Enrico VIII, il dolore fisico e gli effetti sulla personalità
Nel 1509, all’età di 18 anni, Enrico VIII salì al trono d’Inghilterra: era un personaggio affascinante, dotato di bell’aspetto, alta statura e abilità sportive.
Nel corso del suo regno, durato 38 anni, subì una drammatica metamorfosi personale diventando un sovrano dispotico, crudele e tirannico.
I cambiamenti nel suo carattere rispecchiavano senza dubbio le pressioni e le macchinazioni politiche dell’epoca, ma è interessante riflettere sull’impatto che l’ulcerazione persistente alle gambe avrebbe avuto sulla sua vita, sulla sua personalità e sull’amministrazione politica.
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Il re Enrico VIII era profondamente interessato alla medicina. Fondò il Royal College of Physicians nel 1518 e unì la Barbers Company of London e la Guild (o Fellowship) of Surgeons per formare la Company of Barber-Surgeons nel 1540.
La sua amministrazione approvò sette distinti Atti del Parlamento volti a regolamentare e concedere licenze ai medici, una legislatura che non richiese ulteriori emendamenti per 300 anni.
Guidato da Sir Thomas More, il vice-sceriffo di Londra, Enrico presiedette a grandi miglioramenti nella salute pubblica; installando reti idriche pubbliche e fognature e implementando la segregazione e la disinfezione durante le epidemie del sudore, che imperversavano all’epoca e che producevano molti morti.
Enrico preparò anche personalmente alcune medicine sotto forma di unguenti e pomate da composti come ad esempio le perle macinate, per togliere le infiammazioni e per curare le ulcere, chiamati “gesso grigio.”
La storia medica di Enrico è documentata non dai suoi medici o chirurghi personali (in particolare Sir William Butts, Thomas Vicary, il dottor Chambre, il dottor Owen e il dottor Clement, che non tenevano registri, probabilmente per la loro sicurezza, o le cui note cliniche sono andate perse o distrutte), ma all’interno di documenti di stato e lettere contemporanee dell’epoca, in particolare i dispacci inviati dalla corte inglese da ambasciatori stranieri che riferivano lo stato di salute del re ai loro governi.
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Molte di queste informazioni si basavano su dichiarazioni dei medici e dei chirurghi del re. Enrico godette di buona salute durante i suoi primi anni, soffrendo solo di un attacco di vaiolo (1514) e occasionalmente di malaria, che era endemica nelle paludi inglesi a quel tempo (dal 1521 in poi).
Giustinian, l’ambasciatore veneziano alla corte inglese lo descrive come: ‘… il più bel potente che abbia mai visto; sopra l’altezza normale, con un polpaccio estremamente fine alla gamba, la carnagione molto chiara e luminosa con capelli castani pettinati lisci e corti alla francese, e un viso rotondo così bello che sarebbe diventato quello di una bella donna, con la gola piuttosto lunga e spessa’.
L’abilità di Enrico nel giostrare, nel tiro a segno, nella caccia e nel tennis era leggendaria, tuttavia, la sua propensione per lo sport lo portò a una serie di infortuni di diversa gravità.
Nel 1527 Enrico si ferì al piede sinistro giocando a tennis, e il gonfiore risultante lo portò ad adottare una singola pantofola di velluto nero, dando rapidamente inizio a una nuova moda tra i suoi cortigiani.
Nello stesso anno Enrico fu ricoverato a Canterbury per una ferita che si pensava fosse un’ulcera, forse sulla coscia. Thomas Vicary fu chiamato in suo aiuto e l’ulcera guarì, e la gratitudine del re fece guadagnare a Vicary il posto di sergente chirurgo e uno stipendio annuale di 20 scellini.
Enrico rimase relativamente in salute per tutto il decennio successivo (1527-1536), nonostante i tumultuosi sconvolgimenti religiosi e politici.
