Dipendenza da telefonino e attacchi di panico: una riflessione su allarmi sociali e media
Questa mattina, Radio Kiss Kiss mi ha chiamato per intervistarmi su un tema di attualità, suggerito da un articolo comparso recentemente sul Corriere della Sera, dal titolo ‘Attacchi di panico da telefonino-dipendenza’.
Ho rilasciato l’intervista senza aver letto l’articolo, esprimendo pertanto solo ciò che io penso dell’uso del cellulare, senza fare riferimenti all’articolo. In pratica ho detto che:
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4. A mio avviso, se qualcosa migliora la qualità della nostra vita, dobbiamo imparare a goderne, invece che goderne e allo stesso momento colpevolizzarci per aver perduto la libertà di fare a meno di quell’oggetto. E’ un modo ‘schizofrenico’ di comportarsi: è come trovare un amore e disperarsi per il fatto che non riusciamo più a stare bene da soli, come una volta… Che senso ha?
Poi ho voluto cercare l’articolo del Corriere della Sera, peraltro ripreso da molte agenzie di stampa, per vedere cosa ci fosse scritto. Sono rimasta molto stupita, per una serie di ragioni. Prima di esporle, vi riporto integralmente l’articolo, che è questo:
ROMA – «Attenzione al telefonino: la dipendenza può provocare attacchi d’ansia che negli anni possono trasformarsi in veri attacchi di panico. Come evitarlo? Un giorno alla settimana senza cellulare è utile per disintossicarsi e ritrovare se stessi». A dirlo è la dottoressa Paola Vinciguerra, psicoterapeuta, direttore dell’Unità italiana attacchi di panico presso la Clinica Paideia di Roma. «Oggi -spiega l’esperta- siamo tutti sull’orlo di una “cellular addiction”, dipendenza da telefonino, che può diventare cronica senza che ce ne accorgiamo». Il cellulare, infatti, «copre le nostre ansie e quando, per qualsiasi motivo, viene a mancare, per esempio perchè è scarico o ci sono problemi di rete, le ansie riaffiorano violentemente creandoci un malessere che se non individuato e affrontato può tramutarsi negli anni in DAP, Disturbo di Attacco di Panico».
LO STUDIO – «Da una mia analisi che ha preso in esame, negli ultimi cinque anni, circa 500 pazienti che soffrono di DAP si è visto come -continua la Vinciguerra- almeno nella metá dei casi, gli attacchi di panico fossero legati anche al rapporto di dipendenza dal telefonino». Tra questi pazienti ad usare il cellulare come sostituto dell’ansiolitico erano soprattutto uomini con un’etá tra i 40 e i 45 anni, con una vita lavorativa molto attiva e con ruoli di responsabilitá.
«Il grido d’allarme sull’uso che oggi si fa del telefonino -aggiunge la psicoterapeuta- nasce proprio dai dati emersi da questa analisi, anche se in questo caso sono stati presi in esame pazienti che, in generale, soffrivano di disturbi di attacchi di panico. Infatti il telefonino può essere considerato in tutti, anche nella persone apparentemente normali, come uno psicofarmaco che copre le ansie, le paure, le gelosie. E ci fa costruire un mondo che può essere, però, lontano dalla realtá».
«CI TOGLIE LE EMOZIONI» – Al telefono di una persona sentiamo solo ed esclusivamente la voce. Con gli sms poi neanche quella. «Così il telefonino -precisa l’esperta – ci toglie le emozioni. Basta pensare che in una conversazione tra due persone che si incontrano il 7% della conversazione stessa è verbale il 93% è analogico, ossia fatto di toni, di sguardi, di sorrisi, di odori, di posizioni, elementi fondamentali nella comunicazione. Il telefonino ci toglie tutta questa parte di sensazioni. È proprio con il cellulare che rischiamo di costruire una realtá fantastica che poi, quando viene inevitabilmente a mancare, ci manda in crisi. Liberarsi del cellulare almeno una volta alla settimana – conclude- ci fa anche recuperare quei tempi morti nella giornata da dedicare solo a noi stessi».
19 maggio 2007
Ebbene:
1. Non si basa su uno studio ‘scientifico’ e dunque su un campione rappresentativo della popolazione, ma su una ‘analisi personale’ di una psicoterapeuta, per quanto, evidentemente, conosciuta e stimata.
