Giovanna d’Arco: da eroina a strega (e ritorno)
Chi fu realmente Jeanne d’Arc, meglio conosciuta in Italia come Giovanna d’Arco? Una psicotica, una capopopolo, una mistica, una divinità guerriera? Sicuramente fu un’eroina per la Francia, visto che riuscì a risollevare le sorti del suo Paese durante l’interminabile guerra dei Cent’anni combattuta contro l’Inghilterra. Nonostante questo, la sua fine fu drammatica.
Giovanna d’Arco
Figlia di contadini, analfabeta, nacque (probabilmente) nel gennaio 1412 nel villaggio francese di Domrémy (oggi Domrémy la Pucelle) nei Vosgi, in Lorena, da Isabelle Romée e Jacques Darc (questa la corretta ortografia del nome), onesti lavoratori e genitori di cinque figli. La sua vita somigliava a quella delle ragazze di campagna del suo tempo: Jeanne si occupava infatti di filare, cucire, pulire la casa, cucinare, sorvegliare il gregge, ma soprattutto pregare.
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La madre le aveva infatti insegnato le preghiere in lingua volgare e le regole della morale cattolica. La pratica religiosa occupava gran parte del suo tempo: la ragazza si confessava, andava a messa, faceva la comunione e la sua fede diventava sempre più forte.
A quel tempo vi era una guerra (La Guerra dei Cento anni), che opponeva la Francia dei Valois all’Inghilterra dei Plantageneti e poi dei Lancaster. Alla morte di Enrico V e di Carlo VI, nel 1422, le sorti della guerra avevano diviso la Francia in tre blocchi (il Nord Ovest in mano agli inglesi, governati dal reggente duca di Bedford, zio del piccolo Enrico VI. A Est vi era il Ducato di Borgogna, governato da Filippo il Buono, alleato degli inglesi. Carlo VII di Francia, il Delfino risiedeva, assediato, a sud della Loira, circondato da zone controllate dagli inglesi).
Verso il 1425, Giovanna cominciò ad “udire delle voci” (non a caso la psichiatria moderna è portata a considerare la d’Arc come una schizofrenica). Fu nel giardino di suo padre che ella sentì un giorno, verso mezzogiorno, una voce, e vide un chiarore.
Aveva allora dodici, tredici anni ed ebbe molta paura. Lei attribuì le voci ascoltate all’arcangelo Michele, (protettore del regno di Francia, il cui santuario di Mont Saint Michel, tra Bretagna e Normandia, era collocato in una zona fedele al delfino, anche se in una regione quasi completamente controllata dagli Inglesi) e alle sante Caterina d’Alessandria e Margherita d’Antiochia, allora molto conosciute e venerate.
Le ‘voci’ le chiedevano di svolgere una missione: liberare Orléans e fare nominare re il delfino Carlo, temporaneamente estromesso dalla successione al trono, a favore dei sovrani inglesi, per liberare il suolo della Francia dalla presenza degli invasori.
Un giorno d’estate, a mezzogiorno, accanto alla Chiesa le apparve l’arcangelo Michele, che le ingiungeva di andare ad aiutare il suo re. Fuggì così di casa vestita da cavaliere.
Nel maggio 1428 (aveva 16 anni!) arrivò, insieme al fratello Pietro, due nobili della zona e due servi, alla fortezza di Vaucouleurs, sulla Mosa, a non molti chilometri da Domrémy, nella direzione nord. Qui riuscì a convincere il comandante della fortezza, il capitano Robert de Bandicourt, di avere una missione da compiere per volere divino: salvare la Francia dagli invasori inglesi ed incoronare il delfino. Jeanne disse infatti che Dio proteggeva Charles di Valois: unico, vero, re di Francia.
Baudricourt le assegnò una piccola scorta, in compagnia della quale Giovanna doveva raggiungere, percorrendo all’incirca cento chilometri a cavallo, Chinon, sulla riva sinistra della Loira, dove risiedeva il delfino.