L’assenza di un erede maschio e la presenza di Anna Bolena, una graziosa giovane di cui si era innamorato, lo spinsero a rompere con la Chiesa cattolica a Roma, a divorziare da Caterina d’Aragona e a chiudere i monasteri.
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Enrico, autoproclamatosi capo sia della Chiesa che dello Stato, si liberò così da qualsiasi vincolo al suo comportamento.
Bon-viveur rinomato per il suo appetito, il peso di Enrico aumentò gradualmente nonostante la sua giovanile prestanza fisica.
Nel 1526 Enrico redasse le Ordinanze di Eltham, una raccolta di istruzioni su cosa voleva gli fosse servito ogni giorno, che documenta chiaramente un enorme appetito per carne, dolci e vino.
All’età di 44 anni, Enrico era già notevolmente obeso, tanto che, a quanto si dice, aveva bisogno di un paranco per salire a cavallo, ma era in condizioni di salute sufficientemente buone per continuare con le sue attività sportive preferite.
Tuttavia, nel gennaio 1536, durante una giostra a Greenwich, il re fu disarcionato dal suo cavallo; precipitò a terra con il cavallo completamente corazzato che gli atterrò sopra.
C’era una tale preoccupazione per la potenziale gravità delle sue ferite che si dice che la regina (Anna Bolena) abbia abortito un figlio maschio poco dopo aver saputo dell’incidente.
Diversi autori attribuiscono un ulteriore acuto peggioramento dell’umore e del comportamento di Enrico alle lesioni alla testa subite in questa caduta.
Soffriva inoltre di mal di testa e, sebbene le ferite riportate da Enrico alle gambe inizialmente sembravano essere guarite, poco dopo ricomparvero delle ulcerazioni, particolarmente spiacevoli e difficili da gestire nel periodo 1536-1538.
L’anno 1536 è stato descritto come un “annus horribilis” per il re: le sue ferite, la perdita del suo potenziale erede, la morte del figlio illegittimo (il duca di Richmond) e le accuse di adulterio di Anna lo resero sempre più imprevedibile, irascibile e crudele e lo spinsero a liberarsi brutalmente di un’altra moglie.
Ormai le sue ulcere sembrano essere bilaterali, purulente e trasudanti, e lo stesso Enrico scrisse al Duca di Norfolk, scusandosi per non essere andato a trovarlo: “per essere sincero con te, cosa che devi tenere per te, un siero si è venuto a formare nelle nostre gambe e i nostri medici ci consigliano di non andare lontano nel caldo della giornata”.
Questa situazione portò inevitabilmente a episodi di sepsi e attacchi di febbre: “e per dieci o dodici giorni gli “umori” che non avevano sbocco erano sul punto di soffocarlo, tanto che a volte era senza parola, nero in faccia e in grande pericolo” (Castillon a Montmorency, dalla corte inglese).
I medici di Enrico tentarono di tenere aperte queste fistole per consentire il drenaggio degli “umori”, spesso incidendo le ulcere con attizzatoi roventi, cosa che certo non migliorava l’umore psicologico del re.
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Nell’ultima parte del suo regno molte persone furono condannate per tradimento e condannate a morte in modo crudele (per impiccagione, eviscerazione, decapitazione, rogo o bollitura). Questo re, del resto, fu responsabile di più morti di qualsiasi monarca prima o dopo di lui. In un’epoca già di per sé brutale, Enrico era noto e temuto per la sua crudeltà.
Infatti, nel 1558, un medico francese commentando la sorte riservata a coloro che avevano suscitato l’ira del re scrisse: “in questo paese non incontrerete nessun grande nobile i cui parenti non abbiano avuto la testa tagliata…”.
Le gambe di Enrico rimasero persistentemente e gravemente ulcerate, ma il suo desiderio irrefrenabile era di salvaguardare la successione della dinastia Tudor e il tanfo emanato dalle sue gambe non limitò la sua ricerca di un erede.
Il suo umore fu infine sollevato dalla nascita di suo figlio, Edoardo VI, e poi distrutto dalla morte di sua moglie, Jane Seymour, 12 giorni dopo, per sepsi puerperale.
