Consulenza online – Dentro e Fuori di Te 16
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DENTRO E FUORI DI TE
Archivio Storico 2012-2018
Pagina n. 16
03-16-2012, 10:18 PM
VUOLE UNA STORIA DI SOLO SESSO
Da ragazzo quando mi innamoravo lo facevo sempre in modo molto intenso, poi dopo qualche anno non provavo più niente e lasciavo la ragazza, mi è capitato diverse volte. A 35 anni ho conosciuto quella che oggi è mia moglie (ho 40 anni), con lei ho avuto un figlio che ha 3 anni. Anche per lei amore sconfinato ma oggi lo sento affievolire, proprio come quando ero ragazzino! Fin qui ancora tutto normale o quasi. Qualche mese fa ho incontrato una ragazza che non vedevo da 20 anni e che non accettò le mie avances di allora. Lei oggi è separata ed ha due figli, ci siamo visti qualche volta, l’ultima abbiamo fatto sesso, entrambi viviamo i ns. incontri molto emotivamente come se fossimo innamorati! Ma è possibile che io a 40 anni non riesca a farmi una storia di solo sesso? Ci sono tanti uomini che ci riescono, perché io no? Troncare questa storia non mi aiuterebbe, sprofonderei nello sconforto, continuarla così potrebbe essermi fatale, tengo alla mia famiglia non vorrei perderla, ho bisogno di aiuto, grazie.
Antonio
Gentile Antonio,
La risposta credo se la sia data da solo: “cessare questa storia la farebbe sprofondare nello sconforto”. Questo potrebbe significare che lei riconosce di avere una tendenza naturale verso la depressione, per cui il bisogno di storie d’amore emotivamente intense potrebbe spiegare “l’effetto terapeutico” che esse hanno in lei: perché le occupano la mente, la mantengono attiva, le forniscono degli obiettivi da raggiungere nel breve periodo. Tutte le storie d’amore però vedono, prima o poi, spegnersi la passione che le ha accese e mantenute in vita, poiché questo è tipico dell’amore. Perché, dunque, lei non riesce ad essere soddisfatto di ciò che ha e di ciò che è ed ha bisogno di cure amorose, per risvegliarsi dal letargo? Se vi fosse un problema depressivo, anche lieve, esso potrebbe essere affrontato e curato con una psicoterapia e lei potrebbe altresì ritrovare il piacere di stare insieme alla sua famiglia, senza doversi inutilmente “drogare” con storie d’amore clandestine. Una storia di solo sesso, per tornare alla sua domanda, probabilmente non avrebbe in lei gli effetti “terapeutici” che una storia d’amore, o di pseudo-amore, riesce a darle, e di cui lei ha attualmente bisogno, per sentirsi vivo.
Cordialmente,
A20
MAI AVUTO UNA RAGAZZA
buonasera dottoressa sono un ragazzo ormai uomo di 35 anni di G.,sono stato in terapia da uno psicologo per un po di tempo,senza alcun risultato e specialmente perche non me lo potevo permettere non o potuto continuare le sedute…mi trovo in una situazione di stallo ,abito da solo e lavoro in famiglia,i miei problemi piu grandi sono le relazioni con le persone ,e con la famiglia,non ho possibilita’ economiche non ho diplomi ne laure ne tessere di partito ne spinte da nessuno per cercare altre vie di fuga, dalla solita vita monotona e disgraziata di tutti i giorni.sono commerciante ambulante faccio i mercati,non e’ un periodo molto felice per il commercio pero’ ringraziando il signore un pezzo di pane lo mangiamo sempre……pero’ io sono solo,solo davvero,non posso stare sempre con la mia famiglia il rapporto e’ finito logoro letichiamo sempre e mi compromette il proseguimento della giornata,non riesco a trovare nemmeno una persona che mi stia accanto per farmi carezze e per incominciare un rapporto ed una vita nuova.Certo io sono un po’ difficile non ho hobby e non mi piacciono discoteche e nemmeno frequento i bar il calcio non mi piace…quindi mi ritrovo solo come un cane ed attorno a me ho solo persone pronte a darmi le loro negativita’,e sono convinto che lei lo sa meglio di me quando siamo soli ci assorbiamo di tutto e vediamo di tutto.in questo mondo che non va a chi posso rivolgermi c’e un centro dove posso fare amicizie parlare con gente che a simili situazioni uguali a me o forse sono l’unico,non ho problemi di mente,,sono solo un ragazzo alla quale li piace la vita (questa vita monotona e’ gia 10 anni che prosegue non ho mai avuto una ragazza e non sono nemmeno brutto,sento davvero che ho bisogno di un po di dolcezza cosa che penso che in questa vita che stiamo vivendo ora non esiste sono triste e non vedo un futuro ed ho solo 35 anni secondo lei ho bisogno di aiuto.un salutone grande grazie dell’attenzione.Gentilissimo,
Avere una persona accanto non è solamente un piacere, ma uno dei bisogni fondamentali dell’essere umano ed è dunque più che giusto che lei, a 35 anni, si cominci a porre seriamente il problema. Per dare una svolta decisiva alla sua vita tuttavia, io non le consiglierei di cominciare dalle sedute psicologiche, ma le suggerirei di organizzare meglio il suo tempo libero, in modo da trovare luoghi in cui incontrare persone dell’altro sesso, con le quali stringere amicizia. Se vivesse in un piccolo centro, potrebbe utilizzare anche Internet per fare nuove amicizie, tramite Facebook o Twitter, oppure iscriversi ad un sito di incontri on line. In alternativa, potrebbe iscriversi ad un corso di ballo, ad una palestra, ad una associazione sportiva o culturale. In ogni caso, tenga presente il fatto che non avere hobbies o interessi è un grande limite: di cosa parla lei con una donna? Di crisi economica? Dei problemi del commercio ambulante? Lei capisce bene che, per rendersi interessante, una persona deve anche cercare di coltivarsi, di rendersi attraente e, per farlo, ha bisogno di sviluppare le sue potenzialità ed acquisire competenze in qualche campo (Musica? Sport? Lettura?). Vi sono anche numerosi libri di auto-aiuto che potrebbero darle delle buone dritte.
Altri utili suggerimenti li troverà nel sito http://www.clinicadellatimidezza.it.
Solo a questo punto, dopo aver fatto tutto quello che le ho suggerito, se non avesse ancora risolto il problema, potrà, o meglio dovrà, rivolgersi ad un terapeuta, per essere aiutato nel suo percorso di crescita personale.
Cordiali saluti e auguri.
TIMIDA
Buongiorno a tutti,
mi chiamo Francesca e ho 21 anni. Sono sempre stata molto timida nel senso che mi riesce difficile entrare in contatto con persone che non conosco, nonostante io abbia provato a farlo (per esempio sono andata diverse volte in vacanza-studio con gruppi di ragazzi che non conoscevo, fatta eccezione per due o tre ragazze con le quali però non ero molto in confidenza…). Alla fine però io ero quella che socializzava meno di tutti perchè non mi sentivo a mio agio tra gente nuova, pensavo sempre di non piacere abbastanza agli altri (e questo mi capita tuttora…) ma la mia timidezza non mi è mai pesata più di tanto, almeno finchè frequentavo il liceo perchè con i miei amici di sempre,e a casa con i miei genitori o i parenti, riesco a essere me stessa. Comiciando l’università però, molte cose sono cambiate: sono andata a studiare in un’altra città e nel mio corso non conoscevo nessuno prima di cominciare. I primi mesi sono stati davvero difficili perchè non riuscivo a fare nuove amicizie, se non in modo superficiale, quindi ho vissuto male il primo periodo ma non ne parlavo con nessuno di questo mio disagio per cui tutti pensavano che stesse andando tutto bene. Il fatto è che quando mi trovo con una persona che non conosco, non so di cosa parlare, non mi viene in mente proprio nulla da dire,è come se la mia mente fosse completamente vuota, e anche quando mi preparo prima degli argomenti di cui parlare finisce che poi li “esaurisco” subito. Questo mi capita soprattutto con le persone dell’altro sesso, infatti non ho mai avuto un ragazzo, solo una storiella durante una vacanza, nonostante io sia una ragazza carina.Un altro problema legato alla timidezza è l’insicurezza: non mi sento mai all’altezza della situazione e questo mi crea non pochi problemi anche perchè la facoltà che ho scelto è piuttosto difficile (studio ingegneria meccanica) quindi mi capita spesso di imbattermi in esami difficili. Io credo che anche l’educazione dei miei genitori abbia contribuito a rendermi timida perchè da bambina lo ero,ma solo un poco.
