Diana Spencer: una principessa affascinante e imperfetta
Diana Frances Spencer nacque il 1º luglio 1961 a Sandringham, nel Norfolk, in una delle famiglie aristocratiche più antiche e prestigiose d’Inghilterra. Nonostante un’infanzia trascorsa tra agi e privilegi, la sua vita fu segnata da una profonda instabilità emotiva. Il divorzio dei genitori, avvenuto quando aveva appena sette anni, e la successiva battaglia per la custodia alimentarono in lei un senso di abbandono che influenzò profondamente la sua personalità e il suo vissuto emotivo. Questi eventi, uniti alla pressione delle aspettative sociali, contribuirono alle sue difficoltà psicologiche. Conosciamola meglio.
La famiglia Spencer e i legami con la famiglia reale
La famiglia Spencer vantava un’antica vicinanza alla famiglia reale britannica. Le nonne di Diana, Cynthia Spencer e Ruth Roche, avevano servito come dame di compagnia della regina madre, Elisabetta. Diana era figlia di John Spencer, visconte Althorp, e di Frances Spencer, viscontessa Althorp. La famiglia risiedeva a Park House, una proprietà situata nella tenuta reale di Sandringham.
Infanzia a Park House
Diana crebbe con tre fratelli: Sarah, Jane e Charles. Un quarto fratello, John, morì poco dopo la nascita, un evento che gravò sul matrimonio dei genitori. La perdita di un erede maschio, infatti, portò a crescenti tensioni familiari, aggravate dalla scelta di inviare Frances in una clinica ginecologica, contro la sua volontà, per determinare la “causa del problema”.
Quando Frances iniziò una relazione con Peter Shand Kydd e lasciò la famiglia, Diana aveva sette anni. Dopo il divorzio, suo padre ottenne la custodia dei figli con il supporto dell’ex suocera, Lady Fermoy, che testimoniò contro la figlia. Nel 1975, John Spencer divenne conte e trasferì la famiglia nella residenza di Althorp.
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Istruzione e primi passi nel mondo del lavoro
Diana frequentò diverse scuole private, inclusa la West Heath Girls’ School, dove eccelleva in attività come il nuoto, la danza e il pianoforte, ma non ottenne grandi risultati accademici. Lasciò la scuola a 16 anni per trasferirsi in Svizzera, frequentando per un breve periodo l’esclusivo istituto Alpin Videmanette. Tornata a Londra, iniziò a lavorare in una scuola materna e svolse piccoli impieghi come baby-sitter e assistente.
Nel 1979, per il suo diciottesimo compleanno, sua madre le regalò un appartamento a Chelsea, dove Diana visse fino al fidanzamento con Carlo.
L’incontro con Carlo
Diana conobbe il principe Carlo nel 1977, quando lui frequentava sua sorella Sarah. Tuttavia, fu solo nel 1980, durante un fine settimana in campagna, che il loro rapporto iniziò a svilupparsi. Carlo la invitò a bordo dello yacht reale Britannia e successivamente a Balmoral, dove fu accolta positivamente dalla famiglia reale. La proposta di matrimonio arrivò il 6 febbraio 1981, ma fu resa pubblica solo il 24 febbraio.
Dopo il fidanzamento, Diana lasciò il lavoro e si trasferì temporaneamente a Clarence House e poi a Buckingham Palace. La sua prima apparizione pubblica con Carlo avvenne in occasione di un ballo di beneficenza, dove indossò un abito nero giudicato inadeguato per il suo futuro ruolo, specialmente dal principe Carlo. La principessa Grace di Monaco, presente all’evento, la rassicurò con ironia: “Non preoccuparti, andando avanti sarà peggio”.
Il matrimonio di Diana Spencer e Carlo, Principe del Galles
Diana divenne Principessa del Galles il 29 luglio 1981, all’età di 20 anni, sposando Carlo nella Cattedrale di San Paolo, scelta per la sua maggiore capienza rispetto all’Abbazia di Westminster. Questo evento, definito “matrimonio da favola”, fu seguito da 750 milioni di spettatori in tutto il mondo e da 600.000 persone che affollarono le strade per vedere la coppia. Diana indossava un abito iconico, con uno strascico lungo 7 metri e mezzo.
Poco dopo le nozze, la regina Elisabetta II conferì a Diana simboli di appartenenza alla famiglia reale, tra cui la tiara del nodo d’amore della regina Mary e il distintivo dell’Ordine della famiglia reale di Elisabetta II.
