Storia dell’isteria: dagli Egizi a Freud
Una intervista sull'anorgasmia femminile
ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE
Molto prima che la cultura egizia diventasse nota in Occidente in testi di prima mano, si sapeva già da fonti antiche, soprattutto greche, di quale alta considerazione godesse in passato l’antica medicina egizia. Omero definiva i medici egizi “più esperti di tutti gli altri uomini” (Odissea).
Il Papiro di Kahun (1800 A. C., conservato presso lo University College di Londra) è il più antico trattato di medicina. Esso parla di ginecologia e ostetricia e sostiene che l’utero sia la causa di molti disturbi che si manifestano in altre parti del corpo, per le quali è raccomandata la fumigazione, o con oli e incenso, o con odore di arrosto.
Il Papiro Ebers (ca. 1550 a.C.), è un rotolo di papiro lungo 20 metri ed alto 20 centimetri, suddiviso da 108 pagine e databile alla XVIII dinastia egizia, più precisamente al regno di Amenhotep I, anche se il testo potrebbe essere notevolmente più antico. Attualmente è conservato presso la biblioteca dell’Università di Lipsia, in Germania. Esso conteneva riferimenti a disturbi femminili che si pensava fossero causati dai movimenti anormali dell’utero.
L’idea dominante era che ogni tipo di alterazione psichica e fisica nella donna derivasse dallo spostamento dell’utero nel corpo. Compito del medico, quasi sempre appartenente alla casta sacerdotale, era dunque quello di far tornare l’utero nella sua posizione originaria, cercando di attrarre o di respingere l’utero tramite fumigazioni, o con l’applicazione di oli benefici e pozioni. In ogni caso, si pensava all’utero come un’entità distinta e indipendente, talvolta maligna, altre benefica.
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Medicina greca
Nel V secolo A.C. Ippocrate fu il primo a coniare il termine “isteria” (il termine deriva dal greco ὑστέρα, hystera, cioè utero). Il termine appare per la prima volta nel trentacinquesimo aforisma del Corpus Hippocraticum: “Se una donna soffre di isteria, sternutire è di beneficio”. Fra le manifestazioni più comuni sono riportati casi di donne affette da alcune difficoltà respiratorie, senso di soffocamento o attacchi epilettici, tutti attribuibili alla posizione dell’utero e, indirettamente, all’astinenza sessuale. Dalla sua posizione originaria, si credeva che l’utero potesse raggiungere il cuore e, nei casi più gravi, la testa. Il medico doveva dapprima capire la posizione dell’utero e poi applicare delle fumigazioni aromatiche o maleodoranti sul basso ventre e sulla testa per attrarre o respingere l’utero. Il rimedio migliore rimaneva comunque il matrimonio.
Medicina greco-romana
Celso ( 14 a.C. circa – 37 d.C. circa) fu un medico e enciclopedissta romano. Scrisse un trattato (De Artibusi) n cui parlava di varie scienze antiche, fra cui la medicina. In questo trattato l’isteria viene definita “la malattia dell’utero” per eccellenza e, alle tradizionali modalità di cura aggiunge solo il consiglio di prolungare la terapia per un anno al fine di evitare ricadute.
Galeno (nato a Pergamo, in Asia minore nel 129 e morto a Roma nel 201 circa) portò a Roma la medicina greca. Le sue convinzioni hanno dominato la medicina fino al Rinascimento. Egli rigettò fermamente l’idea di una migrazione dell’utero: l’isteria era per lui dovuta a una ritenzione delle secrezioni dell’utero che, corrompendo il sangue, portavano all’irritazione dei nervi. La sintomatologia isterica consisteva in: attacchi con perdita di conoscenza e con pulsazioni molto basse; attacchi con problemi respiratori, casi di contrazione delle membra. In tutti e tre i casi comunque la causa era dovuta a affezioni uterine. La terapia? Galeno prescriveva una di queste due cose: il sesso all’interno del matrimonio o il massaggio pelvico, eseguito da medici o, meglio ancora, da ostetriche.
Con l’affermarsi del Cristianesimo, e la sempre maggiore importanza data alla castità come virtù, l’isteria iniziò a essere trattata come manifestazione demoniaca, il risultato della alleanza dell’isterica con le forze maligne. Si passò così dalle afflizioni mediche causate dalla mancanza di soddisfazione dell’utero attraverso i rapporti sessuali o la gravidanza, al possesso spirituale dei demoni, che induceva la donna ad agire in modo irregolare.
XIX secolo
Solo nell’800, con Charcot, l’isteria venne completamente pensata come una malattia mentale, non necessariamente associata al benessere sessuale e riproduttivo di una donna.
Jean-Martin Charcot sostenne che l’isteria non aveva nulla a che fare con l’utero e, negli anni ottanta dell’Ottocento, in Francia, all’ospedale Sâlpetrière, tenne lezioni utilizzando soggetti ricoverati nell’ospedale e pubblicando articoli e immagini della sua attività. Come disse Freud in un articolo scritto per commemorare Charcot, l’isteria fu scorporata dall’analisi “superstiziosa” fino a quel momento dedicata a questa patologia e fu trattava come un qualsiasi altro argomento di neuropatologia, dandone una descrizione completa, descrivendone i sintomi e i criteri diagnostici.