Grazie e cordiali saluti.
Gentilissima,
Se le può fare piacere attribuire la “colpa” di questa sua mancanza di abilità sociali ai suoi genitori, faccia pure; del resto è provato che la timidezza dipende moltissimo dalle caratteristiche genetiche (e dunque da ciò che, in termini di DNA, i suoi genitori le hanno trasmesso). A questo aggiungerei che, se un genitore trasmette i geni della timidezza, è a sua volta timido, e dunque potrebbe lui/lei stesso/a avere delle difficoltà relazionali, che non aiutano il figlio a conquistarsi un suo spazio nella società. Nel sito http://www.clinicadellatimidezza troverà davvero molto materiale riguardo a ciò.
In ogni caso, pensare che tutto dipenda dagli altri, oltre che inutile, non le sarà certamente di aiuto per trovare le soluzioni che cerca. Ad esempio, tornando alla sua lettera, non è detto che lei si “prepari” gli argomenti di cui parlare nel migliore dei modi: è possibile che lo faccia in modo superficiale, essendo inconsciamente molto più convinta delle sue incapacità relazionali, piuttosto che delle sue obiettive possibilità di poter cambiare in concreto la sua vita. Inoltre, tenga presente che si può molto imparare dagli altri: attraverso l’osservazione attenta, l’ascolto, la tenuta di un diario in cui elencare tutte le “dritte” ricevute (es. nella visione di un film, nelle parole di una canzone, in un libro di psicologia, in un discorso ascoltato per caso in autobus e altro ancora …) L’importante è avere dei modelli, darsi degli obiettivi, anche minimi, ma ogni giorno: questo non significa ovviamente limitarsi ad imitare un’altra persona più socievole in modo passivo ed automatico: occorre semlicemente prendere spunto da lei, per modificare i propri discorsi, le proprie espressioni facciali, la postura, la prossemica… Le abilità nella comunicazione, del resto, possono essere apprese, così come si impara una lingua straniera, o i fondamenti della meccanica applicati alle macchine. Auguri 😉
DEPRESSIONE POST PARTUM
Praticamente ho avuto un cesareo anticipato di un mese per la rottura delle acque anticipate,subito dopo il cesareo dove il mio cervello pensava sempre alle gambe che non sentivo più ed ero preoccupata,comunque subito dopo il cesareo mi sono inziati i problemi,quando parenti e amici venivano a trovare il picccolo in ospedale (oltretutto,non riesco ancora a metabolizzare che è mio figlio,anche guardando la cicatrice non ci riesco),all improvviso mi veniva un forte mal di pancia e scappavo in bagno nella speranza che se ne andassero in fretta,e non riuscivo e tutt ora non riesco a vedere nessuno.Quello che voglio capire è:si tratta di depressione post-partum o ho avuto altri danni a livello celebrale.Ora io non riesco a capire se ho la depressione post partum o meno,dato che il tutto è iniziato già in ospedale dopo il cesareo.Perchè la depressione so che si manifesta dopo un certo periodo di tempo,no immediatamente dopo il cesareo
Grazie per la cortese attenzione
Distinti saluti
Gentilissima,
E’ un po’ difficile comprendere la sua storia dalle poche cose che racconta, perché occorrerebbe saperne di più circa la sua situazione sentimentale, economica, lavorativa, familiare, ecc. Che significato ha, infatti, per lei, questo figlio, avuto in un’età matura? E’ un evento che attendeva da tempo, oppure aveva già rinunciato all’idea di diventare madre? E inoltre, come è stata la sua infanzia, che rapporti ha avuto con sua madre? Altro campo di indagine, sul piano fisico: cosa significa il parto per lei, che rapporto ha con il dolore, è stata la sua prima operazione chirurgica, ha sofferto in passato di ipocondria? E ancora: soffre normalmente di fobie sociali, che rapporto ha con le persone che la circondano? E infine: è soddisfatta di suo figlio, è diverso da come lo attendeva, ha sviluppato un buon rapporto con lui?
Capisco che non si può rispondere ad una domanda con una serie di altre domande, ma lei capisce bene che uno psicologo non è un mago e dunque non ha il potere di tirare fuori dal cilindro le sue risposte, se non è stato messo in grado di comprendere bene la domanda.
Spero tuttavia che riflettere sugli stimoli che le ho fornito le potrà essere utile, per capire meglio quali sono le problematiche che più la riguardano. C’è una cosa che mi sentirei di escludere tout court, e cioè che lei abbia avuto dei danni cerebrali: il solo averci pensato potrebbe essere un sintomo di ipocondria (e dunque di problemi di ansia).
Il consiglio, se può, è quello di rivolgersi ad uno psicologo, con il quale poter parlare di tutto quello che le ho indicato, al fine di trovare una soluzione adattiva alla sua nuova condizione di mamma.
Con i migliori auguri.
MANTENERE UN RAP SERENO
Gentilissima,
A mio avviso è importante che, a questo punto, si chiariscano le cose tra di voi perché, come è dimostrato anche da molte ricerche psicologiche, avere una esagerata pazienza nelle situazioni conflittuali non sempre riesce a dare i suoi frutti. E’ importante infatti, in un solido rapporto di coppia, sforzarsi di capire l’altro: al limite tentare anche di giustificare un suo possibile sbandamento, dovuto a situazioni di stress, che possono avergli fatto momentaneamente perdere l’equilibrio e la determinazione a portare avanti i suoi progetti di vita… Ma ad un certo punto diventa altrettanto necessario ed urgente attivarsi per proteggere la propria serenità e quella dei propri figli.
Per decidere cosa fare di questo matrimonio, lei dovrebbe mettere al centro delle sue riflessioni non l’amore che prova per lui (che potrebbe in questo momento sembrarle paradossalmente ancora più grande, per motivi di gelosia e per il fattore incertezza, che alimenta emozioni e sentimenti), ma il benessere e la serenità del pezzo di famiglia che rimane, cioè lei e sua figlia. Lavori dunque, senza smarrimenti, in questa direzione: se in futuro sarà possibile riammettere nel quadro familiare anche il terzo mancante, questo sarà sicuramente un bene per tutti, ma devono esservene le condizioni. In concreto, eviti dunque di vederlo o di sentirlo più del necessario (eventualmente è sua figlia che deve vederlo, non lei) perché questi incontri non facilitano il perseguimento, da parte sua, di un ritrovato benessere, capace di ridare stabilità, progetti e significato alla sua vita (e, di conseguenza, a quella della sua bambina).
Cordialmente,
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RECUPERARE IL RAPPORTO
sono un ragazzo di 32 anni. Le scrivo perchè, con mio grande dolore, il mio rapporto con la mia compagna è in forte dubbio.