La vita pubblica e le tensioni private
Come Principessa del Galles, Diana assunse numerosi doveri reali, rappresentando la regina in eventi ufficiali e nei regni del Commonwealth. Celebre per il suo stile, il suo fascino e il suo approccio innovativo alla beneficenza, Diana conquistò il cuore del pubblico. Tuttavia, il matrimonio fu presto segnato da una mancanza di intimità emotiva e dalla costante presenza di Camilla Parker Bowles, amante di Carlo, che generò in Diana sentimenti di insicurezza e gelosia.
La nascita dei figli e il ruolo di madre
Diana e Carlo ebbero due figli: William, nato il 21 giugno 1982, e Harry, il 15 settembre 1984. La gravidanza di William fu accompagnata da momenti di difficoltà emotiva: Diana, sopraffatta dai suoi sentimenti, confessò di essersi gettata dalle scale a Sandringham. Nonostante ciò, la nascita del primo figlio segnò un momento di gioia, anche se fu seguita da una depressione post-partum.
Diana fu una madre profondamente coinvolta: scelse personalmente le tate, le scuole e gli impegni dei figli, cercando di adattare i suoi obblighi pubblici alle loro esigenze. Diceva dei figli che William fosse “il suo piccolo saggio”, mentre Harry rappresentava il lato più giocoso e ribelle della famiglia.
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La crisi coniugale
Il matrimonio tra Diana e Carlo iniziò a deteriorarsi rapidamente. Già nel 1986, Carlo riprese la relazione con Camilla, mentre Diana iniziò un rapporto con James Hewitt, ex istruttore di equitazione. I media specularono su presunte somiglianze tra Hewitt e Harry, ma fu confermato che la relazione tra Diana e Hewitt iniziò dopo la nascita di Harry.
Gli anni successivi furono caratterizzati da tensioni crescenti. Nel 1992, il libro di Andrew Morton Diana: Her True Story rivelò dettagli intimi sul matrimonio, inclusa la lotta di Diana contro la depressione e la bulimia e il suo desiderio di libertà. Lo stesso anno, la separazione della coppia fu annunciata ufficialmente.
Divorzio e nuove rivelazioni
Diana e Carlo divorziarono il 28 agosto 1996. Diana ricevette un risarcimento di 17 milioni di sterline e perse il titolo di “Sua Altezza Reale”, pur mantenendo il rango di Principessa del Galles. Si dice che il principe William, allora adolescente, rassicurò la madre, promettendole di restituirle il titolo quando sarebbe diventato re.
Dopo il divorzio
Dopo la separazione ufficiale da Carlo, Diana continuò a vivere nel doppio appartamento situato sul lato nord di Kensington Palace, che era stato la loro residenza coniugale fin dall’inizio del matrimonio. Rimase la sua casa fino alla tragica morte, avvenuta l’anno successivo.
Un libro pubblicato nel 2003 da Paul Burrell affermava che alcune lettere private di Diana rivelavano il rifiuto del fratello, Lord Spencer, di permetterle di vivere ad Althorp. Tuttavia, tali accuse si rivelarono infondate: Spencer ricevette scuse legali da giornali come The Times nel 2021, che ammisero che il conte aveva effettivamente offerto diverse proprietà alternative, tra cui Wormleighton Manor, in accordo con le raccomandazioni della polizia per garantire la sicurezza di Diana. L’opzione del cottage Garden House ad Althorp, tuttavia, non era praticabile poiché destinata a un membro dello staff.
Sul piano economico, Diana ricevette un sussidio per gestire il suo ufficio privato, responsabile delle sue attività benefiche e dei doveri pubblici. A partire dal settembre 1996, però, dovette coprire personalmente le sue spese quotidiane. Continuò ad avere accesso ai gioielli ricevuti durante il matrimonio, al trasporto aereo della famiglia reale e ai servizi di sicurezza del Royalty Protection Group della polizia metropolitana. Negli ultimi anni, tuttavia, rifiutò quest’ultima protezione per prendere le distanze dalla famiglia reale.
Poco prima della sua morte, Diana stava discutendo con Tony Blair un ruolo istituzionale che le avrebbe permesso di sostenere campagne umanitarie e promuovere gli interessi britannici all’estero.
Amicizie e relazioni
Diana instaurò rapporti di amicizia con molte celebrità internazionali, tra cui Elton John, Gianni Versace e Liza Minnelli. Fu particolarmente vicina al chirurgo britannico-pakistano Hasnat Khan, definito da molti suoi amici intimi come “l’amore della sua vita”. La loro relazione, condotta in gran segreto, durò circa due anni. Fonti contrastanti indicano che fu Diana a porvi fine nell’estate del 1997, sebbene alcuni sostengano il contrario.