2. Non è uno studio longitudinale, cioè le persone non sono state seguite nel tempo, per verificare i cambiamenti che, nel tempo, si producono su di loro. Come si fa dunque ad affermare che si comincia con l’ansia e poi si finisce con l’attacco di panico?
3. Il campione si basa su soggetti già sofferenti di DAP (e quindi non stupisce moltissimo che il cellulare sia per loro uno strumento che produce ansia e attacchi di panico, dal momento che sono soggetti fobici e ansiosi, predisposti a provare attacchi d’ansia in innumerevoli situazioni, del tutto indifferenti ai “normali”). Inoltre, di questi 500 soggetti, solo 250 hanno dimostrato di avere effettivamente dei problemi di dipendenza da cellulare, il che rapportato alla popolazione “normale” mi sembra possa rappresentare, percentualmente, una veramente piccola entità, dunque “non significativa“, come si dice in termini statistici.
4. Generalizzazione: ‘siamo tutti sull’orlo di una ‘cellular addiction’. Non mi sembra che 250 pazienti sofferenti di DAP che dimostrano di avere una dipendenza da telefonino possano far affermare che siamo TUTTI sull’orlo di questa dipendenza…
5. Il discorso sulle caratteristiche della comunicazione telefonica, cioè senza vedere le emozioni dell’altro, mi sembra invece obsoleto: sono ormai 80 anni che usiamo il telefono, non è una novità e sappiamo che possiamo fare benissimo a meno di vedere le emozioni dell’altro, restando persone “normali”. Oggi poi c’è anche il videotelefono e la possibilità di inviare filmati… In che senso, noi che usiamo il cellulare, ci costruiremmo un mondo diverso dalla realtà?
6. La soluzione: stare una giornata alla settimana senza usare il telefonino serve davvero per ‘disintossicarsi e ritrovare sé stessi’? Chi lo ha detto? Ci sono studi che lo dimostrano?
Concludendo, mi stupisco sinceramente che il Corriere della Sera, uno dei giornali italiani più autorevoli, possa prestarsi a pubblicare non-notizie come quella citata, che crea solo allarme sociale ingiustificato (anche perché viene ripresa, come si è visto, da molti altri media che si fidano della fonte autorevole).
Mi piacerebbe allora chiedere a chi ha scritto e pubblicato la notizia: secondo voi, diffondere notizie del genere non potrebbe creare ansia e attacchi di panico, non dico in chi soffre di DAP, ma anche nelle persone “normali”?
Articoli che riprendono la ‘notizia’ (Fonte: Google News)
Autori: Giuliana Proietti - Walter La Gatta
DIPENDENZA DA TELEFONINO ED ATTACCHI DI PANICOItaliasalute.it – 5 ore faOrmai il cellulare fa parte integrante della nostra vita e mentre un tempo non sembrava indispensabile e si viveva bene anche senza, oggi, …
Il telefonino può creare assuefazioneCellularmania.com – 5 ore faSecondo la psicoterapeuta Paola Vinciguerra, direttore dell’Unità italiana attacchi di panico presso la Clinica ‘Paideia’ di Roma, il telefonino è utile, …
CELLULARI * Attacchi di panico per i telefonino-dipendentiVipLine – 19 mag 2007L’abuso del telefono mobile può portare a fenomeni d’ansia. Meglio stare un giorno alla settimana senza per disintossicarsi …
«ATTENZIONE al telefonino: la dipendenza può provocare attacchi d …Il Tempo – 20 mag 2007… in veri attacchi di panico. Come evitarlo? Un giorno alla settimana senza cellulare è utile per disintossicarsi e ritrovare se stessi». …
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“Cellular addiction”, un giorno senza telefonino per vincerlaIl Meridiano – 5 ore faRoma Sull’orlo di una crisi di nervi. Il telefonino a tutti i costi, perché senza ci si sente come quando dimentichi il portafogli a casa, anzi peggio. …
Il telefonino crea dipendenza e scatena attacchi di panicoAgenzia Radicale – 19 mag 2007Il telefonino è utile, a volte indispensabile ma crea assuefazione: a lanciare l’allarme è la psicoterapeuta Paola Vinciguerra, direttore dell’Unità …
Dott.ssa Giuliana Proietti
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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