Stiamo insieme ormai da 6 anni, da 3 conviviamo. Lei ha 28 anni.
Fin dal primo momento il rapporto è stato fantastico, in questi anni non abbiamo mai avuto dubbi o incertezze. Io la amo e non posso nemmeno pensare ad una vita senza di lei o con altre donne.
Purtroppo di punto in bianco, dopo qualche giorno trascorso con palese disinteresse di lei nei miei confronti (la sera dopo il lavoro non una parola, lei attaccata al pc come fa spesso, io cercando invano di iniziare una discussione) le ho chiesto con decisione che cosa avesse!
Lei con difficoltà mi ha detto che “è un periodo così, iniziato da un mese circa”. Lei purtroppo non parla molto con me e spesso non condivide con me le sue ansie e paure. Comuqnue piangendo mi ha detto che non è più sicura del nostro rapporto, perchè in questo mese non sa il motivo ma la convivenza, la casa e la relazione LE PESA. Ho cercato di capirne di più ma lei non mi ha detto molto altro se non “NON SO, BOH”.
La nostra relazione è sempre stata solida, però effettivamente è monotona. Anche il sesso è stato sempre piuttosto banale…Io ho sempre provato a darle stimoli in più, proporle week end fuori porta, piccoli viaggi ma lei non ha mai voluto. Anche i gesti d’affetto nei miei confronti sono stati sempre più rari (baci e carezze solo da parte mia). Lei inoltre è sempre stanca e annoiata. Non sa mai cosa vuole.
L’unica cosa decisa che mi ha detto in questi giorni è che io non prendo mai decisioni, che a me va sempre bene tutto e magari è per questo che non è più sicura del suo amore per me.
Detto tutto ciò, le ho detto che non mi arrenderò senza combattere, perchè non voglio immaginare una vita senza di lei…Le ho anche chiesto se voleva prendersi una pausa, stare un po’ lontani, per vedere se può aiutarla a chirire i suoi sentimenti, ma non ha voluto!
Cosa posso fare per cercare di recuperare il nostro rapporto senza PRESSARLA TROPPO e ottenere il risultato contrario?
Grazie mille per i consigli che vorrà darmi.
Saluti
M
Gentile M.,Anzitutto è sorprendente che lei possa definire “fantastico” un rapporto che vede uno dei due partners, in questo caso la ragazza, sempre stanca e annoiata, che non parla mai, che non le dimostra gesti di affetto, che fa il sesso in modo banale, che trascorre la sera su Internet anziché insieme a lei ecc. Un rapporto così non è affatto fantastico e dunque la sua ragazza non ha tutti i torti nel dire che lei non prende mai decisioni e che le va bene tutto… Probabilmente la sua convivente con questi atteggiamenti voleva segnalare un suo malessere, che lei non ha evidentemente raccolto. Ora è arrivata una crisi più profonda e forse questo è un bene, perché vi aiuta a cercare davvero il necessario cambiamento. Prenda dunque questo momento in modo positivo e, come mi sembra stia già facendo, lo usi per ri-creare, insieme alla sua partner, un rapporto più soddisfacente per entrambi. Essere seguiti da un terapeuta in un momento così critico può essere molto di aiuto, perché impegna i due partners a mettersi entrambi in discussione, a comprendere meglio le proprie e le altrui esigenze, ad accettare dei cambiamenti nella vostra routine. Tutto questo, con molta probabilità, vi permetterà di ritrovarvi: potreste essere ancora in tempo.
Saluti e auguri.
CAMBIAMENTI NELLA COPPIA
buongiorno mi chiamo alessio e sto attraverando una crisi con mia moglie siamo sposati da 13 anni ed abbiamo 2 figli e 3 anni fa abbiamo perso un figlio perchè nato con una malformazione cardiaca questa vicenda l’abbiamo vissuta in modo diverso io ho cercato di cancellarla evitando di parlarne e non l’o aiutata negli ultimi anni il nostro rapporto si è raffredato sono 15 iorni che discutiamo perchè alla fine è venuto tutto fuori lei mi dice che sente che non l’amo più ed io fino a 2 iorni fa dicevo che non era vero ma la sua sensazione è quella poi abbiamo parlato e le ho dato ragione che non c’è più l’amore ma un bene profondo le ho detto che comunque lei mi piace fisicamente come donna e sono attratto da lei in quel momento mi sono sentito più sereno siamo riusciti a parlarci a farci effusioni e a fare l’amore poi oggi mi ha detto che non capisce i miei comportamenti mentre prima le dicevo che ero innamorato non la sfioravo neanche ora che sono riuscito a confessare che le voglio bene la cerco. per me lei è imporatnte e non riesco a vivere senza lei ho voglia che anche lei si avvicini a me che la sera non stia su facebook per ore ma stia accanto a me o paura che la sto confondendo vorrei aiutarla per ritrovare l’armonia ed continuare il rapporto cosa posso fare ed è normale questo cambiamento? grazie.
Cordiali saluti.
LUI E’ PORNODIPENDENTE
Ho 38 anni e da cinque anni convivo con un uomo di 40 anni. Tutto molto bene, ci amiamo, siamo felici, caratteri molto forti e testardi ci portano spesso a scontrarci, ma in modo intelligente riusciamo anche a chiederci scusa.
Il mio lui è un porno dipedente, in ogni momento di pausa (settimanale o week end, al ritorno dal lavoro mentre termina il suo lavoro su PC, mentre mi attende se faccio dei mestieri o mi sto preparando x uscire) non perde attimo per guardare siti porno, foto, blog, video, confrontandosi spesso con alcuni nostri amici che contatta in chat, scambiandosi anche link nuovi. (Premetto, è un figlio unico di genitori molto anziani, non più presenti, molto timido che da adolescente passava spesso il tempo a giocare con il famoso Nintendo, piuttosto che andare alle festicciole con gli amici, tanto le ragazzine non lo consideravano, dice lui!). E’ un uomo oggettivamente molto molto carino, simpatico, introverso, anche se ha fatto animazione e qualche sfilata, da 15 anni fa il rappresentante. (Una storia di 7 anni, prima di me, con una ragazza più giovane un pò farfallina che alla fine lo ha tradito). Sapevo fin dall’inizio di questo suo “hobby” che, come dice lui, lo distrae dallo stress, gli permette di staccare la spina. La cosa ke mi lascia un pò perplessa è che ormai tra di noi si è inserita un’amante, ma non nella sua accezione fisica, ma materiale e virturale: il PC che anche a cena è sempre al suo fianco. Il nostro lato sessuale va bene, certo non abbiamo rapporti tre v/dì come prima, in questi ultimi periodi poi tra lo stress del lavoro e la perdita di mio padre 8 mesi fa, mi ha rallentata un pò, nonostante a me piaccia fare l’amore, ma questo suo lato estenuante dedito al porno mi ha nauseata un pò. Inoltre, pratichiamo, da alcuni anni, giochi di coppia (e non scambio) ove lui è dedito alla ricerca di qs coppie. Sono una bsx soft (mi piacciono anche le donne), ma ho e abbiamo dato un limite a qs gioco, che poteva diventare troppo compulsivo. Non siamo alla ricerca di altri partner, ma lo viviamo come una ciliegina sulla torta da concedersi ogni tanto. Quindi, credo, non ci manca nulla e non gli manca nulla da qs punto di vista (certo impensabile ritornare a fare l’amore tutte le sere, mi piacerebbe ma crollo!).
