, che prevedeva anche matrimoni combinati, per rafforzare il potere della propria casata.
Le figlie femmine furono allevate secondo uno spirito religioso particolarmente rigido e severo, fu loro insegnato a cucire e a cucinare, ma anche a suonare diversi strumenti musicali, a danzare e a parlare diverse lingue straniere, fra cui il latino e il francese. Esse venivano in altre parole formate per essere delle future regine.
Giovanna era intimidita dalla forte personalità della madre e terrorizzata da alcuni suoi consiglieri di corte, quali il Grande Inquisitore Torquemada. Dell’infanzia di Giovanna sappiamo che era una bambina che rimaneva spesso in silenzio, con lo sguardo abbassato.
Giovanna fu destinata come moglie a Filippo d’Asburgo detto Filippo il Bello, erede del Sacro Romano Impero, dei Paesi Bassi e della Borgogna, secondo figlio dell’imperatore Massimiliano I.
Politiche matrimoniali
Il legame familiare stabilito per matrimonio fra i re spagnoli e l’importante casata asburgica fu doppio, in quanto nello stesso anno del matrimonio di Giovanna (1496), anche suo fratello Giovanni (1478-1497), l’erede al trono, si sposava con la figlia dell’Imperatore Massimiliano I, Margherita d’Asburgo, duchessa di Borgogna.
Anche per gli altri figli i re spagnoli scelsero matrimoni con discendenti di altre famiglie regnanti europee: Isabella (1470-1498), la figlia preferita, venne data in sposa a Alfonso d’Aviz, erede al trono della corona portoghese (in seconde nozze sposò poi Manuele I, re del Portogallo) e a Maria (1482-1517), toccò il vedovo della sorella, Manuele I di Portogallo.
A Caterina (1485-1536) fu invece destinato Arturo d’Inghilterra, ma quando questo morì, l’accordo per il matrimonio con l’erede al trono inglese si spostò su Enrico VIII. Caterina d’Aragona fu poi ripudiata, in favore di Anna Bolena.
Il matrimonio fra Giovanna e Filippo il Bello
Il matrimonio fra Giovanna e Filippo fu inizialmente felice e anche prolifico: la coppia ebbe sei figli, tra cui Carlo V, futuro imperatore del Sacro Romano Impero, che sarebbe divenuto possessore di un territorio vastissimo, oltre che pretendente alla Corona imperiale. (Carlo V era il sovrano, che affermava che “nel suo Impero non tramontava mai il sole”. Ai regni menzionati vanno aggiunte le Americhe, scoperte da Colombo nel 1492).
Giovanna, sin da quando conobbe il suo promesso sposo, rimase molto colpita, e quasi sicuramente se ne innamorò. Filippo il Bello, del resto, come dice il suo soprannome, era un giovane “fisicamente attraente e vigoroso”, biondo e con gli occhi azzurri, orgoglioso e sicuro di sé (era solo un po’ più basso della sposa).
Quando Giovanna si trasferì presso la corte fiamminga, la trovò molto raffinata e molto meno austera degli ambienti di corte spagnoli cui era stata abituata. Giovanna aveva infatti vissuto il periodo della Reconquista (cioè la riappropriazione, da parte dei monarchi spagnoli, dell’ultimo regno islamico nella penisola iberica, seguita dalla cacciata di tutti gli ebrei: il trionfo della religione cattolica, che per questa ragione era molto importante in Spagna e determinava uno stile di vita molto rigoroso e severo).
Giovanna e Filippo si insediarono a Bruxelles dove nacque la loro prima figlia, Eleonora. Mentre Giovanna faceva di tutto per adattarsi al suo nuovo Paese, la regina Isabella, sua madre, non perdeva occasione per ricordarle la sua missione in favore del suo casato.
La rimproverava, inoltre, per quelle che riteneva “trasgressioni” della figlia Giovanna, rispetto ai costumi castigliani e alla tradizione cattolica (forse si riferiva a un certo suo interessamento per le correnti religiose che circolavano già, in quei luoghi, prima della riforma protestante del 1517).
I segni di squilibrio mentale furono in parte attribuiti alla gelosia ossessiva per il marito e agli intrighi politici che si ordivano contro di lei, anche da parte dei suoi familiari più stretti.
Giovanna, per questi motivi, viveva completamente isolata a corte. Coloro che la incontrarono in quel periodo ne parlarono in questi termini:
“Sua Altezza Giovanna è completamente sola; anche l’animo più freddo avrebbe compassione di lei”.