In quegli anni, Diana visitò Lahore per incontrare in segreto la famiglia di Khan, ma la relazione incontrò ostacoli, anche per via del disappunto di sua madre, Frances Shand Kydd, riguardo alla loro diversità culturale e religiosa. Questo ed una intervista rilasciata dalla madre alla stampa rovinarono il rapporto fra madre e figlia: al momento della sua morte, Diana non parlava con la madre da quattro mesi, mentre il rapporto con la matrigna era notevolmente migliorato.
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Fragilità psicologiche
Dietro l’immagine pubblica di grazia e compostezza, Diana lottava contro una profonda fragilità emotiva. Le pressioni del ruolo regale e il fallimento del matrimonio contribuirono allo sviluppo di depressione e bulimia. La principessa descrisse quest’ultima come una “malattia segreta”, un modo per riprendere il controllo in un contesto in cui si sentiva spesso impotente.
Il commento di Carlo che la definiva “cicciottella” durante il fidanzamento fu un innesco per il disturbo alimentare, che la portava a nascondersi in bagno per vomitare dopo le abbuffate. Diana spiegò che abbuffarsi le forniva un conforto temporaneo, un’effimera sensazione di controllo in una vita altrimenti fuori dal suo dominio.
Nonostante le sue battaglie interiori, Diana trovò nei suoi impegni umanitari una via per dare significato alla sua vita. Le cause sociali, come la sensibilizzazione sull’HIV e il supporto ai malati di cancro, le permisero di distogliere l’attenzione dai suoi dolori personali. L’attività fisica, il sostegno di amici fidati e la consulenza psicologica, che però non poté permettersi stabilmente a causa della sua posizione sociale, furono strumenti fondamentali per affrontare il suo disagio psicologico.
L’identità pubblica e privata di Diana
Diana rappresentava un paradosso: una figura magnetica e accessibile, capace di far sentire speciali le persone che incontrava, pur nascondendo un dolore personale profondo. Era straordinaria nel condividere piccoli dettagli personali, mantenendo però un’aura di riservatezza su ciò che realmente la tormentava.
La sua capacità di connettersi con le persone di ogni estrazione sociale, unita al suo aspetto e carisma, la rese un’icona mondiale.
La Relazione con Dodi Al-Fayed
Durante l’estate del 1997, Diana Spencer iniziò una relazione con Dodi Al-Fayed, figlio di Mohamed Al-Fayed, che l’aveva ospitata nella sua residenza in Costa Azzurra. Diana aveva inizialmente pianificato una vacanza negli Hamptons, negli Stati Uniti, ma le restrizioni di sicurezza la portarono ad accettare l’invito dei Fayed. Lussuoso e protetto, lo yacht Jonikal di Mohamed Al-Fayed divenne il rifugio ideale per Diana e i suoi figli.
Nonostante le speculazioni della stampa, alcune fonti vicine a Diana, come il maggiordomo Paul Burrell e il giornalista Richard Kay, sostennero che la relazione con Dodi fosse più una distrazione dal suo vero amore, il cardiochirurgo Hasnat Khan. Tuttavia, quell’estate segnò un periodo di rinnovata serenità e gioia per Diana.
Opere di Beneficenza e Impegno Sociale
Diana Spencer trasformò le sue fragilità personali in una forza unica, dedicandosi con passione alle cause umanitarie. Grazie alla sua empatia naturale, riuscì a rompere barriere sociali e stigmi, diventando un simbolo di compassione. Celebre è l’immagine in cui stringe la mano a un paziente affetto da AIDS senza guanti, un gesto che sfidò i pregiudizi dell’epoca.
Il suo impegno umanitario spaziava dall’HIV/AIDS alla lotta contro le mine antiuomo, fino al sostegno ai senzatetto e ai malati terminali. Tra il 1988 e il 1991, Diana partecipò a centinaia di eventi di beneficenza, diventando una presenza costante e ispiratrice per numerose organizzazioni. Tra le sue attività principali:
- Patrona del Great Ormond Street Hospital for Children dal 1989.
- Sostenitrice delle campagne contro l’abuso di droga con Turning Point.
- Promotrice della sensibilizzazione sull’HIV/AIDS, visitando centri di assistenza come il London Lighthouse.
- Attivista contro le mine antiuomo con l’organizzazione HALO Trust.