Ritornando al mio lui, mi chiedo quali le conseguenze, semmai ce ne fossero, in questa sua dipendenza, che spesso nega in termini di tempo (indefinito) trascorso nella visione o quale rifugio, penso proprio sia così, in caso di discussioni. Agli inizi mi arrabbiavo un pò sulle ore trascorse, sul fatto che il PC fosse stato inserito anche a cena (con sua giustificazione: tanto dopo un pò ti addormenti e io mi sento solo). Le donnine non parlano, non giudicano e non si addormentano, rispondo, la virtualità non è la realtà.. vorrei lo capisse, se fosse un rifugio, se invece fosse un modo per spegnere il cervello, ripeto, quanto può essere deleterio tt ciò? (Premetto che agli inizi guardavamo i siti insieme, poi mi sono saturata, come un pasticciere che fa pasticcini tt i giorni). E non in ultimo, forse il fatto che mi ami molto, ma essendo amante del corpo femminile, soprattutto quello delle ventenni, non mi crea competizione in testa (per i miei anni non posso certo lamentarmi, anzi me ne danno tutti meno), ma ogni tanto mi frena cerebralmente. Attendo sua risposta e ringrazio.
Gentilissima,
Grazie dei complimenti iniziali e delle tante notizie che dà su di sé, che permettono di farsi un’idea abbastanza precisa della situazione. Quanto alla vostra relazione, credo che non vi siano al momento grandi cambiamenti, dalle premesse iniziali: lui si è rivelato sin dall’inizio con molta sincerità, raccontandole di questo suo “hobby” e coinvolgendola nei suoi giochi erotici e nelle sue fantasie. In un primo momento, lei ha trovato tutto questo divertente e stimolante, essendo anche lei una persona che ama il sesso, ed essendo oltre tutto molto attratta fisicamente da questa persona. Il fatto però è che il suo uomo, a differenza di lei, ha sviluppato una vera e propria dipendenza, non tanto da sesso, quanto da pornografia. Come lei dice, questa è una fuga dalla realtà, un’auto-terapia per combattere insicurezze e depressione. Accade dunque che ora, finita la sbornia dell’innamoramento e degli interessi erotici iniziali, lei cominci a vedere la situazione del suo uomo in modo più oggettivo e si renda conto che i suoi comportamenti non esprimono, diciamo così, un bisogno di trasgressione erotica creativa, ma sono dei chari sintomi psicopatologici: non ultimo il bisogno di “consumare” pornografia anche la sera a cena, quando vi rivedete dopo una giornata di lavoro. Lei, con la sua partecipazione attiva alla complessa vita sessuale del suo partner, ha contribuito in questi anni a farlo sentire “normale”: è evidente che ora una posizione critica, o meno coinvolta, da parte sua, potrebbe contribuire a far sentire il suo uomo sempre più scoperto, più vulnerabile, meno sicuro di sé. Il pericolo è che lui potrebbe reagire a tutto ciò rifugiandosi ancora di più nel suo mondo virtuale. Il suggerimento dunque è quello di cominciare al più presto una terapia di coppia, perché non mi sembra vi siano altre strade da percorrere, se desiderate restare insieme.
Saluti cordiali.
Relazione sull'Innamoramento - Festival della Coppia 2023
MARITO COLPITO DA ICTUS
Dopo i primi stravolgimenti al suo ritorno dall’ospedale, terapi, intrusioni dei miei suoceri ora a circa due anni emezzo dal fatto mi ritrovo a pensare al divorzio.
Lui é diventato cattivo di carattere, egoista, tutto ruota attorno a lui e tutti i suoi parenti si son sempre preoccupati di cime stava lui ma mai di come stavo io.
Non ho già divorziato per via della bambia, se la bimba non ci fosse stata forse già avrei agito.
Non mi separo anche perché il solo pensiero di lasciare la bambina a lui mi atterrisce.
In caso di divorzio sarebbe costretto aritornare da mamma e da papà che lo adorano tanto e la bambina sia con il padre che non i ninni paterni nno che abbia un buon rapporto.
Mi aiutate a capirci qualcosa?
Gentilissima,
Ovviamente, dopo una esperienza del genere, suo marito non può essere più quello di prima ed è del tutto naturale che i suoi genitori siano stati e siano preoccupati per lui. (Lei cosa farebbe se, malauguratamente, a sua figlia capitasse la stessa cosa, 6 giorni dopo essere diventata mamma? Quando si è genitori, lo si è per tutta la vita, anche quando i figli sono grandi e sposati…)
In ogni caso, è più che comprensibile il fatto che questa vicenda abbia fatto perdere anche a lei un po’ del suo buon umore e della sua disponibilità verso gli altri: dopo 9 mesi di attesa, il ritorno a casa una neo-mamma se lo aspetta sicuramente diverso da quello che è capitato a lei e dunque sono comprensibili la delusione, lo stress, la frustrazione con cui lei ha dovuto vivere il suo primo periodo di maternità e l’attaccamento forse esagerato che ha sviluppato nei confronti della sua bambina.
Di fronte a questa grave avversità è del tutto comprensibile che ciascuno di voi abbia mostrato senza pudore le proprie fragilità ed anche i propri egoismi, dal momento che essere degli eroi non è facile e non è cosa da tutti i giorni. Ciò che però ciascuno di voi (compresi i suoceri) a questo punto potreste fare è cercare di sforzarvi un po’ per tentare di ricostruire quella coesione e quella intimità che sono necessarie per il benessere di una famiglia che voglia restare comunque unita.
Infine, va detto che probabilmente i suoi suoceri, occupandosi di suo marito, le hanno dato e le danno ancora un aiuto concreto (per quanto invadente e non sufficientemente rispettoso del suo umore, ugualmente molto provato) che probabilmente andrebbe più apprezzato, anche per i risvolti pratici che questo loro impegno regala al suo benessere, e soprattutto a quello della sua bambina.
In psicologia si parla di resilienza, cioè della capacità di affrontare le avversità della vita, di superarle e di uscirne rinforzati e addirittura trasformati positivamente: forse uno psicologo potrebbe aiutarla in questa direzione.
Saluti e auguri sinceri.
ADOLESCENTI
Sono la mamma di un ragazzo di quasi 16 anni in piena crisi adolescenziale mistico religiosa. Mi spiego.
Da quasi un anno ascolta black metal music.
Ora mi ha confidato che non sa a chi credere. Mi ha confidato che a volte si rivolge a Satana per chiedere aiuto.
E poi dice che non ha amici (non è vero) e si sente solo e infelice.
Sono davvero preoccupata.
Help me.
Elena
Gentile Elena,
Se suo figlio le dice di sentirsi solo, ci creda! Non è sufficiente avere dei genitori attenti e sensibili o un vasto gruppo di amici per non sentirsi soli… Sentirsi soli significa sentire di non avere accanto delle persone adeguate con le quali potersi consigliare e confidare. In primis dunque, le suggerirei di mostrarsi più disponibile nei suoi confronti (il che significa ascoltare con attenzione e pazienza, senza giudicare, senza rimproverare, allo scopo di capire bene i suoi problemi. Solo in seguito, dopo diversi colloqui, cercare di consigliarlo per il meglio).
Se già lei (e suo marito!) fate tutto questo, ma senza successo, la cosa migliore da fare è rivolgersi ad uno psicologo di cui suo figlio abbia fiducia. L’obbligo alla riservatezza del/della professionista gli permetterà infatti di esprimersi con maggiore libertà di quanto possa fare con un genitore e di capire che le soluzioni trovate per risolvere i suoi problemi non solo non sono adeguate, ma possono creargli problemi ancora più gravi.
