FREUD, LA NEVROSI OSSESSIVA E L’UOMO DEI TOPI
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“L’uomo dei Topi” fu un paziente di Sigmund Freud, il cui “caso clinico” fu pubblicato con il titolo: Bemerkungen über einen Fall von Zwangsneurose, nel 1909.
Questo fu il secondo dei sei casi clinici pubblicati da Freud e il primo curato con la psicoanalisi. Il nome di copertura deriva dal fatto che tra le molte compulsioni del paziente c’era un’ossessione per fantasie da incubo centrate sui topi.
Come negli altri casi clinici pubblicati, per proteggere l’anonimato del paziente, Freud usò un soprannome (“Anna O“; “Il piccolo Hans“; “L’uomo dei lupi”, ecc.).
Contesto del Caso
L’Uomo dei Topi era il soprannome dato da Freud a un paziente di 29 anni, avvocato, vissuto fra il 1878 e il 1914, di nome Ernst (oppure Paul) Lanzer, che si presentò con sintomi di grave ossessione. Lanzer era tormentato da pensieri intrusivi e angoscianti, che si manifestavano principalmente come paure immotivate e rituali compulsivi. La storia del suo soprannome è legata a una fantasia ossessiva che lo angosciava: immaginava che dei topi potessero entrare e torturare le persone a cui voleva bene. Questi pensieri ossessivi si erano aggravati negli ultimi quattro anni, al punto di compromettere sia la sua vita privata, sia quella lavorativa. Inoltre, provava forti impulsi, come quello di tagliarsi la gola con un rasoio e si costruiva divieti che potevano riferirsi anche a situazioni insignificanti.
Descrizione dei Sintomi e Delirio dei Topi
I sintomi principali dell’Uomo dei Topi erano pensieri ossessivi, idee persecutorie e comportamenti ritualistici che cercava di usare come difesa contro l’ansia. Un esempio classico era il suo timore che un ufficiale militare avrebbe inflitto una tortura con i topi al padre e a una donna amata. Questo pensiero divenne un’ossessione, accompagnato dalla sensazione che avrebbe dovuto fare qualcosa per prevenire questa catastrofe.
La fantasia dei topi rappresentava simbolicamente le sue paure inconsce, che riguardavano in gran parte l’angoscia legata alle sue pulsioni sessuali e aggressive. Freud individuò nel rapporto con il padre e con la figura della donna amata un conflitto irrisolto tra amore, odio e desiderio.
L’analisi con Freud
L’analisi con Freud iniziò il 1 ottobre del 1907 e durò solo undici mesi. Freud parlò di questo caso ai colleghi delle riunioni del mercoledì, che si tenevano nel suo studio, per poi proporre l’argomento nel congresso di Salisburgo, il 27 aprile del 1908, circa sei mesi dopo la presa in carico del paziente.
Freud espose questo caso clinico, che possiamo trovare anche nel libro Cinque Conferenze sulla Psicoanalisi, con il titolo: “Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva”.
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L’Uomo dei Topi accettò di ripercorrere tutti gli eventi più significativi della sua infanzia insieme a Freud. Il trauma all’origine dei problemi di questo paziente era avvenuto in tempi molto recenti, precisamente durante il servizio militare, prestato in Galizia, con la carica di sottotenente.
L’Uomo dei Topi aveva sviluppato infatti il timore di un supplizio orientale, descrittogli dal suo Capitano (un militare conosciuto da tutti come amante delle crudeltà) in cui alcuni topi venivano indotti a farsi strada nell’ano di un criminale. La sua ossessione era che questa punizione dei ratti avrebbe potuto avere come vittima sia la donna che avrebbe eventualmente sposato, sia suo padre, che egli amava e che era morto da anni.
Da bambino, l’Uomo dei Topi si era “comportato male come un topo”, nel senso che aveva morso qualcuno, probabilmente la sua governante. L’Uomo dei Topi fu picchiato per questo da suo padre, il che fece nascere in lui un odio profondo verso il genitore.
Secondo il ragionamento di Freud, il ricordo della punizione paterna per il suo morso aveva determinato in quest’uomo un’ostilità repressa verso il padre. Questo antagonismo, a sua volta, aveva presumibilmente generato il desiderio inconscio che il padre potesse subire il particolare supplizio della penetrazione anale da parte di ratti mordaci.