Il futuro Carlo VII rimase turbato dalla personalità di Giovanna ma, incerto e sospettoso, la fece anzitutto sottoporre all’esame dei teologi dell’università di Poitiers. Questi ultimi si convinsero che la risolutezza di Giovanna era ‘nihil fidei catholice contrarium’, cioè non contraria alla fede cattolica, per cui poteva esserle affidato il comando di un esercito. I soldati che la seguivano cominciarono a chiamarla la “Pucelle” (la Pulzella, la Vergine).
Il primo obiettivo di Jeanne era quello di andare a soccorrere la città di Orléans, sulla riva destra della Loira, stretta d’assedio dall’esercito di Enrico VI. Il viaggio verso Orléans fu assai difficile, ma la pulzella, con la sua fede ed il suo entusiasmo, infiammò l’animo dei Francesi.
In abiti da soldato e impugnando una bandiera bianca su cui era raffigurato Dio nell’atto di benedire il fiordaliso, lo stemma reale francese, riuscì, con il suo esercito, tra maggio e luglio, a rompere l’assedio e liberare Orléans dagli inglesi, anche se rimase ferita da un colpo ricevuto al collo e un altro alla spalla.
Gli Inglesi furono così cacciati dalla valle della Loira e lasciarono anche la città di Reims, dove il delfino di Francia il 17 luglio fu incoronato re.
Riconquistata larga parte del territorio francese, il re decise di attaccare Parigi. Nel maggio 1430, Giovanna condusse un’operazione militare contro gli inglesi a Compiègne, vicino Parigi, dove si resisteva al Duca di Borgogna, fedele agli inglesi. Qui Giovanna fu catturata dai borgognoni, trasferita in prigione e poi venduta come bottino di guerra agli inglesi, senza che Carlo VII intervenisse in suo soccorso.
Condotta a Rouen davanti a un tribunale ecclesiastico, le venne intentato un processo per eresia e stregoneria. I suoi giudici – inquisitori erano filo-inglesi ed attraverso questo processo si proponevano di colpire la credibilità e la rispettabilità del re Carlo VII.
Era il 1431: dopo quattordici mesi d’interrogatorio, Giovanna fu accusata di “atti illeciti” per aver indossato abiti maschili, nonché di eresia per aver creduto di poter rendere conto direttamente a Dio, invece che alla Chiesa cattolica romana. La sua condanna:
“In nomine Domini, amen. Ogni qualvolta l’eresia infetta con il suo veleno un membro della Chiesa, trasformandolo in sodale del demonio, conviene impedire, con ardente zelo, che il pernicioso contagio si diffonda alle altri parti del Corpo Mistico di Cristo. Gli insegnamenti dei Padri della Chiesa prescrivono di separare dal novero dei giusti gli eretici inveterati, affinché la vipera velenosa non siriscaldi nel seno di Nostra Madre Chiesa, con grande pericolo per i fedeli”.
Fu condotta al rogo mercoledì 30 maggio 1431 sulla piazza del Vieux Marché e le fu concesso di avere vicino fino agli ultimi istanti una croce astiale. Avvolta dalle fiamme, gridò più volte ad altissima voce il nome di Gesù.
Venticinque anni dopo la sua morte, la Chiesa riaprì l’inchiesta e Giovanna fu riconosciuta innocente; nel 1920 papa Benedetto XV la proclamò santa ed oggi è anche patrona di Francia.
La storia di Giovanna d’Arco ha ispirato scrittori come Shakespeare, Schiller e Shaw, musicisti come Verdi, Listz, Tchajkovskij e registi quali Dreyer, Rossellini, Bresson.
Dr. Giuliana Proietti
Immagine: Wikimedia
Ritratto di Giovanna d’Arco, dal registro del Parlamento di Parigi (1429) tenuto da Clément de Fauquembergue
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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