Quanto alla musica preferita, è un fatto che i testi di queste canzoni trasmettono messaggi che possono turbare i giovanissimi e confonderli circa i propri valori. Il consiglio è quello di leggere insieme a suo figlio queste canzoni, per discutere insieme a lui i messaggi che esse veicolano (ma in modo che questi discorsi non vengano sentiti da suo figlio come degli attacchi personali). Inoltre, potrebbe essere utile introdurre delle discussioni di tipo culturale sulle diverse religioni, sul mito di Satana nelle diverse culture, ecc. Altri discorsi utili potrebbero essere di tipo psicologico, nello spiegare che in natura non esistono il Male e il Bene, perché essi sono in realtà mescolati in ogni cosa (noi compresi) e che a volte percepire le cose o tutte positive o tutte negative è un effetto della nostra volontà, che agisce in base a desideri di cui non sempre siamo consapevoli. Sono sicura che, partendo da questi spunti, lei possa trovare su Internet o in qualche libro, teorie e ragionamenti che possano aiutarla ad essere convincente, o quanto meno stimolante.
Cari saluti.
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GENITORI E FIGLI
Gentilissima,
La sua lettera parte con la descrizione delle difficoltà di un ventenne nella scelta di quello che sarà il suo futuro, prosegue nella descrizione di questa sua modalità per fronteggiare lo stress, trovata nell’uso della tecnologia, e nel senso di frustrazione che suo figlio prova, non appena gli viene a mancare questa valvola di sfogo. Poi la scena si allarga alla sua famiglia, che appare discretamente conflittuale, con scarso dialogo, competizione fra padre e figlio, e sua necessità di mediare ad oltranza, perché l’apparente tranquillità familiare possa essere mantenuta.
Come poi osserva in conclusione di lettera, tutto questo la stressa e la confonde, arrecandole ansie e preoccupazioni, che non le permettono di vivere serenamente.
A parte il solito discorso di rivolgersi ad uno psicologo per essere aiutata, che non le faccio, dal momento che ritengo lei lo abbia già preso in considerazione, il consiglio che sento di darle è quello di provare anzitutto a sbrogliare la matassa dividendo “il problema” in tanti piccoli problemi, per i quali cercare delle singole soluzioni.
Infine, nonostante ciò che lei spiega doviziosamente in principio di lettera sulla indipendenza di suo figlio, sul fatto che la vita è la sua, ecc., mi permetta di dirle che qualche passaggio lascia dubitare sul fatto che le cose stiano esattamente come lei le descrive… E’ possibile invece che lei sia terrorizzata dall’idea di ritrovarsi sola con suo marito, in un nido squallido e vuoto. Prima che suo figlio si allontani definitivamente da lei, forse sarebbe utile impegnarsi, per recuperare un po’ il rapporto con suo marito.
Cordiali saluti.
ADOLESCENTE RABBIOSO
Grazie per la risposta.
Gentilissima,
Anzitutto grazie per i complimenti, che sono sempre bene accetti 😉
Venendo alla sua domanda, credo che anzitutto sia opportuno chiedersi se la famiglia abbia, in qualsiasi modo, manifestato il bisogno o il desiderio di essere sostenuta ed aiutata in questo momento di difficoltà. E’ importante, perché a volte, con le migliori intenzioni, ci si dà da fare per offrire il proprio aiuto, ma questo viene invece preso come una indebita ingerenza…
E’ probabile che il ragazzo abbia, nel suo patrimonio genetico, una certa predisposizione fisiologica agli scatti di rabbia, se così accade e accadeva anche al padre. A parte la genetica, è evidente che l’esempio paterno ricevuto, sin da quando il ragazzo era piccolissimo, potrebbe avergli offerto un deprecabile modello maschile, nel quale suo nipote non poteva che identificarsi. Probabilmente questo atteggiamento gli è utile per mascherare la sua insicurezza: attraverso la sfuriata lui si allontana, fisicamente e psicologicamente, dalle pressanti richieste provenienti dall’ambiente, alle quali non riesce in quel momento a fornire delle risposte adeguate.
Se questa fosse la ragione dei suoi repentini cambiamenti d’umore, si potrebbe cercare di contrastare le sue aspettative, ovvero evitare che il ragazzo ottenga, attraverso questi atteggiamenti/comportamenti, ciò che desidera (e invece lo ottenga nei momenti in cui si mostra disponibile alla discussione e alla cooperazione).
Infine, ultima ipotesi, ma pur sempre da prendere in considerazione, è quella di comprendere se il ragazzo possa soffrire di disturbi più gravi, nel qual caso un apposito test (MMPI) potrebbe offrire risposte abbastanza sicure, se non altro per escludere una patologia psichiatrica.
Saluti cordiali.
PAURA DI ESSERE DERISI
ho 32 anni e ho un gravissimo problema di autostima.
Fin da bambino ero molto introverso, attaccato alla mamma iper-protettiva, grasso, brutto, sgraziato, trasandato, goffo e impacciato. Non avevo amici, anche perché sono sempre stato il “primo della classe” e ciò contribuiva ad isolarmi. Ero deriso da tutti e mi sentivo lo zimbello della comunità. Sviluppai anche strane fobie: ancora oggi, quando qualcuno ride alle mie spalle, sono convinto che stia ridendo di me, e provo paura.
Durante l’università ho avuto un calo di rendimento e sono caduto in depressione, sono andato in cura presso uno psichiatra perché mi odiavo, non essendo più nemmeno bravo negli studi (l’unica qualità positiva che mi riconoscevo) ero diventato un nulla ai miei occhi, vagheggiavo l’idea di suicidarmi. Con la terapia sono uscito dalla depressione ma non ho risolto il mio problema di autostima, anzi avevo un argomento decisivo in più per avere paura di essere schernito (ero un malato mentale in cura da uno psichiatra). Diventai un eremita, non uscivo più di casa, non ebbi più alcuna relazione sociale salvo con il mio cane.
Solo dopo la laurea e l’inizio della carriera lavorativa ho dovuto, per forza di cose, avere a che fare con dei colleghi. I rapporti con loro sono sempre stati buoni ma puramente formali, non riesco ad aprirmi con nessuno, e di fatto rimango uno sconosciuto anche dopo anni di frequentazione. Non riesco a dire la verità su me stesso e spesso racconto bugie senza alcun motivo apparente. Nel tempo libero non incontro nessuno.
La mia vita sessuale, poi, è veramente penosa e squallida e ne provo una grande vergogna. Alla mia veneranda età sono ancora vergine… Non ho mai nemmeno avuto una conversazione con una ragazza, mi terrorizzano. Inoltre, essendo obeso e sgraziato, ho vergogna del mio corpo, che cerco di coprire quanto posso (da 15 anni mi rifiuto di andare al mare), e questo certo non mi aiuta. Ma sono convinto che, in fondo, il mio aspetto esteriore sia persino meno peggio di quello che ho dentro. Sono un masturbatore compulsivo e faccio fantasie sessuali assurde e perverse, in cui sono umiliato e seviziato nei modi più fantasiosi da donne cattivissime.
Ormai sono certo che non avrò mai una vita amorosa. Tutte le ragazze della mia età sono sposate o fidanzate, e io stesso, se fossi una ragazza, non vorrei mai uno come me. Ma sono certo che non riuscirei comunque ad avere una relazione normale, perché le mie paure me lo impedirebbero. Sarei sopraffatto dalla paura persino con una prostituta.
Da qualche tempo, però, sono perseguitato dal pensiero che assecondando le mie paure ho sprecato la mia vita e che ora è troppo tardi per rimediare. Sono sempre nervoso, spesso tiro pugni sui tavoli e sui muri senza motivo, ho voglia di urlare. Mi sono reso conto di essere la persona che volevo evitare di diventare, anche con il suicidio: un essere degno solo di derisione e scherno. Non trovo una via d’uscita.