Un’Icona di Cambiamento
Nel corso degli anni, Diana sfidò apertamente la tradizione reale, scegliendo di avvicinarsi alle persone comuni con gesti sinceri. Fu la prima reale britannica a entrare in contatto fisico con pazienti affetti da HIV/AIDS, un atto che cambiò la percezione pubblica della malattia.
Durante una visita in Angola, le sue immagini in un campo minato fecero il giro del mondo, attirando attenzione globale sul problema delle mine antiuomo. Questo impegno contribuì significativamente alla firma del Trattato di Ottawa, che proibì l’uso delle mine antiuomo.
La morte di Diana: un evento che ha scosso il mondo
Il 31 agosto 1997, Diana, Principessa del Galles, perse tragicamente la vita in un incidente automobilistico nel tunnel del Pont de l’Alma a Parigi. L’auto su cui viaggiava si schiantò mentre il conducente, Henri Paul, cercava di sfuggire ai paparazzi. L’incidente causò anche la morte del compagno di Diana, Dodi Fayed, e dello stesso autista, mentre l’unico sopravvissuto fu Trevor Rees-Jones, guardia del corpo di Dodi, che riportò gravi ferite alla testa.
Il funerale, trasmesso il 6 settembre 1997, fu un evento di portata globale. In Gran Bretagna, raggiunse un picco di 32,1 milioni di spettatori, un record di ascolti, mentre negli Stati Uniti fu seguito da circa 50 milioni di persone. L’evento fu trasmesso in oltre 200 paesi, raggiungendo un pubblico stimato di 2,5 miliardi di persone.
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Commozione e tributi
La morte improvvisa di Diana, una figura amata e carismatica, generò una commozione mondiale senza precedenti. Migliaia di persone deposero fiori, candele, biglietti e messaggi fuori da Kensington Palace, simbolo del dolore collettivo. La bara, avvolta nello stendardo reale con bordo di ermellino, fu trasportata da Parigi a Londra da Carlo, Principe del Galles, e dalle sorelle di Diana, per essere collocata nella Cappella Reale di St James’s Palace.
Il 5 settembre, la Regina Elisabetta II rese omaggio a Diana con un discorso televisivo, un gesto che segnò un momento significativo nella relazione tra la monarchia e il popolo. Il giorno successivo, durante il funerale nell’Abbazia di Westminster, i figli di Diana, William e Harry, camminarono dietro la bara della madre, accompagnati dal Principe Carlo, dal Duca di Edimburgo, dal fratello di Diana, Lord Spencer, e da rappresentanti delle associazioni benefiche da lei sostenute.
Durante la cerimonia, Elton John eseguì una versione riadattata della sua celebre canzone “Candle in the Wind”, scritta in omaggio a Diana. I proventi del singolo, pubblicato successivamente, furono destinati alle sue associazioni di beneficenza.
Indagini e polemiche
Le indagini iniziali condotte in Francia attribuirono l’incidente alla guida spericolata e in stato di ebbrezza di Henri Paul, aggravata dalla pressione dei paparazzi. Tuttavia, nel corso degli anni, il padre di Dodi Fayed, Mohamed Al-Fayed, sostenne la teoria di un complotto, accusando l’MI6 e il Duca di Edimburgo di esserne coinvolti.
Un’inchiesta britannica, durata dal 2004 al 2008, confermò la negligenza di Paul e l’inseguimento dei paparazzi come cause principali.
L’eredità di Diana
Diana lasciò un patrimonio netto di circa 17 milioni di sterline, distribuito principalmente tra i suoi due figli, William e Harry, al compimento dei 30 anni. Molti oggetti personali, inclusi gioielli e abiti, furono restituiti ai figli, mentre altri furono esposti per raccogliere fondi per beneficenza.
Oltre al testamento, Diana aveva espresso il desiderio che parte dei suoi beni fosse distribuita ai figliocci, ma questo non fu rispettato per ragioni legali.
Il ricordo di Diana
Diana è ricordata non solo per la sua tragica scomparsa, ma anche per il suo impatto sulla società e il suo impegno umanitario. Sebbene alcuni critici abbiano sottolineato aspetti controversi della sua personalità, il suo lavoro per cause come l’AIDS e le mine antiuomo ha lasciato un segno indelebile.
Giuliana Proietti
Relazione La sessualità femminile fra sapere e potere
Convegno Diventare Donne
18 Marzo 2023, Castelferretti Ancona
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
Per appuntamenti:
347 0375949 (anche whatsapp)
mail: g.proietti@psicolinea.it
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