Poiché il desiderio di vendetta era inaccettabile alla coscienza, egli lo aveva represso, trasformandolo in un timore ossessivo cosciente che il padre divenisse vittima del supplizio dei ratti, attraverso una “formazione reattiva.”
Freud interpretò dunque l’ossessione dei ratti come una difesa nevrotica contro il desiderio inaccettabile che il padre subisse il particolare supplizio della penetrazione dei ratti, ritenendo che l’orrore conscio del paziente fosse solo un mascheramento di un godimento inconscio.
Freud osservò, a questo proposito, la faccia del suo paziente, mentre gli raccontava questo problema, deducendone che quella bizzarra espressione che il paziente mostrava poteva corrispondere solo all’ “orrore di un godimento da lui stesso ignorato”.
Un altro aspetto cruciale dell’interpretazione freudiana è il ruolo dell’ambivalenza: l’Uomo dei Topi sperimentava emozioni contraddittorie di amore e odio nei confronti delle stesse persone, soprattutto verso il padre. Questa ambivalenza si rifletteva nelle sue fantasie ossessive e nei rituali, che erano tentativi di gestire i suoi sentimenti conflittuali.
Con questo paziente il transfert si fece esplicito perché, durante l’analisi, l’Uomo dei Topi arrivò a chiamare Freud ‘Mio Capitano’.
Una lezione divulgativa su Freud e il suo libro "Totem e Tabù"
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Impatto e Rilevanza del Caso
Fine dell’analisi
Lanzer interruppe la sua analisi con Freud dopo un periodo relativamente breve e ben prima che il suo transfert fosse stato completamente risolto. Lo psicoanalista completò la versione scritta del caso nell’ottobre 1909 e in quel tempo confessò a Jung che il suo paziente aveva ancora dei problemi non risolti.
Lanzer fu ucciso durante la prima guerra mondiale.
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La Nevrosi Ossessiva
L’approccio alla nevrosi ossessiva è rimasto per lungo tempo ancorato ai concetti espressi da Freud in questo caso clinico anche se, in seguito, alla nevrosi ossessiva propriamente detta, si sono aggiunte osservazioni sulle “manifestazioni ossessive”, il “carattere ossessivo”, lo “stile ossessivo”, ecc.
Sono state anche delineate le caratteristiche di questo disturbo, caratterizzato dalle difese psichiche dell’isolamento, lo spostamento, l’annullamento, la depersonalizzazione.
Anna Freud al Congresso dell’Associazione Psicoanalitica Internazionale del 1965 tornò sulla Nevrosi Ossessiva ribadendo la centralità dei fattori costituzionali relativi alle tendenze sadico-anali e la scelta, da parte del nevrotico, di quegli specifici meccanismi di difesa che finiscono per determinare il classico quadro sintomatologico della nevrosi ossessiva.
Disturbo Ossessivo Compulsivo
Oggi la nevrosi ossessiva è conosciuta come Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC), un disturbo psicologico caratterizzato dalla presenza di pensieri intrusivi, ossessioni e comportamenti ripetitivi o compulsioni che un individuo sente di dover eseguire.
Questo disturbo può avere un impatto significativo sulla qualità della vita di una persona, interferendo con il funzionamento quotidiano e causando notevole angoscia.
La nevrosi ossessiva si manifesta principalmente attraverso ossessioni e compulsioni:
- Ossessioni: Sono pensieri, immagini o impulsi ripetitivi e indesiderati che causano ansia o disagio. Questi pensieri possono riguardare la paura di contaminazione, dubbi esagerati, impulsi aggressivi o sessuali, eccessiva attenzione all’ordine o alla simmetria. Ad esempio, una persona potrebbe essere tormentata dall’idea di aver lasciato il gas acceso o di aver contratto una malattia.
- Compulsioni: Sono comportamenti o azioni mentali ripetitive che una persona si sente obbligata a compiere in risposta a un’ossessione, con l’intento di prevenire o ridurre l’ansia o di evitare una situazione temuta. Questi comportamenti possono includere il lavarsi le mani in modo eccessivo, controllare ripetutamente che le porte siano chiuse, contare o ripetere determinate parole.
Le compulsioni, pur essendo eseguite nel tentativo di alleviare l’ansia, spesso non hanno una reale connessione logica con l’ossessione che le scatena e possono diventare un rituale complesso e dispendioso in termini di tempo.
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Autori:
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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