Grazie mille
L’unica soluzione possibile (perché non ve ne sono altre, che vengano dall’esterno) è quella che lei si imponga dei cambiamenti nel suo modo di essere e di vivere. Tuttavia, a meno che non le accada qualcosa di incredibilmente motivante, che l’aiuti a scuotersi (ad esempio un innamoramento ricambiato), lei potrebbe incontrare in questo molta difficoltà, anche perché sono ormai troppi anni che lei usa tutte le sue energie per distruggersi, interiormente ed esteriormente, anziché per crescere come persona e per “costruire” una personalità di cui poter avere rispetto.
Finora ha provato la via dei farmaci e della psichiatria: ora avrebbe bisogno di una psicoterapia, che l’aiuti, passo passo, in questo cambiamento.
Inutile infatti dirle di darsi da fare per conoscere gente o avere degli hobby, o andare a ballare, o fare dei viaggi ecc.: allo stato attuale, nessuno stimolo avrebbe effetto su di lei, perché la sua lettura della realtà è, sempre e comunque, in chiave pessimistica ed auto-distruttiva. Per cominciare a guardare alla vita con maggiore ottimismo non basta cambiare i propri comportamenti: occorre cominciare dai propri pensieri. E un terapeuta potrà esserle davvero molto utile.
I migliori auguri, per tutto.
LUI NON LA ASCOLTA
Cara Lara,
Forse negli ultimi tempi non avete più curato con attenzione il vostro rapporto ed avete acquisito delle abitudini di vita che vi hanno allontanato. Lei infatti si lamenta perché non si sente ascoltata, lui si rifugia nello studio, davanti al pc, per non sentire i suoi lamenti, e dunque lei si sente ancora più trascurata, e allora lui… Si è innescato un circolo vizioso, per cui la cosa più giusta da fare, per cambiare qualcosa nel vostro rapporto, è quella di interrompere questa catena. Come? Cominciando da ciò che è realmente in suo potere: sé stessa. Invece di tentare di cambiare l’altro, attraverso richieste di attenzione e lamenti, lei potrebbe provare a mostrarsi diversa: più rilassata, più sorridente, più curata nella persona, più affettuosa nella vostra quotidianità, ed anche più sorprendente e misteriosa, nel fare le cose che a lui piacciono (sesso, cucina, hobbies, ecc.). Non possiamo al momento sapere se questa strategia potrà essere vincente nel vostro rapporto: di sicuro non lascerà le cose come stanno, perché questo suo nuovo atteggiamento obbligherà necessariamente suo marito a cambiare il suo (magari non subito; gli lasci un po’ di tempo per metabolizzare…). In base ai risultati che otterrà, cerchi dunque di capire quali comportamenti funzionano nel migliorare il rapporto e nel cambiare il suo uomo, e quali no. A volte, per essere felici, occorre aiutarsi un po’… 😉
AIUTO!
Una storia tormentata, dove in tutto e per tutto la mia persona dipende da lui. Ci siamo lasciati più volte, un po’ perchè sentiva altre ragazze, un po’ perchè mentiva per stupidaggini. Lui fondamentalmente è uno spirito libero, anche se nonostante questo siamo riusciti a trovare un precario equilibrio, dove io cercavo di essere meno assillante e lui cercava di avvicinarsi a me.
Però allo stesso tempo sono diventata vendicativa, ho iniziato a sentire un ragazzo che sentivo spesso al telefono (cosa che non capitava mai col mio fidanzato, solo sms niente di più), ma finì subito perchè ancora amavo lui. Dopo alcuni mesi sono iniziati dei dubbi per alcuni suoi atteggiamenti, così controllando i tabulati telefonici ho scopero che si sentiva ogni giorno con una ragazza già da due mesi. L’ho perdonato ma è iniziato un’agonia infinita, dove vivevo controllando ogni sua mossa e infastidendolo. Dopo quattro mesi scopro che si sente con la sua ex fidanzata, sposata con un figlio. Le ho parlato e l’ho minacciata di dire tutto al marito ma dopo la sofferenza e l’umiliazione subita non ce l’ho fatta: ho pensato al suicidio. Cosa impensabile per me, ho iniziato a prendere farmaci ma fortunatamente mi ha frenato il chiarire con lui, ancora una volta.
Così la storia continua, altelenante come sempre, volevo lasciarlo ma non ci riuscivo. A febbraio scopro che il mio ex stava attraversando un brutto momento a causa del tumore di suo padre, quindi mi sono avvicinata molto a lui. Passavamo ore e ore al telefono, abbiamo fatto l’amore più di una volta. Ma ad un certo punto il mio ragazzo sospetta qualcosa. Così decido di confessare il tradimento (a metà, non del tutto) dopo due settimane dove non voleva più saperne ci vediamo e facciamo l’amore ma mi rendo conto che i problemi precedenti non si erano cancellati, stavo male lo stesso, lo volevo più presente ma nulla. Adesso dopo mie ripetute pressioni (che voglio più chiamate, più presenza nella mia vita da parte sua) lui sta cedendo e non vuole sentirmi molto, così io insisto e lo cerco ma lui è sicuro sul fatto che non cambierà mai. Ho perso la mia dignità, mi sento insicura e mi sono umiliata troppe volte..cosa devo fare? Grazie in anticipo.
Gentilissima Dadina,
Vorrei anzitutto dirle che è giusto vivere gli amori con intensità e passione, ma nel farlo, occorre non perdere completamente di vista la propria felicità personale e il proprio benessere.
Ciò che ha raccontato della storia con questo ragazzo dimostra che siete due persone completamente diverse, e che ciascuno dei due cerca di cambiare l’altro. Un’altra cosa importante che mi è sembrato di notare è che quando uno dei due si accorge che l’altro lo sta abbandonando, allora si risvegliano i sentimenti e l’attaccamento; quando invece va tutto “bene”, per così dire, ciascuno dei due sostanzialmente si fa gli affari suoi…
Questo può accadere perché siete convinti di amarvi davvero, mentre in realtà potrebbe trattarsi di una illusione d’amore, alimentata dalla continua paura della perdita dell’altro e dell’abbandono.
Non saprei davvero dirle cosa deve fare, perché non conosco né lei, né la sua storia in profondità, ma posso comunque confermarle che le coppie che non vanno d’accordo su niente, che non hanno interessi e valori condivisi, vivono forse storie intense di passione, ma findamentalmente non sono felici.
Si interroghi dunque su cosa significhi per lei la felicità e cerchi di capire se questo ragazzo è una persona che, in questo senso, le dà o le toglie. Partendo da questa considerazione, decida lei stessa cosa fare del suo futuro.
Saluti cordiali e auguri.
TROPPO TARDI?