L’isteria veniva considerata come una lesione interna di origine sconosciuta che colpiva il sistema nervoso, probabilmente in seguito a un trauma. La “verità” dei sintomi, secondo Charcot, poteva essere provata dalla sua capacità di indurli nei suoi pazienti attraverso l’ipnosi. Nella forma descritta da Charcot i sintomi isterici consistevano in una fase epilettoide con convulsioni generalizzate (isteroepilessia), una fase delle contorsioni (o del clownismo), una fase degli atteggiamenti passionali, una fase delirante spesso con allucinazioni. Sono più frequenti crisi meno complete di quella descritta, diverse dagli attacchi epilettici, oltre che per la motivazione emozionale, per la mancanza di una vera perdita di coscienza, per la maggior durata e per l’atteggiamento del malato a crisi superata, caratterizzato da normalità o, spesso, da pianto dirotto. Altro elemento caratteristico era l’effetto dovuto all’attenzione delle persone circostanti, che ne prolungavano la manifestazione.
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Dopo aver seguito un corso a Parigi con Charcot, Freud rivolse la sua attenzione allo studio dell’isteria, lavorando con Joseph Breuer in Austria nel 1890. Freud e Breuer pubblicarono i loro studi sull’isteria nel 1895.
Le prime teorie di Freud vedevano nell’isteria non una lesione organica, ma una specie di cicatrice psichica interna, prodotta da eventi traumatici o da una repressione (nei pazienti isterici non ci sono altro che reminiscenze, le quali producono comportamenti paradossali, o sintomi isterici).
Più tardi Freud fu portato a ritenere che la condizione isterica fosse “tipicamente femminile”, come effetto dell’incapacità femminile di raggiungere
una identità attraverso la risoluzione del complesso edipico: le donne nascono già segnate dal riconoscimento della loro “castrazione”, per cui la “lesione” è nella psiche, dal momento che i genitali femminili vengono sentiti come perdita e assenza.
L’isteria dunque veniva narrata, attraverso la psicoanalisi, attraverso concetti nuovi e mistificanti, che però si ispiravano ancora all’ideologia patriarcale e non facevano altro che aumentare la pressione sulle donne, per fare ciò che la condizione stessa della femminilità le aveva chiamate a fare e che le rendevano “normali”: le mogli sottomesse e le madri.
La cura era sempre la stessa: sposarsi e avere rapporti sessuali. In precedenza ciò veniva consigliato per consentire la liberazione dai liquidi sessuali infettanti, mentre ora l’idea era che una donna potesse riguadagnare il suo pene perduto sposandone uno e potenzialmente dando la vita a un altro.
XX secolo
Il termine “isteria” rimase nel lessico medico fino agli anni ’50, quando l’American Psychiatric Association lo rimosse dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, la bibbia della psichiatria moderna, chiamandola “conversione isterica”; negli anni 1968/1974 l’isteria veniva chiamata nel DSM “nevrosi isterica”.
Nella terza edizione del manuale dell’American Psychiatric Association, DSM III, apparso nel Febbraio 1980, ,l’isteria non veniva più considerata un disturbo clinico specifico e identificabile. Molti furono i cambiamenti: alla voce “ninfomania” si chiedeva ai lettori di ai lettori fu chiesto di “Vedere il disturbo psicosessuale non altrove classificato” per “frigidità” “Vedere inibizione dell’eccitazione sessuale”, per “isteria” si chiedeva di “Vedere il disturbo di conversione”, oltre che i “disturbi dissociativi” e i “disturbi fittizi”. Per la prima volta si rompeva il legame fra instabilità mentale femminile e funzione sociale delle donne in relazione alla loro capacità riproduttiva.
Una Conferenza sulla Paura
Concludendo…
La malattia isterica è stata il tentativo di spiegare in termini medici “tutto ciò che gli uomini trovavano di misterioso o ingestibile nelle donne”. L’isteria rappresentava ciò che era considerato “eccessivamente emotivo” o “squilibrato” nei soggetti femminili. Val la pena notare che questi stessi sintomi non erano considerati problemi, o comunque non erano gravissimi, quando si presentavano in pazienti di sesso maschile. L’isteria ha contribuito a diffonfere gli stereotipi di genere, specialmente con l’idea secondo la quale le donne sane erano quelle sottomesse al marito, che facevano sesso solo nel matrimonio, avevano numerose gravidanze e parti.
Nel DSM-IV-TR si parlava di disturbo di conversione indicando sintomi o deficit riguardanti funzioni motorie volontarie o sensitive, riconducibili a una condizione neurologica o medica generale. Oggi il disturbo di conversione è considerato un disturbo complesso che si interfaccia fra neurologia e psichiatria. I sintomi si verificano in assenza di una malattia neurologica identificabile, probabilmente di origine psicologica, anche se questo dato è sempre più messo in discussione.
I disturbi che una volta appartenevano all’area dell’isteria vengono oggi descritti nel DSM-5, oltre che nel disturbo di conversione (deficit motori, paralisi, astenia), anche nei disturbi somatoformi o di personalità.
Finalmente, sistema nervoso e vita sessuale della donna non sono più messi direttamente in relazione, almeno sui testi medici. I pregiudizi e gli stereotipi di genere sono un’altra cosa e purtroppo sopravvivono all’evoluzione della scienza.
Relazione sull'Innamoramento - Festival della Coppia 2023
Dr. Giuliana Proietti - Videopresentazione
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA
ONLINE
La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
Per appuntamenti:
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