Altri visitatori del tempo (1501) ebbero a dire che Giovanna trascorreva giorni senza mangiare e si comportava in modo strano, come se non sapesse bene cosa fare. In alcune occasioni si rese invece protagonista di esplosioni di rabbia, specialmente a seguito dei continui tradimenti del marito.
Filippo, una volta messi al mondo gli eredi, trascurava apertamente la moglie e la emarginava sempre più dalla vita di corte.
Una intervista sulla violenza domestica
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Intanto, nel 1497, era morto il fratello di Giovanna, Giovanni, erede della corona spagnola, a distanza di un anno dalla morte della sorella Isabella, regina del Portogallo, e del suo erede Michele, avvenuta nel 1500, pochi mesi dopo la nascita di Carlo, secondo figlio di Giovanna.
Nel 1501 Giovanna e Filippo fecero un viaggio in Spagna, quando Isabella era già molto malata. Filippo approfittò della permanenza per manovrare abilmente in seno all’aristocrazia castigliana, alla ricerca di sostenitori.
La regina Isabella fu molto infastidita da queste manovre neanche troppo diplomatiche del genero e pertanto gli fece sapere che non poteva prenderlo in considerazione:
“né come uomo, né come marito, né come governante”.
Intanto Giovanna era nuovamente incinta, ma questo non fece cambiare idea al marito Filippo, che aveva già deciso di tornare nelle Fiandre, lasciando in Spagna la moglie, da sola. Per questa decisione:
“I lamenti e i gemiti della principessa riempirono le stanze del palazzo per una notte intera“
scrisse una testimone.
Partorito in Spagna il suo quarto figlio, Ferdinando, Giovanna si risolse a partire, per raggiungere il marito. I Re cattolici, suoi genitori, non erano d’accordo, perché pretendevano che il piccolo Ferdinando fosse allevato in Spagna.
Per non far partire Giovanna, le tolsero i cavalieri della scorta e le fecero trovare sbarrato il portone della fortezza di Medina del Campo, in cui era stata rinchiusa.
Giovanna cominciò a digiunare e a urlare di essere reclusa. La madre, malgrado la malattia, decise, bontà sua, di farle visita, per convincerla dell’opportunità delle scelte fatte, ma la figlia sembra che l’accolse
“con epiteti talmente oltraggiosi e così lontani da ciò che una figlia deve dire a sua madre”…
come avrebbe scritto in seguito la stessa Isabella.
Finalmente i Re Cattolici si convinsero a lasciar partire la figlia, purché il figlioletto Ferdinando fosse lasciato in Spagna. Così fu.
Tornata nelle Fiandre, Giovanna trovò il marito dedito ai soliti tradimenti, il che provocò altre sue scenate di rabbia: in una occasione sembra che la moglie tradita abbia tagliato la treccia a quella che riteneva essere la sua rivale in amore. Filippo decise a questo punto di prendere precauzioni drastiche contro l’ira della moglie e la fece isolare completamente.
Nel novembre del 1504, moriva la regina Isabella e si apriva così il problema della successione.
Imprigionamento e Reggenza di Ferdinando
Ferdinando assunse immediatamente la reggenza, facendola acclamare dalle Cortes a Toro. Il genero Filippo però non era d’accordo: la Castiglia spettava a sua moglie (e dunque a lui) ed era pronto allo scontro armato.
Con l’accordo di Villafáfila, Ferdinando cedette la Castiglia a Filippo, convenendo però, con un secondo trattato, l’esclusione di Giovanna dal governo, a causa del suo “stato mentale”. Il trattato immediatamente dopo fu però smentito, con l’affermazione che i diritti sulla Castiglia spettavano solo alla figlia Giovanna, che a questo punto non era più considerata pazza.
Si dice che Filippo abbia anche tentato di avvelenare la moglie, che le cronache del tempo descrivono infatti stordita da erbe e pozioni. Va detto che sia il padre che il marito di Giovanna avevano a questo punto interesse a farla passare per pazza.
Morte di Filippo
In un altro viaggio che la coppia fece in Spagna, nel 1506, Filippo improvvisamente morì, a Burgos. Forse il padre di Giovanna, Ferdinando, non fu del tutto estraneo a quella morte; fatto sta che Giovanna diventò regina esclusiva del regno di Castiglia. Regnò in realtà solamente per pochi mesi, nel 1507 ed i suoi atti di governo non fanno pensare affatto ad una persona poco stabile mentalmente, anzi.