Ho 40 anni, single, con varie alle spalle. Circa 7 anni fa, ho conosciuto una ragazza straniera (oggi 36 anni) con la quale nacque immediatamente una intesa profonda che allora non era amore (almeno per me), ma certamente andava oltre la semplice amicizia. A quei tempi lei era alla fine di una lunga ed importante storia, che pur concludendosi definitivamente alcuni mesi dopo le lasciò una gravidanza. Ammetto che quando seppi che lei era rimasta incinta, semmai avessi avuto velleità sentimentali nei suoi confronti, mi ritrovai a tirare il freno a mano (peraltro io stesso al contempo avevo altre situazioni poco chiare). Ciononostante in tutti questi anni abbiamo continuato a sentirci, e quando capitava a vederci (lavoriamo entrambi in ambito accademico, e i congressi offrono opportunità in tal senso): incontri sempre all’insegna della passione. Recentemente in me qualcosa è cambiato, e la passione si è mutata in sentimento, cosi preso il coraggio a due mani (sostenuto da una serie di suoi “segnali” del passato che mi facevano supporre che anche lei provasse lo stesso) le ho parlato. Purtroppo la risposta non è stata quella in cui speravo: lei mi ha confessato di essere stata innamorata di me per tanto tempo, e che in passato nonostante le difficoltà ci avrebbe provato, ma ora vuoi la distanza (una volta avrebbe accettato di trasferirsi, oggi non più), vuoi il figlio da crescere, vuoi la carriera non se la sente di prendere impegni. Mi ha spiegato che al momento è felice della sua libertà totale e non vi vuole rinunciare (tra le righe ho capito che vuol sentirsi libera di intraprendere anche relazioni fugaci senza il senso di colpa di tradire qualcuno), che sicuramente un giorno vorrà una situazione stabile e definitiva ma che oggi non è quel giorno. Detto ciò ha detto che tiene a me tantissimo, non vuol perdere il nostro rapporto speciale e vorrebbe tutto restasse come prima. Come potrà immaginare, una tale risposta mi ha sul momento devastato emotivamente: io ne sono innamorato, e ciò che lei mi propone non riesco piu a farmelo bastare; peraltro ormai la gelosia mi attanaglia e vedo in ogni suo amico un potenziale flirt. So che la cosa piu intelligente da fare sarebbe troncare ogni rapporto e cercare di dimenticare, eppure non riesco a farlo. Non voglio perderla totalmente e per sempre. Forse in me vi è quella fugace speranza che un giorno lei possa tornare sulle sue decisioni e condividere con me la sua vita (io credo che lei qualcosa per me la provi ancora, ma ormai cosa sia è difficile da capire), ma io non voglio aspettare (peraltro senza alcuna certezza comunque). Cosa dovrei fare? Mollare tutto, accettare la situazione, sperare…? Devo anche confessare che comincio a vivere la pressione psicologica della mia età, ed ho maturato una voglia di stabilita affettiva e di paternità che in parte mi condizionano.
Con stima,Gentilissimo,Forse troppo tardi. L’amore è più vicino al mondo delle emozioni che a quello della razionalità: quello che oggi, dopo tanti anni di frequentazione, seppur sporadica di questa persona, lei considera come un “innamoramento” tardivo potrebbe semplicemente essere un ragionamento molto razionale che la spinge a soddisfare il sopraggiunto bisogno di una maggiore stabilità affetttiva e di una paternità. Forse, facendo uno screening fra le ragazze che lei attualmente conosce e frequenta, deve esserle apparso evidente che questa persona potrebbe assai meglio delle altre assolvere il ruolo, sia di compagna che di madre. Del resto c’è anche, indubbiamente, un forte feeling fra di voi, visto che vi cercate ancora, dopo tanti anni. Le vostre esigenze di vita tuttavia, seppure simili, non si sono manifestate in modo sincronico e questo vi ha purtroppo allontanati.
Per ovvie ragioni, vista la modalità in cui apprendo la sua storia, non posso darle un parere serio su quello che lei dovrebbe o non dovrebbe fare, ma posso suggerirle una domanda classica sull’amore alla quale dovrebbe cercare di rispondere con assoluta sincerità: ha bisogno di questa persona perché la ama, o ama questa persona perché ha bisogno di lei?
Stia bene.
NON SO SE MI AMA ANCORA OPPURE NO
Gentilissima,
Ci sono uomini che dicono parole davvero molto dolci e carine alla moglie, anche in presenza di altri, che non smettono di farle pubblicamente coccole e complimenti e poi, non appena la partner si allontana, si dedicano ad intrecciare più e più storie sessuali ed amorose con altre donne (ed in alcuni casi, anche con altri uomini…). Dunque? E’ meglio sentirsi dire continuamente “ti amo” o poter contare sull’affetto sincero di una persona? E’ possibile inoltre che, con il passare del tempo, maturando, il suo uomo possa sentirsi diverso da colui che pronunciava quelle parole d’amore e che si senta oggi più a suo agio nel dimostrare il suo affetto attraverso gesti più prosaici, ma non per questo meno importanti. Del resto, c’è anche da dire che una persona non dovrebbe dire “ti amo” per sentirselo rispondere, ma dovrebbe dirlo per comunicare all’altro, gratuitamente, ciò che prova per lui/lei.
Detto questo, le parole dolci, se non vengono spontaneamente, possono anche essere stimolate, attraverso qualche gesto d’amore, qualche attenzione o dichiarazione inattesa, un regalino, ecc. Provi a fargli capire quanto lui sia importante per lei con i fatti, con la dolcezza, non con i soliti discorsi del do-ut-des, fatti a tavolino, che nella coppia difficilmente conducono alla soluzione dei problemi e più spesso servono ad alimentare le tensioni.
Cordiali saluti.
DICE CHE NON MI AMA PIU’, MA…
Buon pomeriggio. Inizio col dire che lui è stato il mio migliore amico (e forse unico vero amico) x 3 lunghi anni. Poi, dopo che lui mi aveva proposto più volte di iniziare una storia ho accettato. Abbiamo vissuto momenti difficili e altri molto belli. più volte ci siamo allontanati ma ci siamo sempre cercati e abbiamo chiarito. Lo scorso venerdì però abbiamo parlato e mi ha detto: ” non voglio continuare la nostra storia perchè tutte le discussioni hanno spento ciò che sentivo però ti voglio molto bene”. Poi però ha iniziato ad essere strano, mi ha detto che non vuole perdermi poi che invece ci dobbiamo allontanare. Ieri mi ha detto che aveva voglia di sentirmi e mi ha accompagnata vicino casa. Dopo mezz’ora ha detto che lui non cambierà mai idea e che è tutto finito ma verso mezzanotte mi ha chiesto se era vero che avevo contattato un altro ragazzo e quando gli ho detto che era solo un amico mi ha detto: ” va bene ciao ” e non si è più fatto sentire fino ad ora: gli ho chiesto perchè voleva sapere se avevo contattato qualcuno e mi ha detto: “lascia stare tanto ormai…” … aiuto, non lo capisco… dice di non amarmi più ma non capisco i suoi atteggiamenti troppo in contrasto tra loro… tutto è iniziato quando ha chiesto a una vecchia amica un consiglio su come fare con me perchè non andavamo daccordo… dottoressa a suo parere esiste una spiegazione a tutto questo? secondo lei può essersi accorto che ci tiene ancora a me? posso fare qualcosa per cercare di far rifiorire il suo amore per me e fargli provare le emozioni dei primi giorni? la prego mi risponda in modo molto approfondito, ho bisogno di capire…
Gentile Lucia,
Mi sembra di capire che il suo ragazzo non sappia che decisione prendere: da una parte infatti si rende conto che la storia con lei potrebbe non funzionare, a causa delle vostre diversità caratteriali, ma nello stesso tempo si sente ormai troppo legato a lei, per cui capisce che perderla definitivamente, a causa di un altra persona, per lui sarebbe troppo doloroso. Del resto, tornare all’amicizia, come se non fosse accaduto nulla di più tra di voi, non è obiettivamente molto facile.
Probabilmente nella situazione attuale lui, piuttosto che perderla del tutto, sarebbe disposto a continuare la vostra relazione, anche se non se ne sente pienamente soddisfatto e teme che un giorno o l’altro possa finire.
