Competizione femminile: esiste davvero?
Una lezione divulgativa su Freud e il suo libro "Totem e Tabù"
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La competizione femminile è un fenomeno complesso, influenzato da molteplici fattori, tra cui norme sociali, strutture di potere e dinamiche psicologiche.
Partiamo anzitutto da una riflessione importante: la maggior parte dei crimini violenti è commessa da uomini contro altri uomini; ciò nonostante, quando si parla di competizione all’interno del medesimo genere sessuale, si parla di solito di competizione fra donne, della loro incapacità di provare vera amicizia fra loro e dell’uso del pettegolezzo come arma letale con cui colpire… Sono menzogne o verità? E quali sarebbero le cause sottostanti?
In questo articolo una rassegna di vari opinionisti sul tema.
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Nel passato la maggior parte degli autori hanno ritenuto che la principale ragione per cui le donne non riescono ad avere una vera “sorellanza” fra loro fosse la competizione sessuale per l’accoppiamento. Si è detto che questa competizione fosse di origine biologica, essendo questo un istinto necessario sia per assicurarsi le cure genitoriali da parte del partner, sia per garantire la sopravvivenza della prole.
Lo stesso Lombroso fu uno dei primi a sposare questa visione darwiniana della vita e delle relazioni femminili, affermando che la competizione per la conquista del maschio portava ad un odio istintivo tra femmine, sia del genere umano, sia nel mondo animale.
Cesare Lombroso
Cesare Lombroso, antropologo criminale, sostenne infatti ne “La donna criminale, la prostituta e la donna normale”, del 1893, che “a causa della latente antipatia delle donne l’una per l’altra, eventi banali provocano feroci rancori; e per l’irascibilità delle donne, queste occasioni portano rapidamente all’insolenza e agli assalti. […] Le donne di alta classe sociale fanno la stessa cosa, ma le loro forme più raffinate di insulto non le portano in tribunale”.
Arthur Schopenhauer
Il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer (1851), dichiarò che il sentimento tra estranei o conoscenti era fra gli uomini di “mera indifferenza”, mentre fra le donne assumeva invece la valenza di “vera inimicizia”.
William Rounseville Alger
Come Schopenhauer, lo scrittore William Rounseville Alger, in L’amicizia fra donne (1868), concluse: “Sono stato spesso colpito sia dal piccolo numero di esempi registrati di affetto tra le donne […] sia dalla comune convinzione espressa, che forti ostacoli naturali rendono l’amicizia un’esperienza relativamente debole e rara fra loro”.
Tutte queste teorie non sono ancora state ancora realmente dimostrate sul piano scientifico, ma sono ancora molto diffuse. Sono teorie nate su vecchi stereotipi, che prendono sempre a modello gli aspetti biologici dell’esistenza, trascurando i fattori psicologici e culturali.
Alfred Adler
Alfred Adler, psicologo austriaco e fondatore della psicologia individuale, ha esplorato la competizione come parte integrante della natura umana. Adler credeva che la competizione derivasse da un senso di inferiorità e da un desiderio di superiorità. Nel contesto femminile, questo poteva manifestarsi nella ricerca di successo professionale, bellezza e riconoscimento sociale. Secondo Adler, tuttavia, la competizione può essere sia costruttiva che distruttiva, a seconda di come viene gestita e percepita dall’individuo.
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Simone de Beauvoir
Simone de Beauvoir, una delle figure più influenti del femminismo, ha trattato il tema della competizione femminile nel suo celebre libro “Il secondo sesso” (1949). La De Beauvoir sosteneva che la società patriarcale impone alle donne di vedere le altre donne come rivali, in particolare nel contesto della seduzione e della conquista maschile. Secondo la de Beauvoir, questa competizione è una costruzione sociale che impedisce la solidarietà femminile, mantenendo le donne in uno stato di subordinazione.
Brené Brown
La ricercatrice e autrice Brené Brown ha studiato l’impatto della vulnerabilità e della vergogna sulle relazioni interpersonali, inclusa la competizione femminile. La Brown sostiene che le donne spesso competono tra loro per evitare il sentimento di vergogna legato all’insufficienza. La pressione sociale di dover essere “perfette” in vari ambiti della vita può alimentare una competizione spietata. Tuttavia, la Brown ritiene che l’accettazione della vulnerabilità e dell’autenticità possano ridurre la competizione e promuovere legami più genuini e solidali tra donne.
Carol Gilligan
Carol Gilligan, psicologa e teorica femminista, ha proposto una prospettiva diversa sulla moralità e il comportamento sociale delle donne nel suo libro “Con voce di donna” (1982). La Gilligan ritiene che le donne tendano a valorizzare le relazioni e la cura reciproca più degli uomini, il che potrebbe ridurre la tendenza alla competizione diretta. Tuttavia, sottolinea che le strutture sociali patriarcali possono ancora spingere le donne a competere in contesti dove la loro valore è giudicato in base a standard maschili. La liberazione di entrambi i generi dalla rigidità dei ruoli tradizionali della società patriarcale (ruolo oblativo di cura per la donna; ripiegamento individualista su sé stesso per l’uomo) passa attraverso la valorizzazione, da parte degli uomini come delle donne, di quella “voce”: che rappresenta, in definitiva, un modo diverso di parlare della condizione umana, capace di decostruire i dualismi socialmente costruiti e mantenuti.
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Studi femministi contro l’approccio evoluzionista
Molti studi femministi hanno sottolineato che la natura può aver creato disuguaglianza e ingiustizia tra i sessi, per cui è plausibile che nel passato vi sia stata la competizione femminile per permettere la selezione sessuale e la sopravvivenza, ma a loro avviso la competizione femminile in seguito è stata promossa da una struttura di potere patriarcale, che beneficiava di una divisione tra le donne.
Le femministe sostengono che l’ambiente sociale oggi svolge un ruolo molto più importante, nel plasmare le persone, rispetto a quello biologico. Questo rende inopportuno richiamarsi alle leggi naturali, dal momento che un ragionamento cognitivamente complesso è in grado oggi di educare gli individui a superare le differenze di genere: una vera parità fra i sessi eliminerebbe in partenza ogni forma di competizione fra donne, e forse anche fra gli uomini.
Dr. Giuliana Proietti
Una intervista sulla violenza domestica
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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