Seguirono altri due matrimoni in rapida successione; un matrimonio politico con la semplice Anna di Clèves e una fatale relazione con la bella e giovane Katherine Howard.
Entrambi si risolsero in fretta: con Anna divorziò, facendola diventare “sorella del re” mentre Katherine fu decapitata alla Torre di Londra.
Nonostante le sue gambe ulcerate e ignorando il consiglio dei suoi medici di riposare, timoroso di una presunta alleanza tra Roma, Francia e Spagna con la minaccia di invasione, Enrico viaggiò personalmente sulla costa per supervisionare la fortificazione dei porti, spesso trascorrendo molte ore a cavallo.
Le sue ulcere non guarirono e nel marzo del 1541 fu nuovamente colpito dalla febbre: Marillac, ambasciatore francese dalla corte inglese ne parla in questo modo: “una delle sue gambe, precedentemente aperta e tenuta aperta per preservare la sua salute, si chiuse improvvisamente con suo grande allarme, perché, cinque o sei anni prima, in un caso simile, pensava di essere morto. Questa volta gli fu applicato un rimedio tempestivo e ora sta bene e la febbre è passata”.
Impossibilitato a fare attività fisica e incapace di frenare la sua assunzione giornaliera di cibo, il peso di Enrico salì costantemente: “il re è molto corpulento e meravigliosamente esagerato nel mangiare e nel bere, così che le persone degne di fede dicono che spesso ha un’opinione diversa al mattino rispetto a dopo cena”.
Il suo matrimonio nel 1543 con la gentile Katherine Parr è stato interpretato da alcuni come l’acquisizione di una comoda badante per gli ultimi anni della sua vita. Le sue gambe peggioravano infatti ulteriormente e il fetore delle sue ulcere infette poteva essere identificato a tre stanze di distanza.
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Soffriva di dolori costanti, ma Enrico, sempre consapevole delle minacce che l’Inghilterra correva da parte della Francia, si rifiutò di riposare, visitando ampiamente porti e città intorno al suo regno e persino viaggiando personalmente per combattere oltremare nella battaglia di Boulogne.
Nel 1546, le sue attività erano seriamente limitate, sebbene continuasse a viaggiare nelle sue tenute nel sud dell’Inghilterra e persino a cacciare, rifiutandosi di riposare nonostante il consiglio dei suoi medici. Verso la fine dell’anno Enrico fu costretto a tornare a Westminster e, incapace di camminare a causa delle sue gambe gravemente gonfie e della sua obesità patologica, fu portato in giro per il suo palazzo su una sedia. Seguirono ulteriori attacchi di febbre e le sue condizioni peggiorarono rapidamente: morì nelle prime ore del 28 gennaio 1547.
Da giovane, Enrico era straordinariamente orgoglioso dei suoi bei polpacci, che metteva in mostra con una giarrettiera legata attorno alla gamba appena sotto il ginocchio. Le stesse gambe lo avrebbero torturato per gli ultimi due decenni della sua vita, descritte da Chapuys, l’ambasciatore spagnolo, come: “… le peggiori gambe del mondo”.
I primi resoconti dell’ulcera del re si riferiscono a un’area sulla coscia quando Henry era ancora un uomo relativamente giovane. Molti autori hanno attribuito ciò al cancro della sifilide primaria, ma ci sono poche prove a sostegno di questa diagnosi. I medici Tudor avevano familiarità con la sifilide, “il grande vaiolo”, e curavano l’ infezione da Treponema pallidum con mercurio finché “le gengive non erano doloranti e la saliva (uno dei quattro “umori” descritti da Galeno, le cui opere furono tradotte dal medico di Enrico, Thomas Linacre, e sul cui insegnamento la medicina Tudor era ancora saldamente ancorata) scorreva liberamente”.
Non ci sono prove che Enrico sia mai stato curato per la sifilide e i conti dei suoi speziali non registrano alcun acquisto di mercurio.