Nel breve periodo dunque, fargli sapere che lei sta conoscendo altre persone o uscendo con altri ragazzi, potrebbe essere una strategia vincente per ridestare la sua attenzione e il desiderio di continuare a vedervi, ma temo che, comportandosi così, lei non faccia altro che rimandare una decisione che, prima o poi, dovrà essere presa. Infatti, perché una storia d’amore possa durare, è necessario che entrambi i partners se ne sentano soddisfatti.
Con il senno di poi: mai trasformare un bel rapporto di amicizia in un rapporto d’amore perché poi si rischia di perdere entrambe le cose…
Cari saluti.
PAURA DI LAUREARSI O DI CRESCERE?
Gentilissimo,
Secondo me è un errore non considerare sua figlia come una persona adulta, solo per il fatto che non riesce ad impegnarsi nello studio e a laurearsi. La ragazza potrebbe infatti avere dei problemi psicologici abbastanza seri, di cui non desidera parlare (o non le riesce) con i familiari, o anche con le amiche o con lo stesso fidanzato.
A meno che non vi sia infatti un grave problema di ordine psichiatrico (e non ritengo che sia questo il caso), è evidente che sua figlia non possa sentirsi, nella condizione attuale, né felice, né realizzata. Se è in grado di intendere e di volere, deve sicuramente rendersi conto che sprecare il proprio tempo inutilmente non va nella direzione della sua realizzazione, né personale, né professionale. Evidentemente c’è qualcosa che la blocca in questo suo percorso di formazione.
La cosa migliore da fare dunque sarebbe suggerirle di parlarne con un terapeuta, in modo che possa esternare tranquillamente ciò che la preoccupa (grazie al segreto professionale) e ricevere suggerimenti ed incoraggiamenti per continuare gli studi (o per abbandonarli, nella malaugurata ipotesi che non si senta più in grado di andare avanti).
Con i miei migliori auguri.
DISTURBO BIPOLARE
Salve sono una ragazza di 28 anni fidanzata con un coetaneo da poco inseguito ad una crisi depresiva scatenata inseguito alla perdita del lavoro, ho saputo che soffre di Disturbo Bipolare. Vorrei sapere gentile dottoressa se da questo disturbo si può guarire.Ho un enorme paura di affrontare il futuro con questa persona. Grazie
Più che guarirne completamente, sempre che la diagnosi sia esatta, sarebbe meglio dire che si può imparare a conviverci e ad attenuare fortemente i sintomi. L’importante è sapere con che cosa ci si sta confrontando, senza minimizzarla, ma neanche senza esagerarla.
Su psicolinea potrà trovare:
https://www.psicolinea.it/disturbo-bipola…ne-soffre/
https://www.psicolinea.it/il-disturbo-bipolare-video/
Su Clinica della Timidezza:
Saluti cordiali.
ABBASSO LA MAMMA!
Fin da piccolo sono stato legatissimo a mia madre e le voglio molto bene, ma solo oggi riesco a capire quanto questo rapporto abbia compromesso la mia esistenza. Fin dall’aspetto fisico… Forse per gli stenti patiti da piccola, mia madre ha sempre avuto una strana concezione del “peso forma” e mi dava da mangiare spropositatamente, tanto che a 10 anni ero già diventato obeso; come se non bastasse, ero anche molto pigro, ma non mi ha mai spinto a fare alcuna forma di attività fisica (passavo le giornate ad abbrutirmi davanti alla TV mangiando merendine). Ancora oggi pago le conseguenze, in termini di salute e di autostima, di quelle scelte.
D’altronde, la mia è sempre stata una mamma molto permissiva. Accontentava qualsiasi mia richiesta, mi ha sempre viziato; e di fatto, poiché era molto più semplice delegare qualsiasi mio problema a lei che non imparare a fare da solo, non ho imparato a fare proprio nulla. Tanto per fare un esempio, non ho mai imparato ad allacciare correttamente le scarpe, figurarsi cose come guidare un’auto o gestire autonomamente la propria vita. Infatti, tutte le principali scelte della mia vita sono state fatte da mia madre, dall’abbigliamento sino agli studi superiori. Così facendo sono diventato abulico: ad esempio, non sarei in grado di dire se un vestito mi piace o no; basta che piaccia a mia madre. Mi sembra di non avere sviluppato una mia personalità.
Non parliamo poi di sessualità… purtroppo ne ho conosciuto l’esistenza molto tardi da compagni di scuola, con uno shock enorme. Mia madre mi ha sempre convinto a non avvicinare nemmeno le ragazze; ancora oggi, quando dico che sarebbe ora che me ne trovassi una, dice cose tipo “ma puoi aspettare, Tizio si è sposato a 55 anni…”. Non so se sia per proteggermi da delusioni o altro.
Oggi sono un ciccione depresso che vive con i suoi genitori, che non ha mai avuto amici né ragazza, ha un lavoro infame senza prospettive, ma non può lasciarlo perché ciò comporterebbe l’allontanarsi da casa e da solo non riuscirei a sopravvivere neanche un giorno. Vorrei cambiare vita e assumermi le mie responsabilità, ma invece preferisco sempre rinviare i miei problemi e evitare i contatti sociali, perché un 35enne alle “prime armi” in amore, sul lavoro e in ogni campo della vita è veramente una cosa ridicola e vergognosa e ho paura di andare incontro a miliardi di delusioni. Ma così peggioro le cose: quanto mi vergognerò quando sarò un 50enne? Ma non posso neanche avere fiducia in me stesso: nella mia vita non ho mai fatto nulla di cui poter essere soddisfatto. Fra l’altro, ammetto di detestare di essere diventato adulto; scoppio a piangere irrefrenabilmente quando qualcosa mi ricorda la mia infanzia, per me è come un paradiso perduto. Non so veramente come uscirne.
Gentile Gatto Mammone,
Lei dice che senza la sua mamma, che decide tutto in sua vece, lei non sopravviverebbe un giorno. In realtà è nell’ordine naturale delle cose che i figli sopravvivano ai genitori e dunque in quel giorno lei si renderà conto che dovrà imparare a stare da solo, ma che intanto la sua vita sarà ormai definitivamente compromessa.
Ciò che sua madre le ha fatto è gravissimo, ma tendo più a ritenere che sua madre lo faccia perché fortemente depressa o sofferente di qualche altro problema psicologico, che le impedisce di vedere la realtà.
Il sogno di qualsiasi madre è infatti quello di vedere il proprio figlio imparare a volare da solo; è quello di conoscere la famiglia che si è creato ed i propri nipoti, mentre invece lei ha cristallizzato il tempo intorno a sé e, come in una favola, siete rimasti tutti pietrificati, dopo l’incantesimo, solo che intanto continuate ad invecchiare ed il tempo per voi non è infinito.
Dunque, caro Gatto, le suggerisco di farsi aiutare da uno psicologo, perché altrimenti sarà difficile farcela, ma lei deve mettere un punto a questa storia e deve imparare a diventare adulto.
Non sono le grandi scelte quelle che deve fare per prime (ad esempio l’andarsene di casa, che sarebbe un trauma per tutti), ma le più piccole.
Ogni settimana deve farsi un programma da rispettare, cominciando dalla scelta dei calzini, dall’imparare ad allacciarsi le scarpe e così via.
Lei ha avuto la sfortuna di avere una madre sicuramente con problemi e, continuando a comportarsi come ha fatto finora, non solo non aiuta sé stesso, ma non aiuta neanche sua madre. Più che dire abbasso la mamma dunque, proponimento che non la porta da nessuna parte, è ora di cominciare a dire: ciao mamma!
Saluti e auguri.
Dr. Giuliana Proietti
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