Come parlano le donne
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Dalle ricerche della Tannen (1990), docente di Linguistica alla Georgetown University, risultano stili diversi di linguaggio negli uomini e nelle donne: nei primi prevale lo stile diretto, nelle seconde quello indiretto. Anche attraverso il linguaggio si rispecchiano le scale di valore dell’identità di genere: potere e gerarchia per i maschi e relazione e intimità per le femmine.
Le donne parlano principalmente di relazioni, del vissuto, di bambini e di migliorie possibili (diete, vacanze, acquisti). Gli uomini di fatti, notizie, lavoro, mezzi di trasporto, musica, nuove tecnologie, sport e di comportamenti concreti.
Nel conversare le donne fanno più cenni di assenso, sorridono di più e guardano l’interlocutore più spesso degli uomini. Nancy Henley (1975) riporta che in un primo incontro le donne sorridono nel 93% del tempo e che ricevono solo nel 67% dei casi un sorriso dall’interlocutore maschio.
Le donne pongono problemi, fanno la prima mossa. Usano strategie verbali indirette e interlocutorie, hanno strategie verbali vivaci e mimica più varia. Fanno molte domande per sollecitare il coinvolgimento dell’interlocutore. Nella coppia è quasi sempre lei a sollevare un problema.
Maschi e femmine ricordano più informazioni, si distraggono meno e disturbano meno di fronte ad un relatore maschio (Gruber e Gaehelein, 1979). In contesti pubblici gli uomini parlano più delle donne: in una ricerca si rilevò che per descrivere un quadro le donne impiegavano mediamente 3 minuti e gli uomini 13!
Uomini e donne desiderano sentirsi dire cose diverse durante l’amplesso: apprezzamenti sulla bellezza, espressioni d’amore versus apprezzamenti sulla performance e di come sono capaci di provocare piacere alla partner.
Le donne ora trovano la parola per descrivere il disagio del quotidiano per proporre soluzioni che dal piccolo particolare, da tanti piccoli particolari, portano verso un cambiamento generale della qualità della vita. Superano l’imbarazzo e il pudore di porre sul tavolo maschile delle grandi idee e dei massimi sistemi, questioni concrete che significano discriminazione e infelicità.
Lo scontro è tra chi ritiene questa differenza un fatto costruito socialmente sotto forma di disvalore e chi ritiene l’essere sessuato un dato primario, produttore di valore e gestibile politicamente.
Immessa nella politica, la vita quotidiana è un elemento forte di trasformazione.
Dipende da che cosa intendiamo per vita quotidiana… dal momento che anche gli uomini hanno una vita quotidiana, prevalentemente composta e mediata dalle donne.
Prof. Chiara Simonelli
Psicolinea.it © 2001-2005
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Chiara Simonelli è Professore associato presso la Facoltà di Psicologia 1 dell’Università “La Sapienza” di Roma, è docente di Psicologia dello sviluppo sessuale e affettivo nell’arco di vita e di Psicologia e psicopatologia dello sviluppo sessuale.