Né Enrico né le sue mogli hanno sviluppato altre manifestazioni di sifilide secondaria o terziaria non curata.
L’ulcerazione successiva che colpì le gambe di Enrico da entrambi i lati sotto il ginocchio potrebbe essere stata dovuta a malattia venosa. L’uso di una giarrettiera e i riferimenti al polpaccio ben tornito del re rendono improbabile che Enrico avesse vene varicose primarie prominenti.
Le ferite più gravi furono riportate durante la caduta da cavallo che lo rese incosciente e gli fracassò le gambe nel 1536. Le lesioni da schiacciamento con o senza frattura associata di una o più ossa lunghe con obesità e relativa immobilità potrebbero aver causato danni al sistema venoso profondo e a una successiva insufficienza venosa.
Una grave ipertensione venosa potrebbe quindi aver causato un’ulcerazione. Anche una frattura composta non trattata poteva causare un’infezione diffusa rendendo il re incapace di camminare.
Man mano che il peso di Enrico aumentava e diventava gravemente obeso, anche il suo rischio di ipertensione e diabete di tipo II doveva essere alto. I suoi dottori lo esortarono ripetutamente a ridurre il suo enorme consumo di carne e vino, e la sua inclinazione per i cibi ad alto contenuto di colesterolo era chiaramente documentata nelle Ordinanze di Eltham.
È noto che l’ipertensione, l’ipercolesterolemia e il diabete di tipo II accelerano la malattia vascolare periferica e, più di recente, l’obesità addominale è stata identificata come un marcatore di insufficienza arteriosa.
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Inoltre, le gambe gravemente gonfie di cui Henry soffriva verso la fine della sua vita potrebbero rappresentare un’insufficienza cardiaca congestizia in un arteriopatico. Chiaramente, è improbabile che sapremo mai la verità.
Le ulcere croniche persistenti alle gambe influiscono negativamente sulla qualità della vita anche nell’era dei moderni trattamenti medici e analgesici. Per Enrico, tormentato dal dolore e dalle infezioni ripetute, con le ulcere regolarmente cauterizzate con ferri roventi, la situazione doveva essere intollerabile.
L’effetto del dolore cronico sul temperamento è ben noto e le azioni di molti personaggi storici sono state collegate al dolore fisico provato.
Il giudice Jeffries (1645-1689), ampiamente noto come il “giudice impiccatore” per la sua punizione spietata dei nemici di re Giacomo II dopo la ribellione di Monmouth, era ritenuto di cattivo umore a causa dei calcoli alla vescica che rimbalzavano su e giù sul suo trigono mentre viaggiava verso le Assise sanguinarie in una carrozza malamente ammortizzata su strade piene di buche; le dolorose emorroidi di Napoleone Bonaparte lo lasciarono cupo e facilmente irritabile, incapace di sorvegliare le sue truppe a cavallo nella battaglia di Waterloo.
Il temperamento vile di Enrico VIII era senza dubbio influenzato dalla sua situazione clinica. Sebbene i suoi ultimi anni siano stati caratterizzati da frequenti furori tempestosi e crudeltà, rivoltandosi ferocemente contro coloro che un tempo aveva protetto, fu coraggioso nel suo rifiuto di restare a letto, lasciando intravedere in quell’uomo obeso e sofferente il principe valoroso che era stato.
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Fonte:
Chalmers CR, Chaloner EJ. 500 years later: Henry VIII, leg ulcers and the course of history. J R Soc Med. 2009 Dec;102(12):514-7. doi: 10.1258/jrsm.2009.090286. PMID: 19966126; PMCID: PMC2789029.
Immagine
Enrico VIII e i barbieri-chirurghi. Questa grande opera fu commissionata a Hans Holbein il Giovane per commemorare la concessione di una carta reale alla Compagnia dei barbieri e alla Corporazione dei chirurghi in occasione della loro fusione nel 1540
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
Per appuntamenti:
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