Il padre Ferdinando scrisse però a tutte le Corti europee, lamentando la demenza della figlia causata dall’improvvisa morte dell’amato sposo. Nacque la leggenda, che oggi chiameremmo propaganda, opportunamente esaltata e diffusa, degli strani comportamenti di Giovanna, vedova inconsolabile, verso il feretro del marito, comportamenti di cui non vi è documentazione o testimonianza che non provenga dagli ambienti di corte.
Un cronista del tempo scrisse:
“In nessuna epoca si è mai visto un cadavere, estratto dalla tomba, portato da un tiro di quattro cavalli, in una processione funebre così solenne, circondato da una torma di sacerdoti che intonano la preghiera dei defunti”.
Sembra che Giovanna avesse deciso di portare le spoglie funebri del marito a Granada, dove la madre Isabella aveva fatto costruire un mausoleo ed aveva deciso di accompagnare il feretro lei stessa, a piedi, come forma di pellegrinaggio, circondata da sacerdoti in preghiera.
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Imprigionamento
Dal 1509 al 1520 Giovanna venne confinata, per ordine del padre, nel Castello di Tordesillas, completamente isolata dal mondo esterno, insieme all’unica figlia che le era rimasta accanto: Caterina. Il 23 gennaio 1516 morì anche Ferdinando e il figlio di Giovanna, Carlo, assumendo il nome di Carlo V, divenne re di Castiglia e di Aragona, cioè di tutta la Spagna.
Il 4 novembre 1517 Carlo, che non vedeva la madre da dieci anni, essendo stato allevato nelle Fiandre dalla zia Margherita, fece visita a Giovanna, di cui non ricordava neanche le sembianze e di cui aveva solo sentito descrivere la strana follia. Carlo tuttavia non aveva alcun interesse a riabilitare la madre: Giovanna avrebbe potuto infatti escluderlo dalla gestione della corona. Così probabilmente lo consigliò anche il suo entourage fiammingo, che si stava arricchendo enormemente alle sue spalle.
Carlo dunque lasciò la madre prigioniera nel palazzo di Tordesillas, dove fu sottoposta, sotto tortura, a pratiche religiose, come la confessione, che Giovanna ostinatamente rifiutava.
Solo nel 1520, in occasione della rivolta dei Comuneros, contro il re straniero che imponeva tasse e predilegeva i fiamminghi alla borghesia spagnola, la regina Giovanna venne liberata dai rivoltosi, poiché speravano di trovare in lei un’alleata.
Giovanna ricevette diverse volte i rappresentanti degli insorti, ma non accettò mai di porsi in contrasto con il figlio mettendosi dalla loro parte, anche se la avevano liberata: rifiutò sempre di firmare qualsiasi documento che legittimasse la loro azione (forse in questo fu davvero pazza?). La rivolta venne repressa con la battaglia finale di Villalar, il 23 aprile 1521: i capi furono giustiziati, mentre Giovanna fu rinchiusa nuovamente nel castello di Tordesillas.
La sua prigionia durò altri 35 anni, durante i quali subì grandi e piccole angherie, che la ridussero ad uno stato bestiale, dal quale la liberò solo la morte, avvenuta il 12 aprile 1555, dopo aver rifiutato i sacramenti (la sua vita fu comunque lunghissima, per quell’epoca e per la qualità della vita che le era toccata, visto che morì a 76 anni!).
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Morte
Giovanna fu sepolta nella Capilla Real (Cappella Reale) della cattedrale di Granada, insieme al marito e ai Re Cattolici. A distanza di pochi mesi dalla sua morte, il figlio Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero, abdicò e morì tre anni dopo nel Monasterio de Yuste, (Cáceres), il 21 settembre 1558.
Conclusioni
Giovanna viene ancora oggi ricordata come “Giovanna la pazza”: forse era davvero pazza, forse fu semplicemente una vittima della sua epoca. Nel XVI secolo peraltro, nessuno possedeva competenze specifiche sulle malattie mentali: le diagnosi parlavano di solito di “umori” o “passioni”, o anche di “sortilegi”, dei quali parlarono anche i medici che si occuparono della salute mentale di Giovanna. E’ facile tuttavia pensare che il regno di Castiglia ben valesse il far passare Giovanna per pazza: forse quello che mancò a questa fragile regina fu solo un po’ d’amore, da parte del padre, del marito e del figlio, i tre uomini più importanti della sua vita, che avevano fatto di lei soltanto un mezzo per raggiungere i propri fini.
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
Per appuntamenti:
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