Salve,
ho 25 anni e sono da poco diventata madre di una bimba che compie ora 8 settimane. Sono rimasta incinta dopo aver iniziato da pochi mesi una relazione con il mio compagno che ho conosciuto quando mi sono trasferita in Olanda. Lui pochi mesi prima è uscito da 3 anni di carcere e conoscermi gli ha dato la cosidetta “botta di vita”. Tutto era perfetto, la comunicazione tra noi, il feeling, la sessualità ecc. Poi sono rimasta incinta ed innamoratissimi abbiamo ovviamente deciso di cercare casa insieme e di mettere su famiglia, mi aveva chiesto di sposarlo ed eravamo convintissimi di aver trovato l’anima gemella. Poi arrivano le difficoltà, lui inizia a fare un lavoro che non gli piace con orari solamente notturni, non troviamo una casa fino ai miei 7 mesi di gravidanza e lo stress di entrambi aumenta tanto da farci allontanare moltissimo. Io mi sentivo molto sola e scombussolata dagli ormoni e lui vedeva in me una persona che non conosce ed inoltre lentamente ha iniziato a sentirsi molto giù per via di tutte le esperienze passate in carcere (in totale è stato in carcere 6 anni, di cui gli ultimi 3 in un paese latino americano). Negli ultimi mesi di gravidanza abbiamo avuto un sacco di discussioni che spesso finivano con frasi dell uno o dell altro “me ne vado, ci lasciamo” e poi i pianti di entrambi e il cercare di recuperare e fare pace. E’ nata questa bellissima bambina e lui, pur essendomi stato vicino al momento del parto, non si è mai preoccupato di me quando sono rientrata a casa e la notte si è arrabbiato perche non riusciva a dormire a causa del pianto di sua figlia ed è andato a dormire in salotto. Io mi sono sentita abbandonata perchè era tutto nuovo anche per me ed era inconcepibile che lui si arrabbiasse. Lui mi spiega successivamente che in carcere non poteva dormire senza che qualcuno gli guardasse le spalle per non rischiare di essere ammazzato. In poche parole, in queste settimane con la bambina lui ha iniziato a brontolare subito che in casa doveva fare tutto lui.
Io a questo punto, Le chiedo qual è la cosa più giusta da fare? Andare via per un po di tempo e lasciargli il tempo per riflettere e vedere se gli manco? Ho paura che mi trattiene dal lasciarlo solo per nostra figlia e non per me.
Io amo quest’uomo, nonostante tutto, anche se neppure io adesso sento chissà quali brividi di passione, ma vedo la mia vita al suo fianco.
Lui è chiuso in un mondo tutto suo, ha dei picchi di entusiasmo e poi dei cali velocissimi, è sempre stanco, sempre di cattivo umore e chiuso in se stesso, non ha appetito sessuale (tra l’altro dice che la prima volta che abbiamo avuto rapporti dopo la gravidanza non era più lo stesso… ma mi sembra che molte coppie hanno questo “problema” dopo il parto?), insomma, non so più da che parte prendere e questa situazione mi fa soffrire e mi toglie energia che invece vorrei dedicare a mia figlia e al recupero del nostro rapporto. Ma come faccio a capire se veramente non mi ama più o se è depresso/confuso a causa del suo passato??
Spero che Lei mi possa chiarire un pochino i miei dubbi. La ringrazione anticipatamente, già solamente per aver letto il mio papiro!
Saluti,
Claudia
Gentilissima Claudia,
Va detto anzitutto che non deve essere facile, per il suo compagno, ricominciare a vivere una vita “normale” dopo sei anni di carcere, oltre tutto in precarie condizioni di lavoro, con turni di lavoro in orari antisociali, con un rapporto di coppia non ancora del tutto consolidato.
C’è poi anche la bimba, che avete accolto con calore, ma che, come avete visto, è tutt’altro che un peluche da accarezzare: ha le sue esigenze, i suoi modi spesso disturbanti di comunicare, che non tengono conto della stanchezza dei genitori, del loro umore e delle loro preoccupazioni.
In questa situazione, anche il più bello e il più grande degli amori potrebbe vacillare e dunque è normale che viviate un iniziale periodo di “adattamento”. Che fare? Anzitutto non scoraggiatevi e, forti della responsabilità genitoriale che vi siete assunti nei confronti di vostra figlia, cercate di impegnarvi a consolidare “il nido” dove la piccola dovrà crescere: in pratica ciò significa cercare/migliorare il lavoro, organizzare il tempo libero, trovare delle cose da fare insieme, anche elaborando dei progetti di vita dettagliati, da realizzare insieme. Nel fare questo, non dovreste dimenticare di prendervi cura anche della vostra coppia. A che serve, ad esempio, dormire separati? Provate a ristabilire un dialogo fra voi, parlate apertamente delle vostre preoccupazioni, per il presente e per il futuro e cercate di trovare dei modi per superarle insieme. Se in questo momento non c’è molto desiderio sessuale, visto lo stress e le difficoltà, almeno non rinunciate alle coccole, alle tenerezze: nei momenti difficili della coppia, queste manifestazioni di affetto e di complicità sono perfino più importanti della stessa sessualità, per continuare a sentirsi vicini e ad avere fiducia nella propria relazione. Credo che andarsene per farlo riflettere sarebbe un errore: su che cosa deve riflettere? Ormai la scelta l’avete compiuta e, prima di dichiarare fallimento, dovreste darvi qualche altra possibilità. Infatti, non tutte le cose nascono belle sin da subito; a volte è necessario un po’ di rodaggio, di sperimentazione: se avrete fiducia in voi stessi, ma soprattutto nel vostro amore, se cercherete di dare importanza a ciò che vi ha unito, anziché discutere continuamente su ciò che attualmente vi divide, quasi sicuramente riuscirete a rimettere in piedi la vostra giovane e, al momento, fragile coppia. Infine, l’amore: una persona si sente più innamorata quando è felice, serena, soddisfatta, rilassata, mentre se la persona è depressa, ansiosa o sotto stress la sensazione di essere innamorata può essere la prima a scomparire. Datevi dunque modo di ricostruire, per quanto vi è possibile, delle condizioni di vita soddisfacenti intorno a voi e vedrete che prima o poi ritroverete la luce, alla fine del tunnel.
Auguri.
Dr. Walter La Gatta
Immagine : Evelyn Simak, Wikimedia
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Dr. Walter La Gatta
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia
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